Messaggi di Maria Beatrice Alonzi.
TU, NON DEVI DIMOSTRARE NIENTE A NESSUNO.
Non dovrai farlo né tagliandoti i capelli, ne perdendo tre o trenta chili, né sposandoti, mettendo al mondo un figlio o smettendo di esserlo, né guadagnando di più. Quello che gli altri dicono o non dicono e pensano di te deve smettere di farti male. E solo tu puoi renderlo possibile.
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Cambiare significa perdere. Perdere se stessi, le proprie convinzioni, le proprie comodità, perdere tutto quello che hai avuto e possiedi (o credi di possedere)
Non devi più credere di poter o dover affidare agli altri la tua vita, non dovrai affidarla alle mie parole. Guarderemo alla realtà, questo sì, e lo faremo insieme, da una prospettiva nuova, diversa.
Cambiare toccherà a te, però.
Con tutto ciò che comporta.
Voglio liberarmi dalle complicazioni inutili. Voglio liberarmi dalle complicazioni inutili. Voglio smetterla di preoccuparmi per tutto, per tutti. Voglio smettere di sentirmi in colpa. Voglio smettere di auto-sabotarmi. Voglio diventare più ricco, più centrato, più felice.
È questo quello che vuoi?
UNA BUONA IDEA PER OTTENERE CIÒ CHE SI VUOLE, È SAPERE CIÒ CHE SI VUOLE.
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Non sei la tristezza, né la rabbia, neppure la vergogna e neanche la paura. Le tue emozioni non ti definiscono affatto. Se stai piangendo non sei debole, se sei triste non sei depresso, se sei arrabbiato non sei violento e così via. Lascia alle tue emozioni il loro compito, quello di esprimere ciò che provi, non usarle per definirti e non lasciare che gli altri lo facciano. Sono parole utili per capirsi, ma non definiscono un carattere. Non definiscono la complessa variabile identità di un essere umano. Non si può racchiudere un a personalità dentro una parola. Non si può omologare qualcosa di così sfaccettato come le emozioni. Non si deve pensare che le emozioni siano la persona che le prova.
Perché succede? Perché per comodità abbiamo avuto bisogno di catalogare le cose. Di dargli dei nomi e delle categorie, in modo da capirci meglio e, più il mondo percepito si allargava e diventava internazionale, più c’era bisogno di modelli. E allora possiamo dire senza peccare di avarizia che in questo mondo dovremmo essere più o meno tutti felici, magri, ricchi e tendenzialmente belli. Se brutti intelligenti. Se stupidi irriverenti. E così via. Tu magari ci credi, finisci per convincerti che questa sia la realtà e allora inizi a domandarti: perchè io non sono così? Perché sono così triste? Non dovrei essere triste. Perché sono sempre arrabbiata? Non dovrei essere arrabbiata.
TU NON SEI LE TUE EMOZIONI
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La stanchezza non è una via di fuga. La stanchezza non ti aiuta a vivere. Devi guardare quello che provi. Devi ascoltare quello che provi. Devi metterti nei tuoi panni anche se fa male, anche se fa paura. Sapere chi sei, sapere quello che senti. Come? Ascoltandoti. Guardando sotto la coperta. Perché sei stanca? O stanco. È paura la tua? Bene, chiamala paura. È vergogna perché hai fallito? Bene, chiamala vergogna. Non devi fare altro per adesso. Solo dargli un nome. Fai un tentativo. Prova a sostituire la stanchezza con la tua reale emozione. Sforzati di andare oltre la superficie, guarda la sfumatura. Le emozioni non sono qualcosa di statico, non sono tutte uguali e non possono essere rappresentate allo stesso modo per tutti, non sono emoticon, faccine, stickers, emoji. E ancora: quando dici che sei arrabbiato prova a pensare cos’hanno in comune tutte quelle cose, situazioni, persone che ti fanno arrabbiare? Tu sei il denominatore comune ma ci sarà anche qualcos’altro. Abbi un po’ di pazienza, tutto si farà più chiaro. Con calma.
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Tu non lo sai ma stai combattendo un nemico: l’inconscio.
Chi è? Che fa?
In sostanza ti tiene in vita. Non considera il tuo benessere perché non sa cosa voglia dire. È cresciuto con te fin dai primi minuti di vita e conosce tutto di te, ma non si adatta a meno che tu non glielo insegni. Anzi, è rigido. È rigido nel farti reagire alle cose sempre nello stesso modo perché è così che lui sa che resterai in piedi. In linea di principio l’inconscio organizza e monitora tutto ciò che è ordinario, non pericoloso e comune. Cose che è in grado di gestire senza doverci disturbare. Una sorta di pilota automatico che quando la strada è sgombra, senza traffico né curve, procede verso casa, ma non appena riconosce un ostacolo ci sveglia, invitandoci a riprendere il controllo e agire. Il concetto di pericolo e di pericoloso indirizzano il suo comportamento, sono le impostazioni del pilota automatico
Siamo noi stessi ad aver settato le impostazioni, siamo noi ad aver insegnato all’inconscio ciò che sia pericoloso, ciò da cui dobbiamo difenderci. Senza saperlo, ovviamente.
Oggi l’inconscio forse sta combattendo nemici che non ci sono nemmeno più. Il buio, la paura che i tuoi genitori se ne vadano, si lascino, la necessità di restituire una certa immagine allo specchio o le persone non ti ameranno, la volontà di arrivare alla perfezione perché solo così saranno gli altri a credere di avere bisogno di te e non sarai mai lasciata sola (o solo). avere bisogno di te e non sarai mai lasciata sola (o solo). Queste sono tutte difese, tutte strade, tutti meccanismi dell’inconscio.
Potremmo aver vissuto delle esperienze che ci hanno condizionato a tal punto da spingerci a impostare il nostro inconscio su una modalità eccessivamente difensiva. Per vivere in un modo del tutto nuovo, per liberarci dal controllo inconscio dell’inconscio - perdona il gioco di parole - abbiamo bisogno di cambiare noi stessi. Di dargli nuovi segnali, di dargli nuove strade tra le quali scegliere: di allentare la presa. Devi cambiare te stesso e farlo è la cosa più difficile del mondo, lo so ma puoi. Devi scavare, restando in ascolto, indagare le profonde ragioni del tuo agire e una volta raggiunte, spostarle. Come fossero massi che ostruiscono la strada. Devi spostarli e liberare nuovi percorsi. Troverai tutte le caratteristiche che formano la tua personalità, le tue certezze, ciò che chiami etica, valori. Tutte cose che non hanno nulla a che fare con delle scelte morali ma sono pienamente assoggettate all’inconscio.
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Non riesci a lasciare i binari, non sei in grado di abbandonare il percorso perché dovresti rinunciare alla cieca convinzione di dover vedere in anteprima le svolte della strada prima di procedere.
Come se fosse possibile.
Non lo è.
Cambiare stravolge tutto, è un piccolo momento di caos per un nuovo ordine, ma il tuo inconscio non lo percepisce e nota soltanto il pericolo. Cambiare vuol dire arrivare sul ciglio della strada e attraversarlo. Vuol dire guadare il fiume. Vuol dire salire il gradino.
Ma l’inconscio vede soltanto le macchine che attraversano la via e non l’altro lato del marciapiede. L’inconscio osserva solo la superficie increspata dalla corrente e dal vento, ma non il prato verde dall’altro lato del corso. L’inconscio nota soltanto lo spazio vuoto tra un gradino e l’altro e non sa che più in alto vai e più ti sentirai felice. La paura, difesa delle difese, ti blocca e ti paralizza. Provarla quando sei sul punto di cambiare è naturale, ma non deve fermarti.
Promettimi che non ti fermerai.
L’inconscio è una spia di allerta che puoi ignorare.
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Sai perché ti senti un impostore?
Perché quando fai qualcosa non la fai per qualcun altro.
La fai per te, per il tuo inconscio. Non compri per comprare. Non cucini per cucinare. Non bevi per divertirti. Non mangi per nutrirti. Non sei a dieta perché ti farà bene. Non vivi per vivere. Lo fai perché devi dimostrare a qualcosa dentro di te che vali la pena. Che sei brava, bravo, giusto, forte, capace, incorruttibile. E quando poi gli altri ti fanno notare qualche difetto, qualche piega nel vestito, tu ti senti un impostore. Perché quella cosa non l'hai fatta per il motivo che proclami, in tutta onestà.
L’hai fatto per non stare male. Anzi, per stare meno male. Per abbassare l'angoscia, l'ansia, il senso di colpa. Ecco l’inganno. Ecco l’impostore. Ora ascoltami: se credi che sia finita e non sarà mai nulla più come prima, che non sopravviverai a questo dolore, che non ce la farai guarda al tuo ieri. Guarda al tuo ricordo di ieri e non farti ingannare dall’inconscio.
Ieri c’era lo stesso buio. Avevi la stessa paura di non farcela. Eppure guarda, pensa: è oggi, un altro giorno e sei ancora qui. Credevi che nulla sarebbe cambiato. Tutto ciò che hai imparato e credevi sarebbe servito, il punto che hai stabilito come arrivo, la meta che tanto desideravi. Nulla è reale. Questa finzione ti ha portato con sé e adesso non ti lascia più andare. Questa immagine è un mondo che hai costruito bastoncino dopo bastoncino, nella tua mente, perché ci fosse qualcosa al di sopra di te che ti definisse capace. Abile. In gamba. Come se avessi bisogno di un obiettivo per sentirti realizzato, come se non bastasse mai quello che hai fatto oggi. Domani sarà sempre il giorno della tua felicità. Sempre domani. Una sorta di Mecca da raggiungere e nella quale dire, finalmente e senza ombra di dubbio, “sì, ce l’ho fatta”. Urlarlo a te stesso e agli altri, ammutolirli di fronte alla tua indubbia vittoria. Ma guardala bene quella meta: non sembra mai più vicina nemmeno di un passo, vero? Senti la stanchezza perché ti pare di camminare nel deserto e non raggiungere mai l’orizzonte, con attorno dune sempre uguali e neppure l’ombra di un oasi. Neppure il miraggio di un sorso d’acqua. Solo tempeste, sabbia e sole. Perché ci sarà sempre qualcosa che ti impedirà di raggiungerla finché non comincerai a capire che l’amore che desideri sei tu a respingerlo. Sei tu che allontani la tua meta di un passo alla volta.
IL TUO INCONSCIO TI CHIEDE COSTANTEMENTE DI ESSERE VALIDATO E TU GLIELO CONSENTI, TUTTO IL TEMPO.
Ogni volta che ti alzi al mattino, sposti la tua felicità di un giorno in avanti, sei come un orologio impazzito che si ostina a segnare sempre un’ora in più. E hai fatto tutto da solo, sei tu la mano che gira le lancette.
Sentendoti di non valere abbastanza. Che la persona con la quale stai non valga abbastanza. Che i tuoi figli o genitori o datori di lavoro o colleghi o amici o soci non valgano abbastanza. C’è un intero mondo dentro di te che non hai ancora nemmeno incontrato e ti basta chiudere gli occhi, prendere un respiro e accettare per oggi che tu non debba fare niente di più, che nessuno debba fare niente di più, perché tu possa essere te stesso e venire accettato così. Non c’è niente di male. Sei al sicuro. Non sei un impostore. Datti il tempo per provare le emozioni che ancora non hai visto. Datti il tempo per provare i sentimenti che non hai ancora assaporato. Il tempo è infinito, perché passato e futuro non esistono. Hai tutto il tempo
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Tu non controlli un bel niente, però ti illudi di poterlo fare. Perché? Perché altrimenti verresti preso dal panico. Ti stupiresti nel notare quante cose fai ogni giorno soltanto per mantenere il controllo.
Continui a credere di controllare le cose dicendo sì a tutto e non ti rendi conto di essere invece sotto controllo.
Perché?
CIÒ CHE NASCONDI TI CONTROLLA
Abbiamo visto come tu dia il timone all’inconscio, ora cerchiamo insieme di capire esattamente come funzioni nella vita reale. Nella vita reale tu lo fai mentendo: Tu provi a mentire. E non lo fai per cattiveria, ma perché alle volte è la soluzione più semplice. Menti a tua madre, a tuo padre, a tua sorella, a tuo fratello, al tuo compagno, compagna e via dicendo. Menti persino al tuo capo. La verità porta domande e le domande vogliono giustificazioni, vero? Giustificazioni sui tuoi errori - o quelli che ritieni tali. Allora meglio una bugia, un’altra omissione. Ma quanto pesa ogni menzogna? Mille te che si ribellano e urlano quella bugia. Mille te che ricordano ogni momento che ne hai detta un’altra, fino all’intontimento. La paura di venir scoperta (o scoperto), beccata, sgamato.
Ma le tue sono soltanto bugie innocenti, niente di serio. Bugie innocenti, giusto? Però questa è l’unica vita che hai, l’unica possibilità di essere veramente tu. Tu e nessun altro. E la trascorri raccontando e raccontadole pur di non combattere contro l’opinione altrui. Mentire non è un’opzione, è una difesa. Perché le bugie ti controllano e ti tengono al sicuro. E tu vuoi essere governato o vuoi essere libero?
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Il tuo malessere è nato lo stesso giorno in cui hai pensato di poter accontentare tutti, di poter fare tutto, di andare bene sempre e comunque. Ma bene per chi? Per gli altri, ovviamente. Perché? Perché tu non puoi e non vuoi chiedere aiuto. Tu sai che l’unico modo per far star bene qualcuno, per tenerlo in vita, è occupartene tu. Al 100%. Occuparsene = controllarlo. Te lo ha chiesto tua madre, te lo ha chiesto tuo padre, te lo hanno chiesto a scuola e poi al lavoro. Tu non chiedi aiuto, tu devi dare e dare e dare per far sì che gli altri abbiano la certezza granitica che senza di te non possano andare avanti ed è così che tu credi di tenerli con te. Ma non funziona, vero? Insegui una perfezione e un’eccellenza che credi universale, ma è solo la tua soggettiva, (purtroppo) distorta visione delle cose: vedi gli altri e te stesso, crei la prospettiva giusta per non dover cambiare e dover solo compiere un piccolo sacrificio: una serie infinita, e tutto sommato sopportabile, di sì. E che succede quando tu dici sì e gli altri si ribellano? Quando non sono grati, che succede? Quando ti lasciano, quando non ti promuovono, quando scelgono altri amici, altre amiche invece di te, che succede? Dove finisce quella che tu chiami generosità? Si apre un buco nero di commiserazione e terrore nel quale non vuoi nemmeno entrare. Perché se fossi già nell’ottica di accettare le tue emozioni, te la vivresti questa paura e gli daresti una risposta: non mi amano e questo mi fa soffrire. Non mi amano come io vorrei essere amato e questo mi fa soffrire. E potresti cominciare ad essere libera (o libero). Non scegliere di nuovo la strada sbagliata dicendo che tutti non ti meritino, chiudendo tutte le porte e restando lì: di ghiaccio. Perché? Te l’ho già detto perché: perché lo stai facendo per sopravvivere, il tuo inconscio lo sta facendo per te. Per venire amata (o amato). Capiamoci: alla fine della fiera tu fai del bene alle persone, lungi da me dire il contrario, il punto, purtroppo, è che il motivo, la spinta, non sia questo, quindi ti freghi con le tue mani. Imbrogli con le tue stesse carte e continuare a giocare diventa difficile. Hai tatuato nel tuo cervello la frase “Devo farmi amare da tutti”. Ben nascosto, ma tatuato. Frasi come devo essere perfetto, non sono abbastanza, non faccio abbastanza non dovrebbero esistere da nessuna parte nel mondo, tanto meno nella tua testa. Non è nient’altro che una bugia. Una grande e grossa bugia e puoi smettere anche subito di ripeterla. Sei abbastanza, va bene così, ti ameranno. Ti ameranno per come sei: giuro.
“Niente è sotto il tuo controllo" non vuol dire che devi rassegnarti alla fatalità delle cose, che nulla dipenda da te, anzi. Non ti sto consigliando una vita senza conseguenze, senza responsabilità. La responsabilità è tua, tutta tua, il controllo no. Hai la responsabilità delle tue azioni, dei tuoi pensieri, dei tuoi sentimenti, dei tuoi desideri, delle tue scelte, della tua vita, ma non ne hai il controllo. Tu non puoi controllare ciò che accade. Non puoi controllare le conseguenze di una tua parola. Non puoi controllare ciò che gli altri pensino. Non puoi controllare ciò che gli altri facciano, dicano, immaginino.
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Lavoro nel marketing, come ci siamo dette all’inizio, e so che la manipolazione possa essere un’arma incredibilmente potente. La uso quando faccio una campagna pubblicitaria, la conosco, ma se l’applicassi nella vita di tutti i giorni mettendola dentro una mia relazione, sarei infelice. Non immagini quanto. Esistono tecniche su tecniche per convincere una persona: puoi fargli credere molte cose, fargli compiere moltissime azioni semplicemente creando un’urgenza. Urgenza è la parola chiave. Se hai creato l’urgenza giusta puoi far comprare un prodotto qualsiasi a chiunque, attribuendogli l’illusione di un bisogno che non possiede realmente. Con queste tecniche puoi indirizzare anche il voto, creando paure che non esistono, necessità che non sono reali ma quest’illusione dura il tempo di un click o due. Proprio come andare a fare shopping: compri un vestito nuovo, sei felice, torni a casa ed è già tutto finito. Quello che c’era prima nella tua testa c’è anche adesso, hai soltanto il portafoglio vuoto e un posto in meno nell’armadio.
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e oggi il tuo inconscio cosa fa? Ti fa sentire male. Perché tu, ricordiamolo, hai deciso che devi accontentare tutti e sempre e se non lo fai nessuno ti potrà mai amare, non sarai mai abbastanza degna (o degno) dell’amore di nessuno. Solo facendo tu sarai apprezzato. Non essendo, bensì facendo. Ti senti manipolata (o manipolato) ora? Già. Da chi? Dall’inconscio ovvero da te stesso. Non puoi costruire le tue relazioni in questo modo. Non puoi costruire te stesso. Non puoi ottenere ciò che desideri. Non puoi, nessuno potrebbe. "Ma se gli altri…” solita domanda. Non pensare più a quello che altri decideranno di fare: quella non è minimamente una tua responsabilità. Ma tu non vuoi la responsabilità, vero? Tu vuoi soltanto il controllo. Vorresti soltanto poter decidere anche per loro, in modo da avere tutto tra le tue mani. Tutto e tutti. Così nessuno ti potrà far del male, nessuno ti lascerà mai, nessuno ti tradirà, nessuno deluderà le tue aspettative, nessuno ti abbandonerà, nessuno parlerà male di te e della tua sbronza di ieri. Se soltanto ti assumessi la responsabilità di quello che stai facendo senza - e dico senza, attenzione, senza - prendertela con tutti quelli che secondo te non stanno facendo la cosa giusta o non hanno fatto la cosa giusta o non faranno la cosa giusta saresti finalmente libero dal senso di colpa. Non lo proveresti, non tenteresti di farlo provare a qualcun altro. Il tuo ex marito che ti ha lasciata, il tuo capo, l’amico che ti ha mentito e via dicendo. Se ti liberassi dal senso di colpa potresti finalmente prendere il controllo della tua vita e smetterla di provare a controllare ciò che non dipende da te. Ma lo sai perché provi costantemente a far sentire qualcuno in colpa? Perché è così che ti hanno insegnato. Ti hanno insegnato che sentirsi in colpa è il sentimento adatto a tutta una serie infinita di situazioni che potremmo facilmente riassumere in non hai fatto, detto, pensato quello che io volevo. Quando le cose sfuggono dal nostro controllo, quando le persone agiscono in modo arbitrario, ecco che attiviamo il meccanismo del senso di colpa. Perché? Perché è l’unica forma di controllo che conosci davvero, quella che funziona sugli altri o che almeno tiene te nell’illusione di un funzionamento
Quando capirai che l’unica cosa che tu puoi controllare realmente è soltanto il tuo modo di rispondere a ciò che ti capita ogni giorno; che hai già nel tuo cuore e nella tua mette tutte le capacità di dirigere ciò che ti circonda, di identificare il punto d’arrivo e la strada scelta per arrivarci, allora sarei felice. Quando capirai di dover agire e rispondere alle cose, non gestirle per paura che vadano diversamente da come t’aspetti, da come desideri, da come credi che debbano andare, allora sarai felice. Niente ti rende peggiore agli occhi degli altri che il cercare di controllarli e controllare le loro vite.
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tra la realtà e quello che tu credi sia la realtà esiste un filtro potentissimo: tu.
Tu sei il filtro con il quale guardi al reale e lo confondi.
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IL SENSO DI COLPA È UN COMPLESSO, LASCIALO FINIRE DI SUONARE.
Abbiamo parlato di cosa sia il senso di colpa, ora ci rimbocchiamo le maniche e cerchiamo di capirlo e di accompagnarlo all’uscita. Prima ho scelto l’immagine di una corda, che lega te e gli altri. Questo è vero, ma è anche vero che il senso di colpa lega noi stessi con il nostro essere. Allora è anche il più gigantesco cordone ombelicale che esista. Perché un cordone? Perché nutre, ogni momento, senza sosta, giorno e notte. Di veleno e risentimento e paura ma nutre. Ed è per questo che è così difficile farne a meno, è una dipendenza, ne siamo assuefatti e crediamo di non poter vivere senza.
Ma il senso di colpa è un complesso no?
Quindi: lo senti ancora suonare?
È la cantante che da voce alle tue paure? Senti come strilla, si agita, alza la voce. Guardala che prova a tirarti a sé, a costringerti nella paura. Lasciala fare. Lascia che, finito il concerto, il complesso di colpa resti senza voce, tu hai di meglio da fare che starlo a sentire.
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Le cose che ti sono accadute non devono condizionare quello che fai e quello che pensi. Non puoi farti mettere in gabbia, non te lo meriti e non sarebbe giusto. Non devi lasciare alle emozioni il controllo, come abbiamo già deciso che non lo affiderai agli altri.
Perché anche la più nobile o orribile delle emozioni dura al massimo uno stupido minuto e mezzo. Tutto il resto ce lo stai mettendo per sentire di esistere. Perché pensi che prolungando la rabbia dirai al mondo e a te stesso che ti sei arrabbiato davvero. Perché continuando a mostrarti stupito potrai urlare al mondo e allo specchio di essere rimasto sorpreso sul serio. Diluisci gocce di emozioni in litri d’acqua perché dimostrino che tu abbia vissuto, che tu sia vivendo. Che tu esista.
E per esistere a volte si vuole semplicemente soffrire. Ma dura solo un istante, non c’è niente di cui avere paura.
E tu perché vuoi pagarne il prezzo per tutta la vita? Vuoi avere paura per sempre?
Chi non ce la farà non è chi è paralizzato dal terrore, ma chi nemmeno avverte di avere paura. Se sai di essere terrorizzato, se lo ammetti a te stesso, sei già un passo avanti. Se non ti nasconderai più potrai di nuovo afferrare la vita. L’abbiamo visto, l’emozione dura pochi istanti e invece tu vivrai molto più a lungo di così.
Qualunque cosa sia, fai il primo passo.
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Ci sono dei periodi nei quali fai fatica persino a pensare. C’è un rumore sordo nella testa. Un borbottio continuo.
Le cose accadono, ma tu non ci sei. Non sei qui con loro, non sei qui con te. Sei solo con l’acqua alla gola. Non riesci neppure a concentrarti perché fai fatica a respirare. Annaspi. Poi senti un nuovo rumore, da qualche altra parte, che risuona nel corpo e rimbalza dentro di te. Non sai da dove arrivi, non sai cosa sia, ma hai l’impressione che qualcosa dentro di te abbia ceduto.
Guardi dentro di te e vedi quella frattura, quello spiraglio sottile nel quale si infilano dubbi, insicurezze, sofferenza. Provi a tenere insieme le estremità, ma un’altra piccola ferita si apre, qualcos’altro si spezza e cede. Vedi l’impalcatura scricchiolare e perdere pezzi, ma non puoi farci nulla. Non sai neppure da dove iniziare.
Non ti arrendere perché il passato non ti definisce in alcun modo, nemmeno la persona che eri 10 minuti fa ti definisce più. Non ti definiscono più gli errori, gli sbagli, le incomprensioni, la sofferenza. Quelle ferite che si aprono, quelle parti di te che si spezzano e crollano, devono cadere. Lasciale fare, anche se non è facile restare al proprio posto quando tutto sembra andare male. È qui che devi stare.
Anche se fa male, da qui devi passare. Da questo sentimento di sconfitta, dall’impressione di star per affogare in mezzo a un mare di “Non ce la farò mai”, “Tutto troppo difficile” e “Non ne ho la forza”. Non pensare di essere stato sfortunato, di aver imboccato la strada sbagliata, che quel fuoco infernale ti travolgerà. Se fuori le fiamme bruciano e ogni cosa è persa, pensa che avrai finalmente una visuale libera guardando dalle tue finestre. Proprio quello di cui avevi bisogno. Perché ciò che ti succede ha molto più a che fare con quello che vuoi di quanto tu creda. Devi darti fiducia. Molta più di quanta te ne stia dando.
TI DIRANNO CHE NON SUPERERAI LA TEMPESTA MA NON TI IMPORTERÀ, LORO NON SANNO CHE TU SEI LA TEMPESTA.
Sei tu che hai smesso di credere in te, hai visto le fiamme e hai avuto paura. Hai sentito lo scoppio della tempesta e sei corso subito a chiudere le finestre. Hai aperto la porta di casa a chiunque, hai chiesto aiuto a ogni persona possibile e accettato persino i consigli degli sconosciuti piuttosto che ascoltare quello che tu avessi da dire sui tuoi stessi pensieri. Come può la fenice rinascere se ha paura della propria cenere? Se lascia agli altri la libertà di buttarla via perché è semplice polvere?
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Hai notato che la maggior parte delle cose sono tutte alla tua portata?
Anzi, sono già dentro di te. Sono certa che tu le abbia trovate, dovrai solo tirarle fuori. Perché, ricorda, è dal tuo giorno 0 che sei già in possesso di tutto quanto ti occorra per ottenere ciò che vuoi ed essere la persona che desideri. Si nasconde tutto da qualche parte lì dentro. Non hai bisogno di cambiare niente di te, niente. Non hai bisogno di adattarti ad alcuna situazione che ti faccia star male. Non hai bisogno di assecondare nessuno per sentirti amato o amata. Per arrivare non hai bisogno di giungere da nessuna parte, ma soltanto accogliere questa verità dentro di te. Devi partire da ciò che ti tiene in vita.
Spogliarti di ogni cosa che non sia ciò che davvero ti tiene in vita, ciò che è indispensabile per te.
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