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Già ci siamo, su, forza, veloci, miei piccoli infelici, eccoci giunti alla nuova lezione. Prima, però, ripetiamo quello che abbiamo già studiato.
◊ L’intenzione ha due centri: uno interno e l’altro esterno.
◊ L’interno si trova nella fronte, l’esterno è sulla punta della treccina.
◊ L’intenzione interna risponde delle normali azioni nel fotogramma in corso.
◊ L’intenzione esterna è in grado di muovere il fotogramma futuro, di impostare la realtà.
Insomma, volete o non volete imparare ad impostare la realtà? Certo che lo volete. E allora abbiate la pazienza di ascoltare.
Supponiamo cha abbiate un sogno nel cassetto. Nel nostro repertorio folcloristico per questi casi si ha un detto: “sognare non fa male a nessuno”, frase che allude inoltre al fatto che sognare è assolutamente inutile. Quest’affermazione sta forse a significare che lo stupido proverbio è giusto, e i miei mocciosetti non abbiano nulla in cui sperare?
Dunque, perché i sogni non si avverino ve lo spiegherò nella prossima lezione, mentre ora passeremo direttamente alla tecnica. Prima fate, poi capirete. Per voi così è meglio. Allora ascoltatemi attentamente.
Primo: svegliatevi e entrate nel punto di consapevolezza.
Come al solito, dite a voi stessi: vedo me stesso e vedo la realtà.
Secondo: attivate la treccina.
La sentite… eccola.
Non appena le si presta attenzione, eccola che si alza immediatamente inclinandosi verso la schiena e che si attiva.
Terzo: senza distogliere l’attenzione dalla treccina, immaginate una scena del futuro. Con pensieri, parole, sullo schermo, come vi viene meglio. Impostate la realtà.
Potete notare che quando attivate la treccina i vostri occhi entrano in una modalità diversa. Provate a sentirli: ecco, avete alzato la treccina…. cosa succede agli occhi?
Si aprono leggermente ed è come se iniziassero a irradiare. Ecco, questa è la vostra nuova modalità di funzionamento, insolita per voi. Prima guardavate solo il film esterno e ne eravate assoggettati. Adesso invece siete in grado di girare le vostre pellicole.
Ancora una volta ripeto come bisogna fare: dovete svegliarvi, prestare attenzione alla vostra treccina, e poi, senza perdere il contatto con essa, dovete rappresentare sul vostro schermo la realizzazione di un evento desiderato. Così facendo illuminerete il fotogramma futuro ed esso finirà per incarnarsi nella realtà. In seguito imparerete a compiere ciò in un istante, in un solo movimento.
La treccina funziona alla stregua di un proiettore cinematografico. Potete far girare quanto volete sullo schermo interno i vostri desideri e i vostri sogni ma scarsa sarà l’efficacia, sarà come girare a vuoto.
Il proiettore funziona a pieno regime nel momento in cui i vostri pensieri, le vostre parole e le vostre immagini provengono dal centro esterno dell’intenzione. Pertanto, se non vi accontentate di sguazzare solo nei pensieri ma volete lavorare sulla realtà, attivate la treccina.
Non è obbligatorio mantenere l’attenzione sulla punta della
treccia. Sarà sufficiente percepirla tutta intera, come una parte
fantasma del corpo. Comunque potete attivarla come meglio vi
pare, le sensazioni sono individuali. Non è nemmeno
obbligatorio prestare attenzione agli occhi, che possono essere
chiusi o anche non vedenti, non importa. L’importante è che i
pensieri, le parole e le immagini vortichino e, nel loro
movimento, si intersechino con la treccina.
Dunque, miei cari coniglietti, miei pesciolini, siete prossimi a
diventare i Governanti dell’Universo. Sono così in estasi che non
so se svenire o se farvi una riverenza. Su, forza, sorprendetemi
con le vostre capacità! Prima però dovrete sorprendere voi stessi.
E per far questo dovrete acquisire le abilità pratiche di gestione
del movimento del fotogramma.
Cominciamo con le cose più elementari, con la realizzazione dei
desideri a breve termine. Supponiamo che sulla pellicola del
giorno si stia avvicinando un evento che può avere esiti positivi
o negativi. All’inizio prendete la cosa più semplice, quella che
può stare dentro un singolo fotogramma: far le compere in un
negozio, per esempio, oppure trovare un posto per parcheggiare
la macchina, o una qualsiasi altra azione del vostro quotidiano al
lavoro, nello studio, per strada, a casa.
In vostro potere è far muovere il fotogramma sul film positivo,
dove tutto è riuscito. Cosa fare, lo sapete già. Dovete svegliarvi,
attivare la vostra treccina, e, mantenendovi in contatto con essa,
immaginarvi la realizzazione dell’evento impostato. Poi potete
distogliere l’attenzione dalla treccina e agire come al solito.
Oppure potete ripetere l’operazione di illuminazione del
fotogramma più volte, per sicurezza.
Ciò che seguirà lo vedrete di persona. Non fatevela addosso,
tenetevi i pannolini asciutti! Si provano sentimenti molto
contrastanti quando ci si rende conto che è successo qualcosa
che non poteva essere. Vi sarà difficile credere che la realtà
esterna si sia sottomessa alla vostra volontà. Di solito accade il
contrario, voi vi assoggettate alla realtà esterna.
Una statistica di successo dei vostri esperimenti dipenderà - e
qui attenzione! – dal vostro senso della realtà di quanto sta
avvenendo. Il criterio di realtà per voi è la normalità, l’abitudine.
Reale è ciò che è successo molte volte, mentre ciò che non è mai
successo, non può essere, giusto?
In altre parole, per voi è possibile solo ciò che rientra nel
modello della vostra visione del mondo. Se voi non sapeste che
si può andare in bicicletta, non ci andreste. La stessa cosa
succede con il movimento del fotogramma: non siete in grado di
controllarlo fintantoché per voi è irreale. Ma cosa fare perché
diventi reale? Lo saprete presto-presto, miei meravigliosi amici!
CAP. 9 - L’ILLUSIONE DELL’AZIONE SCENICA
Ricordiamo cosa bisogna fare:
◊ Svegliarsi, attivare la treccina e, mantenendosi in contatto con essa, impostare la realtà. ◊ Che in ciò si riesca o meno, dipende dalla vostra accettazione o non accettazione di ciò che sta accadendo.
◊ Per voi è possibile solo ciò che si inscrive nel modello della vostra visione del mondo.
Siete strutturati in modo piuttosto primitivo. A voi non potrebbe succedere nulla che non sia incluso nelle vostre rappresentazioni del mondo e di voi stessi. In un sogno succede l’incredibile solo perché la criticità della valutazione è ridotta. Nella realtà ad occhi aperti, al contrario, tutto è rigorosamente sottoposto a verifica rispetto a un modello accettato. Pertanto la vostra capacità di muovere il fotogramma dipende da quanto permettete incondizionatamente l’esistenza di questa possibilità o da quanto ne dubitate.
Semplici “miracoli” vi riusciranno facilmente. Avrete successo con tutto ciò che è coerente con la vostra esperienza quotidiana, di tutti i giorni. La vostra esperienza è proprio quello stesso modello di cui si diceva. Ma per movimenti più complessi del fotogramma, vi sarà necessario una nuova configurazione. Uffa, mi tocca ripetervi sempre le stesse cose, molte volte, di nuovo, ancora e ancora, finché non arriverete a capire. E se alla fine comunque non capirete, ordinerò che vi taglino la testa. Non ho bisogno di gente come voi! Va bene, su, forza, non piangete, miei poveri miserelli, ascoltate ancora. Una volta ho pronunciato questa frase: la sceneggiatura vi trascina lungo un film che non avete scelto voi. Il film è, in parole povere, la vostra linea della vita, mentre la sceneggiatura è il destino. E voi non solo non scegliete il vostro destino, ma addirittura non provate nemmeno a cambiarlo, anche se potreste. Invano vi lasciate consolare dalla speranza che il destino, per quanto sia predeterminato, sia comunque nelle vostre mani. Nella realtà dei fatti le cose stanno molto peggio. Siete trascinati da una sceneggiatura tutt’altro che flessibile. Vi sembra solo di agire a vostro piacimento ma in realtà si tratta di un’illusione, verosimile ma pur sempre illusione. Illusorio può essere non solo ciò che vedete, ma anche ciò che fate. È un’illusione che non siete in grado di riconoscere perché ci siete dentro costantemente.
Vi ricordate che abbiamo parlato dei manichini dei sogni?
I manichini vivono nelle immagini dei vostri sogni proprio come i personaggi di un film, impressi una volta per sempre sulla pellicola. Quando guardate un sogno, i manichini si muovono. Quando guardate un film, i personaggi prendono vita. Ma una volta che il sogno o il film finiscono, tutti i personaggi si fermano, diventano immobili, fino a un’eventuale prossima visione o per sempre. Cosa pensate, secondo voi i personaggi di un film o di un videogioco capiscono di essere in un film e che voi li state guardando?
No. I manichini dei vostri sogni si rendono conto che voi li state vedendo in sogno?
Certo che no.
E allora chiedo a voi: voi stessi, chi siete voi, lo sapete?
Non si può porre questa domanda agli eroi di un film. La si può
fare ai manichini, ma sarebbe inutile. Voi vi differenziate dai
primi e dai secondi perché siete in grado di cogliere, quanto
meno vagamente, il significato della domanda. E anche per il
fatto che sapete rendervi conto di voi stessi. Ma quando vi
rendete conto di voi stessi? Solo nel momento in cui vi ponete
questa domanda. Per tutto il resto del tempo dove siete, chi
siete?
Ebbene, voi siete i personaggi del film, di quella vita che vi
accade e subite. Non siete voi a vivere la vostra vita, ma è la vita
che vi accade. Né il manichino del sogno né l’eroe del film sono
in grado di riconoscere l’illusione delle loro azioni, o più
precisamente l’illusione dell’azione scenica. E perché voi pensate
di esserne capaci?
No, voi ne siete certamente capaci, miei bravi amici, ma non lo
fate. Finché non vi ponete la domanda dove siete e chi siete, non
siete più lucidi e responsabili dei personaggi di un film o di un
sogno. La vostra attenzione è costantemente immersa in uno
degli schermi mentre l’intenzione è invischiata nel fotogramma
corrente. Per questo le vostre motivazioni e le vostre azioni non
sono affatto vostre, lo capite?
Succede letteralmente questo: a un certo punto avete voglia di
fare qualcosa e vi precipitate a farlo. Credete che i motivi e le
azioni siano vostri personali, dettati da voi stessi. In realtà, così è
scritto nella sceneggiatura. Vi potrebbe sembrare di aver
concepito qualcosa. E invece questo è il colpo di scena del
vostro ruolo. La realtà in corso riesce a catturarvi al punto tale
che voi non ve ne rendete conto e non notate l’illusione.
Nei film che giacciono nell’archivio dell’Eternità, avete i vostri
manichini personali. Quando guardate una di queste pellicole nel
sonno, la vostra coscienza trova il suo manichino, esso prende
vita e inizia a muoversi. Finché dura il sogno, vivete nel corpo
del manichino del sogno, come in una delle innumerevoli
varianti. Provate a guardarvi in uno specchio nel sogno, non vi
riconoscerete.
Nel film su cui si muove la vostra vita succede la stessa cosa. La
vostra coscienza entra nell’ennesima versione del manichino,
esso prende vita e diventa voi, nel fotogramma corrente. Ma
ecco la domanda: in cosa vi differenziate dai manichini del
sogno, se anche nella realtà che accade intorno a voi vivete come
in un sogno?
Più in generale, in cosa voi siete migliori delle chiocciole, delle
chiocciole disgustose e viscide che a tutti gli irritanti esterni
reagiscono in modo ugualmente primitivo, ritraendo le antenne e
nascondendosi nel loro guscio? Allo stesso modo anche il
vostro destino è predeterminato, tanto, quanto voi stessi siete
prevedibili.
Già quel poco che avete imparato, miei cari, per voi è
inconcepibile, non rientrando nel vostro modello. E fintantoché
questo è per voi incomprensibile sarete liberi nei vostri sogni ma
non liberi nel vostro destino. Però, quando finalmente maturerete e vi libererete dall’illusione, sarete in grado di camminare nella realtà, come esseri viventi all’interno di un film. E potrete scegliere per voi stessi una nuova realtà, come una nuova pellicola dall’archivio. E adesso è ora dell’intervallo! Esco dal mio film e mi dirigo nel libro. Ci vediamo lì. Ciao ciao, chioccioline!
CAP. 10 - COME USCIRE DALLA TRAPPOLA
◊ C’è l’illusione dell’immagine e c’è l’illusione dell’azione
scenica.
◊ L’azione scenica non è ciò che fate ma ciò che vi accade.
◊ Non siete voi a vivere la vostra vita, ma è la vita che vi accade.
◊ Vi trascina una rigida sceneggiatura
◊ Siete liberi nei vostri sogni e nelle vostre fantasie, ma non siete liberi nella scelta del destino.
Che altro posso dirvi per offendervi ancora un po’? Vi ricordo la
tesi chiave dell’ultima lezione: potreste avere l’impressione di
essere i padroni di voi stessi e di agire in modo consapevole. In
realtà vi rendete conto di voi solo nel momento in cui vi ponete la
domanda su chi siete. Nel resto del tempo la vostra coscienza è
addormentata ed è sottomessa a una sceneggiatura esterna.
Di conseguenza la capacità di rendervi conto di voi stessi per il
tempo di un istante non vi libera dalla sceneggiatura. Siete
personaggi all’interno di un film, e ciò è al contempo la vostra
illusione e la vostra trappola. Indipendentemente da ciò che
pensate di voi stessi, voi siete là e la trappola vi tiene nelle sue
maglie.
Cosa vi impedisce di uscirne? Principalmente tre cose:
1. L’ignoranza del fatto che siete personaggi.
2. Riflessi psichici istintivi del genere “le antenne di chiocciola”.
3. Il vostro modello, limitato dai confini del possibile e
dell’impossibile.
Su, forza, un po’ di vita, rallegratevi, miei teneri anfibi! A tutto c’è
un rimedio. Innanzitutto quello che vi serve per liberarvi ce
l’avete già. Questo è molto importante, perché chi non vede
l’illusione, in essa permane in eterno. Nessuno vi ha mai parlato
dell’illusione dell’azione scenica e voi non ne avevate sospetto
perché una cosa così, secondo voi, “non può essere”.
Ora però lo sapete. Ma questo non è abbastanza. Supponiamo
che siate delle chiocciole e che voi questo l’abbiate scoperto.
Forse che dopo questo fatto smettereste di essere chiocciole? Se
urlaste: “Oh, che disgrazia, non voglio essere una chiocciola!” –
cambierebbe forse qualcosa?
No. Non potete prendere semplicemente vita in un film e iniziare
a fare quello che vi passa per la testa, senza obbedire alla
sceneggiatura. Bisogna fare le cose diversamente. È necessario
superare altre due barriere: le abitudini e le rappresentazioni. Di fatto, non siete voi a possedere loro, ma loro a possedere voi.
Comunque niente paura, pian pianino vi tireremo fuori dal coma.
Vi rende chiocciole l’abitudine di non impostare la realtà, ma di
aspettare sempre qualcosa e sperare sempre in qualcosa.
Funzionerà o no? Riuscirà o no?
Questo è un atteggiamento passivo.
Da questa posizione, tutto ciò di cui potete essere capaci è sondare la realtà e, appena succede qualcosa, ritrarre immediatamente le antenne.
Per smettere di essere viscidi e bavosi come lumache e diventare invece belli e felici bisogna passare a una modalità attiva. Non
aspettare e sperare ma impostare la realtà. In questo è
d’impedimento il modello mentale, secondo cui la realtà non
può essere impostata. Questo è il vostro guscio, la vostra
casetta, ma io da esso vi tirerò fuori, brutti e bavosi che non siete
altro!
Le nuove abitudini e le nuove rappresentazioni si formano allo
stesso modo in cui si sono radicate le vecchie, per il tramite di
continue ripetizioni. Dunque da ora in poi, invece di fissare la
realtà e seguirla, dovrete controllare attivamente il movimento
del fotogramma. Di quale fotogramma parlo, lo indovinate?
Non di quello in cui vi trovate in questo momento, ma di quello
in arrivo. Come sapete bene, non potete cambiare la realtà del
fotogramma in corso, perché essa si è già realizzata. Potete
impostare solo la realtà imminente. Pertanto l’attenzione dovrà
essere indirizzata verso alcuni fotogrammi venturi.
Così come avete organizzato la sorveglianza dell’attenzione, ora
dovrete organizzare la vigilanza sul fotogramma imminente. Per
questo caso ci sono tre attivatori:
L’attesa: qualcosa dovrebbe accadere, state aspettando o
sperando in qualcosa.
L’intenzione: avete intenzione di andare da qualche parte, di fare
qualcosa.
Il problema: è successo qualcosa che richiede delle soluzioni.
Ogni volta che vi aspettate qualcosa, non aspettate e non sperate
ma impostate la realtà. Ogni volta che avete intenzione di fare
qualcosa, non abbiate fretta di farlo, prima impostate la realtà.
Ogni volta che sorge un problema, di nuovo, non aspettate, non
sperate e non agitatevi ma impostate la realtà. Ecco l’algoritmo di
illuminazione del fotogramma:
1. Cogliere se stessi in uno degli attivatori.
2. Svegliarsi: vedo me stesso e vedo la realtà.
3. Attivare la treccina e, senza perdere il contatto con essa,
impostare la realtà.
4. Staccare il contatto con la treccina.
5. Se l’evento è importante, ripetere l’illuminazione alcune volte.
Cercate di ricordarvi costantemente del fotogramma in arrivo.
Non riuscirete a farlo ogni volta, all’inizio ve ne dimenticherete
sempre. Non sarà facile staccarsi dalla vecchia abitudine,
bisognerà eliminarla sostituendola con quella nuova. Non siate
pigri, siate bravi, fatelo, sennò vi elimino io. A chi servite così
come siete? E poi, a parte me, nessuno vi vuole bene.
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