C’è una sola esperienza indivisa le parole perdono di significato, senti dei suoni uscire dalle bocche ma non capisci cosa stiano blaterando le persone percepisci solo le vibrazioni delle corde vocali,
distingui il tono, il volume ma non fai più distinzione tra un vocabolo
e l'altro: io, lei, noi, loro, ti amo, ti, odio, pace, guerra, casa,
lavoro, violenza, generosità, altruismo, morte, dolore, piacere, salute,
malattia, mamma, cane, gatto, etc... Tutti i termini del tuo
vocabolario perdono la loro valenza socio-culturale, il loro appeal
emotivo-sentimentale sbiadisce fino a ridursi a una semplice sequenza di
suoni elementari. A volte non riesci proprio a comprendere ciò che
gli altri vorrebbero esprimete, il loro "bla bla bla" è diventato un
linguaggio alieno. Non si tratta di indifferenza, è solo che non
comprendi cosa ti vogliano dire e quindi non sai come rispondere a quel
mormorio. Alle tue orecchie le loro parole equivalgono al grugnire
dei porci, al ragliare degli asini, allo schiamazzare delle oche, al
belare delle pecore, al gracchiare dei corvi, allo squittire dei
roditori. Ti domandi in quale zoo sei finito. Ti senti come San
Francesco, con l'unica differenza che per te non è una questione
spirituale: per te gli uomini sono alla stessa stregua di cinghiali,
scarafaggi, rospi, cimici, puzzole. Li guardi con stupore,
divertimento e anche un po' di imbarazzo... sai che vorrebbero il tuo
parere, vorrebbero strapparti dei versi ma tu rimani un attimo in
silenzio e osservi le loro reazioni spazientite. Alla fine li
accontenti, ti unisci alla zoo pronunciando il solito "bla bla", emetti
dei suoni casuali e nel frattempo te la ridi sotto i baffi: loro sono
felici della tua condivisione ma tu non hai la più pallida idea di cosa
sia uscito dalla tua bocca o cosa essi abbiano capito. Per te, il linguaggio è morto: ogni concettualizzazione svanita, ogni forma di valutazione/giudizio/analisi ha perso importanza. Tutto è diventato un unico suono, un solo mantra universale: il gorgheggio cosmico.
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