Ho passato anni come un umano in borghese, gironzolando curiosamente in mezzo agli umani che sognavano fantasie spirituali sul divenire ciò che già erano.
Sapevo che ero nettamente diverso da loro. Sapevo che ci separava un abisso invalicabile, loro non erano come me, né io ero come loro… non ero più uno di loro, non ero un loro simile.
Sapevo che ero in grado di comunicare con loro solo nel senso più superficiale del termine. La mia comunicazione con loro si basava su ricordi che oramai erano in rapida dissolvenza: la loro lingua e le loro abitudini mi erano completamente estranee, a tal punto da sentirmi in imbarazzo – per loro, non per me – anche nelle circostanze più comuni. Sentivo il loro imbarazzo, lo stesso imbarazzo che un bruco prova di fronte ad una farfalla.
Quel che però mi ci volle un po’ a capire fu che la ragione per cui non ero più uno di loro era perché ero davvero qualcos’altro, e che la differenza tra noi non era relativa ma assoluta. In qualche modo avevo guadagnato l’ammissione ad una condizione del tutto nuova, ma fino ad allora non mi ero accorto di aver avuto accesso a quella condizione poiché nessuno mi aveva spiegato che questa sottile e profonda consapevolezza era quello che i bruchi umani intendevano quando parlavano del volo della farfalla, cioè di Liberazione, Illuminazione, Risveglio.
(ZeRo - Risveglio dal sogno planetario)
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