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Spiritualmente parlando esiste una forza che spinge frequentemente l’uomo verso gli istinti, le pulsioni, le passioni, le tentazioni e le fantasie più sfrenate. Questa forza ha assunto nel tempo una connotazione quasi esclusivamente negativa, oscurando così il lato propositivo, eccitante, stimolante, catartico di tale forza e mettendone in luce solo la polarità negativa o distruttiva.
Il presunto rappresentante di quella forza ha assunto l’appellativo di Satana, Lucifero, Diavolo, Belzebù, Mara, l’avversario, il tentatore. Eppure è proprio grazie alle prove, ai test, alle tentazioni di questo avversario che Buddha testimoniò il proprio Risveglio o che Gesù superò il proprio addestramento spirituale nel deserto. In tal senso le tentazioni non andrebbero viste come delle cose negative, dei peccati, dei vizi bensì andrebbero viste come delle prove, delle sfide, delle provocazioni che appaiono sulla scacchiera della nostra vita. A tal riguardo è interessante l’etimologia del termine provocazione.
Provocare = pro (avanti) + vocare (chiamare) = chiamare avanti, sollecitare, incitare, stimolare.
In tal senso l’avversario interno (ego, parassita, vocina fastidiosa, pulsione irresistibile) e l’avversario esterno (maghi neri, entità ostili, illusionisti, truffatori, ciarlatani, occultisti da strapazzo) vanno visti come dei provocatori, cioè delle entità che possono tirare fuori il meglio o il peggio di noi: a volte ci aiutano ad espellere emozioni come la rabbia, altre volte richiamano la nostra stessa forza, il coraggio, l’audacia. In un certo senso l’avversario ci può aiutare a svegliarci, a rimanere più lucidi.
Prendiamo il caso di un abile illusionista. La sua abilità nel mostrare sempre nuove illusioni mette alla prova la nostra lucidità e il disincanto: se crediamo alle sue illusioni vuol dire che gli ingenui siamo noi; ciò significa che siamo addormentati, incantati e incatenati alle sue illusioni.
Prendiamo il caso di un persuasore o di una seduttrice seriale. Il superare le sue tentazioni sono un segnale di maturità, forza interiore, integrità, tranquillità. Il cadere in tentazione – o il rimanerci male – è un segnale di immaturità, debolezza, fragilità psicologica, agitazione, frenesia.
Tenete conto che non esiste un’entità separata malvagia che possa avere la supremazia sulla Pura Coscienza. Ciò che l’uomo comune considera come un’entità a parte è una parte di sé che può essere integrata e armonizzata col tutto. Quando non viene integrata sembra una forza disintegrante, cioè un impulso che amplifica le tendenze egoiche, i vizi, le perversioni, le depravazioni, le trasgressioni, le violenze, i soprusi, le prepotenze.
So bene che allo stato apparente delle cose, in un mondo dove gli imbrogli si moltiplicano, le menzogne si gonfiano e le avversità si consolidano, sembra impossibile superare le tentazioni dell’avversario, ma non è così.
Se volete un consiglio fraterno vi suggerisco di considerare le tentazioni come capricci, le finzioni come storie teatrali, le promesse politico-religiose come favole, le avversità come bizzarre folate di vento, i demoni come cagnolini affamati e insaziabili, le prepotenze come atti di bullismo infantile oppure considerate le prepotenze come una dimostrazione di impotenza.
La Verità si trova oltre le apparenze negative o positive di questo mondo.
Ricordatevi che alla fine si tratta di un gioco cosmico, o meglio di un sogno estremamente vivido. La vostra essenza è fondamentalmente intoccabile, sempre integra, connessa alla Sorgente… come tutto il resto, avversario incluso.
(ZeRo)
P.S.
Avete mai conosciuto un sadomasochista?
Alcuni soggetti provano piacere non solo nell’infliggere dolore ma anche nel riceverlo. In questi casi la concezione del piacere viene completamente stravolta rispetto a quella dell’uomo comune. Per loro evidentemente è giusto e desiderabile così, ma questo non deve fare di loro l’incarnazione del maligno.
In loro vi è una particolare polarizzazione che li porta ad avere una percezione diversa del dolore e del piacere, ma dal momento che qualsiasi percezione è un’illusione nessuna di esse è davvero giusta o sbagliata, migliore o peggiore.
Imparate a guardare il tutto – anche l’inaccettabile – da una prospettiva che sia il più elevata possibile.
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