Tratto dalla mia seconda trilogia “Mente Vuota in Corpo Pieno – Vol. Teorico“
“Un giorno un visitatore andò da un Maestro Dzogchen e gli disse: “Voi praticanti Dzogchen state sempre a meditare, vero?”
E il Maestro gli rispose: “E su cosa, secondo te, starei meditando?
Tieni conto che il concetto di meditazione implica già che si faccia qualcosa, che ci debba essere qualche tipo di concetto.”
“Ah” – fece il visitatore – “allora voi praticanti Dzogchen non meditate?”.
E il maestro rispose: “Sono forse mai distratto?”
In queste due risposte potrete trovare la conclusione dello Dzogchen: senza sforzarmi porto tutto a compimento, senza concentrarmi rimango attento e presente.”
****
Nella precedente trilogia (Risveglio dal sogno planetario) siete stati introdotti alla prima qualità innata della vostra mente, la chiarezza o luminosità. In questa seconda trilogia verrete introdotti alla vostra seconda qualità innata, la vacuità.
Innata significa che non dovete sforzarvi di svilupparla con strenui lavori esteriori/interiori, anche perché sarebbe paradossale sforzarsi di creare il vuoto. Sarebbe come sforzarsi di parlare del silenzio: o parli o rimani in silenzio; qualsiasi tentativo di descrivere il silenzio sarà fallimentare; qualsiasi tentativo di de-finire l’infinito sarà fallimentare.
Al massimo potete rimuovere tutto ciò che ricopre la vacuità, ma non potete riprodurla. Anche l’espressione ‘fare spazio’ è impropria, poiché lo spazio non è qualcosa che dovete ‘fare’ ma qualcosa che c’è già: il fare, cioè l’insieme delle attività svolte, si dispiega nello spazio grazie allo spazio. Il fare viene dopo lo spazio, sarebbe a dire che per fare qualcosa avete ‘prima’ bisogno di spazio vuoto, cioè libero, sgombro, disabitato. La mente ordinaria tende a dimenticarsi la priorità dello spazio vuoto e tende a dare la precedenza al fare oppure al pensare, spingendosi addirittura a voler ‘fare spazio’.
Lo spazio c’è sempre stato, ben prima di qualsiasi ‘fare’ umano.
Piuttosto che fare spazio conviene ‘lasciare spazio’.
Anziché andare alla conquista dello spazio, conviene adagiarsi e godersi lo spazio.
La mente ordinaria invece cerca di ‘conquistare lo spazio’, come se lo spazio fosse qualcosa da possedere e soprattutto come se fosse qualcosa di estraneo e separato da noi. La cecità della mente ordinaria spinge l’uomo a non riconoscere l’indivisibilità dallo spazio: non riconosce che tutto è un tutt’uno con lo spazio circostante; non riconosce che la propria vera natura coincide esattamente con quello spazio vuoto che tenta buffamente di conquistare con le navicelle spaziali oppure con le pratiche spirituali.
Ma finché si ignora la propria vera natura, si cercherà sempre di riconquistare qualcosa che già ci appartiene, si tenterà di riprodurre un silenzio che già c’è, ci si sforzerà di fare uno spazio che già ci circonda.
Questa introduzione alla vacuità serve a riconnettervi allo spazio libero e vuoto che è già a vostra disposizione. Anzi non dovete neppure riconnettervi a quello spazio vuoto e libero poiché esso coincide con la natura del vostro Essere.
Ciò che potete fare è semplicemente smetterla di sentirvi sconnessi dallo spazio, distanti dalla vostra autentica natura, diversi dal vostro Puro Essere.
Bene, ora addentriamoci maggiormente nel discorso vacuità.
Per vacuità intendo il senso di apertura, spaziosità, vastità che caratterizza la condizione primordiale della vostra mente.
Questa condizione è particolarmente evidente in momenti di profonda rilassatezza, quando la mente è vuota – cioè libera – da qualsiasi oggetto, libera da qualsiasi contenuto (positivo come i desideri o negativo come le preoccupazioni).
Vacuità assume quindi anche il significato di libertà primordiale, assenza di limitazioni, disponibilità illimitata. In questo senso una Mente Vuota è priva di pregiudizi, dogmi, credenze limitanti, rigide convinzioni, blocchi psico-emotivi.
La mente ordinaria, al contrario, non è vuota ma piena di preconcetti, congetture, inquietudini, timori, tensioni.
Tensione e rigidità sono fattori così diffusi che sembrano caratterizzare la norma della nostra vita quotidiana, come se fosse normale e naturale rimanere stressati 24 ore al giorno. Naturalmente le cose non stanno così.
Il nostro stato naturale è la distensione, cioè l’assenza di tensione.
Quando la mente si rilassa riesce anche a rilasciare qualsiasi blocco emotivo, contrazione fisica, inibizione psicologica.
Segnatevi questa equazione:
Rilassare = Rilasciare
Le tecniche di rilascio non fanno altro che tentare di riportare la mente ordinaria in uno stato di rilassamento profondo, cioè al proprio stato naturale. Generalmente questi tentativi falliscono poiché la tendenza dominante è quella di un incessante sforzo più o meno intenzionale: il ‘dover fare’ invece del ‘lasciar fare’, il ‘prendere e trattenere’ invece del lasciare andare, la pretesa di una buona prestazione anziché prestarsi a qualsiasi azione, l’imperativo morale invece dell’istinto naturale.
Fino a quando la tendenza dominante rimane la tensione o lo sforzo è chiaro che le tecniche di rilascio non potranno risultare davvero efficaci, cioè non produrranno un rilassamento profondo e duraturo: se togli una preoccupazione e ne aggiungi immediatamente altre dieci, dopo non puoi stupirti se l’ansia ti rimane addosso e non se ne va neppure dopo la centesima tecnica di rilascio.
Il problema di fondo è che la mente ordinaria è piena di freni inibitori.
In origine la vostra mente era priva di qualsiasi inibizione.
Ogni notte ritornate in questo stato di pace profonda in cui non vi sentite inibiti da niente e nessuno, ma in seguito – quando uscite dal sonno profondo – ricominciate ad avvertire le solite inibizioni, cioè i soliti pensieri negativi accompagnati dalle consuete contrazioni o tensioni.
Quel che dovete realizzare in questo momento è che le tensioni abituali dovrebbero essere un’anomalia e non la norma!
Nello stato naturale, quelle inibizioni e quei blocchi abituali, non dovrebbero essere presenti con quella frequenza e con quell’intensità. Anzi, spesso non dovrebbero nemmeno esistere.
Ciò che dovrebbe manifestarsi costantemente in una mente sana è semplicemente lo stato di rilassamento profondo, cioè un senso di totale tranquillità.
Questa totale tranquillità è sinonimo di pace, calma, appagamento, gioia, beatitudine.
È proprio in questo stato di pura vacuità che sentite la vera pienezza.
Autentica Vacuità = Assoluta Pienezza
In questa condizione siete in grado di percepire la totalità dell’esistenza e di accogliere la vita in tutta la sua esuberanza.
Questa condizione, purtroppo, viene fatta passare come una condizione straordinaria esclusiva di qualche santone indiano o di qualche alchimista rinascimentale e non come qualcosa di estremamente ordinario e alla portata di tutti.
Si crede che sia qualcosa da raggiungere o da meritarsi col sacrificio, e non qualcosa che abbiamo sempre avuto e a cui possiamo facilmente ritornare.
Se partiamo dal presupposto che sia un obiettivo lontano provochiamo uno sforzo continuo che paradossalmente ci allontana dal rilassamento che volevamo raggiungere.
La tensione non può portare al rilassamento e neppure al rilascio. Tuttavia, è con questa mentalità che si svolgono quasi tutte le attività quotidiane.
Questa introduzione alla vostra essenza serve per ricordarvi che dovete capovolgere l’impostazione mentale.
Per fare un esempio banale, come fate a raccogliere qualcosa di nuovo se la vostra mano è chiusa e piena di oggetti?
Se prima non aprite la mano e non la svuotate, non potrete mai afferrare niente di nuovo.
Lo stesso discorso vale per la vostra mente.
Mano chiusa, stretta = Mente rigida, tesa
Per comprendere e accogliere nuove esperienze dovete prima aprire la mente e svuotarla dai vecchi preconcetti.
Apertura mentale sta per distensione, rilassamento e dunque rilascio.
Prima la distensione e poi tutto il resto!
La vostra mente è attaccata a così tanti contenuti sensoriali che non riesce più a mollare la presa.
Non volete spogliarvi dei vostri vecchi abiti, cioè delle vostre abitudini quotidiane. Non riuscite a farne a meno.
Molti di voi hanno una visione nichilista del concetto di vacuità e di conseguenza soffrite dell’horror vacui, cioè avete il terrore del vuoto.
Il mio intento è solamente quello di offrirvi un punto di vista più ampio, dopo spetterà a voi decidere se abbracciare la nuova prospettiva o conservare la vecchia opinione.
CONCETTI CHIAVE
1)
Mente Vuota = Mente libera
La vostra mente allo stato naturale è come uno spazio totalmente aperto, una superficie senza muri, un luogo privo di qualsiasi barriera.
Le pareti di questo spazio sconfinato sono i vostri pensieri.
Dal momento che lo spazio del vostro Essere è uno spazio sconfinato, le pareti mentali/sensoriali/emotive/fisiche rappresentano soltanto dei confini immaginari.
Queste pareti non sono i veri confini del vostro spazio interiore, sono piuttosto dei pannelli che decorano la superficie della vostra mente.
Voi confondete queste pareti con i confini della vostra vera natura.
Dovete considerare qualsiasi limite (fisico, psicologico, emotivo) come una linea convenzionale che emerge da una superficie illimitata.
La vostra identità reale corrisponde ad una superficie priva di limiti.
La vostra identità convenzionale – come quella sociale – è invece confinata tra le pareti dei vostri pensieri e delle vostre sensazioni quotidiane.
Il primo passo da fare per svincolarsi o almeno non sentirsi più intrappolati entro questi confini personali o interpersonali è imparare a distinguere queste due situazioni:
L’identità sconfinata (la vostra autentica identità)
L’identità che si sente confinata e limitata dai condizionamenti mentali, emotivi, fisici, personali, interpersonali, socioculturali.
2)
Un’altra cosa importante che dovete fare è prestare attenzione ai momenti in cui vi sentite imprigionati nelle vostre pareti sensoriali.
Limitatevi a riconoscere il senso di costrizione (inibizione, ansia, disagio) e provate a rilasciare gradualmente tali restrizioni.
In che modo rilasciare?
Servendosi di una semplice regoletta:
Rilassare = Rilasciare
Ogniqualvolta vi rilassate state lasciando andare delle tensioni presenti a livello muscolare, emotivo, psicologico.
Se trovate il modo corretto di rilassarvi, i blocchi energetici si scioglieranno in automatico.
La durata del processo dipende soltanto dalla quantità di blocchi e dalla tipologia di tensioni che avete accumulato.
Ad ogni modo il rilassamento profondo produrrà inevitabilmente un rilascio automatico.
Il principio di base è molto semplice: più il rilassamento è profondo, più efficace sarà il rilascio.
Nelle giuste condizioni, l’alleggerimento dai pesi del passato sarà soltanto questione di tempo.
Nessuna tensione è per sempre.
Nessuna inibizione è permanente.
Nessun problema è irrisolvibile.
Nel manuale pratico – e anche in questo volume – vi propongo numerose tecniche per farvi dimorare in uno stato di apertura, leggerezza e appagamento.
Ma le tecniche in sé non sono importanti, quel che conta davvero è la graduale presa di coscienza del vostro stato naturale, il graduale riconoscimento della vastità e sconfinatezza del vostro Essere.
3)
Un grosso ostacolo che vi impedisce di riposare nel vostro stato naturale di vacuità è l’horror vacui.
Ai vostri occhi, probabilmente, il vuoto mentale non è ancora sinonimo di totale tranquillità, apertura, libertà.
Molti di voi sono terrorizzati dall’idea di rimanere senza i propri abiti mentali, di vivere senza le proprie abitudini, anche se magari si tratta di pessime abitudini.
Per sperimentare l’apertura e la pienezza del vostro stato naturale dovete trascendere questi attaccamenti, dovete andare oltre i timori per l’abbandono della vostra identità convenzionale. Questi timori sono per lo più paure fittizie fomentate dalla vostra fervida immaginazione.
Non è questione di trascendere magicamente i vostri limiti ma di coltivare un atteggiamento a cui forse non siete ancora abituati: affidarsi alla vastità e alla sconfinatezza di una Mente Vuota, libera, pacifica, spensierata.
Commenti