Spunti di riflessione dal libro "La realtà ultima".
Nell’ambito della crescita personale e spirituale, nessuno parte, e nessuno arriva. Se c’è una cosa di cui sono convinto, infatti, è che non c’è mai un inizio in un percorso di crescita, né ci sarà mai una fine. Non c’è un inizio perché tutti indistintamente siamo da sempre lungo un percorso, anche coloro che in questo momento sono pienamente ‘assorbiti’ dalle cose materiali e non stanno pensando minimamente alla propria crescita personale. Essere totalmente immersi nella materialità delle cose e credere che il mondo sia qualcosa di assoluto e di separato, esistente comunque e a prescindere fa sicuramente parte del percorso. Per potersi elevare verso conoscenze superiori bisogna necessariamente partire dai piani più bassi della consapevolezza. Lo abbiamo fatto tutti, e chi più chi meno siamo tutti ancora profondamente legati al possesso delle cose e alla convinzione che la felicità possa derivare solo dal raggiungimento di determinati obiettivi materiali. Alzi la mano chi crede di esserne del tutto immune. Non c’è però nemmeno un punto di arrivo, perché indipendentemente da quale livello di consapevolezza potremo mai raggiungere, esisterà sempre e comunque un gradino ulteriore da salire lungo la scala della crescita personale.
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L’unica risposta possibile alla domanda se esiste una verità ultima, è che stiamo creando dal nulla l’intero mondo che percepiamo, e che le nostre paure diventano reali nel momento stesso in cui crediamo alla possibilità che possano davvero materializzarsi e avere qualche tipo di influenza su di noi. Siamo come bambini con una pistola carica in mano, ignari dell'immenso potere che abbiamo a disposizione. Questo lungo discorso vuole portare il lettore a realizzare una cosa molto importante: non esiste alcuna verità assoluta, ma solo quella in cui ognuno di noi crede, e credendola reale, la crea nella propria vita. La verità sei tu, caro lettore, questa è l’unica verità che sento di poter affermare con certezza. L’intero mondo è dentro di te, ma è solo un’enorme illusione, un sogno, nel quale sei caduto credendolo reale. I governanti malvagi, la crisi, piuttosto che gli illuminati o gli extraterrestri esistono solo come proiezione dei nostri demoni interni, che non sono altro che illusioni create dalla nostra cieca fiducia nel fatto di essere separati dal resto del mondo, e dall’aver quindi dimenticato la nostra vera natura divina. Ognuno può credere a ciò che vuole, naturalmente, ma se si desidera veramente fuggire dalla gabbia mentale all’interno della quale siamo rinchiusi, dobbiamo smettere di cedere il potere all’esterno, per il semplice motivo che non c’è nulla e nessuno là fuori che possa farci del male senza il nostro implicito consenso. Quel consenso lo diamo tutte le volte che ci preoccupiamo di qualcosa, dandole un potere che altrimenti non avrebbe. Riprendiamo in mano la nostra vera natura divina maturando la consapevolezza riguardo a Chi Siamo veramente. In un mondo in cui non esiste alcuna verità precostituita, allora, la ricerca non può che essere senza fine. Questo è il motivo per cui nessuno ‘arriva’ da qualche parte. L’unico scopo è quello di godere, giorno dopo giorno, di questo fantastico viaggio, alla scoperta di non si sa bene cosa, senza aspettarsi alcun risultato particolare che ci faccia credere di aver raggiunto una qualche meta prestabilita.
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Il piano di fuga deve necessariamente partire da una considerazione basilare: si può fuggire dalla propria gabbia solo se si è coscienti di vivere in una gabbia. Quella gabbia è mentale, non ha pareti, e quindi è difficilissima da percepire. Il paradosso è che ci sentiamo a nostro agio al suo interno, perché ci viviamo da sempre, avendola iniziata a costruire fin dai primissimi anni di vita. Il fatto poi che siamo ancora vivi ci fa supporre che questa situazione abbia svolto bene il suo compito, avendoci salvaguardati con successo da ogni pericolo. Il piano di fuga prevede che prima di tutto si diventi coscienti delle limitazioni e dell’illusorietà del mondo che vediamo intorno a noi. Viviamo all’interno di una realtà fittizia, che viene creata costantemente, momento per momento, come unico riflesso di quelle che sono le nostre credenze ed aspettative più profonde riguardo a come quella realtà debba manifestarsi. Naturalmente non sono né il primo né l’unico ad affermare una cosa del genere, quindi l’avrete di sicuro già letta o sentita dire da altri. Niente di nuovo, quindi. Perché allora non riusciamo a trarre profitto da questa informazione? Il principale ostacolo è rappresentato dalla mente razionale, che è abituata a considerare il mondo come qualcosa di esterno e separato da noi. La considerazione che abbiamo della realtà deriva dal condizionamento ricevuto fin dalla prima infanzia, che ci ha indotto a credere ciecamente in una moltitudine di cose che hanno di fatto creato tutte le certezze che oggi caratterizzano il nostro modo di pensare, e quindi condizionano la nostra vita. Uscire fuori da quel modo di pensare è difficilissimo, perché modificare le abitudini mentali coltivate in svariati decenni di vita è un’impresa titanica. Ogni volta quindi che leggiamo o sentiamo affermare che il mondo in cui viviamo è solo un’illusione, la nostra mente razionale oppone una resistenza fortissima, e anche se a livello superficiale possiamo anche accettare un tale punto di vista, questo non riesce a penetrare le resistenze più interne, rimanendo solo una curiosità intellettuale da salotto, utile solo per far bella figura in qualche scambio di opinioni su Facebook o in pizzeria con gli amici. La vera svolta avviene solo quando si riesce a far propri questi concetti, rendendoli vere e proprie abitudini mentali che agiscono in modo automatico, senza che ci si debba sforzare per riportarli alla mente.
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Il mondo esiste solo se lo osservi.
Questa idea sicuramente per molti di voi non è nuova. Sono diversi infatti gli autori che, rifacendosi ai concetti di fisica quantistica, ribadiscono l’idea che il mondo viene creato dall’osservatore, senza il quale non esisterebbe alcuna realtà materiale. Questo è sicuramente uno dei concetti cardine su cui baseremo la nostra nuova visione del mondo, e rappresenterà la prima chiave che useremo per scardinare la serratura che ci tiene prigionieri.
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Chiave n. 1: Qualsiasi oggetto materiale, vivente e non, non può esistere senza che prima venga formulata un’idea o un concetto che lo descrive.
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Chiave n. 2: Il mondo materiale che ci appare così reale e solido è solo un riflesso, o proiezione, di una realtà immateriale fatta di forme pensiero.
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Ma chi è davvero questo Osservatore?
Abbiamo visto che una particella non esiste se non viene osservata, pertanto deve essere l’osservazione stessa che crea la materia così come la percepiamo, a partire dalla forma pensiero che la descrive. Proviamo allora ad analizzare a fondo cosa voglia dire ‘osservare’, perché solo in questo modo possiamo davvero rispondere alla domanda. Naturalmente in questo ragionamento includiamo tutti e cinque i nostri sensi, dato che osservare vuol dire non solo ‘guardare con gli occhi’, ma piuttosto ‘fare esperienza’ di qualcosa, indipendentemente dall’organo di senso che utilizziamo.
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L’atto dell’osservazione avviene solo quando c’è una presa di coscienza di quell’evento, ma l’Osservatore non può essere fatto di materia, perché per esistere avrebbe bisogno di un secondo Osservatore che faccia collassare le particelle della materia di cui è fatto il primo ...e così via, in un loop senza fine. È evidente quindi che la semplice materia non può essere la causa prima di sé stessa, dato che può esistere solo come conseguenza di un’osservazione. Colui che osserva, cioè colui che è cosciente di ciò che sta osservando, quindi, non può appartenere al regno della materia. E allora cos’è che percepisce? Io la chiamerò Coscienza, ma naturalmente ognuno è libero di darle il nome che preferisce. Di fatto la vera e sola osservazione avviene all’interno della Coscienza, perché è lì che si ottiene il famigerato collasso dell’onda. Non c’è osservazione prima che qualcosa appaia nella Coscienza. È nella Coscienza, quindi, che appare la particella. Fate molta attenzione alle parole che sto usando. Ho detto che la particella appare ‘nella’ Coscienza.
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Possiamo quindi affermare che la Coscienza (o Campo Quantico) è tutto ciò che esiste, perché la materia si ridurrebbe di fatto ad una vibrazione, che non è altro che una perturbazione sulla superficie di questo campo. Se ci pensate un attimo, arriverete alla conclusione che se qualsiasi oggetto appare come perturbazione nella Coscienza, allora l’intero Universo esiste solo all’interno di essa. Non ha senso quindi parlare di impulsi che esistono ‘prima’ della percezione. È la stessa percezione che scatena tutto ciò che apparentemente ne costituisce la causa.
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E allora, se l’Universo appare nella Coscienza, e noi siamo la Coscienza, ecco che possiamo finalmente enunciare la terza Chiave di fuga: L’intero Universo appare all’interno della nostra Coscienza, e dato che un contenitore non può essere più piccolo di ciò che contiene, noi siamo esseri immensi, grandi quanto tutto l’Universo.
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Il messaggio principale è che siamo noi a contenere l’Universo, non il contrario, come invece ci hanno sempre fatto credere, insegnandoci fin dai primi anni di scuola che siamo degli esseri piccolissimi, nati per caso su di un pianetino che ruota intorno ad una piccola stella posta all’estrema periferia di una galassia, immersa in uno spazio infinito composto da miliardi di altre galassie, ...ecc
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Pensate all’intero Cosmo come se fosse il vostro corpo, e quindi smettete di immaginare che al di fuori della vostra pelle cominci un mondo separato da voi. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che, così come qualsiasi cellula del nostro organismo lavora per il nostro benessere, così fa qualsiasi parte dell’Universo. In altre parole, sentitevi costantemente protetti e a casa vostra
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Chiave n. 4: Ogni evento è ‘nuovo di zecca’ e non può dipendere in alcun modo dagli eventi che lo hanno preceduto.
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In pratica, questa fondamentale legge dell’Universo rende impossibile fare qualsiasi previsione sull’evoluzione futura di un qualunque sistema, per il semplice motivo che non è possibile conoscerne lo stato iniziale. Attenzione, ci tengo a rimarcare che l’impossibilità di conoscere lo stato iniziale è dovuta al fatto che non esiste uno stato iniziale, non che non siamo capaci di misurarlo. Quella piccola indeterminazione può provocare dei cambiamenti del tutto imprevedibili che porterebbero il sistema in uno stato finale qualsiasi tra gli infiniti possibili, e non c’è alcun modo di prevedere quale. Sicuramente avrete sentito parlare dell’effetto farfalla, secondo il quale, in teoria, il battito d'ali di una farfalla può provocare eventi di straordinaria grandezza, come per esempio un uragano, a distanze anche considerevoli. Il principio di indeterminazione di Heisenberg, quindi, fa sì che quella piccola indeterminazione nelle condizioni iniziali possa produrre enormi sconvolgimenti a lungo termine all’interno di un sistema. E più ci si allontana nel tempo dallo stato iniziale, più l’effetto finale diventa grande e imprevedibile
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L'Effetto è la Causa
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Chiave n.5: Quella che apparentemente sembra una causa è solo ciò che l’Universo è costretto a far accadere affinché l’effetto finale desiderato accada.
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Di fatto, a differenza di ciò che comunemente crediamo, causa ed effetto hanno ruoli invertiti: l’effetto (la cui causa primaria è rappresentata da un pensiero nella nostra mente) costringe una serie particolare di cause secondarie a manifestarsi, affinché quel particolare effetto appaia nel momento presente. È l’effetto che genera la sua causa.
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La tua vita non cambia? È perché stanno agendo sempre le stesse Cause Primarie che faranno accadere più o meno le stesse cause secondarie che faranno ripetere sempre gli stessi eventi nella tua vita. E il bello è che quando quegli eventi non ci piacciono li chiamiamo sfortuna.
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Ora siamo in grado di unire il concetto di Sintropia con la Causa Primaria enunciata da Thomas Troward. Fissare la Causa Primaria equivale a fissare un attrattore in un punto nel nostro futuro. Ma come si fa, chiederete voi, a fissare qualcosa nel futuro, se quel futuro ancora non esiste?
... Si tratta di utilizzare il pensiero - l’unico strumento che abbiamo per viaggiare nel tempo - per recarci lì dove risiede il desiderio realizzato, o il problema risolto, e piantare in quel posto il nostro ‘semino’. La sintropia farà per noi tutto il lavoro necessario, agendo come una calamita che attrarrà a ritroso tutti gli eventi necessari a raggiungere quell’evento finale.
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Il trucco è usare la visualizzazione non per ‘creare’ o ‘attrarre’ qualcosa, ma solo ed esclusivamente per godere della pace e della serenità derivante dal fatto di aver risolto ogni problema.
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Entriamo nell’ottica che il nostro desiderio esiste già da qualche parte nello spazio infinito delle possibilità. Non dobbiamo creare un bel nulla. La credenza che si debba ‘creare’ la realtà desiderata deriva da una errata concezione alimentata da una certa letteratura new age.
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Chiave n.6: L’osservazione non solo fa comparire la particella, ma ne determina anche il passato apparente.
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questa è la dimostrazione che la nostra gabbia mentale è fatta di false certezze che abbiamo ancora una volta dato per scontate, senza averne verificato la veridicità.
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Chiave n.7: Non c’è tempo, non c’è spazio, ma solo stati vibrazionali, che corrispondono a realtà diverse sovrapposte, ognuna in sintonia con una particolare vibrazione
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Chiave n.8: Dato che il tempo non ha una valenza reale, non ha senso parlare di ‘prima’ o ‘dopo’. La creazione è già terminata, ed è durata solo un attimo.
È durata solo un attimo perché, come abbiamo detto, tutti i suoi potenziali stati, sia passati che futuri, convivono in una forma sovrapposta. Si tratta di un singolo momento posto nell’eternità, ma converrete con me che rispetto all’infinito qualsiasi lunghezza finita non può che avere dimensione nulla.
Perché allora siamo ancora prigionieri all’interno di qualcosa che di fatto non esiste più? Il motivo è che siamo immersi in una illusione di separazione, nella quale crediamo che il mondo che osserviamo sia separato e indipendente da noi. E allora abbiamo bisogno del tempo per dare conferma alla nostra credenza, facendo in modo che tutto ciò che la mente possa concepire venga sperimentato un evento alla volta, nell’assurda convinzione che ciò che non abbiamo ancora percepito con i cinque sensi di fatto non esiste, e che abbiamo bisogno di tempo per poterlo raggiungere. La nostra convinzione di essere incompleti e separati dal resto crea un mondo che rispecchia questa idea.
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Chiave n. 9: La realtà che sperimento è la ‘cristallizzazione’ dei miei pensieri passati, pertanto non ha senso lamentarsene.
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Il passaggio da una linea all’altra corrisponde a piccoli spostamenti nella nostra vibrazione primaria, che comportano quindi piccole variazioni del nostro passato, a volte quasi impercettibili.
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Se vi state chiedendo come fare per cambiare la vostra emanazione fondamentale in modo da sintonizzarvi con una diversa linea temporale, dobbiamo ricordare che fino a che rimaniamo agganciati con la mente sul nostro passato, siamo di fatto incatenati alla linea temporale in cui quel passato esiste. Ecco che allora c’è uno strumento potentissimo per permetterci di cambiare linea temporale, e con questa anche il nostro passato: il perdono.
Ma attenzione, va compreso che prima di tutto bisogna perdonare il momento presente. Non si può cambiare linea temporale mantenendo un atteggiamento di repulsione verso ciò che rappresenta il qui e ora. Quella resistenza vi terrà legati a ciò da cui volete fuggire. Bisogna sempre partire da uno stato di pura accettazione del momento presente, qualunque esso sia.
Il perdono quindi comporta necessariamente un cambio di vibrazione e un conseguente salto su di una nuova linea temporale, dove esiste un altro passato, nel quale sappiamo con certezza di non aver subito alcun torto.
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Il cervello è al buio lì dentro.
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La verità è che stiamo sognando di osservare il mondo attraverso gli organi di senso. In quanto fatti di particelle, sono giocoforza anch’essi parte integrante del sogno. Se in base alla fisica quantistica il tavolo che è davanti a me è solo il frutto di un’illusione, lo deve essere anche qualsiasi parte del mio corpo che, apparentemente, mi permette di percepire quel tavolo. Stiamo sognando la persona che crediamo di essere, esattamente come sogniamo qualsiasi altro oggetto del mondo apparente che ci circonda, questa è la realtà. Arriviamo così a formulare la prossima chiave di fuga:
Chiave n.10: Sto sognando di avere un corpo, attraverso il quale mi illudo di percepire un mondo a me esterno, e né l’uno né l’altro hanno una consistenza reale.
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Se sentite una forte resistenza ad accettare questa chiave, sappiate che tale resistenza è dovuta al fatto che il nostro ego non intende minimamente farsi da parte per far posto a questa nuova visione del mondo. Quest’ultima chiave demolisce di fatto la vecchia idea che ci siamo fatti di noi stessi, mettendo al contempo in forte dubbio l’identificazione che ognuno di noi ha rispetto al proprio corpo.
Il trucco è di osservare quella resistenza, ben fermi nel riconoscere in essa l’azione dell’ego, che non ha alcuna intenzione di essere messo da parte. L’uscita dalla gabbia passa necessariamente attraverso il riconoscimento della forte influenza che l’ego ha sui nostri pensieri e sulle nostre credenze. Il nostro scopo quindi non è tanto quello di combattere l’ego, quanto quello di riconoscerlo e trascenderlo, al fine di annullarne gli effetti.
L’osservazione richiede l’esercizio costante della presenza, attraverso la quale è possibile annullare il rumore mentale ed essere quindi in grado di percepire e riconoscere le manifestazioni dell’ego. Nel momento in cui inizi a riconoscere l’ego, lo hai smascherato, annullando di conseguenza il suo dominio.
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In questo processo di demolizione dell’idea errata che ci siamo fatti del mondo è arrivato il momento di dare il colpo di grazia al vecchio concetto di materia. Del resto, dopo aver smontato gran parte delle nostre credenze, come potevate pensare che avremmo risparmiato questo importante aspetto della realtà?
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Quello che sperimentiamo come solidità dell’oggetto, e che per esempio non ci permette di compenetrarlo, è causato dalla repulsione elettromagnetica che esiste tra gli elettroni della superficie della mano e gli elettroni della superficie dell’oggetto.
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Quella che ci sembra solida materia, in realtà, è formata per oltre il 99,99% da spazio vuoto, nient’altro che spazio vuoto.
Ciò che vediamo e con cui abbiamo a che fare non è materia solida così come la immaginiamo, ma solo spazio vuoto attraversato da campi elettromagnetici.
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Chiave n.11: Viviamo in un mondo fatto di eventi, e qualsiasi assunzione riguardo al fatto che esistano degli oggetti solidi è solo un’ipotesi del tutto arbitraria.
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Ogni istante è nuovo di zecca, e non dipende in alcun modo dall’istante che lo precede, ma con la nostra errata credenza che non possa cambiare nulla stiamo di fatto ordinando all’universo che domani sia ancora così. Con il nostro atteggiamento mentale rivolto al passato stiamo di fatto scegliendo che rimanga tutto com’è adesso.
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Per l’universo non esiste la condizione ‘sono sempre senza soldi’, perché questa è solo una supposizione del tutto arbitraria, che stiamo facendo collegando insieme diversi momenti successivi, dandogli una connotazione di situazione stabile che nella realtà non esiste, e non ha alcun significato per l’universo. Quella realtà la stiamo ricreando istante per istante, dato che viviamo in un mondo dove non c’è nulla di stabile e duraturo.
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La prima domanda che dobbiamo porci è: in mancanza dell’osservazione, l’Osservatore esiste? La risposta naturalmente è no. Sento già l’obiezione di molti che affermano che un Osservatore esiste a prescindere dall’osservazione, ma io vi dico che state dando per scontato qualcosa che non lo è. Un Osservatore è tale solo quando esercita l’atto di osservare, altrimenti può essere qualsiasi altra cosa: un muratore, un ingegnere, un pilota d’aereo, ecc.
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È solo una nostra errata supposizione credere all’esistenza di un Osservatore e di un oggetto osservato. Non hanno e non possono avere vita propria. Ribadisco, non esiste nient’altro oltre che l’osservazione. ...
Esiste solo l’osservazione, questa è la Realtà Ultima alla quale volevamo giungere. Questo ci dice molto sulla vera natura di quella che è la realtà apparente che percepiamo.
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Tutto in realtà è pura illusione, derivante da errate supposizioni riguardo a ciò che accade in seguito ad un’osservazione, che come abbiamo visto è la sola cosa che esiste. Questa è l’essenza della Realtà Ultima, e se riuscirete a far vostro questo concetto avrete in mano l’ultima e definitiva chiave per fuggire per sempre dalla gabbia mentale.
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Abbandona l’idea di essere il tuo corpo o la tua mente, e abbandona anche l’idea che esista un mondo là fuori. Quello che vedi è solo un gioco di luci proiettate su di uno schermo, e tu sei lo schermo. Ma in questa equazione devi includere anche ciò che chiami “io”, perché nessuno ha un ruolo privilegiato in questa realtà. Ecco perché fin dalla notte dei tempi antichi Maestri affermano che tutto questo mondo, compresi noi stessi, è solo il frutto di un’illusione, o di un banale errore del quale ci siamo dimenticati di ridere, come recita il testo di “Un Corso in Miracoli”.
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