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Più nego l'ego, più mi lego all'ego

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Tanti cacciatori spirituali, a un certo punto della loro caccia spirituale, soprattutto in periodi di magra, gettano tutte le armi (riti, mantra, asana, invocazioni), incrociano le dita e puntano tutto sulla via apofatica, giocandosi la carta della negazione o il jolly del neti neti, al fine di sbarazzarsi anche del loro stesso ego.

Ma quella negazione, in quel modo, è davvero una buona giocata?

No.

Se nego l'ego, l'ego non scompare.

Nei fatti, se nego l'ego mi lego all'ego.

Ma più mi lego all'ego e più mi nego, cioè nego ciò che sono davvero.

Il rimedio?

Non nego l'ego, e non lo affermo neppure.

Semplicemente faccio una sincera auto-indagine non in base a ciò che viene affermato o negato dall'intelletto ma in base a ciò che riconosco per davvero: e se riconosco che ci sono degli strati di egocentrismo allora li dovrò strappare via uno ad uno, farmi numerosi bagni d'umiltà, versarmi litri di  acido, senza stupidi giochetti filosofici per salvare la faccia da culo del mio ridicolo personaggio.

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