Vi siete goduti la festa della liberazione?
Era buona la grigliata?
Avete festeggiato la vostra finta libertà?
Avete esibito la vostra bella mascherina sorridente su Instagram, Facebook, Twitter, TikTok e cazzate varie?
Avete esposto con orgoglio la bandiera? L’avete fatta vedere bene ai vicini di casa?
I miei vicini hanno esposto la bandiera, e mi hanno chiesto perché io non esponessi mai la bandiera italiana.
Gli ho risposto:
“Intanto non sono italiano (per fortuna)…. In secondo luogo non capisco che cazzo state festeggiando?”
Il vicino mi ha guardato di sbieco, e conoscendomi, si è semplicemente allontanato senza rispondere.
Ovviamente la mia era una domanda retorica, eppure, in un certo senso, quella domanda è dannatamente seria.
Cosa diamine festeggiate, se vivete in totale schiavitù per 365 giorni all’anno. E anche se foste davvero liberi (o meglio pseudo-liberi come lo intendete voi, cioè liberi di vivere di rendita alle Hawaii), credete davvero che quella liberazione esteriore (dal lavoro, dalle tasse, dalla suocera), vi porti all’autorealizzazione?
Rispondo io per voi (visto che per anni ho sperimentato quella libertà esteriore, indipendente da lavoro, tasse, suocera).
Ebbene, vi posso garantire che quella libertà non mi ha dato nulla in termini di autentica realizzazione. Per fortuna non mi sono accontentato della libertà economica, sociale, esteriore, e ho puntato oltre i miraggi di questo mondo.
In un modo o nell’altro, ho raggiunto una condizione che mi sembrava privilegiata (ma che poi ho capito essere alla portata di tutti). Ho realizzato sulla mia pelle che la vera liberazione è l’autoliberazione, l’autorealizzazione.
Ho realizzato che l’autoliberazione è liberazione dal mondo, liberazione dalle apparenze esterne, liberazione dalla mente, liberazione dall’io.
Vi sto dicendo che potete esseri liberi nel bel mezzo delle opprimenti apparenze esterne.
Vi sto dicendo che potete essere liberi anche durante le insopportabili ondate emotive e nervose del corpo fisico.
Sto dicendo che si può essere liberi dalla mente, nonostante le sue proiezioni quotidiane. E come me, ve lo possono garantire tutti gli altri esseri autorealizzati.
Ora, mentre vi scrivo queste parole, dimoro in quella condizione di autoliberazione e di conseguenza avrei la possibilità di festeggiare davvero quello che gran parte dell’umanità finge o sogna di festeggiare.
Potrei farlo, potrei sbandierare l’autoliberazione in faccia ai vicini di casa e cucinare costine di maiale tutti i giorni, ma non lo faccio per una semplice ragione: l’autoliberazione non è un trofeo da festeggiare; è una condizione innata, non riproducibile con sforzi di nessun tipo.
Questo è il primo paradosso: al momento dell’autoliberazione realizzi che è sempre stata a disposizione di chiunque. Questo non vuol dire che tutti la sperimentano, ma solo che potenzialmente sarebbe usufruibile da chiunque.
E come mai la maggioranza di quelli che festeggiano queste festicciole patriottiche non sperimentano davvero tale condizione?
Non la sperimentano, perché la vogliono!
Non sperimentano l’autoliberazione, perché vogliono l’autoliberazione!
E questo è il secondo paradosso.
L’io – o il famigerato ego – che vuole la liberazione non potrà mai ottenere nessuna liberazione.
Perché?
Perché l’autoliberazione non è liberazione per se stessi, ma liberazione da se stessi, liberazione a dispetto di sé, a dispetto dell’io.
L’autoliberazione non è liberazione dell’io (con l’io, per l’io), bensì è liberazione dal senso dell’io, liberazione da ciò che credete di essere, liberazione da tutto ciò che percepite abitualmente.
Questa liberazione è l’ultima cosa che può volere l’uomo comune.
Non è assolutamente desiderabile. Non è un’esperienza che gonfia il vostro amor proprio. Non è un premio al vostro lavoro (mondano o spirituale). Non è un trofeo che potete sbandierare in faccia agli altri. Non è un omaggio, un bonus, un merito che potete accumulare con i vostri sforzi. Anzi, i vostri sforzi, gli sforzi del vostro io, sono proprio ciò che ostacola il godimento dell’autoliberazione.
Come può la tensione nevrotica con cui trascorrete le vostre giornate, favorire una condizione di autoliberazione?
Insomma, ora come ora siete fottuti.
E questa potrebbe essere una buona notizia, se non foste così affezionati a voi stessi, alla vostra storia personale, ai vostri pensieri, alle vostre relazioni fittizie.
La notizia di essere fottuti sarebbe un’ottima notizia, se non foste così maledettamente orgogliosi, presuntuosi, vanitosi, arroganti, permalosi, saccenti.
E vista la vostra situazione, se fossi in voi abbasserei la cresta.
Se fossi nei vostri panni ammetterei la condizione di oppressione, afflizione, impotenza, debolezza, insicurezza, fragilità.
Lo ammetterei una volta per tutte.
Fossi in voi mi arrenderei sul serio.
Fossi in voi mi lascerei azzerare una volta per tutte.
So che il vostro orgoglio non cederà, (… così è fatto l’essere umano), ma so anche che una parte di voi comprende la necessità di un autentico abbandono, di una resa definitiva.
E io, ovviamente, sono qui esclusivamente per darvi il colpo di grazia.
Non sono qui a motivarvi alla Tony Robbins, Roberto Re, Jordan Peterson. Non sono qui per promettervi un nuovo mondo alla Tolle o alla Sadhguru.
Non sono qui per mentirvi (deliberatamente) o illudervi (ingenuamente) come quei ciarlatani.
Sono qui soltanto per spingervi al disincanto.
Sono qui per dirvi che se non vi arrendete, sarete più fottuti di prima.
Vi sto dicendo che se avanzate di testa vostra, i livelli di afflizione verso cui potreste finire sono incalcolabili.
Vi sto dicendo che il vostro organismo è inconsciamente condizionato a perpetuare un lungo ciclo di pene, sventure, tribolazioni.
In poche parole, vi sto dicendo che la vostra vittoria è la resa. Quella è la salvezza.
Non affidatevi a voi stessi, alla vostra testa (di cazzo), al vostro orgoglio, alle vostre intenzioni, alle vostre strampalate idee, al vostro presunto sapere.
Non fidatevi di voi stessi. Voi siete il tiranno che ostacola la vostra autoliberazione.
Siete stati (nuovamente) avvisati… poi saranno solo cazzi vostri.
(ZeRo)
;
Libri dell’autore: https://www.animalibera.net/p/il-mio-libro.html
Commenti
Il 25 aprile di ogni anno si celebra in Italia la Festa della Liberazione, un anniversario molto significativo nella storia italiana perché commemora la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, con la fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo. È una festa nazionale, simbolo della Resistenza, della lotta partigiana condotta dall'8 settembre 1943 (il giorno in cui gli italiani seppero della firma dell'armistizio a Cassibile). La guerra non finì il 25 aprile 1945. Questo è un giorno simbolico, scelto perché in questa data cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino, in seguito allo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza. Il 25 aprile 1945 è quindi un giorno definito “fatidico” ancor oggi, nel suo discorso, dal presidente Mattarella, perché “segnò la fine del nazifascismo e la riconquista della libertà in Italia”. "La Resistenza contro il nazifascismo – ha proseguito oggi Mattarella - contribuì a risollevare l'immagine e a recuperare il prestigio del nostro Paese. Fu a nome di questa Italia che Alcide De Gasperi poté presentarsi a testa alta alla Conferenza di pace di Parigi. Questo riscatto, il sangue versato, questo ritrovato onore nazionale lo celebriamo oggi", ha detto il presidente. Su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il 22 aprile 1946 il Re Umberto II emanò un decreto: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi, ma solo nel 1949 è stata istituzionalizzata come festa nazionale, insieme al 2 giugno, festa della Repubblica. Da allora ogni anno, in varie città d’Italia da Nord a Sud, il 25 aprile vengono organizzate manifestazioni pubbliche in memoria della Liberazione. Tra gli eventi c'è il solenne omaggio, da parte del presidente della Repubblica italiana e delle alte cariche dello Stato, al Milite Ignoto presso l’Altare della Patria a Roma, con la deposizione di una corona di alloro in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre.
Il 77esimo anniversario della liberazione del nazifascismo si festeggia con l’Italia di nuovo aperta con la possibilità di fare manifestazioni, commemorazioni e gite. Quest'anno non senza polemiche. L'Anpi, Associazione Nazionale Partigiani, propone una giornata di impegno per la pace con il manifesto L'Italia ripudia la guerra. Il manifesto è stata la prima cosa contestata per le bandiere italiane girate dal lato sbagliato. Alla presentazione delle manifestazioni poi il presidente Gianfranco Pagliarulo ha detto di essere sempre stato dalla parte di chi ha subito l’aggressione, l’Ucraina, ma ha anche ribadito la posizione contro il riarmo. Alla domanda sulla Brigata Ebraica che vuole sfilare con le bandiere della Nato, risponde: «Sono inappropriate. Non mi pare sia un’associazione pacifista». Nei giorni scorsi ha però detto che quella ucraina è resistenza. A Milano la manifestazione con Anpi Nazionale, il Sindaco Sala, una donna ucraina, Tetyana Bandelyuk, Dario Venegoni Presidente dell'ANED, l'associazione nazionale deportati nei campi nazisti, Maurizio Landini, e Roberto Cenati, Presidente dell'Ampi di Milano. Per il 25 aprile l'Anpi nazionale pubblicherà nel Memoriale della Resistenza Italiana podcast con le parole di pace di Sandro Pertini, Nilde Iotti
pagine dei quotidiani il 25 aprile 1945 I giornali italiani celebrarono il 25 aprile 1945 come un giorno importante nella guerra: non solo l’Unità e Il Popolo, giornali ufficiali del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana che si stampavano nelle parti d’Italia già liberate da tempo, ma anche il Corriere della Sera, che durante il ventennio fascista era stato vicino al regime. L’Unità La Stampa Il Popolo Italia Libera L’Avanti Corriere della Sera Il Popolo Nuovo Gazzetta di Parma Il 26 aprile il Corriere uscì con una sorta di “numero unico” con la testata Il Nuovo Corriere: direttore dell’edizione fu Mario Borsa, un giornalista antifascista a cui il CLN affidò temporaneamente la direzione del giornale. Solo i titoli di prima pagina della Stampa del 26 aprile ignorarono completamente i combattimenti nell’Italia settentrionale: parlavano invece della “fanatica resistenza” dei soldati tedeschi in Germania, che ormai controllavano solo qualche quartiere di Berlino. La Festa della Liberazione si festeggia ogni anno il 25 aprile, giornata dall'anno in cui si ricorda la liberazione d'Italia dal governo fascista e dall'occupazione nazista del paese. La Festa del 25 aprile, durante la quale ovviamente non si lavora, è conosciuta anche come anniversario della Resistenza, una festività dedicata anche al valore dei partigiani di ogni fronte che, a partire dal 1943, contribuirono alla liberazione del paese. In Italia le formazioni partigiane si costituirono infatti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943, per iniziativa di antifascisti e di militari del dissolto regio esercito. Inizialmente composta da poche migliaia di uomini, la Resistenza assunse consistenza grazie alla vasta partecipazione di operai, contadini e dei giovani renitenti alla leva della Repubblica di Salò che portarono nell'esercito partigiano circa 300.000 persone. Le bande partigiane diedero vita alla resistenza armata contro l’occupazione nazista e contro il collaborazionismo fascista ed è per questo che fu nel contempo una guerra di liberazione contro lo straniero e una guerra civile. Un consiglio in più Iscriviti al nostro canale Telegram Help scuola e compiti: ogni giorno news e materiale utile per lo studio e i tuoi compiti! Resistenza e guerra civile in Italia Storia e caratteristiche del movimento popolare che si oppose al nazifascismo durante la seconda guerra mondiale Frasi sul 25 aprile Citazioni e aforismi per ricordare la Resistenza e la lotta partigiana 25 aprile, mappa concettuale mappa concettuale sulla liberazione e il 25 aprile