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Cari Robottini umani, come vi comportate quando non venite osservati?


Il mese di mare sta finendo e anche in questi ultimi giorni ho notato qualche interessante fenomeno.

Mentre ero sugli scogli ho visto un ragazzo che si avvicinava e - con fare leggermente sospetto - si mise a toccare uno scoglio: non si era semplicemente appoggiato ma lo aveva toccato con delicatezza, quasi come se si trattasse di un oggetto sacro.

Dopo 10 minuti passò un'altra persona, una ragazza solitaria dal fare ancora più sospetto perché si guardò intorno un paio di volte - come se si sentisse osservata - prima di ripetere il medesimo atto compiuto in precedenza da quel ragazzo (ormai allontanatosi). La ragazza però non si limitò a sfiorare uno scoglio a caso, bensì toccò lo stesso scoglio, nello stesso punto, non una volta, non due, non tre ma quattro volte. Tra un tocco e l'altro lasciò passare una decina di secondi, si guardò intorno, fece un giro attorno a se stessa e appoggiò la mano precisamente nello stesso punto.

All'inizio pensai che si trattasse di un rito scaramantico, ma quel modo di fare era tipico di un disturbo ossessivo-compulsivo.

Come se non bastasse, dopo circa 15 minuti passò una coppia di signore che guarda caso toccò lo stesso scoglio, circa nello stesso punto, non una volta e neppure due ma tre volte a testa...

Incuriosito da quel comportamento andai da un amico bagnino e gli raccontai quello che vidi. Lui, essendo della zona, mi confermò che non si trattava di una superstizione di quella località e probabilmente l'unica spiegazione sensata era quella del disturbo ossessivo-compulsivo.

Supponiamo che si conoscessero o che si trattasse di una famiglia di maniaci, comunque sia è interessante vedere come si comporta la mente dell'uomo comune quando non si sente osservata o giudicata.

Il fatto che la ragazza si guardò intorno prima di ritoccare lo scoglio, ci pensò per diversi secondi, facendo addirittura un paio di giri su se stessa, mostra in modo eclatante la schiavitù dell'uomo dalla propria mente.

Magari si trattava della ragazza più intelligente del mondo, la più gentile e la più altruista del pianeta, questo non toglie che nei fatti era schiava della propria mente e - quando non si sentiva osservata, quando non doveva recitare il ruolo della brava ragazza - eseguiva impulsivamente i comandi dettati dalla sua mente.

Ci tengo a riformulare questa ultima osservazione: quando la gente non si sente osservata, quando non deve recitare un ruolo, quando non deve fingere di essere brava (buona, onesta), quando non si sente giudicata dagli altri, quando è da sola, mette pienamente in mostra tutte le proprie ossessioni (fissazioni, dipendenze). In altre parole quando non si mette al servizio del sistema sociale (economico, religioso), si mette a servire il sistema cognitivo.

Questo vale anche per il più sano o il più benestante degli individui proprio perché non si tratta di un evento esteriore (materiale, visibile) ma di qualcosa di sottile, invisibile, che richiede un'attenzione fuori dall'ordinario. Magari qualcuno si sente "esteriormente" (materialmente, economicamente) libero dal mondo, ma non si accorge della schiavitù interiore, di conseguenza - mentre si sente apparentemente libero - passa sistematicamente da una forma di schiavitù a un'altra schiavitù.

Per ritornare in tema con il disturbo ossessivo-compulsivo, anche i gesti più semplici, innocui, "normali" possono rappresentare una piccola compulsione, cioè un atto finalizzato a neutralizzare un'ossessione (un pensiero indesiderato, un moto emotivo, uno sbalzo d'umore).

Le compulsioni sono semplici e brevi comportamenti (gesti, reazioni) che mettiamo in atto anche involontariamente nel tentativo di sbarazzarci di un fastidio, una scocciatura, un'emozione o una sensazione sgradevole. Se provaste ad osservare con calma la vostra vita quotidiana potreste accorgervi di mettere in atto piccole compulsioni giustificate dalla presenza di presunte minacce esterne (la percezione della minaccia esterna in molti casi è uno stratagemma della mente per mantenere il finto controllo della situazione).

Questo fenomeno di dipendenza dalla mente è qualcosa di talmente sottile e radicato nell'uomo da passare completamente inosservato. E anche quando lo si nota, non si sa come liberarsene completamente. C'è chi si sottopone ad anni di psicoterapia, chi si butta nello sport estremo, chi (con la scusa dell'estasi o dell'illuminazione) si tuffa nella spiritualità - mentre ciò che cerca in realtà è l'indipendenza da una mente ossessionata da chissà quale folle idea.

Se si fosse un po' più sinceri, se si fingesse un po' meno di essere perfetti robottini (bravi, ordinati, educati, sorridenti, ligi al dovere), e si mettesse a nudo questa dipendenza dalla mente, allora ci si potrebbe svincolare da quell'attaccamento morboso che coinvolge quasi ogni essere umano.

Se invece preferite mantenere quella sudditanza dalla mente vi basta fare quello che fanno quasi tutti: attendere di non essere osservati da (quasi) nessuno così da sfogare ogni tensione, ogni frustrazione, ogni nevrosi, ogni ossessione, ogni cattiveria, ogni assurdità, ogni perversione. E se scegliete la seconda opzione almeno avete la consolazione di essere in buona compagnia, con quasi otto miliardi di bravi robottini umani ligi al dovere sociale, economico, religioso. Però ricordate anche che ci sarà sempre qualche osservatore - invisibile ai vostri occhi - che vi vede e vi prende - giustamente - per il culo.

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