Riflessioni sulla non-dualità (1° parte)
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La consapevolezza è la radice della separazione ~ Karl Renz
Fino a quando “l’io” crede nel “io”, ci sono due. E quando un “io” crede in un ”non-io”, ci sono ancora due. La speranza, l’idea che possa rimanere un “io” che sia senza “io” è assurda.
Sta di fatto che la coscienza si realizza nel esplorazione di se o nella crisi esistenziale che consiste nel volere conoscersi. Questa è la sua motivazione. Dunque la fonte di tutte le paure di quel “piccolo io” è questa prima consapevolezza dell’esistenza.
Questo non inizia con il corpo, ma molto prima. Già con la prima esperienza esistenziale dell’Essere, della consapevolezza, ha inizio questo essere separato. Poiché già qui, c’è un qualcuno che è cosciente di se stesso. Già ci sono due. È la prima idea di Dio, un Dio Padre –consapevolezza, che diventa l’idea radice. Tutto il resto non sono altro che riflessi, conseguenze di questo primo incidente.
Dunque attenti agli inizi! O piuttosto torniamo all’inizio, e così alla prima o ultima cosa che può essere sperimentata, che è la radice di qualsiasi altra esperienza. Dunque ritorniamo al soggetto che appare in quanto “io” della consapevolezza. A quel punto la domanda si pone: la prima consapevolezza soggettiva ha una qualche realtà? E finalmente la domanda neanche più si pone. Più nessun ritorno all’inizio, più nessun ritorno alla fonte. Rimane la fonte che sgorghi o no.
Togli tutto e rimani in quanto ciò che sempre rimane. Ma di ciò che rimane tu non potrai mai fare l’esperienza. E’ la non sperimentabilità di ciò che sei. Tutto quello che puoi conoscere, puoi anche perderlo. Ma non ciò che ne fa l’esperienza.
Quando dico tu, intendo Tu. Parlo sempre da un io assoluto ad un tu assoluto.
Di più non esiste, e allora? E con ciò ? Non c’è né uno né due. C’è solo l’Essere. E l’Essere non conosce né uno ne due. Dunque non è neanche l’essere Uno. L’essere è perfino quando c’è il due. Allora è l’esser due, essere tre o essere quattro o essere cinque o essere ubriaco o essere sobrietà, o essere bellezza, o essere bruttezza. L’essere è l’essere, poco importa quale sia il suo attributo. Rimane ed è ciò che è. Non ha alcun bisogno di essere uno, seno sarebbe di già un essere condizionato.
Maggioranza, molteplicità, semplicità, complicazione: l’Essere rimane l’Essere.
Karl Renz
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L’intimità con il tutto ~ Jeff Foster
La fine della ricerca spirituale è una profonda e assoluta accettazione di tutto ciò che è. E questa accettazione, questo vedere attraverso, non è qualcosa che fai tu, in quanto individuo. Questa accettazione non è un fare, non è una conquista, non è il risultato di niente.
Questa accettazione è la natura stessa delle cose, così come realmente sono.
Proprio ora, tutto nasce naturalmente, liberamente, spontaneamente.
Proprio ora, l’universo accetta tutto, incondizionatamente, così come è.
Proprio ora, come il Buddha ha visto così chiaramente, non esiste un sé separato.
Questo è il mistero che stiamo esplorando.
Tutti noi ne abbiamo avuto, almeno una volta, il sentore: il dissolversi di ogni cosa.
Può accadere ovunque, in qualunque momento: mentre passeggiamo nel parco o mentre ascoltiamo il nostro brano di musica preferito o forse mentre guardiamo negli occhi qualcuno che amiamo. Il futuro e il passato svaniscono, ogni idea di un traguardo futuro,di una futura felicità, di una futura «illuminazione», semplicemente si dissolve nel vasto e ampio spazio che accoglie ogni cosa. In questa dissolvenza, c’è una semplicità, un senso di intimità, una libertà senza nome. È totalmente al di là di qualunque parola, eppure è così ovvia come respirare.
È intravedere chi sei veramente, al di là di ogni racconto su chi sei. Ognuno di noi lo ha sperimentato.
È proprio lo sforzarsi, molto o per niente, di raggiungere l’illuminazione ciò che offusca l’illuminazione, che è sempre già presente. È la nostra ricerca di ‘qualcosa in più’ che sembra complicare ciò che è assolutamente evidente: il momento presente e tutto ciò che si manifesta in esso, è tutto quello che è.
Quello che avevo cercato in tutti questi anni, non era qualcosa che si poteva trovare.
Infatti, non è per niente un «qualcosa», non è una cosa in mezzo ad altre cose, ma la condizione che in primo luogo dà la possibilità alle «cose» di essere.
Questa è la vera intimità: l’intimità con il tutto. Vedi, la vera libertà non consiste nello sbarazzarsi di qualcosa. Riguarda l’innamorarsi di tutto. Questo innamoramento è anche ildissolversi del ricercatore, lo svanire di tutto ciò che si separa dalla vita così com’è.
Come ricercatore spirituale, ho voluto più di ogni altra cosa liberarmi di Jeff, l’individuo, il cercatore. Ho visto così chiaramente che Jeff era l’unica cosa che si frapponeva tra me e la libertà. Jeff e tutti i suoi problemi, Jeff e la sua vita difficile – ho pensato che avevo bisogno di sbarazzarmi di tutto questo, per essere libero. Naturalmente, non si trattava di sbarazzarsi di Jeff. Ma di innamorarsi di Jeff e attraverso di lui, innamorarsi di ogni cosa. Questa è la vera libertà: una libertà che non nega nulla. L’unità non è sbarazzarsi del singolo, come invece viene ripetuto così spesso dagli insegnanti spirituali. Come potrebbe l’Unità rifiutare una parte di se stessa? Unità è tutto e quindi include ogni cosa. L’individuo, il cercatore, anche quello è incluso nella profonda accettazione che tu sei.
Persino il cercatore è semplicemente l’Uno vestito da cercatore, in cerca di se stesso.
Tratto da “The Wonder of Being” di Jeff Foster
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Alla sorgente dell’Essere ~ Sri Nisargadatta Maharaji
Questo senso di essere sia la tua casa! Impregnati di questa certezza e poi torna ad occuparti delle tue attività necessarie per vivere, ma lasciati prendere completamente da questa rivelazione, da questo fatto.
Questo fatto “Io-sono” sarà il tuo maestro. Finché ci sarà luce, finché in te ci sarà questa scintilla, saprai di esserci, saprai che tu “sei”.
Ma se tuttavia continui a desiderare di ottenere per questo qualche vantaggio, ecco cosa ti dico: al di là di questa realizzazione “Io-sono” non esiste alcun Dio, non esiste nulla. Tutto è qui, in questa presenza cosciente.
Va avanti nella tua vita con questa ferma convinzione : “Io-sono, non sono altro che questo”.
Non criticare, non combattere le altre religioni, non disturbare la fede degli altri. Se hanno una convinzione da cui traggono conforto, lasciali stare. Non parlare di queste cose, a meno che non ti vengano poste delle domande.
Finché vive in base all’idea del bene e male, giusto o ingiusto, continuerai a seguire una religione e a obbedire ad un cerimoniale. Quando te ne sarai reso conto, sorpasserai tutti questi concetti e soltanto allora ti stabilizzerai nell’essere.
Proprio prima di lasciare il suo corpo, il mio guru mi disse: “Abbi fede in me; tu stesso sei l’Assoluto, lo stato più alto. Non mettere in dubbio queste parole; abbi fede in questa rivelazione, che esprime unicamente verità. Agisci di conseguenza.”
Visitatore: “Allora lei che cosa ha fatto, in pratica?”
Non molto. Ho continuato a vivere la mia vita di tutti i giorni, compiendo il mio lavoro, ma in ogni momento libero, quando la mente era sgombra, avevo l’abitudine di ricordarmi in continuazione le parole del mio Maestro. Nel mio caso questo bastato. Tutto è germogliato spontaneamente attraverso la mia comprensione, ottenendo così la conoscenza della verità.
Sri Nisargadatta Maharaji
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Liberazione ~ David Carse
“Chiunque scopra il vero significato di queste frasi non morirà mai: che il cercatore non smetta mai finché ha trovato. E quando troverà sarà assai turbato. E quando sarà turbato sarà stupito e regnerà sul Tutto”.
Gesù di Nazareth (Vangelo di Tommaso)
E’ spaventosamente difficile descrivere o spiegare questa non-cosa, che dopo tutto merita il nome di ineffabile. In fondo si può dire che c’è la visione o non c’è, il velo è caduto o non lo è. Il fatto di essere solo un mistico, uno yoghi o uno sciamano non significa quindi molto: altri ruoli di sogno per altri attori di sogno. Finché c’è qui qualcuno che capisce, non c’è comprensione. Finché c’è qualcuno qui che deve svegliarsi, non c’è risveglio. Il messaggio dei sutra e degli sciamani è lo stesso: chi veramente comprende, è colui che muore prima di morire, che non lascia tracce, che non segue un sentiero, perché sa che in quanto persona, in quanto a entità egli non esiste. Ma chi può farlo, quale sé può cessare di esistere? Nessuno, come direbbe Wei Wu Wei, perché non c’è nessuno: può solo succedere. Allora non c’è nessuno che sa, ma solo il sapere e tutto questo mondo è come in un sogno o in una visione; solo Splendore al di là della luce, Amore al di là dell’amore, chiarezza e bellezza che irradia attraverso queste forme trasparenti e qui, assolutamente nessuno.
Dopo la giungla, vi è una qualità intensamente strana e bella nell’esperienza della vita. In un certo senso posso solo descrivere tutto, ogni esperienza, come se possedesse una certa vacuità. Questo significa che tutto quello che un tempo aveva importanza vitale ora è visto come irreale, vuoto, non importante, un’illusione. Una volta visto che ciò che è oltre la brillantezza di Sat Chit Ananda (Essere Coscienza Beatitudine) è tutto quello che c’è, il sogno continua come una sorta di ombra. Pure, allo stesso momento in cui tutto quanto appare nel sogno è sperimentato come vuoto, tuttavia è visto come ancora più profondamente bello e perfetto di quanto uno avesse immaginato, precisamente perché si rivela solo come Sat Chit Ananda, tutto quello che è. Tutto quello che non ha importanza, che è vuota illusione, è allo stesso tempo ciò che è oltre lo splendore, la perfetta bellezza. Vi è in qualche modo un equilibrio; questi aspetti apparentemente opposti non si cancellano l’un l’altro, ma sono complementari. Questo non ha “senso” ma così stanno le cose.
Vi è una tradizione Advaita che afferma che maya, la manifestazione dell’universo fisico, ricopre o è sovrapposta a Sat Chit Ananda. Non sono uno studioso di questi argomenti e posso solo tentare di descrivere ciò che è visto qui, la comprensione qui è che non c’è questione di qualcosa sovrapposto ad un’altra. Maya, la manifestazione è appunto Sat Chit Ananda, non è altro che quello, non esiste di per sé come qualcosa di separato che ricopre qualcos’altro. Questo è il punto! Non vi è maya. La sola ragione per cui appare come realtà e la si prende di solito per autentica è grazie ad una falsa percezione che vede l’apparenza e non quello che c’è.
Questo è quanto commenta Huang Po che “non si deve fare distinzione tra l’Assoluto e il mondo senziente.” Nessuna distinzione! C’è solo l’Uno. Mai è esistito il due. Ogni percezione di distinzione e separazione, ogni percezione di dualità e ogni percezione di una realtà fisica, è un’illusione creata dalla mente. Quando un insegnante indica il mondo fisico e afferma: “Tutto è maya” significa che ciò che stai osservando è un’illusione; tutto ciò che è, è Tutto ciò che E’, puro Essere, Coscienza, Beatitudine che sgorga; è la tua percezione di essa come mondo fisico che è maya, un’illusione.
Naturalmente non vi è un cancello che si apre a Tutto ciò che E’ e nessun sentiero vi porta. Vi può essere solo un mutamento nella percezione che permetta di vedere maya, l’irrealtà come qualcosa di irreale. Pure per questo personaggio di sogno, la Comprensione avvenne nel contesto della spiritualità indigena (americana) e quindi ciò che nel sogno è noto come “sciamanesimo” in questo caso si è avverato come la via senza via verso la porta senza porta, la quale si aprì di colpo, per rivelare ciò che non era stato mai nascosto, mai dall’altra parte.
Come ogni altra forma di religione o pratica spirituale sul pianeta, lo sciamanesimo è in gran parte insensato, qualcosa che fanno i personaggi del sogno per trovare un senso a tutto quanto e confortarsi l’un l’altro finché il sogno dura. Tutti i tentativi e tutti i trabocchetti della pratica sciamanica esplosero, furono dissolte alla luce della Presenza di Tutto ciò che E’.
Pure vi sono nello sciamanesimo pochi che sanno e hanno visto che tutto è un sogno, che nulla è importante e che tutto ciò che è, è Consapevolezza e che essi non esistono. Essi fanno finta con gli altri o forse, col passar del tempo, fanno sempre meno fino a non fare più nulla e sono poi considerati folli. Che importa?
Perché mentre è risaputo senza alcun dubbio che come persona, individuo, entità, david è anche spirito, io non ci sono, non esisto, come nessun altro esiste: tuttavia è ugualmente ovvio che come Tutto ciò che E’, Io Sono. La visione che ebbi nella foresta fu ed è una convalida in se stessa nel senso che è assoluto e non ha bisogno di conferme. Tutto è visto in quella luce; relativizza tutto e non è relativizzata da nulla. Tuttavia, nel sogno, il personaggio di sogno continua a funzionare come tale. E questo personaggio di sogno, quello strumento fatto di corpo-mente, entrerà in collisione con l’evento della Comprensione.
Sembra che la Comprensione avvenga dopo qualche tempo di ricerca e di una comprensione intellettuale degli insegnamenti della saggezza perenne ed in tal caso vi sarebbe una sorta di riconoscimento quando essa avviene. In questo caso invece vi era stata poca o nessuna preparazione, nel senso di avere visto con chiarezza i concetti di base. In un certo senso fu un atto di grazia e benedizione magnifica. Io stesso ho visto che la comprensione intellettuale dei concetti implicati poteva diventare un tremendo blocco per molti ricercatori spirituali ed in questo sono stato risparmiato, poiché la Comprensione avvenne naturalmente, spontaneamente e innocentemente. In un altro senso questo rese l’impatto più forte e il corpo mente non preparato fu gettato in un certo caos. Per questo il racconto di Suzanne Segal (seguace del Maharishi Mahesh yoghi la quale un giorno, alla fermata di un autobus si sentì precipitare internamente nel vuoto assoluto e così rimase – n.d.tr.) è così cocente e vi è un grande apprezzamento di quanto essa ha vissuto. In un certo senso lei aveva avuto una preparazione maggiore della mia, avendo esercitato la Meditazione Trascendentale con Maharishi Yoghi. Eppure questi non le aveva dato i parametri necessari per integrare il Risveglio quando questo si presentò. E, cosa ancor più significativa non ebbe il sostegno indispensabile quando esso avvenne e passò dodici anni con psicoterapeuti nel loro immane sforzo di rendere patologico il vuoto del sé personale e di liberarsene.
Nel mio caso il contesto sciamanico non procurava un sistema adeguato di idee ed esperienze nelle quali inquadrare le esperienze avvenute. Sapevo che “a casa non c’era nessuno”, che non c’era mai stato un “david” e che quello che avevo potuto pensare di “me” era una finzione. Sapevo che la Splendida Presenza era Tutto, e che sgorgava infinita. Questo era bello e perfetto, ma allo stesso tempo produceva ciò che un tempo chiamavo una grave “sconnessione”, un senso di discontinuità non solo riguardo alla mia storia e alle credenze o intenti personali, ma una sconnessione totale da quello che potevano essere le esperienze di ogni essere umano su questo pianeta per quanto ne sapessi. Nel nostro contesto culturale e sociale, la possibilità dell’insorgere di una rottura dissociativa, psicotica e che la cosa-david era diventato pazzo, era un avvenimento assai plausibile. Quello che seguì fu di nuovo la Grazia miracolosa e non meritata. Dato il risultato non convenzionale in cui la Comprensione si era manifestata in questo caso, non ci fu la scoperta di una relazione con un guru in modo tradizionale. Eppure si può parlare di qualcosa di simile quando ciò si svela: una semplicità dell’essere e rimanere in questo Splendore, lasciare che la Grazia prenda possesso mentre ci si apre ad una pace che sorpassa la comprensione.
Quasi tutte le persone a cui questa cosa senza nome parve capitare in modo genuino, avevano avuto un lungo periodo di gestazione. Robert Adams, Tony Parsons, Douglas Harding e altri; anche Ramana Maharshi: dieci, dodici, venti anni prima che sorgesse. Nella tradizione Zen, uno studente che vive un risveglio rimane studente per almeno dieci anni per stabilizzarsi. Hui Neng, il sesto Patriarca si nascose per quindici anni nelle montagne dopo l’avvenimento.
Qui ha un senso. Jed Mckenna lo chiama “dieci anni dannatamente strani”e sono d’accordo con lui. Il corpo/mente ha bisogno di tempo per adattarsi. Tutto quello che la gente considera importante e che ha un senso è visto come assolutamente assurdo e senza senso. E ciò che la gente non vede nemmeno è bello, completo e senza bisogno di parole. Vi è una tendenza più forte di prima al silenzio e alla solitudine anche se ovviamente non esiste una cosa simile. Hui Neng dice che la Comprensione è immediata, ma ciò che egli chiama la “liberazione” è graduale. Come posso immaginare il corpo/mente entra in collisione con l’evento della Comprensione e questo necessita un adattamento. Come potrebbe essere altrimenti? In qualche caso la transizione può essere facile: se per esempio vivi in una cultura in cui sei saturato dagli elementi di base dell’Insegnamento per tutta la tua vita, il periodo di adattamento nel corpo/mente può essere molto mite. Chiaramente nel mio caso fu diverso, praticamente l’opposto. Dopo una vita di esperienze insopportabilmente confuse e dolorose, di lotte contro quello che la vita mi portava, molti schemi e abitudini furono deposti nei condizionamenti. Non c’era la preparazione di un Insegnamento a cui fare riferimento. E non c’era né comunità né altre risorse subito dopo l’evento.
C’è una tradizione nel Buddismo in cui si parla di pratyeka-bodhi, “realizzazione solitaria”. Si riferisce alla realizzazione che avviene senza l’abituale trasmissione da maestro a discepolo e lo sfondo abituale di preparazione e di aiuto. In questo caso la via alla liberazione può essere ancor più “dannatamente strana”. Forse Ramesh Balsekar pensava a questo quando mi disse: – Il Risveglio può essere di due tipi diversi. L’esperienza che hai avuto è del tipo ”non c’è nessuno qui dentro”, non c’è effettivamente un david. Qui siamo nella completa disidentificazione. E poiché questo è avvenuto nel tuo caso, hai avuto un problema a vivere la tua vita… perciò è un caso unico. – Quando capitai sul commento all’inizio del Vangelo di Tommaso, fu la prima volta che trovai un insegnante che affermasse che dopo la scoperta del risveglio, si può essere alquanto turbati. A seconda dei condizionamenti del corpo/mente in questione, non è sempre così, ma per me lo fu. Questo periodo di turbamento è in sé la “liberazione”, l’adattamento degli schemi e dei condizionamenti del corpo/mente alla luce della nuova situazione che si delinea con la Comprensione. E alla base vi è lo stupore costante della consapevolezza del Tutto che mai non muore.
Tutto questo ha a che fare con il modo in cui il corpo/mente si adatta ai vari modi in cui avviene la Comprensione. E’ sempre stato chiaro che alla fine la Comprensione in sé è completa, semplice e totale. Quelli che sostengono che vi è un risveglio graduale o in varie tappe o un processo di approfondimento in esso, mi pare che tralascino il punto più essenziale dell’accaduto. Non è qualcosa che avviene nello spazio-tempo quindi non può richiedere spazio-tempo. Non è un’esperienza, non è un processo. E’invece una perforazione dello spazio-tempo da parte dell’intuizione-perno che rivela come sia lo spazio-tempo che tutte le cose ed entità, incluso colui in cui avviene la visione, non esistono affatto. E questo, come può non essere altro che istantaneo, immediato? Non può essere parziale: vi è una sola alternativa. E tutto questo è per di più soltanto apparente.
Si nota che non vi è nulla qui: le parole, le idee, i pensieri sono tutti senza senso: ”Una favola raccontata da un idiota, pieno di suoni e di furia, che non significa nulla.” (Shakespeare) Quello che E’, è grande bellezza, grande amore, grande silenzio e questo è veramente tutto. Ancora una volta, non si può tradurre e non sembra comunicabile ed esprimibile.
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Universo olografico e fine della località ~ Riccardo Lautizi
Nel 1982, e a tutti noi sembrerà una news, che l’ equipe di ricerca ordinata dal fisico Alain Aspect, direttore francese del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), effettua uno dei più importanti esperimenti della storia. Il team scoprì che sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente l’ un l’altra a prescindere dalla distanza che le separa, sia che si tratti di un millimetro, che di diversi miliardi di chilometri. Questo fenomeno portò a due tipi di spiegazioni: o la teoria di Einstein (che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce) è da considerarsi errata, oppure più possibilmente le particelle subatomiche sono connesse non-localmente: esiste qualcosa di non tangibile e visibile che mantiene collegati gli atomi a prescindere dallo spazio (e quindi anche dal tempo?).
LA SEPARAZIONE E’ UN’ILLUSIONE
David Bohm, celebre fisico dell’Università di Londra, che si era già confrontato con lo stesso problema durante la sua riformulazione del paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, ribadisce come non vi sia alcuna propagazione di segnale a velocità superiori a quella della luce, bensì che si tratti di un fenomeno non riconducibile ad alcuna misurazione spaziotemporale. Il fisico americano sosteneva che le scoperte di Aspect implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva. Vale a dire che, nonostante la sua apparente solidità, l’Universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato.
Questa intuizione suggerì a Bohm una strada diversa per comprendere la scoperta del gruppo di ricerca francese, si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto, indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è un illusione: ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso “organismo” fondamentale.
TUTTO E’ COLLEGATO
SPAZIO E TEMPO CADONO
In un universo olografico neppure il tempo e lo spazio sarebbero più dei principi fondamentali, poiché concetti come la “località” vengono infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal resto: anche il tempo e lo spazio tridimensionale dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso.
“Con l’osservazione l’onda diventa corpuscolo. L’energia del Campo Unificato (intelligente) diventa materia. La materia si trasforma e produce il tempo e lo spazio (il momento e la posizione). Dunque il tempo nasce dalla trasformazione dell’energia in materia. Ma in realtà il tempo e lo spazio non esistono. Ci sono intervalli rapidissimi che sembrano succedersi in continuità tra una scomparsa e una apparizione di una particella e l’altra. Questi intervalli che sembrano susseguirsi in rapida successione sembrano andare a costituire il tempo. Ma così non è. Se il nostro occhio potesse avere un potere percettivo più veloce (più risolutivo), ci accorgeremmo che nulla fluisce e nulla scorre.” Vittorio Marchi, insegnante e un ricercatore di fisica.
FUNZIONAMENTO DI UN OLOGRAMMA
L’UNIVERSO E’ UN OLOGRAMMA
Affermare che ogni singola parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola integra significa semplicemente dire che l’informazione è distribuita non-localmente. Se è vero che l’universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch’esso abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa l’immagine intera.
Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione; noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma tutto questo è pura chimera. In realtà siamo una sorta di “ricevitori” che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di “mondi” esistenti nel super-ologramma.
Riccardo Lautizi, laureato in ingegneria elettronica è un ricercatore interessato a tutto quello che riguarda il benessere dell’uomo e alla riscoperta della conoscenza della natura e dell’universo persa in quello che viene chiamato “progresso”. Fin da piccolo ha indagato la spiritualità, la filosofia e la conoscenza “di frontiera” alla ricerca del senso della vita e la verità del mondo. Attualmente dedito alla condivisione della non-dualità e della naturopatia.
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Fisica Quantistica e Spiritualità ~ Intervista a Vittorio Marchi
Il prof. Vittorio Marchi è un insegnante e un ricercatore di fisica, ma da molti anni le sue indagini e i suoi studi sono stati indirizzati verso tematiche normalmente non esplorate dagli scienziati. Studiando le ancora sconosciute potenzialità dell’essere umano, l’energia che permea tutto l’Universo, i misteri della vita e del cosmo, gli archetipi eterni, ha sviluppato uno speciale ambito di ricerca della realtà tra scienza e spiritualità, tra razionalità e misticismo, che rendono la sua vasta conoscenza unica e degna della massima attenzione. L’ho invitato a incontrare il pubblico al Festival della Letteratura di Cecina (LI) il 30 luglio 2011 e a concedermi la seguente straordinaria intervista che non mancherà di farci riflettere sulla natura di noi stessi e del mondo.
Giovanni Pelosini
Come e quando un grande studioso di fisica come lei è passato dalla “Scienza” alla “Coscienza”?
Come? Osservando che la materia, ovvero il fondamento della visione meccanicistica della realtà, che si credeva “solida”, densa, compatta ed intangibile, perdendo la sua consistenza materiale, si trasformava sempre di più in un Pensiero.
Quando? Considerando che noi fisici, ricercatori di un settore come quello del campo della fisica quantistica, confortati dagli studi delle neuroscienze, abbiamo scoperto al CERN di Ginevra che la “nuova sostanza primordiale”, base della formazione dell’Universo, non è la “materia” (di cui si diceva sopra), bensì l’Informazione. Un campo di Coscienza universale, interamente intelligente. Un “Campo Energetico Unificato”, come lo definisce oggi la fisica e che un tempo, circa 5000 anni fa, il mistico indicava con il nome di “Akasha”.
Nel suo percorso quali sono stati i suoi Maestri ed i suoi principali punti di riferimento?
Il maestro è stato un libro, a lungo cercato, e poi il suo autore, grande amico di Enrico Fermi, che ha pensato bene di passarmi il “testimone”. Il punto di riferimento è stata la “caduta del mito di Dio e della Creazione”, determinata dal punto di incontro tra il misticismo orientale e la fisica quantistica. Finché la fisica non è scesa nei meandri del mondo subatomico, non è stato possibile comprendere le Sacre Scritture, ed in particolare quelle dei testi himalayani. Quando invece è discesa nelle profondità dell’invisibile, ho scoperto che tempo e spazio perdevano di significato. La verifica mi è stata data dal fatto che il misticismo orientale ha percorso questa strada, partendo dall’invisibile, mentre la scienza occidentale è partito dal grossolano del mondo materiale o visibile per incontrarsi con essa sul piano del “sottile”.
I pensieri meno ordinari che lei esprime nei suoi libri e nelle sue conferenze le hanno mai creato problemi in ambito accademico?
Inevitabile. La psicoscienza e in particolare la psicofisica hanno scoperto una novità piuttosto dura da digerire. La fisica quantistica sta dimostrando che quel mondo naturale che si credeva così materialmente reale sta svanendo nella “irrealtà” della sua consistenza fisica. E cosa fanno i nostri più illustri leader del conservatorismo scientifico per correre ai ripari? Dicono che la materia solida è qualcosa di stabile e che le regole che si applicano al mondo subatomico non si applicano al mondo macroscopico newtoniano. Che insomma tra il micro e il macro esistono due diverse serie di leggi e di regole. Il che è falso come dimostrano tutti gli esperimenti eseguiti da Anton Zeilinger, professore di fisica all’Università di Vienna. Il quale è un esempio che fa eccezione alla regola. Il fatto è che ciò che ancora le varie accademie del mondo non accettano è che il mondo “spirituale” sia un prolungamento della scienza e ne rappresenti il suo completamento. Di qui l’ostracismo.
In che modo le più recenti scoperte della fisica quantistica confermano le visioni mistiche dell’ antichità presenti in modo simbolico negli archetipi delle mitologie, dell’alchimia, dell’astrologia, dei Tarocchi…?
Il misticismo orientale afferma che Dio non è una entità, ma uno stato di consapevolezza e che uno scienziato unidisciplinare non lo troverà mai, perché viaggia con il paraocchi. Per questo c’è stato un Gesù che con la sua missione storica si è speso molto per osservare che “tutto l’ Universo è figlio di una donna sterile”. Una metafora per indicare come tutta la Creazione sia… Increata. Ma come fare per spiegare alla mente umana un concetto così impossibile da assimilare? Come fare ad illustrare che l’Universo è “inessente”, e che quindi non diviene, nel senso che non viene in essere, ma è? Per cercare una via di uscita al problema il misticismo ha dovuto affidarsi al simbolo e al mito per esprimere un concetto di Assoluto Eterno che eliminasse l’ idea dell’ origine e della fine, della nascita e della morte delle cose e degli esseri umani. Ma il misticismo, tra archetipi, alchimie, astrologie e altro, mancava di un linguaggio adatto, di una “neolingua”, capace di trasferire quanto sperimentato interiormente (spiritualmente) all’esterno. Per questo la scienza (quantistica), pur arrivando in ritardo, ha avuto il grande merito di tradurre in un linguaggio elaborato, ideale e più adatto alla massa qualcosa che ha le dimensioni dell’“infinito”, per trasmettere tale “Informazione” alle capacità dell’ intelletto umano. E allora, coincidendo con quanto affermato dalla verità mistiche millenarie, anche la fisica quantistica ha finito per concordare con i testi dei Veda e dei Vedanta nel dire che non esiste un “altrove” (relatività), bensì un “ovunque” (assoluto), non un luogo (spazio), ma la non-località. Non un tempo, ma un “hic et nunc” (qui ed ora). Sempre. Ecco perché oggi l’oriente riconosce che: “Scienza e Spiritualità sono come due gambe che consentono all’ uomo di avanzare verso la meta”.
Quale futuro immagina che la scienza possa riservare all’ umanità e alla sua evoluzione spirituale?
Grandi passi, se i ricercatori del futuro, uscendo dai loro schemi mentali meccanicistici, si orienteranno verso un tipo di ricerca che li vedrà occupati in veste di ricercatori “spirituali” nel campo del “sottile”, della coscienza cosmica e del campo unificato. Se riusciranno a superare quel LIMEN, un punto liminale o limite di separazione, causato da una soglia sensoriale, psicofisiologica, che procura all’ uomo la illusione ottica di essere Altro dall’essere un unico con il Tutto e di non vedere che Osservatore e Osservato (come asserisce la fisica quantistica) sono UNO. Non per niente il termine “Uomo” deriva dal sanscrito “Manava”, a sua volta derivato da “Manas”, il “Pensiero” o “Coscienza Empirica”. Si tratta quindi di incominciare a riconoscere che esiste una realtà fatta di una certa identità presente tra uomo e cosmo, relazione che si va facendo sempre più stretta, fino ad essere sostenuta oggi dalla stessa PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia). E non è un caso che la stessa Università di Southampton (Regno Unito, altra eccezione) nell’ambito del progetto “Coscienza Umana” abbia lanciato un invito alla collaborazione internazionale per lo studio di “Aware”, connesso al processo conosciuto come “Awarness during Resuscitation” .
Qual è il ruolo dell’ essere umano nell’ Universo?
Fondamentale. L’ uomo è figlio di questo universo e questo universo è figlio dell’uomo. L’uno genera l’ altro, come il seme l’ albero e viceversa, in un apparente paradosso inesplicabile. Ognuna delle due “singolarità” non ha creata l’ altra, altrimenti avrebbe duplicata se stessa, ma si è semplicemente riflessa (disuguaglianza simmetrica). “Tutto, assolutamente Tutto, è indissolubilmente e in continuità nucleo (uomo-particella) e Campo o Spazio Pensante” (“ondi-cella”- Coscienza/Vibrazione) (Schroedinger, 1958). La forma è solo un’area vibrazionale più densa del campo energetico unificato. Pertanto l’Osservato dipende dalla presenza dell’Osservatore. Lo scopo dell’universo del resto è quello di essere osservato. Senza l’ osservatore non esiste l’ Universo e/o osservato e viceversa. Sono Uno. Altrimenti se per assurdo così non fosse, la vita non sarebbe.
In molte occasioni lei ha parlato dell’Unità e dell’unione di ogni essere in un Tutto universale unico. Perché questo concetto è così difficile da accettare?
Semplice. Perché da millenni l’ umanità è stata educata dalle varie Religioni del mondo, attraverso riti e cerimoniali vari, a credere all’esistenza di un Creatore e di un Creato. A parlare di un Dio Formale (in maniera antropomorfica) anziché di una Divinità Informale, come stato di Coscienza Cosmica. In questo modo la “Teologia morale” ha potuto tenere in scacco l’ individuo, parlandogli di Giudizi universali, di condanne e di Peccato Originale, da cui poi egli si è sentito oppresso in maniera punitiva per le sue miserevoli “colpe”. Riscattarsene oggi, con un DNA così preformato, è quasi un’ impresa disperata. Da sempre il fatto che la materia sia intessuta in un modo così straordinariamente perfetto, fino a manifestare una intelligenza del più alto livello ed in modo così stupefacente, ha finito per implicare nella mente degli uomini la presenza nel mondo di un “Grande Progettista” geniale, di un “Grande Orologiaio” distaccato, di un “Grande Orchestratore” esterno, di un “Grande Architetto” costruttore, di un “Grande Regista”, direttore dell’Universo. E ciò ha continuato ad avvenire, nonostante la ricerca abbia ormai dimostrato largamente che tutti i sistemi viventi (dato che neanche un atomo è materia inerte) abbiano mostrato un grado di assemblarsi da soli veramente strabiliante, a seguito di una trasformazione “auto-organizzata” o “auto-arrangiata”che lascia sbalorditi. Il concetto è difficile da accettare perché sfida il programma subdolo di una cultura millenaria che lo ha spacciato per la nozione più eretica e blasfema che si possa immaginare. E poi perché in quella dualità si annida il business dell’ intermediazione, il più scandaloso affare di tutti i secoli. Un affare che è la madre di tutte le atrocità compiute dall’ umanità, perché toglie dignità a qualsiasi cosa creduta altro da noi stessi e al nostro stesso simile. Quando invece siamo un “Singolo Organismo” o Campo di Coscienza Universale, Un Intatto interamente intelligente. Del resto, ci siamo mai chiesti: ma perché la verità si chiama verità? Non perché il suo contrario sia il falso, ma perché essa è Unica. Vedere ciò è diverso che dire che essa è non-falsa.
Ci sono stati o ci sono ancora individui o organizzazioni che in modo cosciente hanno operato affinché l’Uno apparisse come Due e tale apparente separazione fosse percepita come realtà?
Di queste ce n’è una miriade, laiche e religiose. Ma ce n’è una di vertice su tutte, cui tutte fanno capo: il “New Global Order”. Tuttavia per l’ approfondimento e l’analisi di questa enorme e micidiale struttura dominante, per la cui trattazione completa ci vorrebbe uno spazio a parte, è bene rimandare qui alla lettura dei libri La Scienza dell’ Uno e Mirjel, il Meraviglioso Uno, entrambi testi del Gruppo Editoriale Macroedizioni, che ne fanno ampio riferimento.
Che cosa è il tempo? Esiste veramente o è una illusione mentale?
Con l’osservazione l’onda diventa corpuscolo. L’energia del Campo Unificato (intelligente) diventa materia. La materia si trasforma e produce il tempo e lo spazio (il momento e la posizione). Dunque il tempo nasce dalla trasformazione dell’energia in materia. Ma in realtà il tempo e lo spazio non esistono. Ci sono intervalli rapidissimi che sembrano succedersi in continuità tra una scomparsa e una apparizione di una particella e l’altra. Questi intervalli che sembrano susseguirsi in rapida successione sembrano andare a costituire il tempo. Ma così non è. Se il nostro occhio potesse avere un potere percettivo più veloce (più risolutivo), ci accorgeremmo che nulla fluisce e nulla scorre. Tutto è, anche se ciò sembra un ossimoro (paradosso), movimento è quiete – come diceva lo stesso Gesù (primo fisico quantistico ante litteram).
Solo ora forse si è incominciato ad intravedere che il “nulla” o il “vuoto” di cui parlavano il “realizzato” himalayano o il sufi islamico non stavano ad indicare il “niente”, bensì il “pieno” di uno stato quantico vibrazionale, privo di spazio e di tempo e materia, dal quale, secondo il modello di Vilenkin del 1982 della Tufts University scaturisce il manifesto e ad esso ritorna eternamente in un ciclo senza fine e senza inizio. Il limite del nostro ragionare è che esso è lineare e si snoda in un’unica direzione, secondo un orientamento unidirezionale come il presunto sviluppo del tempo, mentre nella realtà noi non vediamo che esso è “ossidato” dalla nostra incapacità di renderlo circolare. E ciò dipende dal fatto che noi crediamo che il nostro tempo di vita sia inferiore a quello dell’universo, dalla concezione che ci siamo fatti di essere una parte, e “da parte”, quindi marginali al Tutto, da cui ci sentiamo strappati, isolati e chiusi.
Il giorno però che ci renderemo conto che stiamo ritornando al Tutto (Uno), da cui pensiamo illusoriamente di essere stati tolti (col Due, espresso dal mito della caduta), allora capiremo il perché abbiamo l’ impressione che il tempo scorra sempre in avanti, verso il futuro (che non c’ è). E allora il tempo cesserà di esistere, perché Tutto ciò che è nell’Universo è già dentro di noi.
Vittorio Marchi, insegnante di Fisica e ricercatore, è nato a Roma il 30 luglio 1938. Negli anni della sua maturità, 1968, ha conosciuto l’ingegnere compagno di stanza e di studi di Enrico Fermi, alla Normale di Pisa. E’ stata la svolta della sua vita, il cui “cursus honorum” ha preso una direzione extra-accademica. Egli è stato infatti spettatore di fenomeni, che lo hanno reso responsabile dello sviluppo, della diffusione e della comunicazione delle potenzialità della macchina umana; capacità che sono di gran lunga superiori a quelle delle macchine, pur fantastiche, dell’attuale tecnologia moderna. Da molti anni ha orientato i suoi studi e le sue indagini scientifiche verso il tema dello spirito, oggetto di discussione delle sue numerose pubblicazioni e dei suoi frequenti incontri con autorevoli personalità del mondo delle scienze e della cultura. Tra i suoi diversi scritti si segnalano “L’ Uno detto Dio”, “La Vertigine di Scoprirsi Dio“, “La Scienza dell’ Uno” e “Mirjel, il Meraviglioso Uno“. DVD pubblicati sono “Noi e l’ Infinito” , “La Vertigine di Scoprirsi Dio“, “La Scoperta dell’Invisibile“.
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La realtà non esiste ~ Alan Watts, Stephen Jourdain e Michael Talbot
Il testo seguente è tratto da un discorso di Alan Watts nel 1965, intitolato ‘’Nuotando senza testa’’. E’ stato stampato nel libro ‘’Talking zen’’ e faceva parte di un seminario sul taoismo a Big Sur in California.
L’arte di vivere è di agire nel mondo come se foste assenti: questa situazione è realmente costruita nella fisiologia stessa del nostro corpo. Vi faccio una semplice domanda: -Che colore ha la vostra testa dal punto di vista dei vostri stessi occhi?
Percepite che la vostra testa è scura o che non ha un colore definibile; all’esterno poi vedete il vostro campo visivo come fosse un’ovale, poiché i vostri occhi funzionano come due centri di un’ellisse. Cosa c’è tuttavia al di là del campo visivo? Di che colore è il luogo in cui non potete vedere nulla?…
Non c’è affatto colore al di là del campo visivo e il carattere cinese hsuan (profondo, oscuro) si riferisce a questo tipo di ‘’non-colore’’ che è il colore della vostra testa, dal punto di vista dei vostri occhi. Forse potremmo dire che l’invisibilità della propria testa, in un certo senso la mancanza di una testa è il segreto dell’essere vivi.
Essere senza testa (non avere una testa nel senso a cui mi riferisco ora) è il nostro modo di parlare dell’espressione cinese wu hsin ossia ‘senza mente’.
Infatti se volete vedere l’interno della vostra testa, tutto quello che dovete fare è tenere gli occhi ben aperti, perché tutto quello che esperimentate nel campo visivo esterno è uno stato del vostro cervello.
Tutti i colori e le forme che voi vedete, sono il modo in cui i neuroni del cervello traducono gli impulsi elettrici nel mondo esterno, fuori dall’involucro corporeo, all’esterno cioè della nostra pelle. Essi producono ciò che avviene in impulsi che a noi appaiono come forme e colori. Forme e colori sono dunque stati dei nostri neuroni, quindi ciò che vedete quando i vostri occhi sono aperti è quello che succede all’interno della vostra testa. (N.d.T. Pribram grande neurofisiologo, afferma che il mondo è nelle nostre retine, non al di fuori). Voi non vedete il vostro cervello come una struttura ondulatoria interna, vedete il vostro cervello in cio’ che appare come esterno a voi!
In tal modo il ‘’vuoto’’ della vostra testa è la condizione per vedere qualcosa e la trasparenza del cristallino degli occhi è la condizione per vedere colore e forma.
Il mistico del 13 °secolo Meister Eckart diceva: “Poiché il mio occhio non ha colore, può discernere il colore”. Questa è una riaffermazione dell’idea fondamentale taoista dell’essere assenti come condizione dell’essere presenti.
Quello che segue è tratto da ‘Misticismo e nuova fisica ’ di Michael Talbot
Secondo la nuova fisica non esiste un mondo ’’là fuori ’’. La coscienza crea tutto questo. Non c’è limite ai meccanismi di coscienza che strutturano una realtà. Cosi’ come la mente puo’ alterare il super-ologramma (vedi paradigma olografico) della realtà, così puo’ anche creare realtà interamente nuove. Il meccanismo che struttura la realtà è associato al sistema nervoso umano e cio’ si effettua considerando il cervello umano come se fosse un biocomputer. Cosi’ anche vari metodi di yoga o controllo mentale sono viste come dischetti usati per raggiungere porzioni del sistema nervoso umano che struttura la realtà.
Keith Floyd in ’’Of time and mind’’ asserisce:- E’ assai plausibile che un neurochirurgo non possa mai trovare la sede della coscienza, poiché essa non implica uno o piu’ organi, ma l’interazione di campi d’energia all’interno del cervello. I neurofisiologhi non troveranno quello che cercano al di fuori della loro coscienza, poiché quello che cercano è cio’ che sta cercando. –
Come in un ologramma la coscienza contiene in ogni singola parte il programma del tutto.
K. Floyd propone che un modello olografico di coscienza possa spiegare chiaramente i processi di memoria, percezione e immaginazione. Se questo ologramma organico non puo’ processare percezioni in 3D creerà la propria realtà da percepire/concepire.
Individui posti in camere, private totalmente dalle sensazioni, cominciano ad allucinare e sintetizzare le loro realtà interne. Se la mente umana è tagliata fuori dal cosiddetto mondo fisico, ha la proprietà notevole di creare il proprio mondo. Come dice John Lilly, l’universo è soltanto un pacco di moduli di energia neuronale accesi nella nostra testa.
Quindi non c’è molta differenza tra queste allucinazioni e cio’ che percepiamo come realtà esterna.
Cio’ vale a dire che tutti i mondi sono nella mente.
Il neurofisiologo Karl Pribram di Stanford ipotizza anch’egli un modello olografico di coscienza. Le rappresentazioni olografiche sono incredibili meccanismi associativi.
K. Floyd pensa che l’area immediatamente posteriore al chiasma ottico sia la sede della placca olografica neuronale. La ghiandola pituitaria, il talamo, l’ipotalamo e la ghiandola pineale sono associate al senso di essere coscienti. La ghiandola pineale, sensibile alla luce è simile alla retina dell’occhio e sembra servire a costruire percezioni e memoria.(il ‘terzo occhio ’ della tradizione orientale). Tuttavia se si recide questa ghiandola ad un topo, questo fa solo spostare il suo orologio biologico, niente di piu’. Quindi questa placca olografica che egli credeva fosse un organo è invece solo una funzione. Di qui la comprensione che la coscienza è interazione di campi d’energia all’interno del cervello.
Il filosofo Charles Muses conclude: -Viviamo in un mondo proiettato di solidi ologrammi neuro-elettrici, un mondo di simulacri… le foglie, la montagna… sono configurazioni di microscopiche, turbolente particelle/onde. –
Se vogliamo capire il fenomeno della visione collettiva, dobbiamo esaminare le nostre nozioni di realtà oggettiva. Fin dall’infanzia ci insegnano che c’è un consenso alle nostre percezioni. Se uno vede qualcosa come albero, un altro lo vedrà come tale: se c’è discordanza tra due osservatori sospettiamo giustamente che qualcosa non va. Questo perché crediamo che vi sia un universo fisico ’’là fuori’’.
Perché quest’urgenza di conformità di percezioni? Perché l’abbiamo insegnato a noi stessi. Uno scienziato, J.R. Smithies fa notare che l’universo del neonato è quasi allucinatorio, ma quando cresce egli impara ad ignorare alcune realtà, considerate allucinatorie dagli adulti. Secondo Piaget (‘Il bambino e la realtà’) la percezione è imparata, egli impara a vedere le forme geometriche, egli impara a vedere in 3D. L’abilità di percepire puo’ essere innata, ma è chiaro che impariamo cosa percepire.
La mente umana non percepisce quello che è là, ma quello che crede sia là. Vediamo perché la retina assorbe la luce e porta segnali al cervello e cosi’ per altre sensazioni. Le retine non vedono i colori. Là fuori non ci sono né luce, né colore, solo onde elettromagnetiche; là fuori non c’è né suono né musica, solo variazioni di pressione periodiche. Non siamo nati nel mondo, siamo nati in qualcosa che creiamo come mondo- dice von Foerster.
L’ambiente che percepiamo è la nostra invenzione.
Nella speranza di trovare elettroni i fisici hanno trovato quello che la coscienza voleva trovare.
Alexandra David-Neel, scrittrice inglese che visse in Tibet all’inizio del sec. XX, racconta di studenti tibetani trovati morti dopo la cerimonia di visualizzazioni del chöd.
Ne chiese la ragione ad un lama che le spiego’:-Quelli che sono morti furono uccisi dalla paura. Le loro visualizzazioni erano la creazione della loro immaginazione. Colui che non crede nei dèmoni non sarà mai ucciso da essi. Uno studente domando ’: – Allora se un uomo non crede nell’esistenza delle tigri non sarà mai divorato da una di esse? –
Il lama replico’: – Le visualizzazioni o forme mentali volontarie o meno, sono un processo misterioso. Cosa diventano queste creazioni? Forse che – come bambini nati dalla carne- questi bambini della nostra mente, si separano da noi, fuggono dal nostro controllo e recitano la propria parte? –
Lo scopo delle visualizzazioni della scuola tibetana vajrajana è di diventare abili nel creare costruzioni mentali e poi farle sparire nel vuoto, …in modo che la manifestazione non-duale della realtà sia trasformata da concetto intellettuale in esperienza. La non-dualità non è solo creduta, ma sentita, vissuta.
J.C. Pearce dice:-La nostra realtà è costruita da parole, perché la coscienza crea la realtà e la coscienza come ce l’hanno insegnata a conoscerla, è inizialmente sperimentata linguisticamente.
Le nostre menti creano una stabile somiglianza dei fatti e poi trovano conforto in questa stabilità. Sri Aurobindo dice:- L’apparente stabilità dei fenomeni è data dalla costante ripetizione delle stesse vibrazioni e formazioni. –
Satprem (discepolo di Aurobindo) conferma che sono sempre le stesse lunghezze d’onda a cui ci agganciamo inconsciamente, secondo le leggi (abitudini) del nostro ambiente, della nostra educazione… ma in realtà tutto è un costante flusso d’energia.
J.C. Pearce afferma che la nostra costruzione della realtà diventa un uovo cosmico che ci protegge dall’arbitrarietà delle nostre regole, essa è contingente al fatto che noi la crediamo… ma non dobbiamo forzarci a non considerare altre uova cosmiche. Il malinteso è credere che vi sia solo un uovo cosmico giusto.
Come ci insegnano gli yogi vajrajana, nessun uovo è migliore di un altro. Tutti i valori sono creati dalla mente. Per evitare un collasso emozionale dobbiamo prendere la posizione dello yogi e sinceramente né credere né non credere in ogni insieme di leggi.
Quali cambiamenti cio’ potrebbe produrre nel mondo da noi creato? Un gruppo di storici potrebbe decidere quale genere di storia vuole trovare e poi farne la scoperta. Forse un giorno la storia invece di essere scientifica, farà parte della letteratura fantastica.
Come dice don Juan (nei libri di Castaneda):- Le cose sono reali solo dopo che si è imparato a mettersi d’accordo sulla loro realtà.
Abbiamo sognato il mondo e forse un giorno si scioglierà davanti a noi e diventerà altrettanto allucinatorio quanto le prime percezioni di un neonato.
Satprem dice:-Ci sono due vie per uscire da questo uovo che ci opprime…dormire( che equivale anche ad andare in estasi, meditare, ecc. ) o morire. Ma c’è una terza via, quella di svegliarci dal nostro sogno . –
Il noto fisico J. Wheeler è d’accordo sul fatto che la mente è la forza operante che rende il mondo manifesto… ed ha la capacità di trascendere il tempo per cui l’atto di osservare puo’ alterare eventi che sono accaduti milioni di anni prima.
Quello che segue è tratto da alcuni dialoghi di Stephen Jourdain.
Stephen Jourdain:-Prima del risveglio ero rinchiuso in un’identità, quella del soggetto interno che sta pensando a questo o a quello. Dopo il risveglio, il sogno si è dissolto ed ho scoperto che quello che ero realmente non era mai riducibile ad una qualunque identità.
Quest’affermazione porta lontano: si tratta del rifiuto di dare una realtà oggettiva a qualunque situazione in cui venga a trovarmi. Non è poco. Cio ‘equivale a trattare l’ ‘io’ che pensa a questo o a quello – che sia una questione filosofica o un pensiero banale – come scevro di realtà intrinseca in relazione a quello che sono veramente. Non c’è pericolo che mi chiuda in una qualsiasi identità. –
Domanda: Cos’è per te la morte?
S.J.: – La morte è un pensiero. Quando hai svuotato la morte da qualsiasi substrato oggettivo, da qualunque realtà, non può farti molta paura. E la morte fisica? Idem. Non credo all’esistenza di una realtà fisica. Né intellettualmente, né filosoficamente e soprattutto nelle mie sensazioni. Ignoro cosa sia il corpo fisico. –
– Ma – mi dirai – avrai pure un corpo, degli organi! –
– No! Sono solo del ‘ sapere ’, (delle conoscenze) dei pensieri che si devono cancellare – cosi’ come il cuore e la pallottola che lo trafigge, la mia morte, l’universo. Tutto questo va sradicato e cosi’ la lavagna dov’è notato, deve essere cancellata.
Gli occhi del pensiero sono occhi di vetro che non hanno mai visto nulla, poiché non esistono. Si deve portare l’interlocutore davanti a questa percezione del nulla. Un colpo di sciabola che poi deve essere esso stesso incluso in quello che viene sciabolato. Allora si elimina tutto: l’essere, il nulla, il domani, l’ieri, l’universo, dio, la storia. Purtroppo capirà intellettualmente, non con la propria vita. –
Da un incontro di Stephen Jourdain con Roger Godel (autore di un libro sull’esperienza della liberazione).
S.J.: -Abbiamo cominciato a parlare delle sigarette ‘gauloises’ esposte nella tabaccheria di St. Cloud, (nei pressi di Parigi) la loro esistenza e non-esistenza. Godel rifiutava l’esistenza oggettiva di quei pacchetti di sigarette, il che era sorprendente nel dire di uno scienziato (era cardiologo) come lui. Non credeva ad un substrato oggettivo. Il virus allucinatorio dello stato di coscienza abituale consiste inoltre nel credere ad una realtà oggettiva. Dunque Godel non credeva né a de Gaulle, né alla sfericità della terra.
Tutto ciò è puro pensiero, nulla, un po’ dei propri pensieri che portano la maschera della realtà. Rifiutare l’esistenza di un pacchetto di sigarette significa annientare tutto. –
-Tutto questo è un sogno. Ogni istante, quello che designiamo all’esterno della nostra coscienza e che ci appare cosi’ reale, dotato di una realtà autonoma, quello che percepiamo fuori di noi attraverso la finestra del nostro pensiero, tutto cio’ è allucinatorio. Non c’è un atomo di realtà. E’ un fenomeno immaginario. Sono effetti soggettivi a cui la tua coscienza addormentata, subdolamente, dà il marchio di una realtà autonoma e separata da te. Ecco la caratteristica dell’allucinazione.
Sentire reale il tuo passato, l’avvenire, Parigi, come realtà separate da te è essere allucinati, come il pazzo che cammina per strada e parla con un interlocutore inesistente! Una volta fatta questa conversione enorme, non c’è nulla di male se agiti le marionette e ti diverti.
Tuttavia si deve assolutamente percepire che la mia morte, io che produco questi pensieri, il diplodocus, Carlo Magno, sono solo marionette agitate dalla mia mente, ma in virtu’ di un’orribile malattia spirituale abbattutasi miliardi di anni fa, cioè adesso, subito, su di me, la mia mente non sente più le proprie dita che agitano la marionetta e la considera una realtà estranea a se stessa. La distruzione deve essere enorme. Non si puo’ attaccare il sogno solo per frammenti. Cosi’ come al mattino, il sogno sparisce totalmente, quando si è svegli.
Il cosmo è una bolla che la nostra mente mantiene soffiandola. Bisogna far scoppiare la bolla.
La vita dell’uomo nello stato di cose ordinario, si snoda in seno ad una bolla soggettiva che egli contiene ed alimenta, una contraffazione dell’universo che include un soggetto pensante. Quando si produce il clic!, la bolla scoppia, poiché lo stato abituale di coscienza non ha alcuna solidità e puo’ scoppiare da un momento all’altro.
Il nucleo dell’allucinazione è solo la credenza assoluta nel fatto che io produco un pensiero e, pur avendo l’intuizione che non sono miei i pensieri, conferisco loro uno statuto oggettivo, reale.
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L’unica possibilità che avete è ora ~ U. G. Krishnamurti
Il pensiero crea il tempo e lo spazio. Quando c’è il pensiero, ci sono il tempo e lo spazio.
Il pensiero ha creato il domani. Voi vi sentite disperati perché avete creato la speranza nel domani. L’unica possibilità che avete è ora; la speranza non è affatto necessaria. E non ha valore nemmeno l’idea del Sé, dell’atma. Ho fatto di tutto per trovare questo Sé. Ma è un’invenzione dei filosofi.
Quando, anche solo per un momento, smettete di desiderare, il pensiero è assente e a voi non rimane altro che il semplice problema di prendervi cura dei bisogni del corpo: il cibo, qualche vestito, un riparo.
Non potete fare nessuna esperienza se non attraverso il pensiero. Non potete nemmeno sentire il vostro stesso corpo senza l’aiuto del pensiero. Ci sono le percezioni dei sensi, ma è il vostro pensiero che dà forma al corpo e lo definisce, altrimenti non avreste alcun modo di sperimentarlo come tale.
Il corpo esiste solo come pensiero. C’è un unico pensiero e tutto esiste in funzione di quest’unico pensiero. Questo pensiero è l’io. Tutte le vostre esperienze, basate sul pensiero, sono un’illusione. Qualsiasi cosa sperimentiate attraverso il pensiero è un’illusione.
Potete osservare una cosa detta “io”? Sfugge. Osservatelo ora e ditemi. Come lo guardate? E cos’è la cosa che sta guardando ciò che chiamate “io”? Ecco il nocciolo della questione…: quello che sta guardando ciò che chiamate “io” è… l’ “io”. Sta creando un’illusoria divisione di se stesso, in soggetto e oggetto, ed è grazie a questa divisione che continua … Ed è interessato solo a continuare così… Finché vorrete capire questo “io” o cambiarlo in qualcosa di spirituale, o santo… continuerà. Se lo lasciate in pace, non c’è più, se n’è andato.
U. G. Krishnamurti
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Lo stato naturale ~ U.G. Krishnamurti
Non è possibile comprendere questa cosa – si trova al di fuori del campo dell’esperienza. Lo stato naturale è acausale: semplicemente, accade.
Quello che cercate non esiste; è un mito.
Lo stato naturale non ha niente a che fare con l’autorealizzazione o con la realizzazione di Dio, non è qualcosa che possa essere raggiunto o acquisito, non è una cosa che si possa ottenere con la volontà; è qui – è uno stato vivente. Questo stato è l’attività organica della vita. Ma per «vita» non intendo qualcosa di astratto; è la vita dei sensi, che funzionano in modo naturale senza l’interferenza della separazione.
L’atemporale non è una cosa della quale si possa avere esperienza, non può essere afferrata, contenuta, e ancor meno può essere espressa da un uomo. E non vi conduce da nessuna parte. Non esiste nessuna oasi situata in un qualche luogo; vi lasciate ingannare da un miraggio.
Questo stato è una condizione fisica del vostro essere. Non si tratta di una qualche sorta di trasformazione psicologica. Non è uno stato mentale nel quale un giorno vi trovate, e il giorno dopo non vi trovate più.
Non potete immaginare la tremenda pace che è sempre qui, dentro di voi, che costituisce il vostro stato naturale. Il vostro sforzarvi nel creare uno stato mentale quieto crea in effetti un elemento di disturbo in voi. Potete soltanto parlare di pace, creare uno stato mentale e dire a voi stessi che vi trovate in una condizione molto tranquilla – ma questa non è pace; è violenza. Perciò non è di nessuna utilità creare la pace o il silenzio. Il vostro silenzio è esplosivo; non è quello stato di morte mentale che i ricercatori spirituali immaginano. «Oh, sono in pace con me stesso! Ho avuto l’esperienza del silenzio!» – queste parole non hanno nessun senso. La pace è vulcanica nella sua natura: ribolle in continuazione – è energia, è vita: questa è la sua qualità.
Non c’è un «voi», e nemmeno un oggetto. Che cosa provochi questa sensazione, non lo sapete. Non sapete nemmeno più che cosa sia una sensazione.
Lo stato naturale è uno stato di grande sensibilità – ma si tratta di una sensibilità fisica, dei sensi, non qualche sorta di compassione emotiva, tenerezza o altro. La compassione esiste solo nel senso che non ci sono «altri» diversi da me, perciò non esiste separazione.
Tratto da “L’inganno dell’illuminazione” di U.G. Krishnamurti
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Questo mondo fluttuante è irreale ~ Bankei
Cerca nel passato
Quando nascevi,
Non puoi ricordarti di nulla !
Conserva la mente com’era
Quando sei arrivato nel mondo,
Istantaneamente il Sé
Diventa “ciò-che-è”
Idee del bene e del male
Son dovuti al tuo Sé
In inverno il fuoco nel camino
È una delizia
Ma quando arriva l’estate
Che fastidio!
E la brezza
che amavi in estate
Prima dell’autunno
Già è una seccatura!
Attaccamenti, brame
Non sono più nella mia mente
Ecco perché posso dire ora
Il mondo è proprio mio!
Il tuo desiderio della persona amata
È solo momentaneo
Esiste a causa del passato
Prima che lei venisse.
Ricordarsi di qualcuno
Significa che non puoi dimenticare
Non ricordarlo
Che non hai mai dimenticato
Ripensando al passato
Trovi che è un sogno di una sera
Realizza questo e vedrai
Che tutto è solo una bugìa
Coloro che sono amareggiati da
Questa fluttuante vita di dolori
Si angustiano, affliggono le loro menti
Ruminando su sogni vani
Poiché, in fondo, questo mondo fluttuante
È irreale.
Bankei, maestro zen del 1600
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