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L’ALCHIMIA: MOTTI, SLOGAN, AFORISMI, PRECETTI

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V.I.T.R.I.O.L.  = Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem

la natura gode-vince-domina la natura

TUTTO E’ IN TUTTO





Tutto è legato insieme

L'EFFETTO PRODOTTO DEVE ESSERE ATTRIBUITO ALLA NATURA (BEN GOVERNATA DALL'ARTE)

la strada all'in su e all'in giù è una sola, la medesima

Ambula ab intra


Festina lente (affrettati lentamente)






… partendo da te stesso, avrai trovato la via per uscire da te stesso


sottrai l'essenza al cambiamento

MOLTIPLICAZIONE DELLA BONTA':
a seconda delle ripetizioni e dell'ordine delle operazioni sulla pietra ottieni diverse trasformazioni

L'ELISIR SPIRITUALE sia PROIETTATO (migliaia di volte) sul CORPO (materia)... in modo che penetri e trasmuti immediatamente

l'INTENZIONE è la potente padrona dei movimenti, essa accende la virtù come il fuoco incendia il legno

L'IMMAGINAZIONE METTE IN MOTO LA MIA CORSA

è lo SPIRITO della VITA che guarisce, risana, TINGE il CORPO come il sale rende gustosa la zuppa

NELL'ARCANO RIPONI LA TUA GIOIA

l'immaginazione può creare la fame e la sete, produrre secrezioni anormali e causare malattie

NON SIA DI ALTRI CHI PUO' ESSERE DI SE STESSO

il simili loda e produce il simile

L'uomo apprende, imita e necessita della natura, non viceversa

la trasmutazione ACCELERA il ritmo delle trasformazioni della natura

COMANDA OBBEDENDO

abbiamo scritto di quest'arte per noi soli che abbiamo fatto ricerca, non per gli altri

INRI - Igne Natura Renovatur Integra  - Tutta la Natura sarà Rigenerata per mezzo del Fuoco

prega, leggi, leggi, leggi, rileggi lavora e troverai
(lege, lege, relege, ora, labora et invenies)

il seme produrrà altri semi, all'infinito

tutto il procedimento di basa sulla regolazione del fuoco

occorre animare il corpo morto e risuscitarlo per moltiplicare la sua potenza all'infinito

il fuoco accresce la virtù del saggio e la corruzione del perverso



Dal corvo nero nasce la colomba bianca, dalla meteria putrefatta nasce l’anima.

Chi sa bruciare con l'acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa.



Spiritualizza il corpo, e corporizza lo spirito 

Dio non parla, accenna

Tam ethice quam fisice =  Ciò che si mostra nel cuore si manifesta nel mondo

Devi fare tutto da solo

se il due non diventa uno
se tutta la composizione non diventa uno
ciò che ti aspetti non accadrà

A - actio = Azione
L - levis = Facile (leggera)
C - conferens = che dà
H - honorem = onore
I - infinitum = infinito
M - ministrans = producendo
I - igne ministrans = per mezzo del fuoco
A - argentum, aurum et lapides pretiotos = pietre preziose




Il segreto della grande Opera è la fissazione della luce astrale per mezzo di un’emissione sovrana di volontà, atto che gli adepti raffigurano con un serpente trapassato da una freccia con la quale forma la lettera ebraica Alef


SOLVE ET COAGULA:

SOLVE corrisponde al LOGOS, che discerne e separa.
COAGULA corrisponde all’EROS, che armonizza e collega.



Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo: al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza


solamente chi ha l’oro genera l’oro...
Il nostro oro non è l'oro del volgo




Nostro figlio, morto, vive, torna re dal fuoco e gode del matrimonio occulto.


AURORA = AUREA ORA

devi essere SOLLECITO nel PRESENTE

PUOI ASSUMERE CIBO ATTRAVERSO IL CORPO SPIRITUALE DA MOLTE COSE

L’alchimia serve a distinguere il vero dal falso.

la pietra che i costruttori avevano disprezzato è (divenuta) la pietra angolare

Chi l'alchimia studiò per arricchirsi, ha trovato la via d'impoverirsi


Hybris = tentazione di sostituirsi ai ritmi naturali --_> L'UOMO PER CONTROLLARE IL TEMPO SI CONDANNA A IDENTIFICARSI CON IL TEMPO  (PRENDERNE IL RUOLO)

l'intelletto lavora per gli scopi della natura, non viceversa

l'indicibile è stato fatto oggetto di mille discussioni

tu sei l'uomo di cui si parla in questo libro: tu e tuo fratello


la nostra pietra si trova in ciò che ha anima

« Ciò che è in alto è come ciò che è in basso, e ciò che è in basso è come ciò che è in alto, per le meraviglie di una cosa unica »

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PRECETTI di Aberto Magno:

  1. l'arteficie di quest'arte sia SILENZIOSO e APPARTATO

  2. disponga di un luogo lontano dalla vista degli uomini

  3. presti attenzione al tempo opportuno in cui operare

  4. sia DILIGENTE e sempre PRESENTE durante le operazioni, non si faccia prendere dal tedio ma PERSEVERI fino alla fine, altrimenti perderà sostanza e tempo

  5. operi secondo la regola e l'ordine dell'arte, in caso contrario perderebbe  le polveri e quando arrivasse a PROIETTARLE non riuscirebbe a trattenere niente, anzi evaporebbero, non penetrerebbero o non si mescolerebbero

  6. stia attento nel lavorare presso i potenti, poiché non sanno aspettare la fine dell'opera, ti diranno che non c'è nulla, è una truffa... se invece hai conseguito buon esito, trameranno per trattenerti senza farti andare via

  7. Nessuno intraprenda tali operazioni se non ha fondi abbondanti



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I simboli alchemici 

Nigredo

Colore: Nero
ProcessoSolvet ovvero distruzione degli elementi
Simbolo: Corvo o morte
Metallo: Piombo
Pianeta: Saturno
Energia: Maschile distruttiva
Elemento: Terra-Acqua

Albedo

Colore: Bianco
ProcessoCoagula ovvero unione in una materia che vibra in modo più leggero elementi distrutti dalla Nigredo
Simbolo: Cigno
Metallo: Argento
Pianeta: Luna
Energia: Femminile creatrice
Elemento: Aria

Rubedo

Colore: Rosso
Processo: Creazione del Corpo d’oro e accesso alla Pietra Filosofale
Simbolo: Fenice
Metallo: Oro
Pianeta: Sole
Energia: Unione degli opposti
Elemento: Fuoco

 Mercurio e Zolfo nell’alchimia Il mercurio e lo zolfo sono gli elementi alchemici che secondo la tradizione, danno origine ad ogni tipo di materia, essi infatti rappresentano nel simbolismo alchemico gli elementi sessuali del maschile e del femminile dai quale nasce ogni cosa. Nel piano sessuale umano il mercurio rappresenta lo sperma, la forza generatrice maschile, che fluida prende la forma di ogni elemento materiale che permea ed è rappresentato dal colore bianco del mercurio. Lo zolfo nel piano sessuale umano rappresenta le mestruazioni femminile, secrezione sanguigna che identifica la fertilità della donna e sono rappresentate dal colore rosso dello zolfo. Nel piano astrale i colori dei due elementi vengono invertiti come sostiene la legge della inversione della polarità, la quale afferma che la medesima vibrazione in dimensioni diverse dà espressioni materiali differenti. Il mercurio nel piano astrale è rappresentato dal pianeta Marte, infatti anche se il mercurio è bianco nel piano materiale umano, poiché simbolo dello sperma, diviene nel piano astrale rosso (colore del pianeta) poiché rappresenta la forza maschile, con tutte le qualità di tale forza: pensiero raziocinante, forza fisica, determinazione, coraggio, propensione all’agire, ecc. Lo zolfo di colore rosso che nel piano fisico umano rappresenta le mestruazioni della donna, viene rappresentato nel piano astrale dalla Luna, la quale rappresenta la forza femminile, con annesse tutte le peculiarità del femmineo: curiosità, mistero, comprensione, sacrificio, ecc. Vitriol e Pietra Filosofale Vitriol è un acrostico, nel quale ogni lettera rappresenta una parola, col fine di comporre in una frase un insegnamento occulto ed elevato, visibile solo agli alchimisti. Vitriol infatti significa: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Visita l’interno della terra, e rettificandolo troverai la pietra nascosta). Spesso gli alchimisti all’acrostico Vitriol aggiungevano anche le lettere VM che significano Veram Medicinam (vera medicina). La alchimia quindi afferma che la Grande Opera nell’uomo, si costruisce attraverso la pulizia degli inferni atomici (Visita Interiora Terrae Rectificando). L’alchimista infatti attraverso le fasi alchemiche distrugge gli elementi disgregati (i vari io, le emozioni cristallizzate nella psiche e il sistema cognitivo indotto) per creare una sensibilità e un distaccamente dalla materia, in grado di percepire e vivere la sua essenza spirituale (Invenies Occultum Lapidem), trovando dunque la Pietra Filosofale. La purificazione è un processo parallelo alla costruzione della Pietra Filosofale (corpo d’oro), infatti pulendo i propri inferni atomici, l’alchimista risparmia energia vitale, la quale è fondamentale per la costruzione del corpo d’oro. Attraverso il principio di astrazione, il lettore può immaginare la Pietra Filosofale come consapevolezza energetica dell’individuo, la quale vive indistruttibile anche dopo la morte del corpo fisico.

 

 

 alchìmia (meno corretto alchimìa, ant. archìmia) s. f. [dal lat. mediev. (sec. 12°) alchimia, e questo dall’arabo (ṣan’a) al-kīmiyā’ «(arte della) pietra filosofale», che a sua volta deriva, attrav. il siriaco kīmiyā, dal gr. tardo χυμεία o χημεία]. – 1. Arte, nata nell’ambiente ellenistico dell’Egitto nel 1° sec. d. C., che si proponeva la manipolazione e trasformazione dei metalli, e in partic. la loro possibile trasmutazione in oro o in rimedî per il prolungamento della vita. Dall’alchimia, coltivata durante tutto il medioevo e l’inizio dell’età moderna, fino al sec. 17°, ha avuto gradualmente sviluppo la chimica. 2. fig. a. Comportamento, metodo d’azione fondato sulla falsificazione, sull’inganno: a. elettorale, politica, parlamentare, i maneggi più o meno misteriosi e tortuosi della gara politica. b. Insieme di circostanze o fattori che inspiegabilmente portano a un risultato: per una qualche strana a. i conti tornano. c. Accostamento insolito di elementi, che porta a un risultato, a un effetto originale e raffinato: un’a. di suoni, colori, luci; talora anche con riferimento a sentimenti, affinità: tra noi si creò un’improvvisa alchimia.

 






Alchimia e filosofia. 

L’alchimia è un sapere teorico-pratico documentato da testi greci a partire dall’età ellenistica, di cui la latinità classica non ebbe conoscenza e che rimase ignoto in Occidente nell’Alto Medioevo, ma fu invece noto a Bisanzio. I contenuti dottrinali dell’alchimia erano nati nel contesto di pratiche di trasformazione dei metalli, miranti ad ottenere un agente capace di perfezionare i metalli imperfetti con cui veniva messo a contatto: questa finalità richiedeva, sul piano filosofico, di sviluppare una nozione problematica nella filosofia antica, quella della materia corporea e delle sue dinamiche; e inoltre chiamava in causa l’idea di salvezza elaborata nelle religioni dell’epoca ellenistica (cristianesimo, mitraismo ecc.) così come nella gnosi e soprattutto nell’ermetismo, cui in effetti la ricerca alchemica si collegò fin dall’inizio. Le dottrine ermetiche, in particolare quella dell’Uno-Tutto e quella secondo la quale non vi è distinzione fra i metalli e gli altri corpi perché ‘il metallo è un vivente animato’, posero le premesse per allargare all’intera realtà dei corpi materiali le pratiche dell’alchimia originariamente limitate ai metalli; mentre il modello alchemico della distillazione si riconosce in aspetti fondamentali della cosmologia descritta nel Libro dei segreti della creazione, uno dei più antichi testi dell’ermetismo arabo, che si conclude con la celebre Tabula smaragdina <testo1>. Questi aspetti si riflettono nel linguaggio alchemico, che sin dall’inizio si caratterizza per la forte presenza di metafore e per il carattere spesso volutamente oscuro e allusivo; ma quest’uso linguistico non deve offuscare il contenuto di sperimentazione concreta e di riflessione filosofica che è proprio dei testi alchemici sin dall’origine. Alchimia araba. Sia la sperimentazione pratica che l’elaborazione teorica ebbero un forte impulso nel mondo islamico fin dall’VIII secolo, e poiché la presenza dell’alchimia in India e in Cina è documentata a partire all’incirca dallo stesso periodo, la possibilità e le eventuali modalità di rapporto fra l’alchimia islamica e quella orientale sono state prese in considerazione da diversi studiosi, per ora senza risultati acquisiti in modo definitivo. L’alchimia di lingua araba non si limitò a riprendere le pratiche metallurgiche dell’età ellenistica ma, forte della base teorica fornita dalla dottrina ermetica, allargò la ricerca alchemica alla struttura e alle trasformazioni di tutti i corpi materiali, fino a prendere in considerazione l’origine stessa della vita. L’idea di elixir, che nel suo stesso nome mostra la propria origine araba (al-iksir), trasformò la nozione di ‘agente della perfezione metallica’ in quella di ‘sostanza capace di perfezionare qualsiasi tipo di corpo’, compresi i corpi umani. I contributi più rilevanti sul piano filosofico riguardano la matrice invisibile delle realtà visibili e la continuità fra materia e spirito; la scienza detta della Bilancia, elaborata da una scuola alchemica i cui testi sono attribuiti al fondatore Jabir, si fonda sul rapporto fra linguaggio e realtà per indagare gli aspetti strutturali dei corpi e definire le regole di trasformazione sulla base del significato numerico delle lettere alfabetiche e dunque dei nomi <testo 2>; nell’ambito delle ricerche di laboratorio, si devono segnalare i tentativi di classificazione delle sostanze minerali e metalliche nei testi alchemici di Razi, e l’introduzione di solventi e processi sconosciuti all’alchimia greca. Sul versante opposto, testi costruiti con linguaggio metaforico e densi di simboli vennero prodotti sia attribuendoli ad autori antichi e autorevoli (Ermete, Platone, Aristotele) sia riferendoli all’autore islamico vero e proprio, come la Tabula chemica di Ibn Hamuel che i latini chiamarono Senior. Due testi di Avicenna, la Epistola ad Hasen regem e lo Sciant artifices <testo 3> presentano infine un’articolata indagine di ordine filosofico sulle condizioni di pensabilità dell’elixir e della trasmutazione. Alchimia latina. Il mondo occidentale ricevette il sapere alchemico principalmente attraverso la traduzione di testi dall’arabo, avvenuta nel contesto del movimento di traduzioni filosofiche e scientifiche del XII secolo; nei secoli XIII e XIV la ricerca alchemica destò l’interesse dei filosofi e medici, ma non fu mai integrata nell’insegnamento universitario, a differenza della medicina: l’esigenza di contatto con la pratica e coi corpi, propria di entrambi questi saperi, era nell’alchimia ancor più radicale e insopprimibile e la distanza delle dottrine alchemiche dall’epistemologia aristotelica si manifestò con forza crescente proprio in conseguenza dell’esame cui l’arte della trasmutazione venne sottoposta. Nell’università si sviluppò un dibattito (quaestio de alchimia) che, utilizzando la forma questionativa, sottopose ad una verifica epistemologica l’alchimia; sulla scorta dell’avicenniano Sciant artifices, che metteva in dubbio la possibilità per l’artefice di trasformare le specie, da una parte prese l’avvio la condanna degli alchimisti come falsari, ma dall’altra si articolò un dibattito sul rapporto fra ‘arte’ e natura ben più ampio e spregiudicato di quanto non permettessero gli apporti della filosofia aristotelica. Fra i primi a interessarsi all’alchimia in Occidente vi furono filosofi della statura di Alberto Magno e Ruggero Bacone: il primo cercò nella vasta letteratura alchemica e nelle esperienze pratiche elementi per completare il quadro della filosofia naturale aristotelica, aggiungendo alla serie dei suoi commenti ad Aristotele un trattato sui minerali (De mineralibus) <testo 4>; il secondo sviluppò le implicazioni filosofiche e mediche della dottrina araba dell’elixir e gettò le fondamenta per lo sviluppo dell’alchimia nel Trecento, indicando nel farmaco alchemico il rimedio per prolungare la vita e ottenere la perfetta salute. <testo 5> Alchimia e medicina. Questo sviluppo fu opera di alcuni autori di cui per lo più non conosciamo il nome; le loro opere ci sono però note con attribuzioni pseudoepigrafe a grandi figure della tradizione alchemica, ma anche filosofica e medica. L’intero campo delle conoscenze alchemiche greco-arabe venne presentato in un testo a carattere sistematico, la Summa perfectionis magisterii, il cui autore fu un francescano italiano, Paolo da Taranto (XIII sec.), che si firmò col nome del più celebre alchimista arabo, Geber (Jabir); il carattere sistematico e la discussione sulla validità dell’alchimia si riscontrano nell’opera del medico istriano Pietro Bono (XIV sec.), Pretiosa margarita novella. Altri testi, attribuiti a Raimondo Lullo (Testamentum, Liber de secretis naturae seu de quinta essentia) e al celebre medico che fu archiatra di Bonifacio VIII, il catalano Arnaldo da Villanova (Rosarius philosophorum), testimoniano la diffusione dell’alchimia dell’elixir all'inizio del Trecento. in ambienti medici e spirituali della Catalogna e della Francia meridionale, da cui si sarebbe poi allargata a tutto il resto d’Europa. L’ultima innovazione pratica e teorica dell’alchimia medievale reca già nel nome l’impronta filosofica che la caratterizza: a metà Trecento un francescano spirituale, Giovanni da Rupescissa, elaborò un metodo di distillazione del vino che secondo la sua interpretazione permetteva di estrarre la ‘quintessenza’, ovvero il principio sottile occulto nei corpi materiali, che dimostra l’unitarietà di fondo sotto l’apparente dualismo spirito-materia e mette a disposizione dell’artefice capace di ottenerlo la materia vergine della creazione, medicina universale dei corpi umani e non solo. <testo 6> Nella concezione della quintessenza rupescissiana, che utilizzava il nome aristotelico della materia celeste per indicare il nucleo generativo dell’intera realtà materiale, culminò la ricerca alchemica medievale, che avrebbe aperto la strada alla farmacologia paracelsiana e fornito materiali di riflessione alla concezione rinascimentale del mondo. Da questi autori e da queste opere, che divennero la spina dorsale della tradizione alchemica rinascimentale e moderna, prese l’avvio una miriade di testi, molti dei quali appartenenti a generi letterari non utilizzati in precedenza dagli alchimisti; e ben presto, in conseguenza della delegittimazione epistemologica dell’alchimia in ambito accademico e della sua diffusione negli ambienti più diversi, si ebbe la fioritura di testi che utilizzavano un linguaggio sempre più metaforico e poi di altri che gli affiancavano immagini a forte valenza simbolica. Questi dispositivi avevano caratterizzato anche ampi filoni dell’alchimia islamica, e divennero preponderanti nell’alchimia tardo-medievale e rinascimentale. (MP) Bibliografia C. Crisciani-M. Pereira, L’arte del sole e della luna. Alchimia e filosofia nel Medioevo, CISAM, Spoleto 1996 (con un’antologia di testi) B. Obrist, Art et nature dans l’alchimie médiévale, “Revue d’histoire des sciences” 49 (1995) Medicina e alchimia, a c. di C. Crisciani e A. Paravicini Bagliani, SISMEL – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2003



Alchimia significato e storia L’alchimia è un antico insegnamento filosofico e metafisico, basato sull’ermetismo simbolico, con lo scopo di migliorare ed evolvere l’essere umano attraverso cicli di “morte e rinascita” indotti nella mente, nella psiche e nel fisico. Il termine alchimia deriva dal termine arabo al-kimia, il quale mantiene l’articolo arabo al con l’aggiunta del greco chemeia che significa chimica, il cui termine assomiglia anche all’arabo chema che significa segreto, inducendo a tradurre con chimica segreta. Altri studiosi sostengono invece che il termine provenga dall’egiziano khem che significa nero, riferendosi simbolicamente al colore del limo, la terra fertile lasciata dal Nilo dopo la piena, con il significato dunque di “scienza della terra nera”. Lo scopo dell’alchimia e l’interpretazione di questo insegnamento hanno preso durante la storia due strade diverse a volte complementari: alchimia esoterica alchimia essoterica Nell’alchimia esoterica l’alchimista utilizza tale disciplina con il fine di migliorare sé stesso, nel corpo attraverso il benessere fisico e la longevità, nella mente attraverso un pensiero consapevole, basato sulla conoscenza, l’osservazione e l’intuito e nella psichiche attraverso la distruzione delle impressioni emotive dannose cristallizzate in essa. Il grado più alto dell’alchimia esoterica consiste nella creazione del corpo d’oro o glorioso (Pietra Filosofale). Questo corpo sottile secondo la tradizione alchemica non è in “dotazione” all’essere umano, ma lo può sviluppare durante la vita attraverso gli insegnamenti e le pratiche alchemiche. Nell’alchimia essoterica invece l’alchimista prende l’insegnamento alla lettera, infatti vuole trasformare la materia che sta al di fuori di sé. Leggendario è il tentativo e le pratiche utilizzate da alcuni alchimisti nei secoli scorsi, per trasformare il piombo in oro. Altri utilizzarono gli insegnamenti alchemici per creare pozioni guaritrici, combinando essenze ed estratti naturali di piante e minerali. L’alchimista essoterico di fatto è un chimico a tutti gli effetti, che combina essenze e modifica la materia attraverso l’utilizzo e dei quattro elementi terrestri, per amplificare e velocizzare i processi di trasformazione della materia alla quale vengono applicati. Molti sono ancor oggi i termini usati in chimica che derivano dagli antichi alchimisti, come ad esempio alambicco, alcool, elisir ecc. Articolo correlato: Gnosticismo significato e storia, la suddivisione dell’umanità secondo la gnosi L’alchimista e i processi di trasformazione alchemica Le fasi della trasformazione alchemica sono processi che l’alchimista attua su sé stesso per realizzare la “Grande Opera”, ovvero la creazione della Pietra Filosofale. Le fasi alchemiche possono essere diverse e avere nomi o simboli differenti, in base allo “schema filosofico” tradotto e usato dall’alchimista. Questi “schemi filosofici” sono stati modificati negli anni, sia nel numero delle fasi, sia nell’utilizzo dei simboli, è importante dunque sapere che non vi è uno schema più valido di altri, ma che essi provengono da periodi storici e geografici diversi, durante i quali gli alchimisti li hanno mutati in base alle loro esigenze. In questo articolo tratterò le fasi della tradizione alchemica esoterica occidentale, le quali prendono il nome di Nigredo, Albedo e Rubedo. alchimista nigredo albedo rubedoFasi di trasformazione dell’alchimia Nigredo o Opera al Nero, è la fase di distruzione o putrefazione, nella quale l’alchimista distrugge tutti gli elementi viventi disgregati e dannosi nei suoi corpi sottili (mentale e psichico). Nel piano mentale l’iniziato dunque distrugge tutti i suoi io e le sue personalità, nel piano psichico l’alchimista agisce per distruggere tutte le emozioni cristallizzate nella psiche. La distruzione degli io e delle emozioni durante la Nigredo portano il corpo fisico alla cessazione delle tensioni, le quali sono tenute attive nell’individuo proprio dagli io e dalle emozioni disgregate. Questo processo di disgregazione può essere attivato dall’alchimista attraverso l’auto-osservazione, nella quale l’iniziato all’alchimia, comprende come si comportano e formano i vari io, le varie personalità e le sue emozioni degenerate, elementi che si sono cristallizzati in particolar modo durante l’infanzia e l’adolescenza, attraverso il condizionamento familiare e sociale. Questi elementi sono dannosi in quanto tolgono al singolo individuo il libero arbitrio,  lasciandolo in balia di bisogni indotti da mancanze derivate dai comportamenti appresi dai suoi simili, considerati dal suo sistema cognitivo come giusti, perché praticati dalla gran parte della collettività che lo circonda. Osservandoli dunque, prende coscienza del fenomeno attuando una distruzione consapevole di questi elementi, per purificare tale materia sottile (corpo mentale e psichico) in modo consapevole, durante la seconda fase alchemica. Albedo o Opera al Bianco deriva dal termine latino albus che significa bianco, il termine infatti è utilizzato ancor oggi per indicare la proprietà riflettente della luce degli elementi materiali. Mentre nella Nigredo vengono distrutti tutti gli elementi disgregati in un’unica sostanza, nell’Albedo tale materia viene purificata. Nella simbologia alchemica il piombo della Nigredo durante l’Albedo diviene argento, questo ad indicare che le sostanze formanti il corpo mentale e psichico, attraverso la purificazione iniziano a vibrare ad una frequenza più elevata, scaricando di tensione il corpo fisico. Attraverso l’osservazione e la purificazione, l’alchimista comincia a comprendere l’importanza di avere presenza su di sé, provando a trasformare la materia dei molti io e delle varie personalità disgregate, in presenza su sé stesso. Sul piano emotivo l’alchimista non scappa o non reagisce più difronte alle influenze esterne, che attivano le sue ferite emotive, impara vederle e ad osservarle per dissolverle. Inizia quindi un processo di integrità, passaggio obbligatorio per accedere all’ultima fase chiamata Rubedo. Tale processo alchemico viene descritto anche dal cantautore esoterista italiano Battiato, nel brano “Cerco un centro di gravità permanente”, nel quale infatti afferma di cercare questa centralità (presenza su di sé)  in modo “che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente”. Rubedo o Opera al Rosso, è la fase della spiritualizzazione della materia, è il momento in cui lo spirito si esprime per mezzo dell’individuo, rimanendo in contatto con la fonte che permea tutto il creato. In questa fase l’alchimista dopo la purificazione, ha congiunto gli opposti derivati dalla dualità attraverso la visione unica e ha riallineato il maschile con il femminile, ricreando in sé stesso l’androgino. In questa fase, non esiste più la separazione tra sé stesso e l’altro, poiché in contatto e consapevole che la stessa fonte di vita dentro di lui è in tutto il creato. L’alchimista durante il giorno rimane presente a sé stesso, ed è quello stato di presenza, la nuova sostanza ottenuta dalla distruzione e la purificazione di tutti i vari io. La presenza su sé stessi è uno stato di coscienza non meccanico, ma attuato consapevolmente dall’iniziato, il quale oltre a farlo mantenere presente, nel qui e ora, l’energia spesa per il vivere viene riassorbita e non dissolta, concorrendo a comporre il corpo d’oro. Articoli correlati: Illuminazione spirituale significato, la consapevolezza del risveglio spirituale – Caduceo di Mercurio significato del simbolo Scena tratta dal film Revolver, nella quale viene rappresentata la distruzione dei vari io psicologici (ego), attraverso l’osservazione e la purificazione, con l’acquisizione della presenza su sé stessi. La distruzione avviene durante la lotta che Jake Green (protagonista) attua contro i vari io psicologici e il suo alter ego. La presa di coscienza del funzionamento dei vari io psicologici, avviene invece attraverso l’osservazione che il protagonista esegue su di essi all’interno l’ascensore, capendo di non essere il suo alter ego. Quando si accende la luce dell’ascensore e apre degli occhi (gesto simbolico), Jake Green comprende che attraverso la presenza ha il controllo sul proprio alter ego. La presenza su di sé acquisita, successivamente viene rappresentata ancora quando Jake Green mantiene uno stato di calma assoluta, nonostante Macia gli intimi di avere paura di lui, puntandogli contro una pistola. Il film rappresenta fedelmente come la presenza su sé stessi neutralizzi ogni influenza degli stimoli esterni su eventuali reazioni.





Alchimia definizione, simboli alchemici, alchimisti, alchimia spirituale. L’alchimia è una scienza di pochi folli che cercavano di trasformare metallo in oro? No di certo, l’alchimia è una materia complessa, che da origine superato il Medioevo alla chimica, anche se nasceva con scopi differenti. L’alchimia e il suo significato risiedono in un sistema che affonda le sue radici in diversi argomenti tra cui, la chimica, la fisica, l’astrologia, la metallurgia e la medicina. Rientra nelle discipline esoteriche ovviamente ed è stata nel corso dei secoli enfatizzata come materia che unisce tutte queste branchie anche dall’iconografia e dall’arte. Prima che la scienza si affermasse come unica ed imprescindibile realtà basata su fatti oggettivi dimostrabili, l’alchimia la anticipava, basti pensare al fatto che i simboli alchemici erano basati il più delle volte su dei metalli e che l’alchimista era uno studioso talmente impegnato che spesso frequentava solamente altrettanti alchimisti. L’alchimia spirituale aveva anche una stretta correlazione con la natura e con la modificazione della stessa alla cui punta ove ci fosse stata una piramide, l’uomo era il mezzo per modificarla e adattarla alle sue esigenze. L’idea di trasformazione dei metalli è inscritta proprio in questo concetto, ma quello della trasformazione dei metalli è solo uno degli aspetti. Per approfondire vai QUI. L’alchimia di fatto cercava la panacea contro tutti i mali e per trovarla conduceva attraverso la figura dell’alchimista, un indagine approfondita su tutte le materie conosciute e studiabili, la cura contro ogni male e il superamento dell’arco temporale della vita ordinaria per conquistare l’immortalità del corpo erano gli obiettivi finali dell’alchimia. Quindi i due aspetti salienti erano quelli legato alla trasmutazione e quello legato al superamento delle malattie e ai limiti della vita, questo però lo sosteniamo noi perché nella storia l’obiettivo degli alchimisti non è stato mai confermato o smentito dagli stessi e neanche espresso. Per questo è a tutt’oggi considerata – a ragione – la scienza esoterica più oscura e complessa che ci deriva dall’antichità. Si studia infatti la chimica a scuola, la biologia e altre materie scientifiche ma siccome l’alchimia è considerata materia esoterica reperire formule, prove e/o tentativi realizzati nella storia è davvero complesso figurarsi se a scuola si può riuscire a studiare se anche solo reperire delle informazioni generali è complesso. Alchimia, significato del Vitriol Per spiegare il significato di alchimia dobbiamo parlare anche del famoso Vitriol o meglio V.I.T.R.I.O.L acronimo reso noto dai Rosacroce. Cosa significa VITRIOL dunque? Il motto dei Rosacroce espresso in latino era “Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem” , che tradotto ha come significato  «Visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta». La frase poteva proseguire con le parole “Veram Medicinam”  e in questo caso l’acronimo diventava VITRIOLUM, per vera medicina viene intesa la famosa pietra di cui parleremo qui sotto, la pietra della conoscenza.  Il significato del vitriol è molto interessante dal punto di vista filosofico e spirituale, parla della necessità di scavare a fondo nelle viscere della terra che metaforicamente è l’animo umano, per conseguirne una trasmutazione.


Zolfo Sale…i simboli alchemici cosa sono? Sono segni determinanti per comprendere quale mentalità doveva possedere l’alchimista, ovvero colui che si avvicinava alla materia alchemica trovando numerose difficoltà. Gli alchimisti infatti dovevano nascondere ad occhi non espertissimi i loro esperimenti, e in parte anche alla Chiesa Romana, poichè non erano amati nei periodi inquisitori, e quindi svilupparono dei simboli alchemici atti a far comprendere solo a chi se ne intendesse l’esperimento in corso. Vengono definiti tali quei simboli che – sul piano filosofico – rappresentano il sé primitivo e semplificato sia sul livello interiore delle persone sia parlando di metalli. Questi simboli sottolineavano un concetto. Alla nascita e quindi nell’aspetto primitivo un qualcosa che si trasforma – tramite appunto il processo alchemico – diviene incorruttibile e di fatto superiore rispetto a tutto il resto. Si comprende che il piano simbolico è quindi strettamente legato al processo stesso e questa è certamente una materia affascinante e ricca di mistero come abbiamo poc’anzi sottolineato. Entrando specificatamente in uno dei simboli per fare un esempio di tale teoria che costituisce il centro dell’alchimia prendiamo l‘antimonio, la sua raffigurazione è un cerchio al centro di un tridente i cui due lati tendono verso l’esterno, questo rappresenta l’istinto animale che esiste nell’essere umano in quanto specie animale anch’esso e simboleggia l’assenza di un controllo che spesso induce malattie e malesseri nell’individuo. Si comprende che questo mondo è piano di significati nascosti ed estremamente affascinanti da studiare, probabilmente fu anche una materia che tentò – parlando in estrema sintesi – di coniugare l’aspetto materialistico della vita con quello filologico e spirituale, un obiettivo davvero immenso e tutt’ora irrisolto. Quali e quanti sono i simboli alchemici? Nomineremo solo alcuni dei principali simboli alchemici. Antimonio simbolo alchemico: Un metalloide, l’antimonio, assomiglia al metallo nel suo aspetto e le proprietà fisiche, ma non reagisce chimicamente come un metallo. Questo simbolo alchemico corrisponde alla tendenza animali che si trovano negli uomini, la natura istintiva quindi. Arsenico simbolo alchemico: L’arsenico è un elemento chimico, si trova in tre gradazioni : giallo, nero e grigio. L’arsenico viene utilizzato chiaramente come veleno, ma anche a livello esoterico per produrre la trance mistica se abbinato ad altri elementi. Abbiamo poi i seguenti simboli alchemici esoterici : ferro, zinco, rame, oro, piombo, magnesio, fosforo, platino, argento, zolfo. Vale la pena approfondire come simbolo alchemico lo Zolfo poichè è un simbolo importante per gli alchimisti. Lo zolfo si trova infatti a rappresentare il Sole, e per gli alchimisti si doveva legare bene con il Mercurio, da qui infatti le nozze alchemiche di Sole e Luna, che avrebbero attraverso la mescolanza Zolfo e Mercurio creare un elemento che andasse a ricostruire la materia corrotta. Questo è l’oro degli alchemici, per intenderci. Con Paracelso gli elementi fondamentali diventano tre poichè aggiunge il sale tra i simboli alchemici, che andava a completare la riunificazione. Alchimia e pietra filosofale Il concetto di pietra filosofale sarà noto a molti come la sorgente dell’eterna giovinezza o ancora la formula per trasformare il piombo in oro, ma non è prettamente questo, come molto spesso accade dietro a concetti semplici e materiali esistono concetti spirituali estremamente profondi.  Partiamo dal domandarci che cos’è la pietra filosofale? Gli alchimisti con l’  athanor, il loro forno, e tutti  altri strumenti caratteristici andavano cercando (con una certa sicurezza teorica) la nascita di un nuovo elemento attraverso la fusione di elementi conosciuti in natura. L’alchimista è un ricercatore, principalmente, e il metodo empirico e scientifico è adattato a ricerche che oggi possiamo ritenere anche non troppo “strane” ed eretiche, ma all’epoca lo erano di certo. Moltissime sostanze esistono proprio da mescolanze di altri elementi, nulla di particolare oggi, ma nell’epoca medioevale chiaramente l’alchimia prendeva una piega magica e misteriosa. La pietra filosofale dovrebbe essere una di queste scoperte, una nuova sostanza nata dalla mescolanza degli elementi, anche se ad oggi nessuno può dire con certezza cosa sia.  Questa pietra filosofale doveva avere doti incommensurabili, donare ricchezza trasformando il metallo in oro, donare l’immortalità (in tempi in cui si moriva di raffreddore) ma ancor di più, segreto dei segreti, donare la CONOSCENZA totale e incontrastata di qualsiasi materia. Il sapere e la conoscenza non hanno influenzato le masse circa la leggenda della famosa pietra filosofale, ma i cultori, gli alchimisti, gli appassionati del genere, avevano in mente il simbolo della ricchezza  (monetaria, con l’oro, e fisica con l’assenza della malattia) proprio il sapere. La Pietra Filosofale è il sapere, quel sapere che arriva dopo la ricerca. Di questa pietra si narrano numerose leggende, Ficino sosteneva ad esempio che la pietra fosse formata da mercurio filosofico e da oro, altri sostenevano che era solo un simbolo spirituale, come crediamo oggi. Alcuni dicono che l’origine della pietra filosofale sia da attribuire a Jabir Ibn Hayyan, personaggio illustre per l’alchimia, nato in Persia e adoperatosi nello studio di moltissimi elementi, classificandone decine che tutt’oggi conosciamo. Jabir considerava il mercurio e lo zolfo come metalli primari per ottenere l’oro, ed il legante era proprio l’elisir, ovvero la pietra filosofale. Personaggi famosi dell’Alchimia. In tanti compaiono nelle leggende, pensate che è stata attribuita anche a Casanova, a Federico Gualdi, e infine a Cagliostro che disse di possederla. La letteratura alchemica è numerosa, di alchimisti famosi i cui studi arrivano sino ai giorni nostri ce ne sono moltissimi, come ad esempio Pico della Mirandola, Raimondo di Sangro ( la cui opera dei corpi ricostruiti dal sistema arterioso è ancora visibile nella cappella sita a Napoli di cui consigliamo la visita), persino Giacomo Casanova e Cagliostro, solo per citarne alcuni. Ciascuna delle loro esperienze di vita paiono esperienze di piena ricerca, a volte oltre l’inimmaginabile, non v’è dubbio che si discuta circa personaggi illuminati dalla conoscenza. Altra cosa è L’Alchimista, romanzo meraviglioso del grande Paolo Coehlo, che ha molto poco della vera e reale Alchimia sebbene il liet motive del romanzo sia un percorso, un viaggio tra sogno e realtà ricco di allegorie. L’alchimia e l’amore Quante volte capita di sentir dire di una coppia “tra loro c’è alchimia” quasi se alchimia fosse un sinonimo di magia. L’alchimia è una commistione perfetta, e l’amore lo è parimenti, senza alchimia la coppia si sgretola poichè manca l’elisir collante. E’ un modo di dire ma contiene una serie di riflessioni che si potrebbero fare. Quando alchimia diventa un sinonimo di chimica, ecco che l’amore diventa la chimica delle emozioni, nulla di meglio per definirlo in tutta la sua complessità. Tra due persone se c’è chimica, c’è un’attrazione naturale, quasi istintiva, e la sublimazione dell’amore per come è inteso è proprio il percorso alchemico di ricerca e conoscenza di se, attraverso l’altro. L’amore e l’alchimia… che misteri..



Breve storia delle radici concettuali dell'ALCHIMIA di Paolo Manzelli (LRE@chim1.unifi.it) L’Alchimia è stata una cultura di antichissima formazione. Già si conoscono tracce del pensiero alchemico fin dalla età del ferro ed in particolare dalla an-tica cultura della Cina. L’Alchimia Cinese si fondò sulla base della alternanza di due principi complementari detti YANG-YIN - che generavano una unione di opposti YANG (Cielo - Sole - Maschio) (YIN -Terra- Luna -Femmina), ca-paci di realizzare tra di loro inversione di proprietà attive e passive general-mente simbolizzata da un cerchio in cui una doppia spirale a rotazione inver-sa genera un polo nero in un semi-campo bianco e viceversa un polo bianco nell’altro semi-campo nero. ________________________________________ Sommario: • ALCHIMIA ERMETICA o METALLURGICA • ALCHIMIA SPECULATIVA • ALCHIMIA FARMACOLOGICA E L'ISLAM • ALCHIMIA MISTICA • ALCHIMIA EUROPEA ________________________________________ ALCHIMIA ERMETICA o METALLURGICA Nella cultura Mediterranea venne considerato fondatore dell’Alchimia Ermete Trimegisto (nome che significa il Re tre volte Grande) una figura probabil-mente immaginaria a cui furono attribuite numerose scritture; all’epoca dell’antico Egitto, Ermete fu spesso identificato con una divinità che possiede la conoscenza di tutte le arti e le scienze sacre e segrete della mummifica-zione dei corpi. La parola Alchimia è pure incerta si ritiene infatti che la etimologia venga da Al ( = il in arabo), e Kimia (la terra del "Kamel" = il cammello, cioè l'odierno Egitto; oppure il suolo del "Kem-it", che significa "nero", e che quindi si riferi-sce all'aspetto scuro della terra fertile dell'Egitto, altri ritengono invece che Alchimia possa derivare dal vocabolo greco "chyma" (che significa : sciogli-mento -fusione). Già gli alchimisti egiziani avevano notato che la terra nera nel Nilo doveva la sua fertilità all' "humus ", residuo della macerazione di foglie alberi ed animali morti. Avevano anche capito che le piante venivano mangiate dagli animali erbivori e che i carnivori mangiavano gli erbivori e cioè che l'uomo apparte-neva a questa catena alimentare biologica, dove ogni essere vivente, quan-do si decomponeva ritornava in ciclo. Pertanto al fine di evitare la "reicarnazione" dei resti umani in seguito a "tra-smutazioni periodiche" dell'humus, essi svilupparono la Alchimia per mummi-ficare i corpi dei morti, in modo che il corpo mummificato alchemicamente rimanesse inalterato dopo la morte; gli egizi chiusero infatti le mummie in tombe serrate " ermeticamente " (vocabolo quest'ultimo che deriva da "Er-mes"). Per dimostrare tendenza alla purezza solare dei loro re, gli egiziani fecero costruire le piramidi sopra le tombe dove i re vennero sepolti. Il quadrato, ottenuto combinando i quattro triangoli equilateri che simboleg-giano i quattro elementi, rappresentava la base della piramide mentre i lati che correlano la base al vertice in direzione del sole, rappresentarono la "ret-tificazione", cioè il simbolo della purificazione espressa come tendenza alla elevazione della terra. Più il re era potente e di valore, più elevata doveva essere la sua piramide. I miti ed i simboli della alchimia sono stati sempre correlati principalmente al-la purificazione dei metalli seguendo il principio detto del "Solve e Coagula" (dissolvi e solidifica), utile anche per la produzione di coloranti di profumi e di medicamenti; artigianali già sviluppate all’epoca delle antiche popolazioni Assiro-Babilonesi. Il simbolismo di ogni trasformazione alchemica fu concepito nell’ambito della idea che l’uomo, che è parte della natura, proponendosi il ruolo di ordinatore del tempo dello sviluppo naturale, potesse aiutare, la natura ad accelerare i tempi di evoluzione prestabiliti dagli influenze celesti. L’ "opus Alchemico" sintetizzato nella frase "pensa agendo ed agisci pensando", fu infatti consi-derato come "la levatrice delle trasformazioni vitali della natura" proprio in quanto gli alchimisti ermetici ritennero che qualora venisse scoperto il segre-to, detto della "Pietra Filosofale" o principio di purificazione di tutte le qualità, ciò avrebbe permesso di "trasmutare" tutti i metalli in oro puro a partire dallo stato di materia imperfetta. Infatti le sostanze che compongono l’universo vennero considerate, poten-zialmente "oro", ma temporalmente esistenti in varie fasi della loro purifica-zione che, naturalmente senza l’intervento dell’Opus Alchemica, si sarebbe realizzata in tempi indefiniti. La Pietra Filosofale è stata quindi considerata il mistero da scoprire, che di fatto è quello della intelligenza della natura, da assecondare per accelerare i ritmi temporali della trasmutazione verso la perfezione. Si disse pertanto negli scritti Alchemici "nessun uomo all’interno di una barca può ostinarsi a svuotare il mare", volendo indicare come l’uomo armato di so-la ragione è impotente di fronte al mistero occulto della purificazione alche-mica, proprio in quanto il pensiero razionale non è in grado di cogliere l’essenza intelligente della propria natura ovvero della "Pietra Filosofale". L’intuizione Alchemica di base risiede in una prospettiva cosmologica globale che correla i metalli al cielo ed ai pianeti; pertanto ogni trasformazione, al di là delle apparenze, non è di natura caotica e casuale in quanto è favorita da-gli influssi intelligenti ("energheja") del cielo sulla terra. Pertanto nella tradizione della Alchimia Metallifera piombo, ferro, stagno, ra-me, mercurio, sono soggetti alla corruzione, mentre due, (argento, oro) sono incorruttibili, cioè rispettivamente meno e non soggetti al decadimento fisico prodotto dal tempo. La maggiore o minore perfezione gli alchimisti ritennero che dipendesse dallo stato di maturità qualitativamente raggiunto. Solo l'oro sarebbe il risultato ul-timo di una scala di perfezione che tutti i metalli potevano raggiungere in se-guito a "trasmutazioni". Si pensò inizialmente che le "trasmutazioni" sarebbe-ro state il risultato di un gran numero di trasformazioni progressive frutto del miglioramento cognitivo dell’ Opus Alchemica nonché dall’influsso benevolo degli astri nel cielo. Nel "Libro dei sette capitoli", attribuito ad Ermete le fasi di ciascuna trasfor-mazione sono descritte come fasi di transizione che vennero associate alle influenze del sole, della luna e dei cinque pianeti visibili ad occhio nudo. La fase iniziale di ogni trasformazione venne considerata protetta da Mercu-rio (Argento vivo) che fu considerato il solvente per eccellenza. Infatti si sapeva che il mercurio scioglie anche l’oro e l’argento formando con tali metalli delle amalgame liquide. Si ricorda che gli antichi artigiani alchimi-sti purificavano l’oro e l’argento sciogliendoli con mercurio dalla terra impura e poi con il fuoco allontanavano il mercurio estraendo oro ed argento puri, da impurità ed anche dalle leghe con altri metalli. Proprio sulla base di tali procedimenti sperimentali già da vari secoli a.C. si conosceva che il Mercurio (principio passivo Femminile perché senza forma) scioglie lo zolfo giallo (considerato come principio maschile o fuoco solido), dando origine al cinabro (di colore rosso - detto sangue matriciale; Mercuro e Solfo si imparentavano nel così detto matrimonio Alchemico) Alla fase iniziale di ogni trasformazione che serviva a dissolvere la sostanza allo stato embrionale in "materia prima", succedevano tre fasi dette di "espansione"; la prima, protetta da Saturno, (pianeta correlato al Piombo), che veniva detta fase di "NIGREDO", cioè dello scioglimento o della macerazione apparente-mente caotica; protegge la seconda fase (detta di "RUBEDO" per la tempe-ratura del "calor rosso" raggiunta dai metalli riscaldati dal fuoco nel forno Al-chemico), il pianeta Giove (associato allo Stagno); la terza fase detta "ALBEDO" corrisponde al massimo del calore e della lu-centezza del metallo ed aveva la protezione della Luna (associata all’Argento). Poi succedevano altre tre fasi di "contrazione e raffreddamento", che furono considerate rispettivamente sotto la protezione di Venere (Rame), di Marte (Ferro) e infine del Sole (Oro e/o solfo). Da questa teoria delle trasformazioni osservata sperimentalmente gli Alchi-misti conclusero che la maggiore o minore perfezione della materia dipende-va dallo stato di maturità da essa raggiunto. La alchimia fu pertanto considerata l'arte di distruggere i composti che la na-tura ha formato in modo imperfetto al fine di migliorare la loro natura purifi-candoli modificandone le proprietà temporanee al fine ultimo di raggiungere la perfezione assoluta. È importante considerare alcuni elementi della saggezza Alchemica, che hanno condotto questo particolare atteggiamento mentale a sopravvivere, con più o meno elevata fortuna, in tutte le epoche nell’immaginario collettivo umano, traversando civiltà così profondamente diverse dell’oriente e dell’occidente. Hanno contribuito a tale longevità del pensiero Alchemico : a) la dimensione bipolare, complementare, interattiva, di ogni concetto, fon-data sul modello primitivo della coppia "YIN-YANG"; in tal modo l’Alchimia distinse come complementari i concetti interpretativi del divenire, non sepa-rando mai le relazioni tra qualità e quantità, tra forma e sostanza o tra spirito e materia. b) La fiducia della creatività dell’uomo nel forzare i segreti della natura al fine di far precipitare i ritmi temporali per il raggiungimento della perfezione "a-temporale". c) Il contesto evolutivo cosmologico e globale che si attua in un tempo irre-versibile, in cui tutto cambia eccetto il mutamento, in modo guidato da una natura complessivamente intelligente di cui l’uomo è integralmente partecipe. d) L’idea cosciente della necessità di conoscere sia esteriormente che inte-riormente all’uomo per penetrare nella scoperta progressiva del mistero della natura, così da realizzare l’evoluzione delle conoscenze umane, in seguito al miglioramento delle due componenti dell’ EGO interiore dell’uomo, la cui in-telligenza è correlata a due fattori; 1°) "l’ intuito" che è simbolizzato dal sole e dalla rarità e purezza dell’oro; 2°) "la ragione", quest’ultima ha come simboli alchemici Saturno ed il Piom-bo. Pertanto gli alchimisti non fidandosi della ragione fondata sulle conoscenze già acquisite, ritennero che i simboli fossero fortemente espressivi in quanto trascendono la parola e stimolano l’intuito, pertanto apprezzarono il ricorso a processi intuitivi come la "Cabala", proprio in quanto essi considerarono più importante la attività sperimentale, che quella cognitiva; giudicarono infatti come ,"Brucia Carboni" i saputelli capaci di sfoggiare cognizioni, che all’atto pratico non promuovevano nulla di nuovo, sperimentalmente utile. Per le peculiari caratteristiche sia di intuito e fantasia che di praticità, tra gli Alchimisti si annoverarono anche molte donne, tra esse famose nell’antichità furono ad esempio, Cleopatra e Maria l’Ebrea (quest’ultima è rimasta rinoma-ta per aver ottenuto vari nuovi prodotti regolando la temperatura di reazione in un bagno di acqua, infatti ancora oggi tale metodo di riscaldamento è detto "a bagno Maria"). E da notare infine che gli Alchimisti considerarono i bambini più puri nelle lo-ro capacità intuitive dei grandi, proprio a causa delle lacune cognitive, evi-denti nelle conoscenze umane qualora vengono commisurate con il fine di raggiungere la perfezione. ________________________________________ ALCHIMIA SPECULATIVA Durante il periodo dello sviluppo del pensiero scientifico al’ epoca della Ma-gna Grecia, la alchimia perse quel carattere di attività esoterica correlata strettamente a le concezioni astrologiche e pur mantenendo i principi della antica alchimia ermetica quali, la correlazione tradizionale tra astri ed ele-menti ed il principio comune alla alchimia di ogni epoca della ricerca della perfezione e della purezza della materia contemporaneamente a quella del pensiero. In quest'epoca l'alchimia sviluppò la sua dimensione speculativa interagendo con la cultura scientifica e filosofica della Magna Grecia e pertanto l’alchimia accettò la concezione dei Quattro elementi (Fuoco-Acqua-Aria e Terra), co-me fondamento della composizione di tutti i corpi, ma gli alchimisti correlaro-no le proprietà di "Estensione e Contrazione" dell’aria e della Terra ai principi attivi del Fuoco e dell’Acqua. Si ritenne pertanto che i quattro elementi non esistessero puri, in quanto tutte le sostanze venivano ad essere combinazio-ni di tali proprietà elementari che ancora che tendevano a svilupparsi verso la purezza dell’oro; genuinità che nel campo del pensiero cognitivo fu ogget-tivamente associata all’idea della scoperta della "Pietra Filosofale". Quest’ultima è stata interpretata come la chiave della comprensione della via della purezza, che può essere raggiunta tramite salti di livello intuitivo detti "visio" (cioè di immaginazione o di rivelazione divina). Il simbolismo attribuito ai "Quattro Elementi" fu il seguente: FUOCO- Triangolo rivolto verso l'alto per indicare la proprietà di salire verso il cielo ACQUA- Triangolo rivolto verso il basso per indicare la proprietà di discende-re verso la terra tagliato da un segmento, per indicare la capacità spontanea di estensione ARIA- Triangolo rivolto verso l'alto tagliato da un segmento, per indicare la capacità spontanea di estensione TERRA- Triangolo rivolto verso il basso per indicare la capacità di cadere verso il basso. Ai quattro elementi furono accoppiate le rispettive qualità, sensazioni e colo-ri: Fuoco- caldo - luce- rosso, Acqua -umido -liquido -blu, Aria- secco - gas - bianco, Terra - freddo - solido - nero. I due elementi fluidi , aria ed acqua, vennero considerati i principali enti di trasferimento rispettivamente del calore (fluido oscuro) e della luce (fluido luminoso), e vennero correlati all'influsso (Energheja) del firmamento, che tramite il trasferimento del suo potere di informazione ( = capacità di dare forma alle cose), muove i venti ed il ma-re, determinando il movimento e che generando i fulmini feconda la terra. ________________________________________ L’ALCHIMIA FARMACOLOGICA E L'ISLAM Nel mondo arabo l’alchimia si sviluppò ponendo in chiara evidenza come l’intervento di perfezionamento dell’uomo portava ad una maggiore perfezio-ne dei prodotti artificiali alchemici rispetto a quelli naturali. Si deve agli alchimisti Arabi un grande sviluppo delle tecniche di distillazione con gli "alambicchi" che utilizzarono perseguendo l’idea di tentare di estrarre lo "spirito" (il respiro vitale emesso dal Sole che dà vita alle cose), che si ri-teneva esercitasse la funzione di legame per tenere assieme gli elementi ter-reni e i frutti della terra. L'alcool distillato dal vino e dalla frutta fu ad esempio ritenuto un elixir magi-co, in quanto medicamento capace di curare dalle infezioni delle ferite ed an-che vari altri mali. Grande sviluppo ebbe la Alchimia araba al tramonto dell'impero romano. L'Islam dette un grande incremento alla civiltà mediterranea e riuscì a inte-grare sotto un nuovo profilo concettuale la scienza classica di origine greca con la cultura orientale (dell'India e della Cina). In particolare ciò avvenne quando l'impero islamico realizzò il suo immenso dominio esteso dall'India alla Persia al nord-Africa, e poi alla Sicilia e alla Spagna. In quell'epoca fu al massimo fulgore la capitale dell'Islam, che si spostò da Damasco (661-750 d.C) a Bagdad , dove con grande tolleranza culturale il Califfo Harum al-Rashid ( 786 - 809 a.C. detto l'Illuminato, famoso per i rife-rimenti al suo tempo nel libro "Le Mille ed una Notte", iniziò a far convergere le culture dei popoli conquistati per dar sviluppo alla "Casa della Sapienza" con una grandiosa biblioteca e grande mecenatismo per i saggi di ogni pro-venienza culturale e religiosa. In questo ambito l'alchimia Islamica fiorì sviluppando la così detta "via umi-da" ( detta così a differenza delle "via secca" che utilizza il fuoco per fondere sostanze omogenee e separarle da quelle eterogenee). Le nuove tecniche alchemiche condussero a scoprire molti acidi ed alcali e nuovi sali nonché liquori medicamentosi utili a rendere più perfette le attività dell’essere umano. La finalità della "via umida" fu quella di ricercare l’ Elixir di lunga vita, ovvero "Oro-Liquido" oppure la "Medicina Vera ed Universale", come estremo obbiettivo del perfezionamento della vita terrena. Diversamente dal mondo Arabo la Alchimia venne invece considerata "arte segreta" nella sponda cristiana del mediterraneo, dove gli alchimisti furono normalmente considerati gente di malaffare, stregoni dediti ad arti magiche ed occulte più che studiosi di scienza. Contemporaneamente a Bagdad l'alchimia, libera da condanne e pregiudizi religiosi, iniziò a prendere sviluppo come scienza e tecnica separando la propria cultura dalla magia. Il più famoso alchimista arabo fu Giabin ibn Hayyan, che visse durante la se-conda metà del VII sec. d.C. e perfezionò il processo di distillazione co-struendo nuovi tipi di alambicchi con cui ottenne moltissimi altri "elixir" e "tin-ture" a base di alcool ed anche l'acqua distillata quale solvente esente da impurezze. La preparazione dell'alcool ( la cui etimologia deriva da "al -ghul", che signifi-ca spirito del demonio), fu permessa per uso medicinale nonostante che l'as-sunzione di bevande alcoliche fosse proibita e punita con fermezza dal Co-rano. L'Alchimia Araba sviluppò processi tecnici artigianali di grande rilevan-za, tra essi la produzione della carta secondo metodi importati dalla alchimia cinese. Già dal 793 d.C. fu realizzata a Bagdad la prima cartiera nella quale si ottenne una produzione semi-industriale della carta da una pasta di fibre di canapa e di gelso, mescolate ad allume e colla, che veniva levigata e ridotta a foglio e fatta seccare al sole. La produzione della carta si diffuse rapidamente nel mondo islamico portan-do un forte contributo alla stessa diffusione della cultura. ________________________________________ L’ALCHIMIA MISTICA Alcuni alchimisti medievali in campo cristiano pensarono che la possibile "tramutazione" dei metalli vili in oro era essenzialmente funzione della sco-perta della Pietra Filosofale e cioè delle capacità creative dell’ingegno uma-no. Pertanto essi intesero l’Alchimia come l'agente di perfezione parallelo alle indicazioni di purezza spirituale proposte da Cristo. L'Uomo fu quindi consi-derato per analogia il "Forno filosofico" in cui si compie l'elaborazione del pensiero capace di scoprire le capacità di trasmutazione che conducono alla purezza. Secondo gli "alchimisti mistici" il Cristianesimo fondato sulla Chiesa si pro-pone di salvare l’uomo, ma non la natura a cui l’uomo appartiene, mentre per essi il Cristo è il salvatore dell’universo nella sua totalità e non solo dell’anima umana. Pertanto rifacendosi, secondo la secolare tradizione al-chemica alla inseparabilità delle concezioni apparentemente in contrapposi-zione quali "spirito e materia", sostennero il principio della "coincidenza op-positorum", che diceva che ogni manifestazione del pensiero ha due compo-nenti: una manifesta ed una occulta di indole spirituale,che non sono mai se-parabili. Tale coicidenza tra azione spitituale e materiale fu simbolicamente rappresentata dall' "uroboro" (il serpente che si morde la coda). In considera-zione di ciò venne detto che: "Se tu vuoi realizzare la nostra Pietra, sii senza peccato, realizza una vita dedita alla perfezione del mistero dello spirito." Da questa impostazione gli Alchimisti Mistici, vollero stabilire tutta una serie di equivalenze che avevano per scopo la ricerca l'ottenimento della purezza, parallelamente a quella della salvezza e purificazione spirituale proposta da Cristo al fine di coinvolgere secondo la tradizione alchemica, riletta in senso cristiano, l'intera realtà materiale e spirituale del mondo e degli esseri umani. La leggenda della Santo Graal (Calice che aveva contenuto il sangue di Cri-sto in Croce ), fu interpretata come la ricerca della "parola perduta" cioè di una verità rivelata da ricercare dalla quale trarre la saggezza necessaria per attuare la scoperta della Pietra Filosofale. Inoltre, per ridurre i quattro elementi a una trinità di funzioni, gli alchimisti mi-stici ritennero che: Acqua + Aria = Creavano il Principio del Mercurio Aria + Fuoco = Creavano il Principio dello Zolfo Fuoco + Terra = Creavano il Principio il Principio del Sale Ed i tre principi furono associati come elementi terreni opposti ma coincidenti con il Padre il Figlio ed lo Spirito Santo. Per questa loro importazione tendente ad correlare l’Alchimia di origine pa-gana agli insegnamenti religiosi del cristianesimo, gli alchimisti medioevali mistici, furono perseguitati dalla Chiesa di Roma, principalmente in quanto tentarono in modo ritenuto blasfemo di unire con analogie e metafore, la Tri-nità dell’Unità divina a Trinità ed Unità terrene, là dove vennero a volte equi-parati, Spirito, Anima e Corpo, a Zolfo (ovvero: Fuoco solido) , Mercurio (ov-vero :Acqua permanente) e Sale (ovvero capacità di unione del Padreterno). Al di là di questa impostazione stravagante, gli alchimisti medioevali importa-rono nell’Europa Cristiana lo sviluppo della cultura Alchemica progredita nella civiltà Araba di quel periodo e ciò fu comunque importante per lo sviluppo culturale successivo all’epoca medievale. ________________________________________ L' ALCHIMIA EUROPEA: crepuscolo del medioevo e fucina del rinascimento L'alchimia metallica (via secca) e quella degli Elixir o Quintessenze (via umi-da) fu riscoperta nell’occidente europeo nel tardo medioevo, in gran parte dalle traduzioni della Alchimia dell’era della Magna Grecia e dalle tradizioni scientifiche arabe introdotte in Sicilia ed in Spagna. Ancora per motivi religiosi dovuti alla difficoltà di integrazione con le conce-zioni sviluppate nell'Islam, gli studi alchemici furono proibiti dalla chiesa cri-stiana e gli alchimisti perseguitati e condannati dalla sacra inquisizione. Solo nel periodo del tardo medioevo in europa, in alcuni casi rimasti famosi, gli studi alchemici furono approfonditi da personaggi potenti sia tra la nobiltà che nella sfera ecclesiastica, tra essi Alberto Magno (1193-1280), Ruggero Bacone (1214-1294), e lo stesso Tommaso D'Aquino (1226-1274). Cecco d’Ascoli autore del libro alchemico "L’Acerba", non essendo un potente, fu messo al rogo a Firenze il 17 Luglio del 1327. Raimondo Lullo ( Ramon Llull di Palma de Majorca 1232-1315) discendente di un antico casato aristocrati-co e pertanto vicino alle leve del potere, fu uno tra i più famosi alchimisti eu-ropei; egli tentò una interessante giustificazione della Alchimia in relazione al concetto di "libero arbitrio" dell'uomo, così da farla accettare nell’ambito della teologia della chiesa cristiana. Nel "Liber de segretis naturae seu de quinta essentia" il ragionamento di Lullo in favore dell'Alchimia fu all'incirca il se-guente: "Dio non può fare quello che vuole, ... perchè Egli può esercitare solo il be-ne" L'uomo invece può incorrere nel male perché ha a disposizione solo il ca-lore del fuoco, per portare a purezza le cose terrene, ma con l'aiuto dei prin-cipi essenziali e con la fede potrà in futuro concepire e realizzare delle "tra-smutazioni" naturali come già è in grado di compire utili trasformazioni artifi-ciali degli elementi naturali. Perciò la Alchimia, che è la vera arte nel promuovere il sapere, non può es-sere condannata dalla Chiesa, in quanto la scelta tra il bene ed il male ap-partiene al libero arbitrio dell'uomo; quest’ultimo è frutto della sua ignoranza, ma l’ignoranza umana stessa è stata voluta dalla giustizia di Dio e quindi è un bene dal punto di vista del Dio Padre Onnipotente. Quindi l’uomo può sbagliare provando e riprovando nella ricerca della Purez-za, mentre Dio non può aver fatto assolutamente alcun errore né alcuna in-giustizia. Sulla base di tale ragionamento e convinzione Raimoldo Lullo è rimasto famoso sia per la revisione di molti errori che egli attribuì ad errate convinzioni alchimiche di alcuni suoi contemporanei e pre-decessori, sia per la sua tenacia nel difendere e divulgare gli studi alchemici. In seguito , pur lentamente gli studi alchemici sulla "trasmutazione" degli elementi, ottennero anche per il lavoro di difesa e di chiarezza impostato per primo da Raimondo Lullo, una profonda trasformazione concettuale che permise di realizzare in occidente lo sviluppo dell'alchimia in scienza chimi-ca. Firenze fu uno dei centri di sviluppo della Alchimia Rinascimentale proprio in quanto Cosimo I° dei Medici (1517-1574) fece tradurre e diffuse prima in lati-no e poi in volgare il "Corpus Alchemico" di Ermete Trimegisto. Cosimo dei Medici volle così importare a Firenze una nuova cultura in modo da rendere libera la Toscana dalle influenze del potere temporale dei Papi e quindi fu mecenate del rifiorire di una nuova cultura rinascimentale che ebbe origine da un processo di integrazione della antichissima cultura alchemica con la emergente capacità produttiva artigianale fiorentina nella fusione dei metalli, nella preparazione e la fissazione dei coloranti per le stoffe e gli arazzi e nel-la preparazione dei medicamenti in farmacia da parte della potente corpora-zione fiorentina degli "speziali". L'alchimia fu vista dal casato dei Medici co-me una cultura globale e quindi più adatta a salvare il mondo perfezionando-ne la sua natura, ivi compresa quella umana, con una finalità non limitata alla salvezza dell'uomo, come richiedeva la tradizionale impostazione culturale dell’alchimia di indole mistica; in tal senso la riscoperta della alchimia ermeti-ca fu considerata a Firenze una utile componente di un processo di rinnova-mento culturale capace di superare il medioevo. Il risultato più evidente di un tale processo di integrazione culturale, tra al-chimia ermetica e "arti e mestieri" del rinascimento, fu infatti quello di iniziare a mettere in dubbio l'utilità delle concezioni aristoteliche, che avevano rap-presentato la cultura scientifica dominante nel medioevo, la quale si era per-fettamente integrata nella tradizione cristiana ufficialmente accettata dalla Chiesa di Roma. Con il Rinascimento Fiorentino inizia una riflessione quanto mai prammatica sul concetto di "trasmutazione in oro", che con ogni evidenza fino ad allora era risultato impossibile da sperimentare. Anziché ritenere colpevoli le cono-scenze raggiunte, intelligenze del calibro di Leonardo Da Vinci (1452-1519), iniziarono a ritenere impossibile, il fatto che, le deboli forze messe in giuoco dal fuoco, quale agente di trasformazione, potessero condurre al raggiungi-mento di un puro stato di "nigredo", capace di disciogliere qualsiasi sostanza e raggiungere lo stadio di "materia prima", in quanto solo tale stato di perfe-zionamento della fase iniziale delle trasformazioni, avrebbe permesso di ri-combinare la materia e raggiungere effettivamente la "trasmutazione" quali-tativa degli elementi in oro. Piuttosto che approfondire tali critiche, che in seguito condussero a nuove forme di pensiero ed al recupero della teoria Atomistica ad iniziare dal libro di Robert Boyle (edito nel 1661), nella Firenze Medicea fu vincente la prassi delle Arti e Mestieri che, con Vannoccio Biringuccio - ( scrittore del Libro "De La Pirotechnia" -Siena 1540), Benvenuto Cellini e molti altri, favorirono in To-scana la crescita il Rinascimento Italiano creando una scuola di artigiani ed artisti famosi nel saper adoperare l’arte del fuoco per fabbricare vetri, fondere metalli, produrre nuovi coloranti, sperimentare nuovi medicamenti .. svilup-pando gli insegnamenti della antica Alchimia.


 L’alchimia è una disciplina, tra la scienza empirica e l’arte, volta a trasmutare i metalli in oro, alla ricerca della pietra filosofale e dell’elisir di lunga vita. Volendo penetrare i segreti della natura e replicarne i processi, aprì la via alle prime conquiste della chimica. Ma il suo potente significato ideale è stato infine riscoperto da Carl Gustav Jung. Le radici storiche, l’alchimia e la pietra filosofale Nata da radici egizie, greche e gnostiche intrecciate con antiche pratiche arabe, l’alchimia fonde a partire dal VIII secolo, sulla base dei testi di Ermete Trismegisto e di Geber (Giābir ibn Hayyān), i primordi della scienza sperimentale con elementi di misticismo e un nuovo alfabeto simbolico. La più alta aspirazione dell’alchimia era ricavare dalla materia primigenia, attraverso vari stadi di purificazione, la pietra filosofale, sostanza purissima che al semplice contatto potesse far ottenere oro e argento — metalli del sole e della luna — dai metalli comuni, guarire il corpo umano, distillare un farmaco universale, giungere alla quintessenza della natura. Archimagia, chimica ermetica, crisopea e medicina spagirica sono sue derivazioni. Le sue radici affondano negli antichi riti orfici greci, nella magia egizia, nella mistica gnostica e nella letteratura ermetica. Fu coltivata da insigni studiosi come Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, Cornelius Agrippa, Paracelso. Facendo largo uso di un immaginario derivato da attività di laboratorio, con gli alchimisti che per secoli cercarono davvero di sintetizzare metalli preziosi incappando anche in autentiche scoperte scientifiche, è in fondo una dottrina di purificazione dell’anima, pagana e del tutto estranea alla Chiesa. Infatti, alla conclusione del suo arco millenario, s’incanalò in alcuni suoi rivoli anche verso il rosacrocianesimo e la massoneria, visti come fumo negli occhi dalle gerarchie ecclesiastiche. L’alchimia visse il suo periodo d’oro a partire dal 1400 fino alla fine del ‘700: l’Umanesimo e il Rinascimento, il neoplatonismo, l’entusiasmo montante per una nuova idea di ‘natura’, la riscoperta degli antichi testi, l’invenzione della stampa, tutto concorse a far divampare l’interesse per questa ‘ricerca della terra magica’ . Centinaia di adepti nelle città in tutta Europa  divorarono vecchi libri esoterici e nuovi trattati dei filosofi naturalisti e, in mezzo ad alambicchi, fornaci e pozioni, con antiche pergamene, formule e riti, fra albedo e nigredo, elisir e pietre filosofali si misero alla ricerca del segreto dei segreti, il segreto della natura, della nascita della materia e dell’anima che la rende viva. Prima di Carl Gustav Jung si tendeva a considerare l’alchimia solo dal punto di vista della magia o della storia della scienza e la si concepì come una pratica antesignana della moderna chimica, dato che in effetti qualche reazione notevole fu trovata dagli alchimisti, gli acidi minerali, alcuni sali, l’acqua regia, gli alcoli. Ma oggi il suo significato ideale, una mappa allegorica per la trasmutazione della coscienza, ha trovato la dovuta attenzione. L’alchimia si sforza in primo luogo di ampliare il regno spirituale della luce attraverso un meticoloso trattamento del mondo della materia, reputato terreno, pesante e — riecheggia qui il senso di diverse sette della gnosi tardoantica — oscuro. Ermete Trismegisto, scrittore e filosofo egiziano del III secolo, a cui si ricollega il Corpus Hermeticum Ermete Trismegisto, scrittore e filosofo egiziano del III secolo, a cui si ricollega il Corpus Hermeticum. È una collezione di scritti in lingua greca che arrivò a essere fonte di ispirazione del pensiero rinascimentale. Ermete fu identificato dai greci con il dio egiziano Thot (dio egizio della scrittura). I simboli dell’alchimia L’alchimia crea e codifica un nuovo vocabolario, con una quantità sconcertante di immagini simbolico-allegoriche già nei manoscritti dell’alto Medioevo, nei libri di calcografie rinascimentali e barocche. Non vogliono informare l’estraneo, bensì offrire sostegno alle riflessioni dell’iniziato che già conosce la dottrina alchemica. Tra i più ricorrenti simboli legati all’alchimia ci sono il sole, la luna e Saturno, l’androgino, l’ouroburos, il caduceo, animali magici (draghi, fenici, pavoni, leoni, pellicani rospi, unicorni), il pentagramma, la stella di David, i glifi di zolfo e mercurio. Il caduceo – bastone con due serpenti simmetricamente intrecciati e due ali aperte alla sommità, attributo degli araldi e di Mercurio –, il sole e la luna, il re, le ali, sono tutti simboli ricorrenti nell'alchimia. Il mercurio, il caduceo – bastone con due serpenti simmetricamente intrecciati e due ali aperte alla sommità, attributo degli araldi e di Mercurio –, il sole e la luna, il re, le ali, sono tutti simboli ricorrenti nell’alchimia. L’alchimia e la chimica L’alchimia non è una rozza antenata della chimica: si deve guardare all’alchimia come a un modo complesso, razionale e irrazionale a un tempo, di interpretare la natura, di trovare le sue leggi segrete, di intercettare gli invisibili legami tra noi e le immani forze naturali, di sentir vibrare le corde delle fibre invisibili della natura. Augusto Piccini, chimico e accademico dei primi del Novecento, scrisse: La chimica, come tutte le scienze, specie sperimentali, non ha tempo. Chi distingue l’alchimia dalla chimica moderna commette un errore. Sull’evoluzione del pensiero e dell’opera umana c’è continuità. L’alchimia non è la chimica antica intanto. La chimica è chimica dal suo inizio fino ad oggi. Ci sono delle grandi fermate, come per l’uomo che sta per spiccare il salto al progresso. Alchimia, pietra filosofale ed elisir hanno etimologie affini La parola alchimia è coniata nel XIII secolo dal latino chimia, alchimia (scienza occulta che ricerca la pietra filosofale), dall’arabo al kimiya cioè ‘pietra filosofale’, discendente da una voce copta chama, che vuol dire ‘nero’, o dal greco chyméia ‘mescolanza di liquidi’, ‘reagente universale’ e ‘arte per ottenerlo’. Elisir è in origine “lo elisir, cioè la materia che tigne ogni metallo” secondo Giovanbattista Ramusio in Delle navigationi et viaggi del 1563; “La pietra de’ filosofi, dagli arabi autori è chiamata elixir” per Tommaso Garzoni, Theatro de’ vari, e diversi cervelli mondani, nel 1583 — dall’arabo al iksir, ‘la pietra filosofale’ efficace anche come medicamento in forma di sostanza secca (dal greco xeros, ‘secco’). Le fasi del processo alchemico In effetti l’opera alchemica ripete, nei suoi significati, il ciclo di Osiride, cioè delle stagioni: un ciclo di morte-rinascita, tipico dei culti agrari originatisi addirittura nel neolitico, presenti ovunque nel Mediterraneo e rimasti alla base dei culti misterici noti in epoca storica. Il senso originario dei cicli iniziatici consisteva nel superare il timore della morte attraverso la partecipazione alla ciclica rinascita della natura. L’iniziato conseguiva così una superiore comprensione del reale. Al riguardo ricordiamo che importantissima rimase, per gli alchimisti, la “rugiada” (Iside era detta “la rugiadosa”) che genera il miracolo della virente natura. Le fasi del processo alchemico sono diverse a seconda degli autori, anche se i significati restano gli stessi sotto l’infinita varietà dei nomi. Il numero di queste fasi è legato ai significati magici dei numeri stessi; sono, a seconda degli autori, 4, 3, 7 o 12 (secondo Basilio Valentino, Steffan Michelspacher, George Ripley), fino a 14 (Samuel Norton). Si può tuttavia dire che inizialmente le tappe del processo, a partire da Zosimo di Panopoli, fossero quattro. Quattro fasi che devono la loro origine all’importanza della tetrade in tutto il pensiero sapienziale greco — e antico in generale — e presero il nome dai colori fondamentali della pittura greca (nero, bianco, giallo, rosso). Fu tracciato un parallelo tra esse e i quattro elementi, le quattro ore del giorno e le stagioni. Melanosi, nigredo, “Opera al nero”: elemento terra, notte, inverno Leucosi, albedo, “Opera al bianco”: elemento acqua, alba, primavera Xantosi, citrinitas, “Opera al giallo”: elemento aria, giorno pieno, estate Iosi, rubedo, “Opera al rosso”: elemento fuoco, tramonto, autunno Di queste, la xantosi scomparve con l’affermarsi delle esigenze trinitarie; le tre restanti corrispondono, con una suggestiva analogia agraria, alla semina (inverno), alla germinazione (primavera-estate) e alla raccolta (autunno). Altre fasi e altri colori furono poi introdotti da alcuni autori nel processo alchemico (i 7 colori dell’Iride, “cauda pavonis”; “viriditas”, e, infine, il blu). Le tre fasi principali dell'opera alchemica, raffigurate come tre ampolle contenenti ingredienti di colore diverso, nel manoscritto attribuito a Georges Aurach Pretiosissimum Donum Dei (1415). Le tre fasi principali dell’opera alchemica, raffigurate come tre ampolle contenenti ingredienti di colore diverso, nel manoscritto attribuito a Georges Aurach Pretiosissimum Donum Dei (1415). L’alchimia e la psicologia Da una parte l’oro, la pietra filosofale, dall’altra la “presa di coscienza” della psicologia moderna: la tradizione alchemica e la pratica analitica hanno in comune la volontà di creare una realtà nuova e superiore. L’alchimia è espressione di una pulsione a trasformare la materia prima dell’esperienza in conoscenza: vuole portare alla luce il lato divino che dorme nell’oscurità ctonia. alchimia-alchimista alchimia-simboli alchimia-caduceo alchimia-xiilografia rosacroce alchimia-4-elementi alchimia-ouroburos fiore-alchemico alchimia-homunculus macchina-per-distillare alchimia-ritratto-alchimista alchimia-1690 alchimia-alchimista Carl Gustav Jung racconta di aver iniziato il suo viaggio nell’inconscio nella seconda metà della sua vita e per questo è stato decisivo l’incontro con l’alchimia. Scoprendo singolari affinità tra antichi simboli e i sogni dei suoi pazienti, comincia a studiare i testi degli alchimisti perché potevano fornirgli le basi storiche per il suo sistema psicologico. Nel 1914 studia il trattato alchemico cinese Il segreto del fiore d’oro e i volumi Artis auriferae quam chemiam vocant di Konrad Waldkirch che raccoglie i testi capitali dell’alchimia medievale. Dopo quindici anni di lavoro, nel 1944, pubblica Psicologia e alchimia, che resta fra le sue opere più affascinanti. Scrive Luigi Aurigemma nella sua introduzione: L’alchimia permise a Jung di collegare le sue intuizioni, acquisite grazie alla sua personale “discesa nell’inconscio”, a un materiale antico, oggettivo e disponibile. Jung pose l’accento spesso sull’immenso aiuto fornito dall’alchimia per la comprensione dei processi nevrotici e psicotici. Numerosissimi sono anche i concreti riferimenti alla pratica clinica. L’alchimia fu intesa da Jung come una disciplina teorico-pratica basata su presupposte corrispondenze, influssi, fra le diverse componenti visibili e invisibili del cosmo. Il lavoro si proponeva, attraverso complesse operazioni (l’opera alchemica) e attraverso colui che compiva queste operazioni (l’alchimista), di trasformare i metalli “vili” come il piombo in metalli “nobili”come l’oro. Jung intese giustamente l’alchimia come un ricco movimento di natura quasi religiosa, attraverso cui la pulsione interiore tendente alla trasformazione, alla liberazione della psiche umana dalle tenebre dell’ignoranza, era “proiettata” e vissuta nelle manipolazioni delle sostanze materiali. All’interno del laboratorio dell’alchimista, negli alambicchi, al fuoco del forno fusorio si attendeva la manifestazione del frutto di tanto lavoro: l’oro. Il simbolismo alchemico esprimeva, con differenti termini, l’evoluzione della personalità. La psicologia e l’alchimia, dunque, oltre che scienze, sono lo strumento per dimostrare la realtà di un istinto umano di saggezza, di una pulsione, oggettivamente attiva nella psiche, a uscire dalle oscurità dell’ignoranza per accedere all’aurea conoscenza del loro signifìcato profondo e più puro. Gli alchimisti cercavano di trasformare i metalli in oro. In realtà, chiudendosi nei loro laboratori, stavano trasformando se stessi.

 


Che bella parola alchimia: il termine propriamente indica l’insieme delle dottrine filosofiche, delle analisi naturali e delle pratiche magiche utilizzate per la ricerca della pietra filosofale, vale a dire il principio che ci può aiutare a svelare tutti i segreti della vita e a trasformare i metalli vili in oro. Da questo significato originario il termine viene utilizzato in altre circostanze, ad esempio nell’espressione “alchimie parlamentari”, in cui si pone l’accento sui sotterfugi utilizzati che portano a risultati sospetti e inspiegabili. Un altro significato si riferisce ai concetti di mescolanza e accostamento (esempio: alchimia di profumi). Scopriamo qualcosa in più sulla parola: ecco cosa significa alchimia. Alchimia, etimologia La parola alchimia ha un’etimologia incerta. Potrebbe derivare dall’arabo al-kīmīya, parola che nel suo significato originale si riferisce alla pietra filosofale. Oppure, potrebbe derivare dal greco chyméia, che significa mescolanza di liquidi. Alchimia, cos’è: la definizione di alchimista Propriamente dunque Alchimia si riferisce ad una pratica nata in Egitto nel I secolo d.C. che attraverso la trasformazione e la manipolazione di alcuni metalli cercava di trasformarli in oro o pozioni magiche per per allungare la vita. L’alchimista era dunque chi si occupava di questa pratica, fondendo insieme conoscenze filosofiche, magiche e pseudo-scientifiche. L’Alchimia venne poi praticata in modo più incisivo nel Medioevo fino all’inizio dell’Età Moderna. Nel XVII sulle basi di questa arte nacque la Chimica. Cos’è l’alchimia: altri significati Abbiamo accennato all’inizio che il termine ha altri significati. Un secondo significato si riferisce ad un comportamento teso all’inganno e alla falsificazione (alchimia politica) o in generale ad una serie di circostanze che portano a risultati inspiegabili. Un altro significato è quello riguardante la mescolanza e l’accostamento insolito di alcuni elementi che provoca risultati originali e raffinati (alchimia di colori). Infine, il termine viene utilizzato anche in riferimento alle affinità tra due persone. Sinonimi di Alchimia In base ai significati di questa parola esistono vari sinonimi che vanno usati (attenzione) nel modo più opportuno: inganno, sotterfugio, manovra chimica mescolanza, accostamento sintonia, affinità

 

“È pertanto l’alchimia una casta meretrice, che ha molti amanti, ma tutti delude e a nessuno concede il suo amplesso. Trasforma gli stolti in mentecatti, i ricchi in miserabili, i filosofi in allocchi, e gli ingannati in loquacissimi ingannatori…” (da Annalium Hirsaugensium Tomus II, S. Gallo, 1690) Per alchimia si intende una materia esoterica che implica, a titolo diverso, molte discipline scientifiche e non, come la chimica, l’astrologia, la medicina. L’alchimia è una disciplina complessa che si pone come scopo di studiare fenomeni scientifici, e soprattutto di manipolare i metalli. Lo scopo dell’alchimia era anche quello di riuscire a trasformare tutti i metalli in oro, oppure in rimedi che avrebbero allungato la vita. Possiamo definire questa disciplina come una sorta di archetipo della chimica. Uno degli scopi dichiarati di questa disciplina era quello della creazione della pietra filosofale, una pietra che sarebbe stata lo scopo ultimo di questi studi, ma questo si è dimostrato essere più una interpretazione tradizionale e popolare. Infatti l’alchimia aveva anche molti altri scopi, in primis quello di una crescita del soggetto, dal punto di vista spirituale e filosofico. Il processo dell’alchimia era infatti intriso di significati esoterici, religiosi, filosofici, e la trasformazione fisica dei metalli aveva come simbolo la trasformazione interiore di colui che li lavorava. Non si è quindi trattata di una scienza sperimentale, o almeno, non solo. L’alchimia aveva anche dei profondi significati filosofici e spirituali. Questa scienza, dai connotati esoterici, aveva come fine quello di trasformare il piombo in oro: ma si faccia attenzione, il piombo rappresentava tutto quello che di negativo si trovava nell’anima umana, mentre l’oro rappresentava la parte positiva dell’essere umano. Si tratta quindi, ancora una volta, di un linguaggio altamente simbolico e filosofico; gli alchimisti diffondevano le loro conoscenze utilizzando allegorie e messaggi misteriosi, e per questo per lungo tempo sulla reale natura della loro attività c’è stato un grandissimo mistero, che poi è alla base delle tante incomprensioni storiche di questa disciplina. Il ‘trasformare il metallo in oro’ quindi rappresentava non solo un obbiettivo materiale, ma anche il desiderio di trasformarsi e di perfezionarsi. L’oro era il simbolo del metallo perfetto, incorruttibile, degno, la parte più spirituale e pira dell’essere umano, quello che poteva vincere le malattie dell’umanità. L’alchimia man mano che trascorse il tempo si tramutò in un’arte di sapienza e conoscenza, ma non trascurò anche un’importante base pratica. Infatti l’alchimia diede le basi per i futuri studi scientifici in chimica e in medicina moderna. Il mondo alchemico è pervaso da moltissimi simboli, e dal concetto di ‘sulphur et mercurius’: questi due elementi, zolfo e mercurio, erano visti come i creatori di ogni altro tipo di essenza materiale. Paracelso aggiunse ad esso anche il sale, come terzo elemento. Il termine ‘alchimia’ deriva dall’arabo al-khīmiyya (الكيمياء), che a sua volta deriverebbe dal termine ‘kīmiyya’, chimica. Questa parola potrebbe significare ‘fondere’ o ‘saldare, colare assieme’. Secondo un’altra pista ‘alchimia’ potrebbe derivare dal termine cinese kim-yia, ‘pozione per fare l’oro’. Un’altra interpretazione del termine vedrebbe la sua etimologia nella parola al kemi, ovvero ‘arte egizia’. I kemi nel mondo antico erano considerati dei maghi dotati di grandi poteri. La storia dell’alchimia Le prime basi dell’alchimia vengono gettate nell’antichità della storia mediterranea da Ermete Trimegisto, considerato fondatore di questa disciplina. Egli nacque circa 5mila anni fa. Sembra che già gli antichi egizi avessero iniziato a comprendere le basi dell’alchimia. Essi avevano capito che i cadaveri si trasformavano in humus, e per evitare questo avevano iniziato a imparare l’arte della mummificazione. I cadaveri venivano svuotati e quindi chiusi in tombe ‘ermetiche’ (il nome deriverebbe proprio da Ermete). La piramide dove venivano sepolti i corpi dei faraoni rappresentava una struttura del tutto simbolica, con base quadrata, che rappresentava i quattro elementi, e una punta, che rappresentava la purificazione nonché l’elevazione spirituale del soggetto defunto. Non a caso più il defunto era importante, più elevata era la sua piramide. Anche nel mito assiro e babilonese ci sarebbero alcuni elementi che fanno pensare ad una disciplina alchimistica, benché in fase ancora embrionale. Un periodo però fondamentale per lo sviluppo dell’alchimia è stato il periodo fra la morte di Alessandro Magno e la chiusura dell’accademia di Atene, fra il 323 d.C., ed il 529 d.C. In quest’epoca l’alchimia iniziò a svilupparsi, soprattutto sotto forma di manipolazione della materia. Gli alchimisti di Alessandria infatti erano operai ed artigiani, molto abili a livello tecnico, e svilupparono alcune modalità di lavorazione dei metalli e colorazione delle stoffe molto pregiate. In questo periodo, i componenti della scienza alchimistica erano soprattutto le correnti del pensiero del pitagorismo, lo stoicismo, il platonismo e lo gnosticismo ermeneutico. Dopo di che, l’alchimia entrerà a far parte anche del mondo arabo, dove viene sviluppata molto rapidamente. Anche qui degli abili artigiani danno via a nuovi mezzi di lavorazione delle pelli e dei tessuti. Anche dal punto di vista tecnico e delle attrezzature, si fanno dei passi da gigante, grazie allo studio della matematica. Nell’alchimia araba, le sostanze vengono indicate secondo il loro grado di novità, secondo la loro resistenza al fuoco ed all’acqua, secondo la loro tendenza all’alterazione. Non solo, in questa alchimia c’è anche una forte tendenza occulta e misteriosa, probabilmente dovuta anche alla traduzione fra lingue profondamente diverse come quella latina e greca e quella araba. Non solo Europa e Africa, l’alchimia si sviluppò in maniera molto interessante anche in Cina. In Cina questa materia si connette specialmente con la medicina. I primi libri che documentano la tradizione alchimista nell’impero cinese risalgono al Libro delle Mutazioni e al Ts’an T’ung Ch’i del 142 a.C. In questo libro il processo alchemico viene descritto come fondato sui cinque stati di mutamento, vale a dire la terra, il legno, il metallo, l’acqua ed il fuoco. Il processo si fonda anche sui due contrari, lo yin, che rappresenta la passività femminile, e lo yiang, l’attività maschile. Il primo rappresenta la luna e la notte, il secondo la luce ed il sole. L’alchimia cinese si sviluppa ancora di più con l’intervento del maestro Ko Hung nel IV secolo. In questo periodo si sviluppa la ricerca di metodi che possano portare all’uomo l’elisir dell’immortalità, con una conseguente fioritura della medicina. Si distinse l’alchimia della scuola interna, che ricercava l’immortalità per mezzo di pratiche fisiche ma anche mentali, e quelli della scuola esterna, che invece cercavano dei rimedi da pillole e minerali e vegetali contro la mortalità. Anche in India si sviluppò una discreta scuola di alchimia, fin dall’antichità. Prioritaria, nella scuola alchimista indiana, è soprattutto la ricerca dell’immortalità piuttosto che la traduzione di metalli in oro. Nel corso del Medioevo, l’alchimia fa il suo ingresso nel 1144. In quest’anno, non casualmente, entra in circolo la traduzione in latino del Morienus. Si crea il concetto dell’homo faber, l’uomo costruttore, che coopera con Dio alla creazione. L’alchimia è una scienza nuova, grazie alla quale si approfondisce lo studio della natura. Cosa fece la Chiesa nei confronti dell’alchimia? La Chiesa condannò questa tecnica, e la proibì ufficialmente nel 1373 (forse anche prima). La Chiesa sancì che trasformare metalli in oro era impossibile e che nel caso gli alchimisti dovessero essere considerati dei truffatori. La disciplina viene in parte abbandonata, ma non del tutto. Nel corso dell’Umanesimo e poi del Rinascimento l’alchimia assume maggior vigore. Leonardo da Vinci ha giudicato l’alchimia sulla base della sua capacità di perfezionare composti ed apparecchiature tecniche. Pian piano, l’alchimia si tramuta nella chimica, anche se non in modo netto. In molti continueranno a portare avanti l’alchimia come scienza a parte. Nell’Occidente, l’alchimia si tramutò pian piano in scienza ed in particolare nella chimica. L’introduzione dell’alchimia al metodo scientifico venne fatta nel XVII secolo da parte di Robert Boyle, ma fu il mondo occidentale nel suo complesso a considerare per primo l’alchimia non superstizione, ma scienza. Nonostante nella mentalità popolare il concetto di alchimia restasse strettamente connesso ad un concetto di superstizione e quasi di magia, nel mondo Occidentale questa arte venne in primis banalizzata, ritenuta alla stregua della superstizione e della cabala o dell’astrologia, per diventare poi una scienza rinomata. Prima, però, il declino, causato dall’incredulità degli occidentali nei confronti di questa materia così complessa ed ancora così poco conosciuta. L’alchimia, dopo secoli e secoli di grande prestigio, scomparve dal mondo occidentale. Un po’ si dissolse nella chimica, un po’ rimase una materia misteriosa ed arcana, che venne recuperata negli studi di Carl Gustav Jung. Nella psicanalisi, l’alchimia è concepita come una ricerca spirituale, oggetto di diversi saggi di Jung sulla materia. La pietra filosofale ed il processo alchemico La pietra filosofale, in latino lapis philosophorum, viene considerata la materia in grado di risanare la corruzione (sia spirituale che fisica) della materia e dell’uomo. Secondo la tradizione, lo scopo dell’alchimia sarebbe stato proprio quello di creare la pietra filosofale, che sarebbe una sostanza in grado di trasformare i metalli in oro al solo contatto, ci far acquisire l’onniscienza, e di dare l’elisir dell’immortalità. Oltre a questo, il concetto della pietra filosofale si ricollega all’idea di una quintessenza in grado di portare alla totale elevazione del singolo. Un concetto quindi non solo fisico (la creazione di una pietra di enorme potere e potenziale) ma anche filosofico. Secondo i manuali di alchimia, per poter giungere alla creazione della pietra filosofale bisognava perpetrare sette procedimenti in quattro operazioni. Il loro nome era putrefazione, calcinazione, distillazione, sublimazione; le tre fasi invece erano soluzione, coagulazione e tintura. Il numero delle fasi per mezzo delle quali poteva ottenersi la pietra è collegato al potere magico dei numeri, quindi alla simbologia. Gli stadi più importanti erano tre: nigredo (opera al nero) che permette la dissoluzione della materia; albedo (opera al bianco) nella quale la materia si purifica; rubedo (opera al rosso) che permette la ricomposizione della materia. I simboli nell’alchimia L’alchimia è straordinariamente ricca di simboli, e da questo potrebbe provenire quell’alone di mistero che fino a qualche tempo fa circondava questa disciplina. Nell’alchimia venivano rappresentati i simboli di vario tipo: per esempio i simboli astrologici che raffiguravano ciascuno dei sette corpi celesti del sistema solare. Secondo la tradizione, la Luna è connessa con l’argento, mercurio col mercurio, Marte col ferro, saturno col piombo, Giove con lo stagno, Venere col rame, il sole con l’oro. Ciascuno di questi pianeti era dotato di un simbolo, che a sua volta rappresentava la ‘sette viscere dell’uomo’. I simboli però rappresentavano anche gli animali, soprattutto quegli animali simbolici come il serpente, il cigno, la fenice, il corvo. Rapporti fra alchimia e chimica Più volte nel corso dell’articolo abbiamo detto che l’alchimia si è tramutata nella chimica, della quale ha gettato le basi. Non bisogna però incorrere nell’errore di credere né che si tratti di due materie del tutto simile, né che siano del tutto separate. Senza dubbio alcuno l’alchimia, per mezzo di esperimenti ed osservazioni scientifiche, ha gettato le basi della scienza sulla quale poi sarebbe nata la chimica. Paracelso fu il primo a rendersi conto della ‘filosofia chimica’ insita nell’alchimia. La chimica nasce come scienza nel XVIII secolo, quando fu possibile avere strumenti per valutare oggettivamente il peso, la natura dei minerali e metalli, le loro variazioni, le leggi e via dicendo. Oggi come oggi la chimica ha ben poco a che spartire con l’alchimia, ma sicuramente questa disciplina l’ha introdotta nelle sue basi concettuali, nello studio degli elementi e delle loro trasformazioni.




L'alchimia è un antico sistema filosofico esoterico che si espresse attraverso il linguaggio di svariate discipline come la chimica, la fisica, l'astrologia, la metallurgia e la medicina lasciando numerose tracce nella storia dell'arte. Il pensiero alchemico è altresì considerato da molti il precursore della chimica moderna prima della nascita del metodo scientifico[1]. Il termine alchimia deriva dall'arabo al-khīmiyya o al-kīmiyya (الكيمياء o الخيمياء),[2] composto dell'articolo determinativo al- e della parola kīmiyya che significa «chimica», e che a sua volta sembrerebbe discendere dal termine greco khymeia (χυμεία) dal significato di «fondere», «colare insieme», «saldare», «allegare», ecc. (da khumatos, «che è stato colato», di un lingotto). Un'altra etimologia collega la parola con al-kemi, che deriverebbe da Kemet, termine con cui gli antichi Egizi indicavano nella loro lingua il colore del suolo su cui abitavano, ossia «terra nera», e che in seguito ha assunto il significato di «arte egizia», dato che costoro erano considerati potenti maghi in tutto il mondo antico.[3] Il vocabolo potrebbe anche derivare da kim-iya, termine cinese che significa «succo per fare l'oro».[4] Diversi sono i grandi obiettivi che si proponevano gli alchimisti: conquistare l'onniscienza, raggiungendo il massimo della conoscenza in tutti i campi del sapere; creare la panacea universale, un rimedio cioè per curare tutte le malattie, generare e prolungare indefinitamente la vita; la trasmutazione delle sostanze e dei metalli, ovvero la ricerca della pietra filosofale. Oltre ad essere una disciplina fisica e chimica, l'alchimia implicava un'esperienza di crescita o meglio un processo di liberazione spirituale dell'operatore. In quest'ottica la scienza alchemica viene a rappresentare una conoscenza metafisica e filosofica, assumendo connotati mistici e soteriologici, nel senso che i processi e i simboli alchemici, oltre al significato materiale, relativo alla trasformazione fisica, possiedono un significato interiore, relativo allo sviluppo spirituale[5].

 

L'alchimia è una scienza esoterica il cui primo fine era trasformare il piombo, ovvero ciò che è negativo, in oro, ovvero ciò che è positivo nell'uomo, per fargli riscoprire la sua vera "natura interna", il proprio Dio. Gli alchimisti cercavano di nascondersi, di rendersi occulti usando allegorie, per preservare le loro conoscenze da quanti erano ancora impreparati a comprenderle e risultavano perciò esposti al pericolo di farne un cattivo uso.[6] Per comprendere l'alchimia, bisogna considerare come la conversione di una sostanza in un'altra, che formò la base della metallurgia fin dal suo apparire verso la fine del Neolitico, veniva spiegata, in una cultura poco interessata agli aspetti puramente materiali della fisica e della chimica, come risultante dal concorso di più cause.[7] Nei tempi remoti, una fisica priva di una componente metafisica sarebbe stata parziale ed incompleta al pari di una metafisica sprovvista di manifestazione fisica. Pertanto, per gli alchimisti non vi fu ragione alcuna di separare la dimensione materiale da quella simbolica o filosofica[8]. L'alchimista di Pieter Bruegel il Vecchio La trasmutazione dei metalli di base in oro (ad esempio con la pietra filosofale o grande elisir o quintessenza o pietra dei filosofi o tintura rossa) simboleggia un tentativo di arrivare alla perfezione e superare gli ultimi confini dell'esistenza. Gli alchimisti credevano che l'intero universo stesse tendendo verso uno stato di perfezione, e l'oro, per la sua intrinseca natura di incorruttibilità, era considerato la sostanza che più si avvicinava alla perfezione. Era anche logico pensare che riuscendo a svelare il segreto dell'immutabilità dell'oro si sarebbe ottenuta la chiave per vincere le malattie ed il decadimento organico; da ciò l'intrecciarsi di tematiche chimiche, spirituali ed astrologiche che furono caratteristiche dell'alchimia medievale. La scienza dell'alchimia ebbe inoltre una notevole evoluzione nel tempo, iniziando quasi come un'appendice metallurgico-medicinale della religione, maturando in un ricco coacervo di studi, trasformandosi in scienza sapienziale, ed alla fine fornendo alcune delle fondamentali conoscenze empiriche nel campo della chimica e della medicina moderne, le quali tuttavia sono state interpretate anche come una sua forma di decadenza. «A far nascere la chimica moderna non è stata questa alchimia, con la quale tale scienza non ha alcun rapporto: è stata una deformazione e deviazione di essa nel senso più rigoroso del termine, a cui dette luogo, forse a partire dal Medioevo, l'incomprensione di alcune persone, le quali, incapaci di penetrare il senso vero dei simboli, presero tutto alla lettera e credendo trattarsi solo di operazioni materiali si dettero ad un più o meno disordinato sperimentare. Proprio queste persone, chiamate ironicamente "soffiatori" e "bruciatori di carbone" dagli alchimisti veri, furono gli autentici precursori dei chimici attuali: ed è così che la scienza moderna si è costruita per mezzo di residui di scienze antiche, con materiali respinti da quest'ultime e abbandonati agli ignoranti e ai "profani".» (René Guénon, La crisi del mondo moderno, trad. it., pag. 76, Roma, Mediterranee, 1972) Allegoria dell'alchimia presso il portale centrale della Cattedrale di Notre Dame a Parigi, di Geoffroy Dechaume.[9] Fino al XVIII secolo, l'alchimia era considerata una scienza razionale in Europa; per esempio, Isaac Newton dedicò molto più tempo allo studio dell'alchimia piuttosto che a quello dell'ottica o della fisica per le quali divenne famoso.[10] Tuttavia Newton mantenne sempre un notevole riserbo intorno ai suoi studi alchemici, e non pubblicò mai opere sull'argomento. Fu l'economista John Maynard Keynes che nel 1936 rese pubblici manoscritti newtoniani sull'alchimia, dei quali era entrato in possesso ad un'asta.[11] Altri eminenti alchimisti del mondo occidentale furono Ruggero Bacone[12], artisti come il Parmigianino[13], Thomas Browne[14], e non ultimo Cagliostro[15]. Si interessarono di alchimia anche San Tommaso d'Aquino[16], Marsilio Ficino,[17] Giambattista della Porta,[18] Giordano Bruno.[19] Il declino dell'alchimia iniziò nel XVIII secolo con la nascita della chimica moderna, che si limitò ad una struttura più concreta e misurabile matematicamente per comprendere le trasmutazioni della materia, e la medicina, con un nuovo disegno dell'universo basato sul materialismo razionale. La storia dell'alchimia è diventata un prolifico campo per speculazioni accademiche. Via via che si riteneva di poter decifrare l'ermetico linguaggio degli alchimisti, gli storici hanno cominciato a trovare connessioni intellettuali tra quella disciplina ed altre componenti della storia culturale occidentale, come le società esoteriche, ad esempio quella dei Rosacroce[20], la stregoneria e naturalmente l'evoluzione della scienza e della filosofia. Processo alchemico L'alchimista in cerca della Pietra Filosofale (1771) di Joseph Wright of Derby (Derby Museum and Art Gallery, Derby, Regno Unito). L'opus alchemicum per ottenere la pietra filosofale avveniva mediante sette procedimenti, divisi in quattro operazioni, Putrefazione, Calcinazione, Distillazione e Sublimazione, e tre fasi, Soluzione, Coagulazione e Tintura[21]. Attraverso queste operazioni la "materia prima", mescolata con lo zolfo ed il mercurio e scaldata nella fornace (atanor[22]), si trasformerebbe gradualmente, passando attraverso vari stadi, contraddistinti dal colore assunto dalla materia durante la trasmutazione, e perdendo così i suoi aspetti grossolani per assumerne di più eterei o spirituali. Il numero di queste fasi, variabile da tre a dodici a seconda degli autori di trattati alchimistici, è legato al significato magico dei numeri. I tre stadi fondamentali per sciogliere e ricomporre la materia secondo il motto latino «solve et coagula» sono:[23] Nigredo o opera al nero, in cui la materia si dissolve, putrefacendosi; Albedo o opera al bianco, durante la quale la sostanza si purifica, sublimandosi; Rubedo o opera al rosso, che rappresenta lo stadio in cui si ricompone, fissandosi. Un'ulteriore distinzione si produce tra la cosiddetta via umida, in cui la separazione viene effettuata da un liquido,[24] e la via secca, più rapida, in cui si salta la fase al nero e si opera direttamente col fuoco.[25] Il concetto di sulphur et mercurius Si tratta, letteralmente, di "zolfo e mercurio", cioè, nel linguaggio simbolico dell'alchimia, di due essenze primordiali viste nel quadro di un sistema dualistico che ritiene qualsiasi materiale come miscela di questi due componenti, vale a dire di un elemento "in combustione" (zolfo Sulphur symbol (fixed width).svg) e di uno "volatile" (mercurio Mercury symbol (fixed width).svg), dotati di gradi diversi di purezza e in un diverso rapporto di mescolanza tra loro. Da Paracelso (1493-1541) venne poi aggiunto un terzo elemento, il sal (il sale Salt symbol (alchemical).svg), che doveva costituire la tangibilità: quando il legno è in combustione, la fiamma prende origine dal sulphur, il mercurius trapassa in evaporazione, mentre il sal ne è la cenere residua[26]. Simboli alchemici La personificazione dei quattro elementi: (da sinistra) terra, acqua, aria e fuoco, con i rispettivi simboli sulle sfere poste alla base. L'universo alchemico è pervaso di simboli, che, intrecciandosi in mutue relazioni, permeano le varie operazioni e gli ingredienti costitutivi del processo per ottenere la pietra filosofale. Così per esempio l'oro e l'argento acquisiscono nell'iconografia alchemica i tratti simbolici del Sole e della Luna, della luce e delle tenebre, del principio maschile e femminile, che si uniscono (sizigia) nella coniunctio oppositorum della Grande Opera (Rebis). A parte i simboli degli elementi primati, vale a dire i sette metalli corrispondenti ai sette pianeti dell'astrologia classica, l'iconografia alchemica è ricca di simboli[27] che rimandano a strumenti e tecniche di trasformazione della materia la quale, è bene ricordarlo, non è mai identificata dagli alchimisti con la "materia volgare". In altre parole gli alchimisti si riferivano, con le loro allegorie, alla trasformazione psichica e spirituale dell'essere umano, che in seguito ad una serie di progressivi processi di perfezionamento giungeva a trasformare se stesso da vile piombo in "Oro filosofico". Il Rosarium philosophorum attribuito ad Arnaldo da Villanova, il Commentarius attribuito a Raimondo Lullo, la Duodecim Claves philosophicæ attribuita a Basilio Valentino sono tra le opere che hanno ispirato, nei secoli, il maggior numero di interpretazioni iconografiche[28]. Simboli astrologici Simboli da un libro sull'alchimia del XVII secolo. I simboli utilizzati hanno una corrispondenza univoca con quelli utilizzati nell'astrologia del tempo. Gli elementi cosmici avevano grande importanza non solo per la loro influenza sui processi alchemici, ma anche per il parallelismo che li legava agli elementi naturali, in base al principio analogico dell'ermetismo secondo cui «ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto».[29] Tradizionalmente, ognuno dei sette corpi celesti del sistema solare conosciuti dagli antichi era associato con un determinato metallo. La lista del dominio dei corpi celesti sui metalli è la seguente[30]: Il Sole (Sun symbol.svg) governa l'Oro La Luna (simbolo Luna) è connessa con l'Argento Mercurio (Mercury symbol.svg), Mercurio Venere (Venus symbol.svg), Rame Marte (Mars symbol.svg), Ferro Giove (Jupiter symbol.svg), Stagno Saturno (Saturn symbol.svg), Piombo Sia i metalli che i corpi celesti erano in relazione con l'anatomia umana e i sette visceri dell'uomo.[31] Simboli animali L'uroboro in un'incisione di Lucas Jennis, tratta da un'edizione del trattato De Lapide Philosophico, dell'alchimista tedesco Lambspringk. Nelle illustrazioni dei trattati medievali e di epoca rinascimentale compaiono spesso figure animali e fantastiche. I tre principali stadi attraverso i quali la materia si trasformava, la nigredo, l'albedo e la rubedo erano rispettivamente simboleggiati dal corvo, dal cigno e dalla fenice[32]. Quest'ultima, per la sua capacità di rinascere dalle proprie ceneri, incarna il principio che «nulla si crea e nulla si distrugge», tema centrale della speculazione alchimistica. Era inoltre sempre la fenice a deporre l'uovo cosmico, che a sua volta raffigurava il contenitore in cui era posta la sostanza da trasformare[33]. Anche il serpente ouroboros, che si mangia la coda, ricorre spesso nelle raffigurazioni delle opere alchemiche, in quanto simbolo della ciclicità del tempo e dell'"Uno il Tutto" ("En to Pan")[34]. Storia L'alchimia abbraccia alcune tradizioni filosofiche che si sono propagate per quattro millenni e tre continenti, e la loro generale inclinazione per un linguaggio criptico e simbolico rende difficile tracciare le mutue influenze e relazioni. Si possono distinguere due grandi canali, che sembrano essere in gran parte indipendenti, almeno nelle tappe più remote: l'alchimia orientale, attiva in Cina e nella zona della sua influenza culturale, e l'alchimia occidentale, il cui centro nei millenni è slittato tra Egitto, Grecia, Roma, il mondo islamico ed alla fine l'Europa. L'alchimia cinese fu strettamente connessa al Taoismo, mentre quella occidentale sviluppò un proprio sistema filosofico, connesso solo superficialmente con le maggiori religioni presenti in Occidente. Se queste due tipologie abbiano avuto una comune origine e fino a che punto si siano influenzate l'una con l'altra è tuttora oggetto di discussione.. Alchimia cinese Mentre quella occidentale fu più concentrata sulla trasmutazione dei metalli, l'alchimia cinese ebbe una maggiore connessione con la medicina. La pietra filosofale degli alchimisti europei può essere comparata con l'elisir dell'immortalità cercato dagli alchimisti cinesi. Comunque, da un punto di vista ermetico, questi due interessi non erano separati e la pietra dei filosofi era spesso equiparata all'elisir di lunga vita.[35] Testo attribuito a Ge Hong. La Cina appare il centro di una tradizione alchemica molto antica, risalente forse al IV-III secolo a.C., ma documentata con sicurezza per la prima volta nel Ts'an T'ung Ch'i, scritto verso il 142 a.C. da Wei Po-Yang, sotto forma di commentario all'I-Ching, Libro delle Mutazioni[36]. In quest'opera, classico del Canone taoista, l'autore afferma che i contenuti del Libro delle Mutazioni, delle dottrine taoiste e dei procedimenti alchemici siano variazioni di un'unica materia sotto il travestimento di nomi diversi. Egli fonda il processo alchemico sulle dottrine dei cinque stati di mutamento, impropriamente chiamati "elementi" (acqua, fuoco, legno, metallo e terra) e dei due principi contrari (yin e yang): degli ultimi due, il primo è associato alla Luna ed il secondo al Sole, e dalla loro dinamica si originano gli elementi, associati agli altri cinque pianeti dell'astrologia. Ogni elemento di tipo yang è attivo e maschile, a differenza di quello yin, passivo e femminile. Il testo, di non facile interpretazione, per le sue interferenze con dottrine cosmologiche e magiche, presenta una concezione evolutiva dei metalli e il loro trasferimento su piani non sperimentali, ora psichici, ora cosmici. Nel IV secolo l'alchimia ha un nuovo grande maestro in Ko Hung, autore dello Pao-p'u-tzu, che aggiunge alle tecniche indicate alcuni particolari metodi taoisti destinati alla conquista dell'immortalità. Questo fu l'avvio di una sempre più stretta connessione con forme taoiste di medicina tradizionale cinese ed una ricca fioritura di opere fino al XIII secolo.[37] Le scuole di alchimia cinese, pur avendo come obiettivo comune la ricerca dell'immortalità, si differenziavano per i metodi di ricerca: Gli alchimisti della scuola esterna, detta waidan, si occupavano prevalentemente della ricerca dell'elisir di lunga vita attraverso la produzione di rimedi, elisir e pillole dell'immortalità, le cui componenti erano in gran parte sostanze vegetali e in misura minore sostanze animali e minerali. Gli alchimisti della scuola interna, invece, detta neidan, ricercavano l'immortalità attraverso l'utilizzo di pratiche fisiche e mentali che provocassero una trasmutazione interiore del corpo, consentendo al praticante di vivere indefinitamente. Il corpo stesso del praticante veniva concepito come un laboratorio alchemico e l'elisir di lunga vita scaturiva teoricamente dalla distillazione di sostanze corporee, prodotte attraverso l'utilizzo delle funzioni vitali (respirazione, circolazione, funzionamento endocrino, etc..) di cui l'alchimista stesso assumeva il controllo. La medicina tradizionale cinese ha ereditato dall'alchimia esterna le basi di farmacologia tradizionale, e dall'alchimia interna la parte relativa al Qi Gong ed alle ginnastiche mediche. In queste discipline molti dei termini utilizzati sono di chiara derivazione alchemica[38]. Alchimia indiana L'alchimia giocò un ruolo di spicco fin dalle origini del pensiero indiano. Gianluca Magi nota come: «L'idea di uccidere i metalli vivi per farli rinascere nobili, metafora del tentativo esoterico di trasmutazione spirituale dell'Io che viene ucciso per far rinascere il Sé della coscienza pura, è presente in India fin dall'età vedica. Ciò per dire che l'alchimia indiana, Rasayāna ovvero il «Veicolo mercuriale», non fu né una scienza empirica né una proto-chimica, bensì una scienza soteriologica per fare del corpo e della mente il proprio laboratorio, per sperimentare un altro piano di realtà in cui si diventa pietre filosofali, ovvero pietre vive. [...] Molto probabilmente gli esperimenti dell'alchimia tradizionale condussero alla scoperta di molti fenomeni chimici, ma agli inizi non ne parlò perché erano considerati di secondaria importanza: il fine reale era la trasmutazione interiore dell'uomo, la sua rinascita e Liberazione. La stessa trasmutazione del mercurio in oro è del tutto marginale rispetto a ciò che l'alchimista indiano chiama la condizione di vita senza morte (amṛtattva) (da cui deriva il greco 'ambrosia', il cibo degli dèi che rende immortali), lo stato del liberato in vita, jīvanmukta.» (Gianluca Magi, Uscite dal sogno della veglia. Viaggio attraverso le filosofie indiane della Liberazione, Edizioni della Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa, Rimini 2008, p. 67) A questa prima fase soteriologica del pensiero alchemico indiano, ne seguì una seconda – descritta da al-Biruni, scienziato e viaggiatore persiano dell'XI secolo –, dovuta all'influsso musulmano, che portò a numerose scoperte chimiche importanti. A partire dal XIV secolo: «gli alchimisti indiani iniziarono quasi esclusivamente a dedicarsi alla preparazione di medicine metalliche o minerali. Ciò che in precedenza era un'operazione d'introversione che dava valore solo ai risultati raggiunti attraverso il coinvolgimento personale (alchimia), cedeva il passo necessariamente a un atteggiamento di estroversione che implicava l'impegno a rimanere il più possibile distaccato dall'esperimento per conseguire risultati oggettivi (atteggiamento scientifico)» (Gianluca Magi, op. cit., p. 68.) Il padre dell'alchimia indiana è considerato Śrīman Nāgārjuna Siddha (XIII secolo, o anteriore)[39], figura semileggendaria, ritenuto l'autore di alcuni testi alchemici quali il trattato di magia Kakṣapuṭa Tantra, quello sul mercurio Rasendramangalam e il Susruta Samhita.[40] Il migliore esempio di un testo basato su questa scienza è il Vaishashik Darshana di Kaṇāda, che si ritiene abbia introdotto in oriente la teoria atomica.[41] Alchimia nell'antico Egitto Ermete Trismegisto Gli alchimisti occidentali generalmente fanno risalire l'origine della loro arte all'antico Egitto[42]. Metallurgia e misticismo erano inesorabilmente legati insieme nel mondo antico, in cui una cosa come la trasformazione dell'oro grezzo in un metallo scintillante doveva sembrare un atto governato da regole misteriose. La città di Alessandria in Egitto fu un centro di conoscenza alchemica, e conservò la propria preminenza fino al declino della cultura egiziana antica. Sfortunatamente non esistono documenti originali egizi sull'alchimia. Questi scritti, qualora fossero esistiti, andarono perduti nell'incendio della Biblioteca di Alessandria, nel 391. L'alchimia egiziana è per lo più conosciuta attraverso le opere di antichi filosofi greci, sopravvissute solamente in traduzioni islamiche. La leggenda vuole che il fondatore dell'alchimia egiziana fosse il dio Thot, chiamato Ermes-Thoth o Ermes il tre volte grande (Ermete Trismegisto) dai Greci. Secondo la leggenda il dio avrebbe scritto i quarantadue libri della conoscenza, che avrebbero coperto tutti i campi dello scibile, fra cui anche l'alchimia. Il simbolo di Ermes era il caduceo, che divenne uno dei principali simboli alchemici. La Tavola di smeraldo di Ermes Trismegistus, che è nota solamente attraverso traduzioni greche ed arabe, è generalmente considerata la base per la pratica e la filosofia alchemica occidentale.[43] Alchimia greco-alessandrina Magnifying glass icon mgx2.svg        Lo stesso argomento in dettaglio: Elementi (filosofia). Le dottrine alchimistiche della scuola greca passarono attraverso tre fasi evolutive: l'alchimia come tecnica, cioè l'arte prechimica degli artigiani egizi, l'alchimia come filosofia ed infine quella religiosa. I Greci si appropriarono delle dottrine ermetiche degli Egiziani, mescolandole, nell'ambiente sincretistico della cultura alessandrina, con le filosofie del pitagorismo e della scuola ionica e successivamente dello gnosticismo. La filosofia pitagorica consiste essenzialmente nella credenza che i numeri governino l'universo e costituiscano l'essenza di tutte le cose, dal suono alle forme. La Tavola di smeraldo - versione latina - dal De Alchimia, Norimberga 1541. Il pensiero della scuola ionica era basato sulla ricerca di un principio unico e originario per tutti i fenomeni naturali; questa filosofia, i cui esponenti principali furono Talete ed Anassimandro, fu poi sviluppata da Platone ed Aristotele, le cui opere finirono per diventare parte integrante dell'alchimia. Si delinea, come base della nuova scienza, la nozione di una «materia primordiale» (archè) che forma l'universo, e può essere spiegata solamente attraverso attente indagini filosofiche. Un concetto molto importante, introdotto in quel tempo da Empedocle, è che tutte le cose nell'universo erano formate solamente da quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. A questi elementi Aristotele aggiunge l'etere, la materia di cui sono formati i cieli, denominata anche quintessenza. La terza fase si differenzia dalla precedente speculazione filosofica per le caratteristiche di una religione esoterica, per l'abbondanza di rituali misteriosi e per il linguaggio. Nei primi secoli dell'età imperiale, in età ellenistica, si sviluppò una letteratura di carattere filosofico-soteriologico-religiosa, di vario carattere, accomunata dalla pretesa rivelazione da parte del dio Thot-Ermete, da cui il nome di letteratura ermetica raccolta nell'omonimo corpus. Il supporto dottrinale di questa letteratura è una forma di metafisica che si rifà al neoplatonismo ed al neopitagorismo. Nel II secolo sarebbero stati scritti anche gli Oracoli caldaici, dei quali sono pervenuti solo frammenti, che presentano molte analogie con gli scritti ermetici. In questo momento storico, quindi, si sarebbe operata una fusione tra il patrimonio filosofico greco e la gnosi ermetica, nella quale la grande opera assume connotati di tecnica tesa alla realizzazione in senso interiore e cosmico[44]. Tra gli alchimisti ellenistici vanno citati la figura storica-leggendaria di Maria l'ebrea[45] e quelle di Bolo di Mende, Ostane[46] e Zosimo di Panopoli, il primo autore che abbia scritto opere alchemiche in modo sistematico e firmando la propria creazione.[47] Alchimia nel mondo islamico La distruzione del Serapeo e della Biblioteca di Alessandria segnò la fine del centro culturale greco, spostando il processo dello sviluppo alchemico verso il Vicino Oriente. L'alchimia islamica è molto meglio conosciuta perché meglio documentata e molti dei testi antichi giunti sino a noi si sono preservati come traduzioni da lingue correnti nel mondo islamico (essenzialmente l'arabo e il persiano). Alchimisti musulmani come al-Rāzī[48] (in latino Rasis o Rhazes) diedero un contributo fondamentale alle scoperte chimiche, come la tecnica della distillazione, e ai loro esperimenti si devono l'acido muriatico (l'antico nome dell'acido cloridrico), l'acido solforico e l'acido nitrico e l'uranio, oltre alla soda (al-natrun) e potassio (al-qali), da cui derivano i nomi internazionali di sodio e potassio, Natrium e Kalium. L'apporto lessicale alchimistico a tutta la posteriore cultura occidentale è di origine araba: termini arabi sono infatti alchimia, atanor («fornace»), azoth (forma corrotta da al-zawq, «mercurio»), alcool (da al-kohl, indicante una polvere per il trucco ricavata dall'antimonio), elisir (da al-iksīr, «pietra» filosofale) e alambicco. La convinzione che l'acqua regia, un composto di acido nitrico e muriatico, potesse dissolvere il metallo nobile - l'oro - accese l'immaginazione degli alchimisti per il millennio a venire. L'alchimia islamica inoltre sostenne la possibilità di mutare il ferro in platino. I filosofi islamici diedero anche grandi contributi all'ermetismo alchemico.[49] Al riguardo la più grande e influente figura è probabilmente Jābir b. Ḥayyān (in arabo جابر إبن حيان, il Geber o Geberus dei Latini). Questo importante alchimista, nato agli inizi dell'VIII secolo, fu il primo, a quanto sembra, ad aver analizzato gli elementi secondo le quattro qualità base di caldo, freddo, secco e umido. Jâbir ipotizzò che, siccome in ogni metallo due di queste qualità erano interne e due esterne, mescolando le qualità di un metallo, si sarebbe ottenuto un altro metallo. La grande serie di scritti che gli vengono attribuiti esercitò un'enorme influenza sulle correnti alchimistiche europee.[50][51] Alchimia nell'Europa medievale Pagina dal trattato di alchimia di Raimondo Lullo (XVI secolo) Dopo essere caduta alquanto in disuso durante l'alto Medioevo, l'Occidente riprende contatto con la tradizione alchemica greca attraverso gli Arabi. L'incontro tra la cultura alchemica araba ed il mondo latino avviene per la prima volta in Spagna, probabilmente ad opera di Gerberto di Aurillac, che più tardi divenne Papa Silvestro II, (morto nel 1003). Nel XII secolo va ricordata la figura del più importante dei traduttori di opere arabe, Gerardo da Cremona, che interpretò Averroè, tradusse l'Almagesto, e forse alcune opere di Razes e Geberus.[52] Il rientro vero e proprio dell'alchimia in Europa viene in genere fatto risalire al 1144, quando Roberto di Chester tradusse dall'arabo il Liber de compositione alchimiae, un libro dai forti connotati iniziatici, mistici e esoterici, nel quale un saggio, Morieno, erede del sapere di Ermete Trismegisto, insegna al Re Calid.[53] Il materiale alchimistico dei testi arabi verrà rielaborato durante tutto il XIII secolo. Alberto Magno (1193-1280) affronta la tematica alchemica nel De mirabilibus mundi[54] e nel Liber de Alchemia di incerta attribuzione. A Tommaso d'Aquino (1225-1274) vengono attribuiti alcuni opuscoli alchemici, nei quali è dichiarata la possibilità della produzione dell'oro e dell'argento. Il primo vero alchimista dell'Europa medievale deve essere considerato Ruggero Bacone (1241-1294) un francescano che esplorò i campi dell'ottica e della linguistica oltre agli studi alchemici. Le sue opere, il Breve Breviarium, il Tractatus trium verborum e lo Speculum Alchimiae, oltre ai numerosi pseudo-epigrafi a lui attribuiti, furono utilizzate dagli alchimisti dal XV al XIX secolo[55]. Alla fine del XIII secolo l'alchimia si sviluppò in un sistema strutturato di credenze, grazie anche al Rosarium philosophorum[56] erroneamente attribuito a Arnaldo da Villanova (ca. 1240-ca. 1312),[57] e soprattutto con le opere apocrife in materia attribuite a Raimondo Lullo (1235-1315), che divenne presto una leggenda per la sua presunta abilità alchemica[58] Nel XIV secolo l'alchimia ebbe una flessione a causa dell'editto di Papa Giovanni XXII (Spondent Pariter) che vietava la pratica alchemica, fatto che scoraggiò gli alchimisti appartenenti alla Chiesa dal continuare gli esperimenti. Misteriosi simboli alchemici incisi sulla tomba di Nicolas Flamel a Parigi L'alchimia fu comunque tenuta viva da uomini come Nicolas Flamel, il quale è degno di nota solamente perché fu uno dei pochi alchimisti a scrivere in questi tempi travagliati[59]. Flamel visse dal 1330 al 1419 e sarebbe servito da archetipo per la fase successiva della pratica alchemica. Il suo unico interesse per l'alchimia ruotava intorno alla ricerca della pietra filosofale; in anni di paziente lavoro riuscì a tradurre il mitico Libro di Abramo l'ebreo, che avrebbe acquistato nel 1357, e che gli avrebbe rivelato i segreti per la costruzione della pietra dei filosofi[60]. Alchimia nel Rinascimento e nell'età moderna The Alchemist di Sir William Fettes Douglas, XIX secolo Nel contesto delle idee del Cinquecento è impossibile delimitare una disciplina scientifica dall'altra, come anche tracciare molte linee di separazione tra il complesso delle scienze da un lato e la riflessione speculativa e magico-astrologica dall'altro. In questo periodo magia e medicina, alchimia e scienze naturali e addirittura astrologia e astronomia operano in una sorta di simbiosi, legate le une alle altre in modo spesso inestricabile. Agli inizi del XVI secolo uno dei maggiori interpreti di questo coacervo di discipline scientifiche fu il medico, astrologo, filosofo e alchimista Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim, 1486-1535[61]. Costui affermava di essere un mago e di essere capace di evocare gli spiriti. La sua influenza fu di modesta entità, ma come Flamel, produsse opere, fra le quali il De occulta philosophia, alle quali fecero riferimento tutti gli alchimisti posteriori. Ancora come Flamel fece molto per cambiare l'alchimia da una filosofia mistica ad una magia occultista. Inoltre mantenne vive le filosofie degli antichi alchimisti, che includevano scienza sperimentale, numerologia, ecc., aggiungendovi la teoria magica, che rinforzava l'idea di alchimia come credenza occultista[62]. Il nome più importante di questo periodo è, senza dubbio, Paracelso (Theophrastus Bombastus von Hohenheim, 1493-1541), il quale diede una nuova forma all'alchimia, spazzando via un certo occultismo che si era accumulato negli anni e promuovendo l'utilizzo di osservazioni empiriche ed esperimenti tesi a comprendere il corpo umano[26]. Rigettò le tradizioni gnostiche e le teorie magiche, pur mantenendo molto delle filosofie ermetiche, neoplatoniche e pitagoriche. In particolare si concentrò sullo sviluppo medicinale dell'alchimia, ponendo ai margini della dottrina la ricerca metallurgica sui metalli preziosi. Per Paracelso l'alchimia era la scienza della trasformazione dei metalli reperibili in natura per produrre composti utili per l'umanità. La sua iatrochimica era basata sulla teoria che il corpo umano fosse un sistema chimico nel quale giocano un ruolo fondamentale i due tradizionali principi degli alchimisti, e cioè lo zolfo ed il mercurio, ai quali lo scienziato ne aggiunse un terzo: il sale. Paracelso era convinto che l'origine delle malattie fosse da ricercare nello squilibrio di questi principi chimici e non dalla disarmonia degli umori, come pensavano i galenici. La salute, quindi, secondo lui, poteva essere ristabilita utilizzando rimedi di natura minerale e non di natura organica[63]. Il laboratorio dell'Alchimista di Giovanni Stradano, Studiolo di Francesco I nel Palazzo Vecchio a Firenze. È in questo periodo che viene pubblicata la prima storia dell'alchimia, nel 1561 a Parigi. L'autore è Robert Duval. Anche molti artisti, come per esempio il Parmigianino, e persino personalità politiche del periodo si interessarono all'alchimia. Tra questi: Caterina Sforza[64], Francesco I de' Medici[65], nel cui studiolo di Palazzo Vecchio fece dipingere allegorie alchimistiche da Giovanni Stradano, e Cosimo I de' Medici.[66] In Inghilterra, l'alchimia nel XVI secolo è spesso associata al dottor John Dee (1527-1608), meglio conosciuto per il suo ruolo di astrologo, crittografo ed in generale "consulente scientifico" della regina Elisabetta I d'Inghilterra. Dee si interessò anche di alchimia tanto da scrivere un libro sull'argomento (Monas Hieroglyphica, 1564) influenzato dalla Cabala.[67] Il declino dell'alchimia occidentale Il declino dell'alchimia in Occidente fu causato dalla nascita della scienza moderna con i suoi richiami a rigorose sperimentazioni scientifiche ed al concetto di materialismo; l'avvio del metodo scientifico nelle investigazioni chimiche, alla base di un nuovo approccio alla comprensione della trasformazione della materia, di fatto rivelò la futilità delle ricerche alchemiche della pietra filosofale. Uno degli ultimi scienziati che si avvicinarono all'alchimia fu nel XVII secolo Robert Boyle, il quale, credendo che la trasmutazione dei metalli potesse essere possibile, portò avanti una serie di esperimenti nella speranza di effettuarla[68]. Anche gli enormi passi avanti compiuti dalla medicina nel periodo seguente la iatrochimica di Paracelso, supportati dagli sviluppi paralleli della chimica organica, diedero un duro colpo alle speranze dell'alchimia di reperire elisir miracolosi, mostrando l'inefficacia se non la tossicità dei suoi rimedi[69]. Distillazione con un alambicco Ridotta ad un sistema filosofico privo di fondamento scientifico, distante dalle pressanti faccende del mondo moderno, l'Ars magna subì il fato comune ad altre discipline esoteriche quali l'astrologia e la cabala; esclusa dagli studi universitari, l'alchimia venne banalizzata, ridotta ai suoi procedimenti materiali, e messa al bando dagli scienziati quale epitome della superstizione[70]. A livello popolare, tuttavia, l'alchimista era ancora considerato come il depositario di grandi saperi arcani. Facendo leva sulla credulità popolare, molti imbroglioni si attribuirono titoli di guaritore e per dimostrare effettive capacità produssero manuali manoscritti che imitavano, nel gergo e nelle illustrazioni, i trattati di famosi autori alchemici (in tal modo, nacquero anche i cosiddetti "erbari dei falsi alchimisti", come ad esempio l'erbario di Ulisse Aldovrandi o l'Erbario di Trento[71], analizzati in modo attento dagli studiosi.[72] Dopo aver goduto per millenni di un grande prestigio intellettuale e materiale, l'alchimia scomparve in tal modo dalla gran parte del pensiero occidentale, per tornare, però, ad essere approfondita nelle opere di pensatori come lo psicoanalista Carl Gustav Jung[73], oppure di insigni studiosi di occultismo come Julius Evola[74] o Giuliano Kremmerz[75]. Influenza culturale Nella psicoanalisi Il simbolismo alchemico è stato occasionalmente utilizzato nel XX secolo dagli psicoanalisti, uno dei quali, Jung, ha riesaminato la teoria ed il simbolismo alchemico ed ha iniziato a mettere in luce il significato intrinseco del lavoro alchemico come ricerca spirituale.[76] L'esposizione junghiana della teoria dei rapporti intercorrenti tra alchimia ed inconscio si trova in varie sue opere che abbracciano un arco di tempo che va dai primi anni 1940 alla sua morte avvenuta nel 1961: Psicologia e alchimia (1944) Psicologia del transfert (1946)[77] Saggi sull'alchimia (1948) Mysterium Coniunctionis (1956). La tesi dello psicoanalista svizzero consiste nell'identificazione delle analogie esistenti tra i processi alchemici e quelli legati alla sfera dell'immaginazione ed in particolare a quella onirica. Secondo Jung, le fasi attraverso le quali avverrebbe l'opus alchemicum avrebbero una corrispondenza nel processo di individuazione, inteso come consapevolezza della propria individualità e scoperta dell'essere interiore. Mentre l'alchimia non sarebbe altro che la proiezione nel mondo materiale degli archetipi dell'inconscio collettivo, il procedimento per ottenere la pietra filosofale rappresenterebbe l'itinerario psichico che conduce alla coscienza di sé ed alla liberazione dell'io dai conflitti interiori.[78] La legittimità di tale interpretazione è però discutibile, in quanto appare molto distante, se non addirittura opposta, rispetto ai presupposti e agli scopi del percorso alchemico così come presentato dalla tradizione.[senza fonte] Nella narrativa Molti autori hanno bersagliato gli alchimisti con critiche ed attacchi satirici. Il più famoso di questi è la commedia The Alchemist di Ben Jonson dove un finto alchimista con la pietra filosofale attira e truffa gli ingenui creduloni[79]. Nella seconda parte del Faust, Johann Wolfgang von Goethe descrive il servitore di Faust, Wagner, che utilizza procedimenti alchemici per creare un homunculus[80]. Marguerite Yourcenar, nel suo romanzo L'opera al nero (1968), racconta la storia della vita dell'alchimista Zenone. Dal libro è stato tratto nel 1987 l'omonimo film, diretto da André Delvaux e interpretato da Gian Maria Volonté.[81] Nell'Histoire de ma vie Giacomo Casanova narra dell'incontro con l'alchimista Conte di Saint-Germain definendolo un cialtrone. Nel romanzo Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez è presente un alchimista chiamato Melquíades[82]. Le vie ed i metodi dell'alchimia sono essenziali nel romanzo L'alchimista di Paulo Coelho[83]. L'alchimia è uno dei temi presenti nel romanzo Il pendolo di Foucault di Umberto Eco, in particolare in relazione con l'esoterismo.[84] Nel romanzo Harry Potter e la pietra filosofale di J. K. Rowling, questa pietra poteva mutare ogni metallo in oro puro e creare un "Elisir di lunga vita" che permetteva al bevitore di vivere per sempre. Nel romanzo la pietra è stata creata da Nicolas Flamel[85] Nella serie di romanzi La bambina della Sesta Luna, la protagonista, Nina de Nobili, è un'alchimista bambina.[86] Nel romanzo Notre Dame de Paris di Victor Hugo, l'antagonista arcidiacono Claude Frollo è un alchimista.[87] Il romanzo La ricerca dell'Assoluto di Honoré de Balzac è una parafrasi matura della decadenza dell'arte alchemica nel XIX secolo.[88] L'alchimia e la pietra filosofale sono temi centrali del manga Fullmetal Alchemist di Hiromu Arakawa e delle serie anime da essa tratte.[89] L'alchimia è il tema principale della serie Golden Sun[90]. L'alchimia è uno dei temi fondanti della serie di light novel giapponese Baccano! In Guerre stellari con il termine "Alchimia Sith" è indicata una sorta di ingegneria genetica usata dai Sith per creare delle creature mutate e utilizzate in vari modi[91] Nel romanzo L'angelo della finestra d'occidente (Der Engel vom weistlicher Fenster, 1927) lo scrittore ed esoterista Gustav Meyrink inscena la biografia di un alchimista realmente vissuto (John Dee), in modo da evocare gli stadi di un vero e proprio processo alchemico, in cui morte e rinascita sono momenti progressivi per accedere all'autentica conoscenza.[92] Nel romanzo Frankenstein di Mary Shelley si accenna vagamente all'esperimento con cui Victor Frankenstein ha creato il mostro come al risultato di studi sia scientifici che alchemici.[93] Il romanzo Lunedì inizia sabato dei fratelli Strugackij è basato su una forte commistione tra magia e scienza. Molti gli alchimisti protagonisti del racconto (tra i quali il rabbino Judah Loew Ben Bezalel che è esistito veramente) e i processi alchemici citati (la pietra filosofale, l'acqua della vita ecc.). Nell'anime Yu-Gi-Oh! GX il personaggio Daitokuji utilizza le sue conoscenze di alchimista per creare un corpo artificiale nel quale inserire la sua anima, Amnael.[94] Nella saga L'accademia dei vampiri di Richelle Mead sono presenti gli Alchimisti, una società di uomini che aiuta i vampiri a tenere nascosta la loro esistenza agli altri esseri umani. Thyon Nero, uno dei personaggi della duologia scritta da Laini Taylor (composta da "Il sognatore" e "La musa degli incubi") è un alchimista. Note ^ Mircea Eliade, Arti del metallo e alchimia, Torino, Bollati Boringhieri, 1980, ISBN 978-88-95563-20-6. ^ André-Jean Festugière, La rivelazione di Ermete Trsmegisto, vol. I, Milano-Udine, Mimesis, 2019, p. 256. ^ (EN) Alchemy, su Online Ethymology Dictionary. 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Voci correlate Un laboratorio alchemico, da The Story of Alchemy and the Beginnings of Chemistry Alkaest Athanor Chimica Clavis Artis Ermete Trismegisto Esoterismo Fisica Filius philosophorum Grande Opera Homunculus (alchimia) Magia bianca Mutus liber Pietra filosofale Porta Alchemica

 



 

 Il simbolismo alchemico è il filo conduttore principale di questo sito. Gli Adepti della "Dama per eccellenza" hanno prodotto, nel corso dei secoli, alcune tra le più belle ed enigmatiche sequenze iconografiche della Tradizione, sul cui occulto significato sono stati versati fiumi di inchiostro. Il nostro percorso comincia appunto con l'analisi di alcune tra le più significative sequenze di immagini alchemiche. Segue quindi un'ampia raccolta di testi classici di alchimia, in lingua originale e in traduzione italiana. * La comprensione dei testi alchemici non può prescindere dalla conoscenza delle antiche dottrine chimiche: a questo scopo abbiamo operato una vasta scelta di dizionari e manuali di chimica antiquaria e di testi dedicati alla storia della chimica. * Conclude questa sezione un'insieme di studi il cui scopo principale è quello di

 

 L'Alchimia è un'antica pratica in cui la metallurgia, la medicina, il misticismo, la chimica e la religione si sono fuse per formare una scuola di pensiero diffusa in tutto il mondo. Si potrebbe considerare l’alchimia come una prescienza, che si affianca alla chimica. Gli alchimisti tentavano di trasformare i metalli base in metalli preziosi. Questo tipo di pratica però non aveva a che fare con l'avidità. Il processo di trasformazione dal metallo base all'oro (metallo considerato tra i più perfetti per la bellezza e per la sua immunità da corruzione) simboleggiava il legame inscindibile tra il livello fisico e il livello spirituale e la speranza di avvicinare l'Universo al suo massimo potenziale di realizzazione. Un alchimista cercava di scoprire la longevità dell'oro e il segreto per curare le malattie. Mirava a raggiungere ciò che riteneva importante, ovvero ricchezza (non solo materiale), longevità e immortalità. Poiché i loro intenti erano pretenziosi rispetto agli standard dell’epoca, gli alchimisti non erano ben visti dai loro contemporanei e i loro testi, anche per questo, si rendevano poco comprensibili da coloro che non avevano a che fare con tale scienza. I libri che trattavano dell’alchimia, infatti, erano pregni di simboli e codici che non si prestavano ad essere decifrati facilmente. Il procedimento di trasformazione dei metalli base in metalli preziosi avveniva attraverso la mitica "Pietra Filosofale", una sostanza creata attraverso una ricetta ermetica e legata a simboli alchemici, usabile solo con "l'aiuto dello spirito Santo". libri-alchimia La pratica alchemica durò per duemila anni prima che il campo della scienza, della chimica, della medicina e della metallurgia moderna gettassero luce sulla maggior parte dei suoi fondamenti. Nonostante tutto l'Alchimia oggi sopravvive ancora, con l'idea di trovare un modo per purificare le risorse del pianeta e contemporaneamente lo spirito umano. Carl Gustav Jung è stato un grande studioso psichiatra che ha visto nell'alchimia la realizzazione del desiderio di una ricerca spirituale. Come spesso si legge nei suoi libri, Jung sostiene che l’alchimia sia un’antica tecnica in grado di permettere agli individui di ricercare se stessi, ovvero l’Io dell’inconscio. Ma cosa ha a che fare, quindi, questa idea di alchimia con quella primordiale, secondo la quale si potevano trasformare i metalli in sostanze preziose? In effetti quest’ultima rappresenta, secondo il pensiero di Jung e di altri alchimisti, una metafora secondo la quale il luogo in cui si effettua tale trasformazione rappresenta la personalità. Il metallo, dunque, è l’Io e l’oro il Sé. Attraverso la ricerca interiore, l’Io si trasmuta in Sé, raggiungendo un alto grado di perfezionamento introspettivo. In passato l’alchimia era considerata come una scienza esoterica e, solo dopo le teorie di Jung, ha acquisito il suo valore ideale di ricerca interiore, di processo psicologico e di contatto con la propria natura. Sei pronto a immergerti nel mondo dell'alchimia esoterica? Allora inizia a esplorare questa sezione. Solo per te abbiamo raccolto tutti i migliori libri sull'alchimia, la magia alchemica e la ricerca spirituale.

 

Alchimia, la scienza della trasformazione materiale e del perfezionamento spirituale Alchimia, l'origine della parola è già di per se un insieme di significati provenienti da culture antiche e differenti: nel mondo arabo la parola al-khmiyya significa "chimica", nel termine greco khymeia identifica l'arte del fondere, saldare; nell'antico Egitto "al kemi" identificava l'arte egizia mentre la parola kimiya in lingua cinese significa succo per fare l'oro. Le definizioni sono tutte vere. L'alchimia è un sistema filosofico esoterico che da tempi antichi, attraverso diverse discipline, si pone l'obiettivo di conquistare il massimo della conoscenza, il perfezionamento spirituale, la ricerca della Pietra Filosofale attraverso la trasformazione della materia. La Pietra dei Filosofi fornirebbe la cura di tutte le malattie, l'elisir di lunga vita, la conoscenza assoluta del passato e del futuro, la capacità di trasformare i metalli in oro. Gli alchimisti sono considerati i precursori della chimica: il pensiero alchemico infatti è all'origine del metodo scientifico moderno. Nell'alchimia rientrano discipline fisiche come la metallurgia, la medicina, l'astrologia ma anche un pensiero mistico e metafisico che permette la liberazione spirituale dell'alchimista. Una disciplina complessa fortemente legata alla simbologia e al significato magico dei numeri che affascina da tempi remoti. In principio il fine dell'alchimia era quello di trasformare il piombo, la materia negativa, in oro, la perfezione. Nel corso dei secoli l'evoluzione del pensiero e i processi di trasformazione per ottenere la pietra filosofale, hanno introdotto nell'alchimia le due materie simbolo che, in diversi rapporti, sono alla base di tutti i materiali: zolfo (elemento in combustione) e mercurio (elemento volatile). Dal 15mo secolo l'alchimista Paracelso, introdusse un terzo elemento il sale (elemento tangibile). È con Paracelso che l'alchimia subisce una profonda trasformazione: egli ne rifiuta l'interpretazione prevalentemente metallurgica e si concentra sulla chimica. "Sulla Terra c'è ogni tipo di medicina ma non coloro che sanno applicarla". Paracelso può essere considerato un pioniere nella chimica farmaceutica. La chimica era un'arte in grado di scomporre e unire sostanze per ottenere medicine efficaci. Nella sua vita realizzò un numero infinito di preparazioni curative realizzate da trasmutazioni di sostanze minerali e vegetali. Fu Paracelso a coniare il termine spagirico (dal greco antico spao - separare - e ageiro - riunire) riferendosi alle complesse preparazioni derivate dalle piante. Le preparazioni spagiriche estraggono (separano) i principi attivi delle piante per poi ricongiungerli attraverso i seguenti processi: distillazione, fermentazione, incenerimento, estrazione. La scelta delle materie per le preparazioni e il rispetto delle leggi alchemiche, danno origine a rimedi dal terapeutici molto apprezzati nelle terapie dolci. La medicina spagirica si basa sull'equilibrio delle forze che ruotano intorno all'uomo: quando la malattia interviene l'equilibrio si rompe ed è necessario ricostruirlo.

si sente tanto parlare di alchimia, di gestione alchemica interiore, di trasformazione alchemica. Alzi la mano chi sa esattamente di cosa stiamo parlando.. In effetti l’accesso all’alchimia è molto complicato: testi incomprensibili ricchi di metafore e simboli, esercizi indicati parzialmente, tantissimi libri solo storici, libri o informazioni incomplete o svianti, pseudo-scuole che non rispettano tradizioni, scuole inarrivabili. Insomma proviamo a mettere un pochino di ordine in questo enorme caos, anche perché c’è tanta voglia di conoscere intorno all’alchimia e i suoi misteri.. L’alchimia è la ricerca di un rapporto totale, intenso, profondo con noi stessi e l’universo. Un onesto percorso alchemico non ricerca grandi risultati dell’ego, appariscenti e fini a sé stessi. C’è nell’alchimia una grande volontà di ripulirsi da tutti i meccanismi della personalità superflui, dalle pulsioni, emozioni negative e da una mente debole per costruire una connessione con il proprio nume o genio. Nel percorso alchemico c’è bisogno inizialmente di una guida che accenda la fiamma interiore e di un gruppo che faccia da specchio e da cassa di risonanza per poter accelerare i processi di trasmutazione. L’alchimia interiore, in particolare nel suo percorso lungo o medio lungo, è un viaggio al centro dell’essere. Nella fase della Nigredo in particolare vi è una vera e propria cottura della parte più pesante della personalità e sublimazione dell’organismo ed il raggiungimento di una diversa frequenza del campo energetico informativo, senza la quale è impossibile procedere nell’iter di trasmutazione. Vi è una cottura lenta che disgrega la personalità sciogliendo i complessi psichici e separando i singoli moduli ricettivi espressivi. INIZIARE LA NIGREDO DAL CENTRO MOTORIO. Il lavoro alchemico inizia dal centro motorio-istintivo e si concentra, sviluppando attrito e quindi fuoco metamorfico, su tutti i gesti meccanici e compulsivi (abitudinari). E’ impressionante la scoperta di quanto siamo fatti quasi totalmente di reazione meccanica e impulso. Come moltissime volte le nostre decisioni (sarebbe meglio scrivere “non decisioni”) siano condizionate dalla paura e dalla misera condizione dell’uomo medio. Una condizione compassionevole di precarietà mentale e fisica, schiavitù e dipendenza dall’esterno. Che senso ha una vita ordinaria fondata soltanto sulla difesa del proprio territorio e sul mantenimento in vita di un corpo fisico privo di coscienza? L’obiettivo diviene arrivare alla fine della giornata, fine settimana, al fine mese, al fine anno ma si è già finiti! Dov’è l’essere umano con la sua coscienza? Basta osservare cosa accade quando ci si sente minacciati nella stessa sopravvivenza per comprendere come questo puro istinto sia inesorabilmente forte. Come l’istinto sessuale fine a sé stesso oppure il desiderio di accumulo (di cibo e cose) sfidi la paura  della perdita e della morte. In questa condizione non osservata, in carenza di lavoro su di sé, si sopravvive giorno per giorno mantenendo l’esistenza su un piano pressapoco animalesco. L’aspirante alchimista dovrebbe esercitarsi nell’arte del distacco da ciò che è stato (dal suo profilo anagrafico), cercando di sviluppare abitudini estranee ed in alcuni casi fastidiose per la personalità (che creino nuove connessioni neurali). Per fare questo occorre sentire di poter lasciare andare la propria identità anagrafica e chi si pensa di essere stati sino a quel momento. Si attiverà il gioco delle maschere o dell’attore consapevole, in cui ruoteranno le varie identità mantenendo sullo sfondo una coscienza che diviene sempre più elevata con il tempo. L’osservazione non giudicante sarà la nuova compagna di vita dell’aspirante alchimista. Egli potrà focalizzarsi su tutti i suoi meccanismi di difesa, di chiusura, sulle sue nevrosi e tic, risentimenti, paure, ansie e angosce. Quanti gesti a cui ci affidiamo giorno per giorno non sono voluti ma subiti? Quanti modi di dire, di muoversi e camminare, di reagire agli ambienti, sono condizionati e non scelti? Siamo veramente affezionati a questo ciarpame e pensiamo di non poterne fare a meno? Tutta illusione, tutta illusione.. L’alchimista ricerca uno stile di vita impeccabile. Egli non si fa abbagliare dal luccichio del superfluo nella materia e ricerca l’essenziale.Non ha bisogno della quantità o dello sfarzo ma cerca la qualità. Non è affamato di riconoscimento ma basta a sé stesso. Non cerca appoggi o aiuti esterni ma sa che la strada se la costruisce con le sue mani trovando la saggezza strada facendo. Non si abbatte di fronte a nulla e non si esalta quando ottiene le vittorie. Non si sente mai superiore a nessuno e affronta il mondo con compassione. L’alchimista ricerca un rapporto vero con sé stesso e poi con tutto il mondo che lo circonda. Egli non si isola ma impara attraverso la relazione che reputa fondamentale. Non cerca apparenza ma sostanza. Non cerca nessun onore e gloria ma è centrato sulla ricerca della saggezza. L’alchimista non disperde le sue energie nel parlare scorrettamente o troppo, inseguendo i sogni altrui, dando energie alle notizie o al chiacchiericcio. Egli risiede nella vita essenziale con sobrietà, lucidità e autenticità. Rispetta sempre gli spazi di espressione altrui e i percorsi individuali. Egli cerca la conoscenza e non il potere (anche se la conoscenza equivale al potere ma non vuole questo). Non ha bisogno della ricchezza ma del decoro e conosce le leggi dell’abbondanza che sfrutta a suo piacimento. Non usa i rituali ma la forza stessa della natura. L’alchimista si sveglia al mattino con un pensiero fisso che mantiene durante tutto il giorno: come posso oggi sfruttare questa opportunità di vita per crescere interiormente e attrarre l’anima del mondo? Egli conosce, osa e tace quando è il momento. E’ in grado di giocare con i suoi ruoli come fa l’attore con il personaggio. Mantiene sempre accesa la sua fiamma nonostante i mille ostacoli. Non vede nemici ma opportunità. Non si esalta né si abbatte. Non si da importanza né si sopravvaluta. Si conosce. Non ha attaccamenti perché sa che quella è la via..

 Nel 1689 il parlamento inglese prese una decisione sorprendente: abrogò una legge in vigore dal XV secolo che vietava la moltiplicazione di oro e argento. In origine la legge aveva l’obiettivo di impedire la circolazione di denaro falso, anche se, naturalmente, con la sua abolizione i falsificatori non sarebbero rimasti impuniti. Il promotore di questa legge era un illustre scienziato, Robert Boyle, membro, sin dalla sua fondazione nel 1660, della Royal Society, una delle più antiche società scientifiche e ancora oggi probabilmente la più prestigiosa al mondo. Il proposito di Boyle era quello di depenalizzare gli esperimenti degli alchimisti per ottenere la pietra filosofale, una sostanza in grado di trasformare i metalli vili in oro. In questa pittura del 1841, opera di Eugène Isabey, si ha una visione romantica di un alchimista nel suo laboratorio, tra vasi, antichi libri e manoscritti. Palazzo delle Belle Arti, Lille In questa pittura del 1841, opera di Eugène Isabey, si ha una visione romantica di un alchimista nel suo laboratorio, tra vasi, antichi libri e manoscritti. Palazzo delle Belle Arti, Lille Foto: Thierry Le Mage / RMN-Grand Palais Sembra strano che l’alchimia fosse ancora presente alla fine del XVII secolo e che fosse rappresentata da un autorevole scienziato britannico, quando solo due anni prima erano stati pubblicati i Principi matematici della filosofia naturale di Newton, probabilmente il più importante lavoro scientifico della storia. Risulta ancora più sorprendente che anche lo stesso Newton fosse un alchimista e che, dopo la pausa per la stesura di quest’opera, fosse tornato con più fervore che mai ai forni e ai vasi alchemici nel suo modesto laboratorio presso l’Università di Cambridge. Il XVII secolo segna l’inizio di quella che viene chiamata la Rivoluzione scientifica ma che è anche l’età d’oro dell’alchimia, la passione di moda del momento. Nobili e plebei, religiosi, membri di professioni liberali, medici, farmacisti, artigiani e rispettabili professori universitari, ma anche truffatori, ricettatori e venditori ambulanti, studiavano avidamente i processi alchemici. Alcuni di loro speravano di avere accesso al sapere arcano, altri erano semplicemente mossi dal desiderio di arricchirsi con mezzi legali o perfino ai limiti della legge. Il ricco borghese e alchimista Nicolas Flamel contribuì nel XIV secolo alla manutenzione della chiesa di Saint-Jacques-la-Boucherie a Parigi, di cui oggi rimane solo questa torre Il ricco borghese e alchimista Nicolas Flamel contribuì nel XIV secolo alla manutenzione della chiesa di Saint-Jacques-la-Boucherie a Parigi, di cui oggi rimane solo questa torre Foto: Arnaud Chicurel / Gtres La fase di maggior fervore alchimista, e di intensa attività letteraria a giudicare dal numero di libri pubblicati, si può situare tra il 1605 e il 1615, quando venne scritta la maggior parte dei trattati alchemici più rappresentativi. Nel 1612 fu pubblicato Il libro delle figure geroglifiche, attribuito allo scrivano francese del XIV secolo Nicolas Flamel, che disse di aver trovato la pietra filosofale e la cui leggenda dura fino ai nostri giorni. Flamel appare perfino in fenomeni culturali come la saga di Harry Potter, il giovane mago creato dalla penna della scrittrice britannica J.K. Rowling. Nel primo volume, Harry Potter e la Pietra Filosofale, il piccolo mago deve salvare la pietra dalle grinfie del più grande mago oscuro di tutti i tempi, Voldemort. Nel 1617 fu pubblicata in Germania la prima guida audiovisiva sull’alchimia, Atalanta fugiens, un originale libro di emblemi realizzato dal medico tedesco Michael Maier, presunto membro della società segreta dei Rosacroce. Invece di mostrarci passo dopo passo quello che faceva un alchimista nel suo laboratorio, tutti questi complicati trattati alchemici sono prodighi di espressioni enigmatiche – “leone verde”, “mercurio dei filosofi”, “testa di corvo”, “colombe di Diana”, “acqua divina”, “spirito universale” – e sono spesso illustrati con immagini simboliche attraenti e allo stesso tempo oscure. Tuttavia, da questi testi possono essere dedotte alcune idee comuni circa i concetti teorici e le linee generali del lavoro degli alchimisti. Lo scrivano parigino Nicolas Flamel (1330-1418) dichiarò di aver trovato la pietra filosofale, che avrebbe utilizzato per ottenere oro e diventare ricco Lo scrivano parigino Nicolas Flamel (1330-1418) dichiarò di aver trovato la pietra filosofale, che avrebbe utilizzato per ottenere oro e diventare ricco Foto: Leemage / Prisma L’idea di base era che il lavoro dell’alchimista assomigliava a quello della creazione. Si partiva da una sostanza di origine minerale che rappresentava la materia informe, il caos iniziale, che veniva sottoposta a una serie di trattamenti con l’obiettivo di darle vita e di purificarla progressivamente. Secondo i testi alchemici, nel corso di questo processo la materia cambiava sia il colore che l’aspetto. Si ripeteva sempre la stessa sequenza cromatica: il colore nero del materiale trattato si trasformava in bianco, poi in un giallo intermedio e infine in un rosso brillante. Allo stesso tempo la materia adottava forme e qualità biologiche; sembrava crescere e gonfiarsi, come se fermentasse. La sostanza risultante alla fine del processo era, come veniva descritta nei testi, una materia molto pura, di un colore rosso o aranciato, con un aspetto cristallino e molto denso. Era la pietra filosofale, che concentrava in sé l’energia vitale del cosmo e che, secondo la tradizione alchemica, era in grado di trasmutare qualsiasi metallo in oro. Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica! La trasmutazione dei metalli Nel periodo d’oro dell’alchimia, e anche per buona parte del XVIII secolo, molti credevano nell’efficacia di questi processi alchemici. In effetti, uno degli aspetti più sorprendenti della storia dell’alchimia è il gran numero di testimonianze di trasformazioni di metalli, come il mercurio e il piombo, in oro e argento. Un libro del 1784 raccoglie un totale di 112 casi. Il modus operandi era sempre lo stesso. Il metallo vile che si desiderava trasformare doveva essere fuso in un crogiolo. Al suo interno veniva gettato un piccolo frammento di pietra filosofale avvolto in carta o cera e, in un breve lasso di tempo, il metallo diventava oro purissimo. Numerose trasmutazioni avvennero in presenza di testimoni qualificati, come lo scienziato britannico Robert Boyle. Un caso molto pubblicizzato all’epoca fu quello del medico Helvétius, che nel 1667 ricevette da uno sconosciuto una polvere del colore dello zolfo in grado di «trasmutare quarantamila libbre di piombo in oro». A dispetto dell’impossibilità di fenomeni come questi in base alle attuali conoscenze scientifiche, da un punto di vista strettamente storico tutte queste notizie contribuirono a mantenere vivo l’interesse per l’alchimia in un periodo in cui i circoli accademici ed eruditi iniziavano ad allontanarsi da essa. In quest'olio del XVI secolo di Giovanni Stradano si può osservare Francesco I de’ Medici, in basso a destra, mentre riscalda e agita un liquido nel suo laboratorio alchemico. Palazzo Vecchio, Firenze In quest'olio del XVI secolo di Giovanni Stradano si può osservare Francesco I de’ Medici, in basso a destra, mentre riscalda e agita un liquido nel suo laboratorio alchemico. Palazzo Vecchio, Firenze Foto: Raffaello Bencini / RMN-Grand Palais Inoltre va ricordato che la pietra filosofale non si limitava soltanto a convertire i metalli in oro, rispondendo semplicemente al desiderio di ricchezza. Questa leggendaria sostanza, secondo gli alchimisti possedeva anche molte proprietà medicinali. Inoltre, il suo effetto “purificante” agiva sugli organismi viventi, in particolare sugli esseri umani, preservandone la salute e prolungandone la vita. Fu così che si sviluppò un’importante corrente di sperimentazione alchemica che andava alla ricerca di mitici elisir dalle proprietà straordinarie. Medicina alchemica Il primo autore che approfondì questa forma di alchimia fu il francescano inglese Ruggero Bacone nel XIII secolo. Il frate credeva che, anche se l’alchimia non dava l’immortalità, avrebbe potuto allungare la vita fino a raggiungere la longevità dei patriarchi biblici, poiché sosteneva che da quel momento l’umanità aveva subito un processo di degenerazione che l’alchimia avrebbe potuto rovesciare. Già all’inizio del XIV secolo Il testamento, uno dei trattati alchemici più apprezzati durante il Medioevo, erroneamente attribuito al filosofo maiorchino Raimondo Lullo, descriveva la capacità di guarigione e rigenerazione della pietra filosofale, sostenendo che avrebbe potuto far rivivere sia piante che alberi. Sebbene i più importanti farmacisti dell’epoca si fossero largamente interessati ai processi alchemici, solo pochi fortunati erano in grado di realizzarli con successo. Questo è uno dei motivi che portarono il francescano Giovanni di Rupescissa a proporre, nella metà del XIV secolo, la sua teoria della quintessenza per elaborare rimedi di alto potere curativo tramite procedimenti più accessibili. Questo frate sosteneva che nelle sostanze materiali si trovasse – in stato latente o dormiente – la quintessenza, o quinto elemento, del quale sono fatti gli astri, perfetti e incorruttibili. La manifestazione o attivazione progressiva di questa quintessenza latente si otteneva tramite la distillazione continua di una sostanza come l’alcol in un recipiente speciale chiamato vaso circolatorio o pellicano. Il liquido doveva essere mantenuto caldo a una temperatura moderata (“quella del letame di cavallo”) per un mese. Trascorso questo periodo di tempo, evaporava e si condensava. Gli alchimisti realizzavano le loro distillazioni in storte come questa, del XVII secolo, per estrarre lo spirito vitale dalla materia. Museo della Scienza e della Tecnologia, Milano Gli alchimisti realizzavano le loro distillazioni in storte come questa, del XVII secolo, per estrarre lo spirito vitale dalla materia. Museo della Scienza e della Tecnologia, Milano Foto: Leemage / Prisma La quintessenza e l’oro potabile Il processo sembrava produrre notevoli cambiamenti nelle proprietà fisiche delle sostanze “che circolavano” nel pellicano. Nel caso dell’alcol, l’aroma della sua quintessenza era tale che, secondo un testo del XVI secolo, «coloro che sentono l’odore si credono trasportati dalla Terra al Paradiso, quando avvertono questa fragranza celestiale». Se si fosse ingerita questa sostanza quintessenziale, la sua perfezione si sarebbe propagata attraverso l’organismo malato riportandolo in salute. Non c’è da stupirsi che Rupescissa sviluppasse queste idee negli anni in cui l’Europa era devastata dalla peste nera scoppiata nel 1346; l’alchimia poteva dunque essere un rimedio di grande aiuto per combattere le tribolazioni che in quel momento affliggevano l’umanità. Gli alchimisti fecero addirittura ricorso all’oro come sostanza perfetta in grado di curare le malattie agendo sull’organismo. Tuttavia, questo metallo ha una grande resistenza chimica ed è molto difficile da alterare o corrodere, perciò i tentativi di preparare una sostanza liquida che contenesse oro e che si potesse bere, chiamata “l’oro potabile”, furono destinati al fallimento fino alla scoperta dell’acido nitrico, nel 1300. Questo reagente, mescolato con cloruro di ammonio o con sale comune, permette di ottenere la cosiddetta acqua regia, che ha la capacità di dissolvere il metallo. Questa miscela, però, è molto corrosiva e non può essere ingerita. Nel XVI e XVII secolo furono pubblicate molte ricette per la preparazione dell’oro potabile che cercavano di superare questo limite, anche se con scarso successo. Nonostante ciò, nel XVIII secolo nelle farmacie di Parigi si vendeva un oro potabile che godeva di una buona reputazione ed era conosciuto con il nome della sua inventrice, Mademoiselle Grimaldi. Il procedimento per la sua elaborazione era semplice e al tempo stesso ingegnoso. Si metteva in un recipiente una certa quantità di soluzione di oro in acqua regia. Si aggiungeva dell’olio di rosmarino, che galleggiava sulla soluzione. Lentamente l’oro passava dalla soluzione all’olio che, mescolato in seguito con un po’ di alcol, si trasformava in un liquido rosso vivo e bevibile. Questo procedimento è stato replicato di recente in un moderno laboratorio e si è constatato che, in effetti, l’oro è presente nell’essenza di rosmarino sotto forma di particelle microscopiche. Nonostante l’astuto procedimento, però, rimane il fatto che le proprietà del prodotto sono a dir poco dubbie. Non dobbiamo infatti dimenticare che l’oro è un metallo pesante difficile da assimilare per l’organismo e che, in quantità eccessive, può causare gravi danni alla salute. Disco alchemico. Museo della storia della medicina. Parigi Disco alchemico. Museo della storia della medicina. Parigi Foto: Bridgeman / Aci La redenzione della materia La millenaria alchimia, così vicina alla scienza moderna per alcuni suoi metodi ma allo stesso tempo così lontana da essa per i suoi obiettivi, è un progetto ambizioso che ci aiuta a capire il processo della creazione del mondo visibile attraverso il lavoro in laboratorio. Molti dei processi alchemici hanno contribuito a realizzare scoperte scientifiche. Al giorno d’oggi, alcuni considerano l’alchimia come il passo immediatamente precedente alla creazione del metodo scientifico. Benché infatti l’alchimia non consista nell’elaborare pigmenti, leghe metalliche o farmaci sintetici, questi ultimi sono suoi sottoprodotti. I ripetuti tentativi, nella vana ricerca della pietra filosofale, non hanno portato alla redenzione della materia e alla trasformazione di metalli in oro, ma hanno lasciato in eredità qualcosa di ben più importante: conoscenza collaterale, che si è rivelata la vera ricchezza.


Dopo aver letto un libro che trattava di alchimia, delle menti più geniali che operavano in questa scienza e dei materiali che compongono la celeberrima GRANDE OPERA ho deciso di dedicare una sezione del mio sito a quella che è considerata la mamma della chimica moderna. Ognuno può avere le sue opinioni in merito: il mio scopo è esclusivamente quello di fare un pò luce su questa scienza a dir poco oscura. 'ndò ALCHIMIA Tra le scienze occulte, l'alchimia è al giorno d'oggi una fra le piu' ispiratrici, non solo perché innumerevoli libri sono stati scritti col passare dei tempi, ma anche per il nostro desiderio di conoscere la verità per quel che riguarda la "Pietra Filosofale", ed al tempo stesso acquisire la "Medicina Universale". Per molto tempo l'alchimia fu sinonimo di ciarlataneria e di dubbia credulità. Il motivo principale fu sempre la mancanza di pubblicazioni serie. La maggior parte degli scritti disponibili erano costituite da misere imitazioni dei vecchi trattati, redatte da "soffiatori" (pretesi Alchimisti) in questi lavori si univano l'assurdo e la mancanza di conoscenza. Oggi, grazie alla pubblicazione delle traduzioni di lavori realizzati da Grandi Maestri classici, molte persone hanno rivisto la loro opinione. La parola Alchimia, proviene dall'arabo "AL-KIMIA" ha lo stesso significato del termine Chimica. Tuttavia questa chimica, anticamente conosciuta sotto il nome di Spagiria, non è la stessa che la nostra chimica attuale, la differenza principale tra quest' ultima e l'alchimia risiede nella natura trascendentale e spirituale dell'Arte. Il prefisso arabo "AL" indica l'Essere Supremo, l'Onnipotente come in "AL-LAH". L'alchimia è sempre stata conosciuta come la scienza di Dio, la chimica di "AL". L'alchimia è l'Arte di perfezionare i corpi con l'aiuto della natura. In una Via, essere studioso della scienza Alchemica è indissociabile da una pratica operativa dell' Arte. L'alchimia si sviluppa secondo un certo numero di teorie relative alla costituzione della materia, alla generazione delle sostanze animate e viventi, eccetera.. L' Alchimia spiega che la materia e' in possesso di tre principi fondamentali: Zolfo, Mercurio e Sale. Questi principi, quando sono combinati in differenti proporzioni, danno luogo ad un nuovo corpo. Nello "Specchio dell' Alchimia" di Roger Bacon, possiamo leggere: "l' Alchimia è la scienza che insegna a preparare una certa medicina, o elisir che, quando viene proiettato su di un metallo imperfetto, gli comunica la perfezione". L' Alchimia operativa, è un'applicazione diretta delle teorie Alchemiche, è la ricerca della Pietra Filosofale e comprende due principali aspetti: da un lato la medicina universale, dall' altro la trasmutazione dei metalli, prova irrefutabile dell'efficacia della medicina universale. Nella maggioranza dei casi gli Alchimisti furono anche: Dottori in medicina, Filosofi ed Astrologi come Paracelso, Alberto il Grande, Sant' Agostino, ed il Fratello Basilio Valentino come molti altri Maestri, segnaliamo oggi i loro lavori autentici e veritieri. Ogni Maestro ha trasmesso la sua conoscenza ai discepoli che volevano iniziare l'arte. Tuttavia perche' la loro conooscenza fosse preservata nel tempo, hanno scritto molto, mascherando frequentemente la loro identita' con uno pseudonimo, nascondendo le loro preziose formule per mezzo di allegorie, di simboli e di immagini. La mancanza di simboli comuni e fissi è la principale difficoltà che si presenta a coloro che si sforzano di comprendere l'Arte. La massima "ogni cosa fu, e l'alambicco e'", riassume parzialmente la parte enigmatica ed inventiva lasciata a ciascuno per volere degli autori. L'alchimista a differenza di ciò che pensano molte persone, non è un fabricante di oro. Pertanto porremo come assunto: la trasmutazione deve avere luogo unicamente per provare l'efficacia della Medicina Universale o della Pietra Filosofale. Oggi, come nel passato, l'Arte è sempre praticata. Così troviamo Alchimisti in tutti gli strati della società, come CYLIANI, insegna nel suo "Hermete Svelato": "Re della Terra se foste a conoscenza del grande numero di persone che si dedicano in segreto ed oggigiorno alla ricerca della Pietra filosofale, ne sareste stupiti. Migliaia di libri sono stati scritti a proposito di questa Arte, e sembra che dal medi evo ai nostri giorni l'alchimia sia sempre viva. Fu praticata non solo da persone di buona famiglia, nobili, cavalieri, religiosi e chieric, ma anche da Re e Papi che hanno scritto frequentemente dei trattati sull'arte di Ermes. Purtroppo la pubblicazione di innumerevoli lavori di poco valore, che descrivono miseramente l'alchimia, non e' servita alla sua causa. Oggi i testi sull'Arte Ermetica sono oggetto di una forte infatuazione. Purtroppo i libri che si possono trovare, avranno solamente l'aspetto serio, e spesso non celeranno in effetti che semplici speculazioni. Così saranno acquistati da coloro che desiderano trarre alcuni spunti o giusto a titolo di semplice curiosità. Lungi da noi l'intenzione di dichiarare che non vi e' nessun libro serio scritto sull'argomento dell'Arte. Simili libri esistono e sono molto conosciuti dagli aspiranti e dai cercatori nell'Arte di Ermes. Si puo' trovare un buon numero di questi nelle compilazioni come il Teatrum Chimicum, la Biblioteca Chemica Curiosa di Mangeli, ed anche nella Biblioteca dei filosofi chimici di Salmon. OBBIETTIVI DELL'ALCHIMISTA Nei vari siti presenti nel web, sono stati descritti finora tutti gli studi ed i lavori preliminari all'alchimia. Vi sono molti argomenti che e' stato necessario illustrare; in questo contesto non era tuttavia necessario affrontare il problema relativo allo scopo ultimo della ricerca, cioe' quale sia la motivazione che, in ultima analisi, anima l'alchimista nello studio dell'arte. La maggior parte delle persone immagina gli Alchimisti come "fabbricanti d'oro", probabilmente a causa delle testimonianze dei Grandi Maestri, grazie alle virtù trasmutatorie della Pietra Filosofale. Tale fenomeno, la trasmutazione, sembra così reale che e' un incentivo alla prosecuzione dello studio e della pratica dell'alchimia. Ma vediamo la trasmutazione non come la conclusione del lavoro, ma come la prova dell'esistenza della Medicina Universale. Questa, come andremo a verificare, e' la ragione principale della nostra ricerca. Ciò che ricerchiamo non è la trasmutazione del Mercurio o del piombo come e' stata descritta da Filalete o Flamel ne L'entrata Aperta al Palazzo Chiuso del Re e ne Il Breviario. Ai nostri giorn, sembrerebbe ragiovonele unicamente fabbricare l'oro in gran quantità, come Flamel ha descritto ne Il Breviario, o in un modo che permetta all'alchimia di divenire materia scientifica. "Dunque se sei preso dal desiderio di fare molto oro, caro nipote, cosa che tuttavia non e' necessaria per tutte le incongruita' dannose che possono accadere, metti centomila once di argento vivo in grande paiolo di ferro su di un fuoco forte e, quando a causa del calore comincera' a fumare, procura di avere un'oncia di polvere cremisi che sia alla quarta imbibizione; includila in una pallottola di cera e gettala sul suddetto argento vivo fumante e questo sarà improvvisamente fissato. Dai vigore al fuoco e quando sarà tramutato, parte in massa solida e parte in polvere d'oro giallo che scaturirà dal crogiolo farai, come ultima fase, una massa o lingotti e avrai ottenuto dal mercurio circa 99.710 once di oro puro molto fine di cui potrai disporre come riterrai meglio. Eccoti caro nipote molto più ricco che tutti i re, nel caso assai più di loro, e di chiunque possa esserci in ogni regno mondano, ma non fabbricare oro che poco a poco, in prudenza,senza dire parola ad alcuno, se non ti fidi degli altri ". Fare una trasmutazione con 100.000 once (310.000 chilogrammi) di mercurio? Non posso presentare osservazioni su questo, perché non sappiamo realmente ciò che si è prodotto allora, e noi non abbiamo nessuna ragione di non credere a ciò che Flamel ha scritto. Sembra comunque un'esagerazione, ma sarebbe molto difficile verificare l'esattezza di questo resoconto, cosi' come è stato scritto. A quell' epoca sarebbe stato molto difficile far passare inosservata una tale quantità di oro ed il proprietario di questo oro avrebbe dovuto fronteggiare molti pericoli ed in particolare la pena capitale come ci indica Filalete ne L'entrata Aperta al Palazzo Chiuso del Re al capitolo XIII: "I commercianti non sono così stupidi anche se, come bambini, giocano con te, dicendo che acquistano ad occhi chiusi, che non vedono niente e che li puoi accostare con ogni fiducia; se andrai questi, con la coda dell'occhio, ne scopriranno abbastanza per gettarti nel più grande imbarazzo. L'argento che produciamo grazie alla nostra scienza è così fine che non può provenire da nessun paese. Il migliore,´che viene dalla Spagna, non vale molto più della sterlina inglese e si presenta sotto forma di pezzi abbastanza grossolani,´che sono passati di frodo, malgrado la proibizione dovuta alle leggi dei regni. Se dunque metti in vendita una gran quantità di argento puro, ti sei gia' tradito; e se vuoi modificare la lega (senza essere orafo), meriti la pena capitale secondo le leggi dell'Inghilterra, dell'Olanda e di quasi tutti gli Stati che prevedono che ogni alterazione del titolo dell'oro e dell'argento, perche' concordi con la bilancia dell'orafo, è passibile della pena capitale, se non eseguita da un professionista patentato". Oggigiorno, l'oro può essere venduto in piccoli lingotti senza che insorga questo tipo di problema. A partire dal momento in cui è stato correttamente analizzato e la sua purezza sia stata certificata, si trovera' sempre un acquirente interessato. Per verificare questa situazione, in passato, ho provatoa a vendere più di 250 grammi di oro (allo stato di pepite), che era stato acquistato in Angola durante il periodo dell'indipendenza. Sono andato ad un negozio che mi era stato raccomandato, ma mi dissero che non avrebbero potuto acquistarlo fino a quando non ne fosse stato analizzato il suo livello di purezza, e mi diedero le indicazioni necessarie a trovare una societa' in grado di farlo. Cosi' ho potuto aiutare personalmente un impiegato a sciogliere l'oro mediante apposita attrezzatura, con gas ed ossiacetilene. Ha messo le pepite in un piccolo crogiolo e le ho riscaldate per circa 20 minuti. Quando sono state completamente fuse, hanno emesso uno scricchiolio secco. Ho pensato che questo era assolutamente meraviglioso, ed ho chiesto all'impiegato perché l'oro avesse fatto questo. Ha risposto: "è la canzone di purezza che l'oro canta uno volte fuso". E' stato veramente bello da vedere e da sentire. Quando il metallo è stato ben fuso, l'ha versato accuratamente in piccoli stampi, per preparare dei lingotti. una volta raffreddato, l'ha pesato minuziosamente in mia presenza e mi ha dato un documento, certificando la sua purezza, questo significa che è stato certificato nella sua qualità. L'altro giorno ho trovato il certificato: l'oro era stato riconosciuto puro al 99,8%, giusto due decimi di un oro puro. Sono tornato al negozio precedente per venderlo, ed il proprietario (apparente un profittatore) mi ha detto che avrebbe potuto acquistarlo per farmi un favore. Un breve calcolo sulla sua offerta mi ha pemesso di scoprire che tentava veramente di profittare di me. Gli ho detto che doveva pagarmi il prezzo di mercato, scontato. Ha immediatamente realizzato che dovevo essere del mestiere ed è stato d' accordo sul prezzo. Ha tuttavia, voluto pagarmi in banconote, beni pericolosi da trasportare in viaggio, ma dopo una discussione su quest'argomento, l'ho obbligato a pagarmi in funzione del controllo effettuato. Questo ha fatto crescere la sua ammirazione, perché trattava abitualmente con persone che hanno bisogno di ricevere rapidamente denaro, ma non era il mio caso. Ho raccontato quest'episodio per mettervi a conoscenza che oggigiorno, potete sempre trovare un acquirente, dopo aver innanzitutto espletato la formalita' dell'autenticazione, e dopo aver ottenuto l'identificazione appropriata. Nel caso dell'alchimista moderno, non sembrerebbe cosi' importante realizzare l'oro per trasmutazione, perché la Pietra Filosofale ha molte altre caratteristiche più interessanti che sono realmente più preziose dell'oro. Vediamo come Fulcanelli descrive queste caratteristiche nelle Dimore Filosofali ( Paris, Da Jean-Jacques Pauvert, pagine 182, e 183): "I Maestri dell'arte c'insegnano che lo scopo dei loro lavori è triplice. Quello che cercano di realizzare in primo luogo, è la Medicina universale, o pietra filosofale propriamente detta. Ottenuta sotto forma salina, moltiplicata o no, è utilizzabile solamente per la guarigione delle malattie umane, la conservazione della salute e l'accrescimento dei vegetali. Solubile in ogni liquore spiritoso, la sua soluzione prende il nome di oro potabile (sebbene non contenga il piu' piccolo atomo di oro), perché presenta un magnifico colore giallo. La sua valenza terapeutica e la molteplicita' dei suoi impieghi in campo terapeutico, ne fa un prezioso ausilio nel trattamento delle affezioni gravi ed incurabili. Non ha nessuna azione sui metalli, salvo sull'oro e l'argento, con cui si fissa e che dota delle sue proprietà, ma, di conseguenza, non ha nessuna utilita' per la trasmutazione ". "Infine, se si fermenta la Medicina Universale, solida, con oro o con argento molto puri , con una fusione diretta, si ottiene la Polvere di proiezione, terza forma della pietra. Si presenta come una massa traslucida, rossa o bianca secondo il metallo scelto, polverizzabile, pronta per la trasmutazione metallica". Vediamo qui negli scritti di un Maestro moderno, che lui stesso, e probabilmente anche i nostri vecchi Maestri, non si riproponevano come scopo principale l'ottenimento dell'oro. La loro ricerca era quella della Medicina Universale che permetterebbe ad un essere umano di vivere in perfetta salute e di estendere la durata della sua vita. Oggi, con la degradazione dell'ambiente naturale e la virulenza delle malattie, questa medicina universale sarebbe più preziosa di tutto l'oro del mondo! LE VIE ALCHEMICHE Secondo quanto ho potuto comprendere ed in base alla mia esperienza, fondata sulla lettura dei lavori dei grandi Maestri, vi sono, fondamentalmente, quattro vie alchemiche. La via umida, la via secca la via mista o dell' amalgama e la via breve. La via umida: Questa via secondo i maestri è più la nobile. Come indica il suo nome, umidità significa liquida o salina componente la materia solvente, più conosciuta sotto il nome di fuoco segreto. La sua durata è più o meno lunga a seconda della via impiegata. Siamo a conoscenza di vie umide che durano parecchi mesi e di altre della durata di meno di un mese, come la via di Kamala Jnana. La temperatura raggiunge al massimo i 500° C, nei casi particolari in cui sia necessario ottenere la sublimazione delle materie e la distillazione del vetriolo. In alcune vie umide una cornuta di vetro pyrex ed alcuni palloni del medesimo materiale saranno sufficienti per realizzare l'Opera. Il forno varia a seconda dei casi: potrebbe essere una stufa a gas, in cui sia possibile regolare la temperatura ed una scodella od una casseruola d' acciaio appropriato contenente il necessario bagno di sabbia. In altre vie come quella del vetriolo, e' necessaria una cornuta speciale, detta cornuta di Glauber per la distillazione secca del vetriolo, come è descritto da Basilio Valentino nell' L'Ultimo Testamento. Il soggetto minerale della maggior parte delle vie umide è il drago rosso da cui, in seguito alla sublimazione con il fuoco segreto, si estrae il mercurio filosofico, conosciuto anche sotto il nome di Azoth. Drago rosso In altre vie, come quella di Kamala Jnana, saranno estratti con il fuoco segreto da questo drago i due elementi del principio: lo Zolfo ed il Mercurio. Esiste anche la via degli acetati, ma non l'ho mai studiata in dettaglio. So come preparare canonicamente i materiali, ma non l'ho mai sperimentata. Prima di iniziare ciascuna di queste vie sono contemplati lavori preparatori, chiamati anche fatiche di Ercole, perché sono lunghi e faticosi. È necessario preparare il soggetto, i sali che formeranno il fuoco segreto e gli spiriti. La via secca: Questa via è eseguita esclusivamente al forno e con crogioli refrattari, con temperature vicine ai 1000°C. E' una via difficile e molto laboriosa che anche un artista, sia pure in possesso di numerose conoscenze sul modo di operare, non riuscira' ad eseguire senza l'aiuto di un Maestro o di un fratello che la conosca. E' meglio non tentarla da soli. Il soggetto di quest'Opera, descritta da Fulcanelli e soprattutto dal suo discepolo Eugenio Canseliet, è il Drago nero o Lupo grigio. Come nella via umida sono necessari alcuni lavori preliminari per la preparazione del soggetto, alcuni sali che servono come fondenti ed anche nella scelta dell'accolito metallico. Drago nero La durata non è di alcuni giorni come suppongono alcune persone. Questa non prende altrettanto tempo che una tradizionale via umida, sebbene cio' possa capitare; tutto dipenderà dall'abilità dell'artista e della qualità delle materie che entrano nell'Opera. Di più, questa via è influenzata dalle condizioni esterne e, a causa di ciò, ha non c' e’ che un solo periodo favorevole per l'inizio di questo lavoro. Il resto dell'anno è dedicato all'ottenimento delle materie ed all'acquisizione della abilità manuale per la via canonica. Tutto ha un certo valore. Riassumendo: è una via difficile, non accessibile a tutti perché richiede un luogo appropriato e molto ventilato per costruire il forno. Inoltre l'artista deve avere essere assai competente per eseguire questa via. La via mista o via dell'amalgama: e' la via piu' descritta, come le vie di Filalete, Flamel, Lullo Alberto e di Artefio ecc. Perché questa viaviene definita mista? Perché all'inizio è necessario utilizzare la via secca per la preparazione del regolo marziale, come nel caso della via di Flamel, di Filalete e di Artefio. Dopo questa prima operazione per via secca e dopo aver ottenuto il regolo marziale, operazione che non richiede condizioni sottomesse alle medesime influenze esterne richieste dalla via secca, la prima operazione verra' eseguita in piccoli crogioli utilizzati per realizzare l'amalgama filosofico. Dopo questa operazione questo verra' distillato in una cornuta in acciaio, smontabile, per ottenere il mercurio filosofico e gli altri elementi. Amalgama Ad eccezione della via di Alberto dove, nelle fasi iniziali, il soggetto e' sublimato per ottenere l'Azoth e dopo, per preparare l'acqua terza e quarta, passa attraverso la via dell'amalgama, come nelle vie di Flamel e di Filalete . La via di Artéphius è un po' più complicata, ma è basata sul regolo marziale e sulla sublimazione del mercurio per ottenere il solvente. Esistono varianti di questa via in cui lo Zolfo del metallo nobile può essere sostituito da un altro della via secca. Non conosco in dettaglio la durata di queste vie ma Filalete ne descrive tutti i dettagli ne L'Entrata Aperta al Palazzo Chiuso del Re. La via breve: In questa via sono inclusi i "particolari" questo fa si che questa di questa via non se ne parli come propriamente alchemica. Per quanto ne so io, il nostro Maestro pratica la via breve ed ho visto splendide foto del plasma emesso dalla fusione della materia nel crogiolo, ad alte temperature. Se la via secca non è accessibile a tutti, la via breve è riservata unicamente agli specialisti ed è necessario avere delle condizioni particolari per realizzarla. Per quel che riguarda i particolari esiste un buon numero di praticanti che utilizza la sovrafusione descritta nel Trattato del Fuoco e del Sale di Blaise di Vigenere e di altri che si possono trovare sul sito Web di Alberto Cau o su altri… Ecco una sintesi di numerosi lavori alchemici. Cercate i veri libri classici dei Maestri alchimisti e non fermatevi i di fronte a dubbie traduzioni fatte apposta per creare confusione. Ho gia' avuto modo di dirlo e lo ripeto ancora i Fulcanelli (Lubicz, Dujols, Champagne e Canseliet) sono buoni libri ed io li raccomando anche per prendere visione deli altri testi citati nella Bibliografia, per la descrizione della filosofia alchemica, per il simbolismo e la descrizione delle "modus operandi" sulla via secca. Tuttavia questi libri non sono facili da comprendere soprattutto per i pricipianti. Sono qui, riassunti in poche righe, anni di peregrinazioni nelle vie senza trovarne l'uscita (ciò che è capitato a me e ad altri) per comprendere i principi sopra esposti. La pietra filosofale Qui vi e' il più grande arcano dell'alchimia: La Pietra Filosofale. Secondo l'insegnamento dei nostri grandi Maestri, la pietra Filosofale è il punto culminante della Grande Opera Alchemica. Gli Alchimisti che hanno avuto la felicità di contemplarla sono poco numerosi e tra quelli che l'hanno realizzata, solamente uno ci ha lasciato, per quanto ne sappiamo, la prova visibile della sua realizzazione: Kamala Jnana. Neanche Fulcanelli (Jean Julien Champagne) che nelle Dimore Filosofali, Paris, chez Jean-Jacques Pauvert, 1965, la descrive con dovizia di dettagli non riusci' a realizzare il suo grande sogno. (Fulcanelli - Via secca). Nemmeno Pierre Dujols, riusci' a realizzare l' Opera; nelle Dimore Filosofali, che furono soprattutto le ricerche di Dujols, ci descrive la Pietra con molti dettagli. I semplici investigatori o investigatori dell'Arte Ermetica devono farsi un'idea concreta di questa Pierre Filosofale, tanto desiderata, per non essere delusi da pretesi Adepti. I Case Philosophales, La salamandra di Lisieux, Tomo Primo, pagina 177 e 178 (versione Italiana tomo II pag 146 e seg.): «Molte persone istruite qualificano la gemma ermetica con l'appellativo di "corpo misterioso"; costoro hanno una opinione di essa simile a quella di alcuni spagiristi del XVII e XVII secolo che la catalogavano nel numero delle entità astratte, chiamate non-esseri o esseri della ragione. Informiamoci quindi per avere, di questo corpo sconosciuto un'idea piu' vicina possibile alla verità; studiamo le descrizioni, rare e troppo succinte a nostro parere, lasciateci da alcuni filosofi, e vediamo cosa raccontano anche alcuni spettatori eruditi e dei testimoni degni di fede. Diciamo, prima di tutto, che il termine di pietra filosofale significa, secondo il linguaggio sacro, pietra che porta il segno del sole. Ora, questo segno solare è caratterizzato dal color rosso che può variare di intensità, come dice Basilio Valentino: "Il suo colore e' rosso incarnato che va verso il cremisi, oppure colore rubino su colore di granato; quanto al suo peso, lei pesa molto più di quel che sembrerebbe dalla quantità". Il Cosmopolita che Louis Figuier crede sia l'alchimista Michele Sendivogius, ci descrive il suo aspetto traslucido, la sua forma cristallina e la sua fusibilita' in questo brano: "Se si trovasse il nostro soggetto al suo ultimo stadio di perfezione, fatto e composto dalla natura; dovrebbe essere fusibile come la cera o il burro, ed il suo color rosso, la sua diafanita' e limpidezza dovrebbero apparire esteriormente, allora sarebbe veramente la nostra pietra benedetta". La sua suo fusibilità è tale che tutti gli autori l'hanno paragonata a quella della cera (64º centoigradi); "essa fonde alla fiamma di una candela", ripetono; alcuni, per questa ragione gli hanno dato anche il nome di grande cera rossa. A queste caratteristiche fisiche, la pietra unisce delle potenti proprietà chimiche, il potere di penetrazione o di ingrès, l'assoluta fissità, l'inossidabilità che la rende incalcinabile, una estrema resistenza al fuoco ed infine la sua irriducibilita' e la sua perfetta indifferenza nei riguardi degli agenti chimici.» Ed alle pagine 182 e 183 (150-151 vers . italiana): «Lasciamo dunque da parte questi procedimenti e queste tinture. Ciò che e' importante soprattutto, è ricordare che la pietra filosofale si mostra a noi sotto la forma di corpo cristallino, diafano, rosso in massa, giallo dopo la polverizzazione, denso e molto fusibile sebbene sia stabile ad ogni temperatura, e di cui le qualità caratteristiche la rendono incisiva, ardente, penetrante, irriducibile ed incalcinablie. Aggiungiamo che è solubile nel vetro fuso, ma si volatilizza istantaneamente quando la si proietta su di un metallo fuso. Ecco, riunite in un'unica sostanza, delle proprietà fisico-chimiche che l'allontanano stranamente dalla natura metallica e ne rendono l'origine molto nebulosa. Ma un momento di riflessione ci trarrà d'impaccio. I Maestri dell'arte c'insegnano che lo scopo dei loro lavori è triplice. In primo luogo essi cercano di realizzare la Medicina universale, o pietra filosofale propriamente detta. Ottenuta sotto forma salina, moltiplicata o no, essa è utilizzabile soltanto per la guarigione delle malattie umane, lil mantenimento della salute e la crecita dei vegetali. Solubile in qualsiasi liquore alcolico, la sua soluzione prende il nome di Oro potabile (sebbene non contenga il minimo atomo d' oro), perché assume una magnifica colorazione gialla. Il suo valore curativo e la varieta' del suo impiego nella terapia ne fanno un aiuto prezioso nel trattamento delleaffezioni gravi ed incurabili. Essa non ha nessuna azione sui metalli, salvo sull'oro e sull'argento con i quali si fissa dotandoli delle sue proprietà, ma, di conseguenza, non serve assolutamente per la trasmutazione. Tuttavia, se si supera il limite delle sue moltiplicazioni, essa cambia forma e, invece di riassumere lo stato solido e cristallino raffreddandosi, resta fluida come l'argento vivo ed assolutamente incoagulabile. Allora nell'oscurità, brilla d' una luminosita' dolce, rossa e fosforescente il cui splendore e' più debole di quello di un ordinario lumino da notte… ...Infine, se Medicina universale, solida, viene fatta fermentare con l'oro o l'argento purissimi, per fusione diretta, si ottiene la Polvere di proiezione, terza forma della pietra. È una massa traslucida, rossa o bianca secondo il metallo prescelto, polverizzabile, adatta alla trasmutazione metallica. Orientata, determinata e specificata per il regno minerale, diventa inutile e senza potere sugli altri due regni.» Abbiamo qui le caratteristiche fisico-chimiche che identificano la vera Pietra Filosofale. Di questo abbiamo parlato prima ed in precedenza abbiamo esaminato la pretesa medicina realizzata da alcuni alchimisti, autoproclamatasi "adepti" che si guardano bene dal definire la loro produzione "Medicina universale". Queste medicine citate sono, per quanto ne sappiamo, assai lontano dal possedere le caratteristiche specificate da Fulcanelli. È tuttavia notevole che Fulcanelli nei suoi testi non fece mai allusione alla medicina ottenuta dai suoi lavori. Ciò è dovuto al fatto che non l'ottenne mai veramente. Giustizia gli sarà resa per la sua suo grande umilta' . Rubellus Petrinus I RAPPORTI FRA L'ALCHIMIA E LA CHIMICA Nei punti sopra sviluppati si sono messe in evidenza le differenze fra i vari periodi di sviluppo dell'Alchimia, e questo approfondimento nasce dall'esigenza di cogliere in che modo l'Alchimia si possa rapportare con la chimica. Dire che la chimica è lo sviluppo in chiave scientifica dell'alchimia sarebbe riduttivo e forse errato. La chimica intesa come scienza della materia ha avuto uno sviluppo pieno di incongruenze, la sua struttura fu infatti basata su correnti culturali diverse, spesso addirittura operanti in modo indipendente. Hall definisce la chimica come prodotto della rivoluzione scientifica, poiché essa non sorse né da una tradizione precisa e consolidata, né come diretta conseguenza dell'alchimia. Non bisogna però credere che ne sia totalmente separata: essa lasciò infatti una ricca eredità di esperienze e di strumenti, anche se si inserì in quadri concettuali diversi. Infatti le teorie e i processi alchemici sono per loro stessa natura patrimonio di pochi, mentre la ricerca chimica deve contribuire al processo generale della conoscenza della materia, e al generale miglioramento delle condizioni di vita. A partire dal cinquecento le teorie chimiche emersero da diversi campi di ricerca (ricerche mediche, farmacologiche, mineralogiche, filosofiche, botaniche e alchemiche) così che si possa affermare che il chimico moderno ha come progenitori maghi, alchimisti, paracelsiani, peripatetici, iatrochimici ecc… Paracelso è un personaggio di nodale importanza in questo contesto: nella filosofia del seicento è presente proprio una filosofia chimica di origine ermetica, che trovò la sua matrice teorica nelle opere di Paracelso e che costituirono la struttura teorica della filosofia chimica, una visione "chimica unitaria" del Cosmo ed infine la base per lo sviluppo delle indagini chimiche. La filosofia chimica è il risultato dell'opera di edizione, di commento e di esposizione dei primi paracelsiani. Per quanto riguarda l'opera di divulgazione è necessario citare Petrus Severinus, Oswald Croll ed in particolare Gerard Dorn, secondo il quale lo scopo della chimica era solo quello di individuare la "natura" caratteristica di una sostanza composta. La Chimica nasce come scienza nel XVIII secolo, quando si inizia a seguire con misure quantitative il decorso dei fenomeni, in questo caso le reazioni chimiche, mediante misure di peso e volume. Non a caso la legge del principio di conservazione suona così: "la massa totale di tutti i prodotti di una reazione è uguale alla massa dei prodotti di partenza" (legge di Lavoisier), e non è che la versione chimica del più famoso "nulla si crea, nulla si distrugge". Questo non è che il primo pilastro della nuova scienza, infatti ben presto si capisce che gli atomi presenti prima e dopo una reazione chimica devono essere gli stessi e nello stesso numero. È questa la morte definitiva delle illusioni alchemiche. Tuttavia il metodo di postulare continuò ad essere utilizzato anche nella scienza. Quando si parla di alchimia si sente spesso il termine flogisto. L'ammissione dell'esistenza di un flogisto consentì a Stahl di formulare una teoria completa della combustione. Il flogisto, proveniente dal carbone rientra nelle calci metalliche rigenerando le loro proprietà iniziali. Questo è un esempio di come, analogamente alla scienza moderna, si ammette l'esistenza di una entità "astratta" per spiegare alcuni fenomeni. La chimica moderna ha poco a che fare con l'alchimia, perché le eventuali correlazioni l'hanno influenzata nella sua fase iniziale di sviluppo, cioè a dire che sono comuni solo le basi concettuali, ma queste due discipline differiscono soprattutto per il metodo. L'alchimia è fondamentalmente magia, la chimica è scienza ed utilizza il metodo sperimentale come l'alchimia, ma in modo diverso. La nascita vera e propria della chimica (anche se in verità è dell'ottocento) può essere collocata dopo la rivoluzione scientifica, ed è per questo che l'influenza dell'alchimia si è sentita soprattutto nella prima fase di sviluppo, quando ancora non si può neanche parlare di chimica moderna. GLOSSARIO DEI PRINCIPALI TERMINI ALCHEMICI Acqua: uno dei quattro Elementi degli Antichi. Non ha nulla in comune con l'acqua volgare. Affinaggio: operazione con la quale si separa da un metallo tutto ciò che gli è estraneo. Si pratica particolarmente sull'oro e sull'argento. Alberi: un albero che porta delle lune significa il Piccolo Magistero, la Pietra al bianco. Se porta dei soli, è la Grande Opera, la Pietra al rosso. Se porta i simboli dei sette metalli o i segni del sole, della luna e 5 stelle, si tratta allora della materia unica da cui nascono i metalli. Albificazione: calcinazione al bianco o al rosso. Alludel: apparecchio composto di vasi sovrapposti e comunicanti tra loro per effettuare una sublimazione lenta. Amalgamazione: unione intima di diversi elementi metallici, in un tutto assai omogeneo e molto malleabile. Angelo: simboleggia la sublimazione, ascensione di un principio volatile come le figure del "Viatorium spagyricum". Animali: in genere, quando ci si trova in presenza di due animali della stessa specie ma di sesso differente, come leone e leonessa, cane e cagna, stanno a significare lo Zolfo ed il Mercurio preparati in vista dell'opera, o ancora il fisso ed il volatile. Il maschio rappresenta allora il fisso, lo Zolfo, e la femmina il volatile, il Mercurio. Uniti, gli animali esprimono il congiungimento, le nozze, il matrimonio. Se si combattono: fissazione del volatile o volatilizzazione del fisso. Come nelle figure di Basilio Valentino, "Le Dodici Chiavi della Filosofia". Gli animali possono simboleggiare inoltre gli Elementi: Terra (leone o toro), Aria (aquila), Acqua (pesci, balena), Fuoco (dragone, salamandra). Se un'animale terrestre figura in un'immagine ermetica con un animale aereo, essi significano rispettivamente il fisso ed il volatile. Apollo: il sole, l'oro. Aquila: simbolo della volatilizzazione ed anche degli acidi impiegati nell'Opera. Un'aquila che divora un leone, significa la volatilizzazione del fisso per mezzo del volatile. Due aquile che si combattono hanno lo stesso significato. Argento dei Saggi: il Mercurio dei filosofi. Aria: uno dei quattro Elementi degli Antichi. Non ha rapporto con quella che respiriamo. Athanor: forno a riverbero. Bagno: simbolo della dissoluzione dell'oro e dell'argento, della purificazione di questi due metalli. Bagnomaria: apparecchio disposto in modo che il vaso contenente la materia, sia immerso nell'acqua calda. Bianco: Pietra al Bianco, pietra ancora imperfetta, di cui tutte le possibilità trasmutatorie non sono ancora sviluppate od ottenute. Calcinazione: riduzione dei corpi in calce; può essere secca o umida. Caldo: una delle quattro qualità elementari della Natura. Camera: simbolo dell'Uovo Filosofico, quando il Re e la Regina vi sono rinchiusi (Zolfo e Mercurio). Cane: simbolo dello Zolfo, dell'Oro. Il cane divorato da un lupo, significa la purificazione dell'Oro per l'antimonio. Cane e cagna associati significano il fisso ed il volatile. Caos: simbolo dell'Unità della Materia ed anche del colore nero, "Primo stadio dell'Opera", della putrefazione. Capitello: cavità di vetro munita di becco, che si adatta al collo della cucurbita per poter distillare gli spiriti minerali. Capitello, cappa, alambicco, sono pressappoco la stessa cosa. Cementazione: operazione con la quale per mezzo di polveri minerali, che si chiamano cemento, si purificano i metalli al punto che non vi resti più che la purissima sostanza metallica. Cigno: simbolo dell'Opera al Bianco, secondo stadio dopo la putrefazione e l'iridescenza. Quest'ultima non figura nel ternario classico della Grande Opera, nero, rosso, bianco. Circolatorio: vedi Pellicano. Circolazione: consiste nel far circolare i liquidi in un vaso chiuso per effetto d'un calore lento. Circonferenza: Unità della Materia, Armonica Universale. Cucurbita: vaso a forma di zucca aperta in alto, che si copre con un capitello per la distillazione dei vegetali o altre materie. Coobazione: azione di rimettere lo spirito metallico distillato, sul suo residuo. Corona: simbolo della regalità chimica, della perfezione metallica. Ne "la Margharita Preciosa" i sei metalli sono prima presentati come schiavi, con la testa nuda ai piedi del Re, l'Oro. Ma poi, dopo la Trasmutazione essi sono figurati con una corona in testa. Da cui, nell'Alchimia Spirituale, la frase di L.C. de Saint Martin: "Ogni uomo è il suo proprio Re", cioè ogni uomo porta in sé la possibilità del ritorno alla sua regalità perduta, nel piano spirituale ed angelico. Corvo: Uno dei primi stadi dell'Opera, la putrefazione. Crisopea: La Pietra Filosofale, la Grande Opera realizzata. Crogiolo: vaso di terra refrattaria svasato verso l'alto, destinato alla fusione dei metalli o dei corpi duri. Decrepitazione: azione di scaldare il sale comune in un crogiuolo per scacciarne l'umidità. Deflegmare: consiste nel separare l'acqua contenuta nei corpi (o flema), per evaporazione o distillazione. Diana: vedi luna. Digestione: disaggregazione, involuzione e maturazione della materia, ottenuta esponendo il vaso contenente al calore del bagnomaria, per un tempo conveniente. Distillazione: operazione durante la quale si separano le parti sottili dei corpi solidi e liquidi, o ancora lo spirito della materia, che l'invischiano. Dragone: un dragone che si morde la coda, l'Unità della Materia. Un dragone nelle fiamme, il simbolo del Fuoco. Parecchi dragoni che si combattono, la putrefazione. Dragone senza ali, il Fisso. Dragone alato, il Volatile. Ermafrodito: il risultato della congiunzione dello Zolfo con il Mercurio, chiamato anche Rebis. Falce: simbolo del Fuoco. Fenice: simbolo del colore rosso dell'Opera. l'Uovo della Fenice è l'uovo filosofico. La Fenice è anche lo Zolfo ed il Mercurio dei Saggi, uniti e congiunti al termine ultimo dell'Opera. Fiori: rappresentano i colori nel corso dell'Opera. Fisso: Zolfo metallico o cane di Corascene. Fontana: tre fontane rappresentano normalmente i tre Principi: Zolfo, Mercurio e Sale. Ci sono ancora altri aspetti di questa parola. Freddo: una delle quattro qualità elementari della Natura. Fuoco di Ruota: prima fase della seconda Opera, fuoco dolce e lento. Fuoco di Sabbia: interposizione di sabbia tra fuoco ed il vaso contenente la materia da trattare. Fuoco Segreto: spirito universale chiuso in seno alle tenebre metalliche, scintilla di vita chiusa in tutto ciò che è allo stato naturale primitivo. Giove: simbolo dello stagno. Leone: solo, simbolo del Fisso dello Zolfo. Alato, il Volatile, il Mercurio. Il leone rappresenta anche il Minerale, Vetriolo Verde, da cui si estrae l'olio di vetriolo (acido solforico). Il leone opposto a tre altri animali, simbolizza la Terra. È anche il simbolo della Crisopea. Leonessa: il Volatile, il Mercurio. Liquazione: l'Uovo Filosofico. Liquefazione: o deliquescenza, risoluzione naturale dei sali in acqua per un'esposizione in luogo umido. Luna: il Volatile, il Mercurio, l'Oro dei Saggi. Lupo: il simbolo dell'antimonio. Luto: strato fatto di materie, spesso ed untuoso, destinato ad otturare le giunte che legano diversi vasi tra loro. Marmorizzare: triturazione di materie sul marmo con l'aiuto di un pestello. Si dice anche porfirizzare. Marte: il ferro, la sfumatura arancione dell'Opera. Matraccio: vaso di terra, rotondo, ovale o appiattito, munito di un lungo collo. Vi si mette a cuocere a fuoco lento la materia preparata. Matrimonio: unione dello Zolfo e del Mercurio, del Fisso e del Volatile. Il prete che officia rappresenta il Sale, mezzo d'unione tra i due. Mercurio: uno dei Principi occulti costitutivi della Materia. Non ha nulla in comune con il corpo volgare di questo nome. È anche simbolo dell'Argento preparato per l'Uovo finale. Mestruo: acque minerali e vegetali di proprietà dissolventi. Corrosivo. Montagna: fornello dei Filosofi, sommità dell'Uovo Filosofico. Mortificazione: alterazione della materia per triturazione o per addizione d'un elemento attivo. Nero: simbolizzato anche dal corvo, immagine della putrefazione. Nettuno: l'acqua. Nozze: vedi matrimonio. Oro dei Saggi: Zolfo filosofico. Palazzo: entrata nel Palazzo chiuso: scoperta dell'argento capace d'operare la riduzione del Fisso, della "reincrudation" in una forma analoga a quella della sua primitiva sostanza. Designa anche l'accesso all'Oro Vivo, Oro dei Saggi o Oro filosofico, se si tratta dell'accesso al Palazzo chiuso del Re. Designa al contrario l'Argento Vivo, l'Argento dei Saggi o Mercurio filosofico, se si tratta dell'entrata nel Palazzo chiuso della Regina. Pallone: vaso di vetro ampio e rotondo destinato a ricevere i prodotti della distillazione. Pellicano: cocurbita chiusa munita di due anse incavate, colleganti la testa al ventre. Si chiama anche circolatorio in ragione della sua funzione. Pioggia: simbolo del colore Bianco nell'Opera o albificazione. È anche l'immagine della condensazione in corso di realizzazione. Prete: sposando un uomo e una donna, un Re o una Regina, simbolizza il Principio Sale. Prima Materia: Materia Prima dell'Opera Ermetica. Proiezione: azione di trasmettere un minerale in fusione all'attivo di una polvere detergente e trasmutatoria. Quadrato: simbolo dei quattro elementi. Ragazzo: vestito con abito regale o semplicemente incoronato, simboleggia la Pietra Filosofale, altre volte l'Opera al rosso. Re e Regina: vedi uomo e donna. Rebis: un risultato dell'amalgama dell'Oro dei Saggi, materia doppia, ad un tempo umida e secca, avendo ricevuto dalla Natura e dall'Arte una doppia proprietà occulta, esattamente equilibrata. Recipiente: designa qui un pallone di vetro. Residuo: ciò che resta in un vaso dopo la distillazione. Sinonimo di feci, di terra morta, terra dannata, caput mortuus. Rettificazione: ultima distillazione per ottenere uno spirito metallico estremamente puro. Si ottiene al fuoco assai vivo. Riverberazione: esaltazione dell'energia interna dello spirito metallico per l'azione del fuoco violento sulla materia che contiene questo spirito. Seccamento totale. Rosa: designa il colore rosso, stadio ultimo dell'Opera. Una rosa bianca ed una rosa rossa, unione del Fisso con il Volatile. La rosa è l'emblema dell'Arte Ermetica tutta intera. Rosso: stadio ultimo della Grande Opera, simbolizza il Fuoco. Rubificazione: azione di distruggere lo Zolfo combustibile e d'ottenere lo Zolfo incombustibile. Principio di Aurificazione in seno al minerale. Rubino Magico: agente energetico d'una sottigliezza ignea, rivestito del colore o delle molteplici proprietà del Fuoco. Anche chiamato olio di Cristo, olio di Cristallo: è allora simbolizzato dalla Lucertola Araldica o alla Salamandra che vive nel fuoco e se ne pasce. Salamandra: simbolo del Fuoco, qualche volta significa il colore rosso dell'ultimo stadio dell'Opera od anche il colore bianco che la precede. Rubino Magico. Sale: chiamato anche Arsenico, uno dei quattro principi misteriosi che compongono i corpi. Non ha nulla in comune con il sale volgare. È l'unione tra lo Zolfo ed il Mercurio nei metalli, ne deriva come d'altronde, dall'azione reciproca dello spirito e dell'anima, o dell'anima e del doppio psichico, si costituisce il corpo degli uomini. Il Sale può essere paragonato al "totale" nell'addizione dei due fattori. Saturno: designa il piombo; egualmente il colore nero dell'Opera allo stadio di putrefazione, sinonimo di corvo. Il tempo delle prove sul piano fisico. Scheletro: putrefazione, il colore nero dell'Opera , sinonimo di corvo. Secco. Una delle quattro qualità elementari della Natura. Sepolcro: Uovo Filosofico. Serpente: stessi significati del dragone. Tre serpenti designano i tre Principi, Sale, Zolfo, Mercurio. Due serpenti sul Caduceo, Zolfo e Mercurio dei Saggi, serpente alato il volatile, senza ali il Fisso. Serpente crocifisso, designa la fissazione del Volatile. Sfera: designa l'Unità della Materia. Sole: talvolta indica l'oro ordinario preparato per l'Opera, talaltra designa lo Zolfo dei Saggi. Spada: simbolo del Fuoco. Spartizione: operazione consistente nel separare l'argento dall'oro per mezzo del salnitro. È un affinaggio. Storta: vaso di vetro, rotondo con il becco rivolto verso il basso che serve a distillare la materia nel corso dell'Opera. Stratificazione: sovrapposizione, per piani alterni, di diverse materie sottoposte ad un fuoco violento in un crogiolo chiuso. L'amalgama si opera allora per fusione, ma la sovrapposizione non è lasciata al caso, essa deve essere razionale e scientifica. Sublimazione: violenta o lenta. Quella lenta è la migliore. La materia è rinchiusa in un vaso a collo lungo, su fuoco lento, in modo che le parti sottili (pure) si separino dalle parti grossolane (impure), salendo dal fondo del vaso verso l'alto. Terra: uno dei quattro Elementi degli Antichi. Non ha nulla a che vedere con il suolo che calpestiamo. Triangolo: simbolo di tre Principi misteriosi costitutivi dei metalli, Sale, Zolfo e Mercurio. Uccello: che s'innalza nel cielo, volatilizzazione, ascensione, sublimazione. Che punta verso il suolo, precipitazione o condensazione. Le due immagini riunite nella stessa figura, la distillazione. Uccelli opposti ad animali terrestri, indicano l'Aria o il Volatile. Umido: una delle quattro qualità elementari della Natura. Uomo o Donna: Zolfo e Mercurio. Nudi designano l'oro e l'argento impuri. Le loro Nozze, congiunzione dello Zolfo e del Mercurio. Chiusi in un sepolcro, questi due principi uniti nell'Uovo filosofale. Venere: designa il rame. Volatilizzazione: azione di trasformare un solido in gas o in calore. Separazione degli Elementi Volatili da quelli Fissi. Vulcano: simbolo del fuoco ordinario. Zolfo: uno dei Principi occulti, costitutivi della Materia. Non ha nulla in comune con il corpo volgare di questo nome. È inoltre il simbolo dell'Oro, preparato per l'Opera finale. La terminologia simbolica appena trascorsa e quella che seguirà, "impiegano parole ed espressioni che non hanno rapporti diretti con i loro equivalenti della lingua profana". È auspicabile allora che il ricercatore apprenda prima della lettura definitiva ad interpretare i reali significati del testo. È dunque indispensabile definire ciò che si intende in certe parole essenziali, che sono i nomi degli elementi costitutivi della Materia Prima e della sua evoluzione verso lo stadio ultimo, l'Oro, simbolo della perfezione nel seno della Vita Metallica


L’Alchimia è la Via di Ermete, gli Alchimisti stessi si chiamano Figli di Ermete Il più antico testo Alchemico, giunto a Venezia come dono del BESSARIONE, porta la scritta “En To Pan” cioè UNO IL TUTTO all’interno del cerchio formato dall’antico serpente che si morde la coda, l’Ouroboros. Ouroboros dal Manoscritto Greco della Biblioteca Marciana L’Alchimia è l’effettiva comprensione che Tutto fa parte del Tutto cioè dell’Uno. Il serpente si morde la coda, mangia sé stesso, si nutre di sé medesimo, (in altri termini nulla si crea e nulla si distrugge) ed ancora non c’è reale separazione tra Spirito e Materia. TRE sono le fasi principali dell’Opera Alchemica la (Nigredo, l’Albedo, e la Rubedo) scandite appunto dai tre colori: il Nero, il Bianco e il Rosso. Triplice è la divisone: Corpo, Spirito e Anima, dove Anima indica il principio Spirituale, il “Fuoco” per gli alchimisti quello che chiamano il loro Zolfo, in greco “Théion” che significa sia Zolfo che “divino” (ma anche il ”Rosso”). Con Spirito s’intende quello che oggi chiamiamo “energia vitale”, che gli Indiani chiamano “Prana” e i Cinesi “Chi”, gli egiziani Ka, cioè quel corpo fluido, vitale, indicato dagli Alessandrini come medium tra la mente e il corpo, quel veicolo eterico che permette all’Anima di agire sul corpo e che gli Alchimisti chiamano loro Mercurio, principio vitale sempre in movimento (Argento Vivo). CRISTOFORO PARIGINO Tra gli alchimisti attivi a Venezia troviamo nella metà del ‘400 Cristoforo Parigino che riuscì ad ottenere dalla Repubblica un permesso per poter continuare i suoi esperimenti  ed operare nel territorio della Serenissima. Si fece costruire apparecchi dai vetrai di Murano, ebbe un discepolo veneziano, Andrea Ogniben, a cui insegnerà direttamente alcune fasi dell’Opera Ermetica, e con cui rimarrà sempre in contatto. Del Parigino ci rimangono numerosi manoscritti, non solo nella Biblioteca Marciana e in quella Vaticana ma in varie biblioteche italiane e francesi. Alcune opere saranno stampate nelle enciclopediche raccolte della Biblioteca Chemica Curiosa, e del Teatrum Chemicum. Parigino fu definito Adepto, cioè venne onorato come colui che ha compiuto l’Opera e fu tenuto in grande considerazione dagli alchimisti successivi. Il successo del Parigino sembra confermato dalle lettere inviate al discepolo veneziano Ogniben in cui ci dice che la Materia (per  ottenere la Pietra Filosofale) è stata divisa in tre parti. Una  parte è stata donata all’Ogniben (il quale la perde durante i propri esperimenti!), una è impiegata per fare beneficenza a monasteri, chiese, ospedali ed ai poveri, l’ultima la utilizza il Parigino stesso per vivere in pace fino alla fine della vita, dedicandosi allo studio e alla teologia. Dalle lettere e dalle opere conservate nella Biblioteca Marciana sappiamo che il Parigino era amico del più famoso vetraio della Serenissima, Angelo BAROVIER e del maestro di quest’ultimo fra Paolo Godi DELLA PERGOLA. Paolo DELLA PERGOLA fu il maggiore insegnante della Serenissima nella Scuola di Rialto (dove terrà lezione anche Luca Pacioli -Chiesa di San Bartolomeo, 11 agosto 1505). Grazie agli insegnamenti “alchemici teorici” di Paolo della Pergola il Barovier riuscirà a realizzare vetri particolarissimi, leggeri e cangianti. Verrà apprezzato a tal punto che riuscirà ad ottenere dalla Serenissima il privilegio per poter continuare i lavori anche durante l’estate! La fama di Angelo Barovier oltrepasserà i confini della Serenissima e verrà chiamato per portare le sue opere al Re di Francia. Fu durante questi viaggi che Maestro Angelo farà da corriere per l’amico Alchimista. L’Architetto Antonio Averulino, detto il Filarete cita il Barovier nel suo trattato architettonico. Per togliere ogni dubbio al proprio discepolo Ogniben, Parigino afferma però che ne’ il Barovier, ne’ Paolo della Pergola furono veri Alchimisti! Ricordo che la Scuola di Rialto fu di stampo Aristotelico, ma non bisogna dimenticare che, grazie al così detto Libro delle Meteore (attribuito ad Aristotele) passò attraverso il Medioevo la più famosa opera di Ermete: la Tavola di Smeraldo. L’Ermetismo unisce come un filo invisibile il platonismo e l’aristotelismo. Francesco Zorzi ricorda (nel memoriale) che grazie al Triplice numero sacro ed alle proporzioni si ottengono accordi sacri sia a Platone che ad Aristotele: l’ARMONIA. Il PANTHEUS Nel 1517 viene pubblicata a Venezia “Ars Transmutationi Metallicae”, nel 1519 il “Commentarium Transmutationis Metallicae” e nel 1530 la “Voarchadumia contra Alchimiam” del sacerdote veneto Giovanni Augustino Pantheus (già il nome è significativo) l’Uno il Tutto, Pan Theus = Tutto Divino. Dedicata al Papa Leone X e al Doge Gritti: fu la prima opera che unì la Cabala all’Alchimia rifacendosi alla lingua Caldea, Ebraica, e alla lingua di Enoch cioè di Ermete. E’ curioso che Pantheus faccia terminare la serie dei più famosi Adepti, tra cui Ermete, Morieno, Rosinus (più noto come Zosimo), con Cristoforo Parigino. Fulcanelli terrà in grande considerazione il Pantheus che usava un metodo per aumentare l’Oro mediante formule che lo condussero al successo. VOARCHADUMIA è composta da una parola Caldea che significa “Oro” e da una espressione Ebraica che significa “fuori dalle due Opere al Rosso” ovvero “ORO delle due cementazioni”. L’Opera è dedicata ai “Figli dei Saggi” cioè a coloro che “sanno leggere sotto la scorza”. Pantheus influenzerà anche l’Alchimista inglese John Dee (che annoterà l’opera del P.). J.Dee che verrà a Venezia è l’autore della “Monas Jerogliphica” in cui ricompare la stessa parola VOARCHADUMIA. Secondo Elemire Zolla lo stesso Giorgione faceva parte della Voarchadumia. Il Pantheus fa derivare l’origine della V. oltre che dagli antichi Caldei… anche dagli Indiani. Serge Hutin ipotizza che la Voarchadumia fosse una Società Segreta stabilita in origine a Venezia di stampo Rosicruciano e Tantrico. Per Arnold Waldstein “è certo che era in legame diretto con istruttori orientali e che possedevano manoscritti Alchemici Tibetani” Voarchadumia, frontespizio Nel frontespizio della Voarchadumia si vede il PANTHEUS tra ERMETE e TUBALCAIN (Tubalcain è il primo fabbro ed è legato strettamente a Vulcano, Ermete, e alle antiche iniziazioni). Tubalcain appare in un capitello di Palazzo Ducale dedicato agli antichi Sapienti con in mano uno strumento musicale a corde. L’Alchimia si chiama anche Arte della Musica, sia perché porta l’armonia, sia perché in una fase cruciale del processo alchemico, chiamato “la grande cottura”, avviene uno straordinario fenomeno per cui la “Materia” posta nell’Atanor (il forno dell’Alchimista) emette proprio i suoni della scala musicale! Nel testo del Pantheus è inclusa una curiosa planimetria (ormai famosa) dove Venezia è rappresentata al CENTRO del mondo, questo perché ogni civiltà Tradizionale , cioè collegata con il Principio si pone al CENTRO vale a dire al di là dello spazio-tempo. In questa prospettiva ogni luogo è Divino ed é significativo che tutti i popoli che in qualche modo si ricollegano al sacro si sentano posti al Centro del Mondo! “Dio è una sfera infinita il cui centro è ovunque e la periferia in nessun luogo!” La celebre frase è riportata dal Ficino ed è attribuita ad Ermete, ripresa anche dal Cusano o da Alano di Lilla, verrà citata anche dal Rosacruciano Robert FLUDD. Questo senso di “centralità” si riflette sul mito di Venezia come viene presentato dallo storico del XVI secolo MARIN SANUDO (cugino da parte di madre di Francesco Zorzi) il quale nel “De origine, situ et magistratibus urbis Venetae” dichiara: “..fu comenzata edificar de’421 adi 25 marzo in zorno de VENERE, Bellezza e Venezia,; nel qual zorno, ut divinae testantur licterae… fu formato il primo Uomo ADAM nel principio del mondo, per le mani di Dio, ma ancora in deto zorno la verzen Maria fu annunzata da l’angel Gabriello, et secondo l’opinion teologica fu in quel medesimo giorno ….crocifisso”. Nel Mito proposto nel Rinascimento, Venezia è dunque città della Bellezza e nasce Immortale ed Immacolata (Tafuri a fatto osservare che rispetto a Roma ha il privilegio, di non nascere da un omicidio). Venezia Pianta del 500Venezia Pianta del ‘500 dalla “Voarchadumia” del Pantheus – clic sull’immagine SALOMON TRISMOSIN Nel 1473 inizia il viaggio verso Venezia di Salomon Trismosin (=Tre volte memore, nome che ricorda il Trismegisto) che visse tra la seconda metà del 1400 e i primi del 1500. Famoso Alchimista fu l’autore di quello che può considerarsi il capolavoro artistico dell’alchimia: lo Splendor Solis riccamente illustrato dalle splendide incisioni di scuola Dureriana. Scrisse anche il “Fiore dei Tesori” meglio noto come “AUREUM VELLUS” o “Teson d’Oro”. Il Trismosin già giovanissimo fu testimone di una trasmutazione, così viaggiò alla ricerca di un maestro che potesse insegnargli l’Alchimia. Fu così che dopo vari viaggi fu assunto da  due soci di cui uno ebreo che conosceva il tedesco, prima come sorvegliante dei forni, e poi ,dopo un periodo di prova delle proprie capacità, fu messo a conoscenza di certi “particolari” per produrre argento. Con l’ebreo si reco per vendere questo argento a Venezia. In Piazza San Marco, un Saggiatore gli dimostrò che… “non era vero argento”. Preoccupato lasciò  “i padroni” e rimase a Venezia dove alla fine incontrerà un vero Alchimista che gli insegnerà i segreti della trasmutazione su cui giurò di mantenere la bocca chiusa. Di questo importante soggiorno a Venezia restano testimonianze nelle tavole dello “Splendor Solis”. Secondo Van Helmont fu a Costantinopoli che il Trismosin consegnò La Pietra Filosofale a Paracelso (1493-1544). tavola Tavola dello Splendor Solis di Salomon Trismosin, si nota come la Luna che galleggia nell’acqua ricorda la forma della gondola!


Il Neidan è un concetto della tradizione taoista ed è descritto come “alchimia interna”. Si riferisce a una trasformazione interiore con l’obiettivo di sviluppare “l’elisir dell’immortalità”, secondo la credenza cinese. Dal punto di vista mitologico, la persona che ha completato il percorso conquista la vita eterna. Da una prospettiva più terrena, si traduce nell’attivazione di meccanismi che mantengono il corpo e la mente sani, dunque che allungano la vita. Il Neidan, scritto anche Nei Dan, è una parola cinese composta dalla radice “nèi” che significa dentro o internamente, e la “dān”, che si riferisce al concetto di elisir o alchimia. Questa parola viene quindi tradotta come “alchimia interna”. “La vera alchimia era l’amore. Per mezzo di esso il fuoco si accende nei cuori. Per mezzo di esso il pensiero è illuminato. Per mezzo di esso coloro che se ne sono andati vengono mantenuti in vita ”. -Laura Esquivel- Uomo con luce interiore. Il Neidan e la trasformazione interiore Attraverso il Neidan si verificano diversi processi psicofisiologici. Lo scopo è promuovere l’armonia del corpo e delle emozioni, per estensione della vita. Questo porterebbe a uno stato di serenità che i taoisti chiamano “d’accordo con il Cielo”. L’alchimia interna deve portare il corpo umano a uno stato primordiale, la cui natura è spirituale. Ciò è in gran parte ottenuto attraverso la medicina primordiale. A differenza della medicina tradizionale cinese, questa non usa elementi esterni, come piante o determinate pratiche, bensì elementi che ci sono intrinseci. In altre parole, i processi che avvengono con il Neidan fanno sì che il corpo guarisca il corpo guarisca la mente senza che sia necessaria la mediazione di un fattore esterno. Per questo si chiama alchimia interna. Come si ottiene ciò? Attraverso quelli che nel Tao sono conosciuti come i Tre Tesori. Le triadi dell’universo Il Neidan parte dall’idea che esiste una corrispondenza tra Cielo e Terra. Secondo questa visione, il corpo umano avrebbe un parallelismo con il funzionamento dell’intero universo. Quindi, ogni corpo è un piccolo universo in cui ci sono elementi e regole di movimento che coincidono con quelle del cosmo. Secondo il taoismo, nell’universo vi sono tre grandi attributi che definiscono il futuro di ogni cosa: creazione, distruzione ed equilibrio. Questa sarebbe la triade essenziale, che si manifesta nel nostro mondo come Cielo, Terra e Umanità. A sua volta, questa trinità ha la sua espressione anche nel campo dell’energia. In tal caso, i tre elementi sono Yin, Yang e Tao. Yin è il principio femminile essenziale, l’oscurità, la passività e la Terra. Lo Yang è il principio maschile essenziale, la luce, l’attivo e il Cielo. Il Tao è il principio che contiene ed equilibra entrambe le energie. I tre tesori È in questa logica delle triadi che compone il Neidan o alchimia interna. Ogni essere umano possiede tre tesori che corrispondono ai tre principi dell’energia, del mondo e dell’universo. Tali tesori sono il Jing, il Chi e lo Shen e sono presenti anche prima della nascita. Il Jing equivale all’essenza, il Chi all’energia e lo Shen allo spirito. Nel momento in cui la persona acquisisce una forma nel mondo, cioè dopo la nascita, anche questi tre elementi lo fanno e si manifestano su piani fisici differenti. In questo modo, il Jing finisce per essere incarnato o rappresentato dal corpo in modo integrale. Il Chi diventa il respiro dell’essere umano. Infine, lo Shen prende forma nella mente. Dall’equilibrio di questi tre aspetti risulterebbe la “vita eterna”. Donna con gli occhi chiusi. L’alchimia interiore o il Neidan Tutto ciò che riguarda il Neidan è registrato in diversi libri, alcuni dei quali molto antichi. Tutti indicano che l’alchimia interiore si ottiene attraverso l’armonizzazione e l’equilibrio tra i Tre Tesori. Secondo il Libro dell’equilibrio e dell’armonia, che risale al XVIII secolo, per raggiungere l’alchimia interiore, e con essa la longevità e infine la vita eterna, bisogna sviluppare le seguenti dimensioni: Essenza. Significa soddisfare il corpo per eliminare il desiderio. Energia. Si ottiene solo dopo aver completato l’essenza. Implica il nutrimento della mente, l’eliminazione dei pensieri. Spirito. Implica unire il corpo e la mente attraverso l’assenza del desiderio e del pensiero per recuperare il vuoto. Conclusioni Se i tre processi vengono completati, e in aggiunta si ottiene un equilibrio tra yin e yang, si ottengono salute e longevità. Lo squilibrio tra questi elementi porta alla malattia e alla morte secondo il Tao.


Che cosa è l'alchimia? Il termine alchimia, che deriva dall'arabo al-kimiya - che a sua volta proviene dal greco bizantino khymeia (χυμεία) ovvero "mescolamento", "infusione" -, indica il complesso di nozioni e di tecniche con cui si pensò, per secoli e secoli, di poter trovare il segreto della "pietra filosofale" (con la quale si poteva trasformare qualunque metallo in oro) e di poter trovare l'"elisir di lunga vita" (che aveva come scopo ultimo il prolungamento infinito della vita umana). Storia dell'alchimia Le origini dell'alchimia risalgono alle civiltà egiziana, babilonese e indiana; le sue ultime propaggini giungono alla metà del XVII secolo. Dell'alchimia del mondo antico - a differenza di quanto avviene per quella del Medioevo e del Rinascimento - si hanno poche e confuse notizie: si pensava - però - che alla ricerca della "pietra filosofale" e dell'"elisir di lunga vita", si potesse giungere solo mediante il favore divino. Unici testi originali sono i cosiddetti papiri di Leida e di Stoccolma rintracciati a Tebe e risalenti al III secolo d. C. in cui sono descritte ricette per la lavorazione dei metalli e delle leghe (bronzo, ottone). Nei due secoli successivi (IV e V) l'alchimia trovò il suo maggior centro di diffusione ad Alessandria d'Egitto: accanto al nome del greco Zosimo è da ricordare quello di Sinesio. L'idea della possibile trasmutazione dei metalli era pervenuta all'Accademia alessandrina proprio per il tramite della filosofia classica greca e della fisica aristotelica. Nei quattro fondamentali elementi che costituiscono la realtà materiale (acqua, aria, fuoco, terra) Aristotele aveva visto infatti le esteriori manifestazioni (dipendenti dal vario mescolarsi dell'umido, del secco, del caldo e del freddo) di un'unica materia prima. Riconducendo a essa, mediante speciali accorgimenti, le varie sostanze date in natura, sarebbe stato possibile - così ritenevano gli alchimisti - sovraimporre a quelle sostanze diverse e nuove nature. Nella civiltà romana l'alchimia non trovò sostanzialmente posto, per quanto non mancassero certo, nell'età imperiale, suoi cultori appassionati. Tiberio e Claudio condannarono all'esilio i cultori di alchimia e al fuoco i trattati alchimistici; essi infatti vedevano nell'alchimia un pericoloso mezzo di arricchimento, di perturbazione dell'equilibrio economico e dell'ordine sociale. Attraverso i bizantini l'alchimia pervenne anche agli arabi. Proprio in questa civiltà l'alchimia trovò grande sviluppo giungendo negli scritti - del secolo VIII - di Giabir ibn-Hayyan (meglio conosciuto in Europa con il nome latinizzato di Geber) al suo massimo sviluppo. Giunte in Occidente attraverso l'influenza araba, le dottrine alchimistiche suscitarono l'interesse di non pochi dei maggiori esponenti del pensiero medioevale: da Alberto Magno a Ruggero Bacone a Raimondo Lullo. Gli scritti di Arnoldo da Villanova e di Basilio Valentino ebbero vastissima diffusione. Condannata dalla Chiesa come tentativo - contrario alla morale - di sovvertire le strutture di una realtà creata dalla sapienza divina, l'alchimia fu, nella civiltà medioevale, combattuta e rigettata con violenza. Negli anni a venire l'alchimia troverà invece nel Rinascimento pieno riconoscimento e grande sviluppo mescolandosi al rifiorire della magia, al rinato interesse per l'astrologia e per la cabala. La gigantesca opera di Paracelso, gli scritti di Isaac Hollandus e di Cardano le dettero nel secolo XVI grande diffusione mentre si moltiplicavano, in tutta Europa, le edizioni di testi, le traduzioni, i ricettari. Il laboratorio di un alchimista da una incisione in rame di Bruegel il Vecchio (Breda, 1525/1530 circa – Bruxelles, 1569). Solo nel secolo successivo il rifiorire delle teorie sull'atomo - tradizionalmente avverse agli ideali dell'alchimia - le dettero un colpo mortale che ne decretarono la sua fine. Considerazioni sull'alchimia Pur non essendo fissate su basi scientifiche, le ricerche degli alchimisti hanno sicuramente dato un contributo importante al nascere della chimica. Non è possibile infatti negare che le reazioni e i processi pazientemente osservati e riprodotti nell'illusoria speranza di scoprire la "pietra filosofale" e l'"elisir di lunga vita" costituirono l'indispensabile punto di partenza delle nuove indagini scientifiche. Ad esempio, i procedimenti della metallurgia, della ceramica, la ricerca e la scoperta di sostanze coloranti (come l'indaco e la porpora) e di alcuni composti (come ad esempio il sale ammoniaco e l'allume), nonché l'invenzione di svariate operazioni tecniche (come il riscaldamento a bagno di sabbia e a bagnomaria e la distillazione), la fabbricazione dell'alcool etilico, dello zucchero di canna e del tannino risalgono all'alchimia che si collega in tal modo, per questi suoi non marginali aspetti, alla nascita della chimica moderna.

 

 L’alchimista veniva chiamato colui che praticava l’alchimia, una scienza esoterica il cui primo fine era trasformare il piombo in oro. Gli alchimisti non si mostravano e si nascondevano per preservare le loro conoscenze da quanti erano ancora impreparati a comprenderle. L’Alchimista è anche il titolo del celebre libro di Paulo Coelho: oltre cento milioni le copie del romanzo vendute in più di centocinquanta nazioni.

 Impara ad ascoltare il tuo cuore: è l’insegnamento che scaturisce da questa favola spirituale e magica. Alle frontiere tra il racconto da mille e una notte e l’apologo sapienziale, “L’Alchimista” è la storia di una iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato, intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico che, al di là dello Stretto di Gibilterra e attraverso tutto il deserto nordafricano, lo porterà fino all’Egitto delle Piramidi. E sarà proprio durante il viaggio che il giovane, grazie all’incontro con il vecchio Alchimista, salirà tutti i gradini della scala sapienziale: nella sua progressione sulla sabbia del deserto e, insieme, nella conoscenza di sé, scoprirà l’Anima del Mondo, l’Amore e il Linguaggio Universale, imparerà a parlare al sole e al vento e infine compirà la sua Leggenda Personale. Il miraggio, qui, non è più solo la mitica Pietra Filosofale dell’Alchimia, ma il raggiungimento di una concordanza totale con il mondo, grazie alla comprensione di quei “segni”, di quei segreti che solo è possibile captare riscoprendo un Linguaggio Universale fatto di coraggio, di fiducia e di saggezza che da tempo gli uomini hanno dimenticato. Cosa significa alchimia Non è chiara l’etimologia del termine alchimia, pare derivi dall’arabo al-khīmiyya o al-khīmiyya, che significa “chimica” e che a sua volta, sembrerebbe discendere dal termine greco khymeia che significa “fondere”. Di fatto l’alchimia è un complesso di teorie e tecniche – pratiche, filosofiche ed esoteriche – volta a trasmutare i metalli in oro, alla ricerca della pietra filosofale e dell’elisir di lunga vita. L’alchimia si sviluppò del mondo arabo e in Europa nel Medioevo. La sua fine si colloca al termine del Rinascimento, con la nascita del metodo scientifico e il conseguente declino delle pratiche magiche. Per molti l’alchimia è precursore della chimica moderna.

 


Nei tempi si cercò in maniera assidua la “pietra filosofale” che, per mezzo di complesse alchimie, avrebbe trasformato in oro, al solo contatto, qualsiasi altro metallo. L’alchimia ha sempre rappresentato una tappa nella storia del pensiero umano e nella vita del prezioso metallo. Nulla si sa delle origini del termine alchimia. Forse derivante dall’arabo “alk ymia”, ovvero magia nera. Nella storia possiamo intravedere che il fenomeno nasce, in periodi molto lontani, in Egitto ed in Cina, dove famosi “maestri del fuoco” erano considerati depositari dei segreti dei metalli. Fabri e Maghi nelle relative lavorazioni. Il loro obiettivo fu dunque quello di scoprire la pietra filosofale, di cui però si ignora se la intendessero come un sasso, una polvere od una tintura. La pietra filosofale avrebbe dovuto essere l’agente trasformante, grazie al quale un comune metallo, si sarebbe trasformato in oro. Le dottrine alchimistiche si evolsero in diverse fasi; dall’alchimia come tecnica, come filosofia e come religione. L’alchimia e l’oro Il pensiero era basato sulla ricerca  di un principio unico e originario per tutti i fenomeni naturali. Proponevano e divulgavano che tutte le cose dell’universo erano formate unicamente da quattro elementi: fuoco, terra, aria ed acqua. Tra gli elementi storici a noi pervenuti, solo l’alchimia islamica è meglio documentata per molti testi antichi, recentemente tradotti. La filosofia degli alchimisti islamici diede un grande contributo all’ermetismo alchemico, analizzando gli elementi secondo le quattro qualità base, ovvero il caldo, il freddo, il secco e l’umido. Secondo la loro teoria, dato che in ogni metallo si presumeva ci fossero queste caratteristiche due interne e due esterne, mescolando le quantità di un metallo, si sarebbe ottenuto un altro metallo. Magia, religione, medicina, astrologia ed alchimia, operarono in una sorta di simbiosi legate le une alle altre, in modo inestricabile. Molteplici gli obiettivi che si proponevano gli alchimisti, tra i quali conquistare l’onniscienza, raggiungendo il massimo della conoscenza in tutti i campi del sapere, sempre generare e prolungare la vita e la trasformazione delle sostanze e dei metalli, ovvero sempre alla ricerca della pietra filosofale. L’alchimia, oltre ad essere una disciplina chimica, implicava un’esperienza di crescita ed una liberazione fisiologica del ricercatore. Un simbolismo esoterico, che ha messo in luce il significato intrinseco del lavoro alchemico, ovvero una ricerca spirituale. Una coscienza metafisica, con connotati mistici e soteriologici. Ma il declino  dell’alchimia fu causato dalla nascita della scienza moderna, con richiami a rigorose sperimentazioni scientifiche ed al concetto del materialismo. L’inizio delle investigazioni chimiche, rilevò la futilità delle ricerche alchemiche e della pietra filosofale.


Per secoli l'alchimia fu considerata da taluni una scienza e, da opposte vedute, un'incomprensibile pratica. Non è mancato nemmeno chi, in tempi a noi vicini, l'ha intesa come una cosciente truffa. Trasformare i metalli vili in oro è stato un processo ritenuto dai razionalisti un'attività simile a quella degli stregoni. Non si poteva senza scandalo, soprattutto nel XIX secolo, che fu anche il periodo d'oro dello scientismo, contestare i giudizi sommari che piovvero continuamente sull'alchimia. I cittadini italiani possono iscriversi alla lotteria Green Card I cittadini italiani possono iscriversi alla lotteria Green Card U.S Green Card - Free Check Questa disciplina, però, non è scomparsa. Anche nel ‘900 furono pubblicati testi che ne ripercorrevano la storia, rileggendo le pratiche, mostrando come fosse diffusa e onorata. O meglio: come diventò un veicolo per tramandare una sapienza tradizionale. Consigliati per te Ucraina ultime notizie. Nuove sanzioni Usa contro la Russia. Kiev propone negoziati a Mariupol Ucraina ultime notizie. Nuove sanzioni Usa contro la Russia. Kiev propone negoziati a Mariupol 20 aprile 2022 Ucraina ultime notizie. Von der Leyen: Sanzioni più dure e maggiori aiuti a Kiev. Mosca alla resistenza di Mariupol: arrendetevi Ucraina ultime notizie. Von der Leyen: Sanzioni più dure e maggiori aiuti a Kiev. Mosca alla resistenza di Mariupol: arrendetevi 19 aprile 2022 Accedi e personalizza la tua esperienza Pratiche alchemiche si ritrovano in scienziati come Newton; il giovane Galileo s'interessò di aspetti esoterici, tanto che per campare preparava oroscopi. Nemmeno nel periodo dei Lumi mancarono raccolte importanti di scritti riguardanti le discipline alchemiche, come prova la “Bibliotheca chemica curiosa” (1702) di Jean Jacques Manget, medico ginevrino apprezzato per le sue ricerche sulle malattie epidemiche. Nei due volumi che la compongono, tra l'altro, si scopre quanto fosse complessa e articolata la tradizione presente nell'alchimia. La quale non fu composta dai soli testi incomprensibili e stravaganti, ma vi fecero parte anche scritti attribuiti a Tommaso d'Aquino, Alberto Magno, Raimondo Lullo, Paracelso e numerosi altri. Le ultime di 24+ Il data center da 100 megawatt di BitRiver a Brastsk Criptovalute, perché gli Stati Uniti hanno messo nel mirino i «minatori» russi di Biagio Simonetta Cartelle, chi può rientrare nella pace fiscale? Cessione crediti fiscali, ecco come funziona la nuova piattaforma di Giorgio Gavelli L'alchimia s'intreccia con filosofia, psicoanalisi (basterà ricordare le opere di Jung che la presero in considerazione alcuni decenni or sono), scienza, letteratura. In tal caso è bene tener presente che, nella seconda parte del “Faust”, Goethe descrive il servitore Wagner che utilizza procedimenti alchemici per creare un homunculus. Questo discorso potrebbe continuare all'infinito e lo abbiamo iniziato perché è stata da poco ristampata (apparve per la prima volta nel 1900 nella “Biblioteca esoterica italiana”) una breve e informata opera di François Jollivet-Castelot, “Storia della scienza alchemica” (Editori Iduna, pp. 152, euro 9). Nella prefazione scritta per questa riproposta, Claudio Bonvecchio ricorda tra l'altro quanto l'alchimia fosse per l'autore la risposta a quella separazione che, da Descartes in poi, disgiunse (e disgiunge ancora adesso) il mondo materiale da quello spirituale, collegando l'uno alla razionalità scientifica e l'altro a una dimensione imprecisata e nebulosa. Jollivet-Castelot, al contrario, credeva in un unico sapere e in un mondo unitario, nel quale non sussistono differenza e opposizione. E', per intenderci, quello che ha descritto trattando l'ermetismo, la cui testimonianza culturale cominciò molto prima di Cristo, all'ombra delle piramidi.


al-chi-mì-a SIGNIFICATO Scienza esoterica che studia la produzione della pietra filosofale; armonia; espediente, artificio ETIMOLOGIA dall’arabo: al-kimiya pietra filosofale, collegabile al greco chymeia mescolanza di liquidi - stessa radice di “chimica”. PAROLA DELLE ORIGINI Un’arte che culmini nello squadernamento dei segreti della vita e nel potere di controllarli è per certo affascinante. Spesso si considerano gli antichi alchimisti come superstiziosi precursori dei chimici, ma in realtà l’obiettivo era molto diverso, e così pure i metodi di lavoro. La pietra filosofale, la Grande Opera, riuscita dopo lunghe e complesse trasformazioni della materia e dello spirito dell’alchimista, schiude le porte della felicità onnisciente, della panacea, dell’elisir di lunga vita e, ovviamente, della trasmutazione dei metalli vili in oro. Che sia fuori di metafora o che invece sia un percorso simbolico, l’alchimia ha grandi tratti in comune con pratiche orientali come lo yoga: essa è innanzitutto lavoro su se stessi. Da qui traiamo un carattere dell’attuale connotazione di armonia, di sintonia - mutuata dall’armonia degli elementi che si incontrano: l’alchimia con una persona, con una materia, con un’opera d’arte non è mai casuale, ma frutto di una rispondenza coltivata in se stessi. Circa le accezioni di espediente ed artificio non dico: non rendono giustizia alla nobiltà della parola, ed hanno il piglio stolto del positivista anabolizzato. Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/alchimia


Alchimia è uno dei primi dipinti realizzati con la tecnica rivoluzionaria del dripping (colatura), che rappresenta il contributo più significativo di Jackson Pollock all’arte del XX secolo. Dopo una lunga riflessione davanti alla tela intatta, Pollock usa tutto il suo corpo come strumento nel processo di realizzazione dell'opera, quasi disegnasse con il colore. Versando con l'aiuto di bastoncini il colore, di tipo commerciale, direttamente sulla tela, Pollock rende sorpassate le convenzioni e gli strumenti della pittura tradizionale da cavalletto. Le nozioni surrealiste sulla casualità e sull’automatismo trovano piena espressione nei classici dipinti a colatura, in cui la linea non serve più per descrivere figure o contenere forme, ma esiste come evento autonomo che riproduce sulla i tela i movimenti del corpo dell’artista. La linea si assottiglia o si ispessisce, acquista velocità o scorre lentamente, e la sua apparenza si modifica a seconda della casualità con cui il materiale si dispone, sgocciolando, formando delle pozze o delle bolle. Se si osserva quest'opera a distanza, le grandi dimensioni e l’equilibrio di forze fanno sì che il dipinto sia vissuto come ambiente. La superficie irregolare è come un muro su cui sono tracciati segni primitivi, realizzati spremendo direttamente dal tubetto il colore bianco. Spesso si sono tentate interpretazioni di questi segni, basandosi sul titolo, che però è stato dato da Ralph Manheim e da sua moglie, vicini di Pollock a East Hampton.


Che cos’è l’alchimia? Come si riconosce un documento alchemico e quali strumenti ermeneutici possiede lo storico per accertare l’oggetto della propria ricerca, all’interno di una tradizione spirituale ‘speculativa’ e ‘operativa’ tanto sfuggente e ambigua? Tentando di colmare un vuoto storiografico inopinatamente lasciato sussistere dagli specialisti, questo studio affronta una rigorosa analisi critica del significante storico-culturale ‘alchimia’. Nonostante la fioritura straordinaria, specie nel XX secolo, di molteplici monografie e saggi sulla storia culturale (filosofica, scientifica, religiosa, artistica) dell’alchimia, anche per impulso di numerose università e centri superiori di ricerca, sembra essere mancato finora, nella comunità degli studi, un approfondimento filologico ed ermeneutico di questo tipo. Ne derivano una puntuale ricognizione della “storia della storiografia alchemica” degli ultimi due secoli e mezzo e alcune affascinanti incursioni in sentieri di ricerca ‘a cavallo’ fra antropologia, religiosità, storia delle idee, della scienza e della filosofia. Gioele Magaldi (1971), esperto di filosofia e cultura rinascimentale, studioso delle correnti spirituali eterodosse ed esoteriche nell’Europa moderna e contemporanea, già Presidente dell’Associazione culturale Pericle AUR, è attualmente Segretario dell’Associazione culturale “L’ultima lama”, impegnata nel favorire una feconda collaborazione e un ampio confronto critico fra l’erudizione accademica e i più interessanti filoni di ricerca ‘indipendente’; con particolare riguardo all’antropologia, alla storia della filosofia e delle idee e alla storia della cultura esoterica occidentale.


Lo Studio Alchimia è un gruppo d'avanguardia post-radicale fondato a Milano nel 1976 da Alessandro Guerriero e dalla sorella Adriana Guerriero con lo scopo di "materializzare una cosa inesistente", il primo esempio di progettisti produttori. Alchimia non nace come fenomeno temporaneo e isolato nel contesto creativo degli anni '70 ma come parte di un contesto culturale più ampio, cominciato con l'epoca del Movimento Radicale, a metà degli anni '60 e proseguita con il Post Modernismo. Alchimia introduce la possibilità per architetti e designer di muoversi e operare in diversi territori della creatività. La ricerca del nuovo, svincolato dalle finalità produttive, negli anni '70 e '80. Il piacere di creare e di scoprire, di inventare il nuovo come piacere fine a se stesso. Nel manifeto del gruppo si dice: Per il gruppo Alchimia ciò che conta oggi è l'atto stesso del “disegnare”. Disegnare, inteso come atto di fare segni, non è “disegnare”, né “progettare”: è invece espressione libera e continua del pensiero, reso visivo. Un movimento “motivato”. Studio Alchimia è un gruppo interdisciplinare e multiforme le cui attività comprendevano seminari, produzione di video sperimentali, design di abbigliamento, scenografia teatrale, design del prodotto, arti decorative, arte performativa e architettura. Alchimia presenta la sua prima collezione di mobili alla mostra "Bau.Haus uno" nel 1978 che presenta lavori di Ettore Sottsass Jr., Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Trix & Robert Haussmann, UFO, Michele De Lucchi e Paola Navone. La mostra di Alchimia "Bau.Haus due" del 1980 include lavori tessili di Daniela Puppa. Tra membri principali dello Studio Alchimia sono i designer Alessandro Guerriero, Alessandro Mendini, Bruno Gregori, Giorgio Gregori, Arturo Reboldi, Pier Carlo Bontempi e Carla Ceccariglia. Lo Studio è stato organizzato da Adriana Guerriero-Reali, Tina Corti e Donatella Biffi. Sul sito Alchimia Milano si trova l'elenco di tutte le persone che hanno lavorato in o con Alchimia. In quanto gruppo che produce disegni Alchimia interpreta il suo compito come quello di fornire agli altri una prova di “pensiero sentimentale”. La motivazione del lavoro non sta nella sua efficacia pratica, la “bellezza” dell'oggetto sta nell'amore e nella magia con cui viene suggerito nella sua anima. Alchimia non è interessata alle discipline quando queste sono considerate secondo le proprie regole. È più importante esplorare quei grandi spazi vuoti tra di loro. Per Alchimia vale l’ipotesi della convivenza di metodi di ideazione e di produzione confusi, dove possano mescolarsi artigianato, industria, informatica, tecniche e materiali attuali e inattuali.” Sono oggetti artigianali, di recupero, di massa, improbabili, provocatori, Kitsch, tutti molto carichi di teoria. Si lavora e si sperimenta su molti settori: la Pensione Ideale (Franco Raggi), le Copertine di Domus (Occhiomagico), l’Abito Sonoro e la performance di Persone Dipinte (Anna Gili), lo Stilismo della moda (Cinzia Ruggeri). Nasce il design Neo-moderno, il nuovo design italiano. Il Mobile Infinito nel 1981 annulla per eccesso sia le tipologie che la firma stessa dei progettisti, entrando con i Magazzini Criminali nella sperimentazione teatrale. Le attività emozionali, psichiche e antropologiche si espandono ai libri, didattica, video (Metamorfosi) e suoni (Mathia Bazar). Nel 1982 Alessandro Guerriero è socio fondatore di Domus Academy e nel 1984 inizia una Nuova Alchimia con il marchio Zabro. E’ Aurelio Zanotta che favorisce questa collezione di carattere post industriale. Nel 1981 lo Studio Alchimia riceve il premio Compasso d'Oro nella categoria Design Studio per la ricerca progettuale. Nel 1992 la romantica attività di Alchimia viene conclusa e termina così la sua eroica avventura.


Nel corso dei secoli sono stati scritti e pubblicati innumerevoli libri dal contenuto alchimistico. Si pubblica la definizione che scrisse Helena Petrovna Blavatsky nel 1892 nel "Theosophical Glossary" - "IL GLOSSARIO TEOSOFICO" - tradotto in italiano e pubblicato nel 1998 dall'Istituto Cintamani - Roma. -------------------------------- ALCHÌMIA In arabo Ul-khemi è, come suggerisce il nome, la chimica della natura. Ulkemi o Al-kimia, comunque, è solo una parola arabizzata presa dal greco chemeia da "succo", linfa estratta da una pianta. Secondo Wynn Westcott : "Il primo uso dell'attuale termine 'alchìmia' si trova nei lavori di Julius Firmicus Maternus, che visse all'epoca di Costantino il Grande. La Biblioteca Imperiale di Parigi contiene il più antico trattato di alchìmia esistente e conosciuto in Europa; fu scritto in lingua greca da Zosimo il Panopolita nel 400 d. C. ed è seguito, cronologicamente, dal trattato di Enea Gazeo dell'anno 480 d. C.". Esso tratta delle più sottili forze della natura e delle varie condizioni in cui operano. Cercando sotto il velo del linguaggio, più o meno artificioso, per dare al non iniziato un'idea di quel tanto di misterium magnum che si può affidare nelle mani di un mondo egoista senza correre alcun rischio, l'alchimista postula come suo primo principio l'esistenza di un certo Solvente Universale, dal quale tutti i corpi composti sono dissolti nella sostanza omogenea dalla quale essi si erano evoluti; questa sostanza egli la chiama oro puro o summa materia. Questo solvente, chiamato anche menstruum universale, ha il potere di eliminare tutte le cause di malattia dal corpo umano, di ridare la gioventù e di prolungare la vita. Tale è il lapis philosophorum (la pietra filosofale). L'alchìmia fu introdotta per la prima volta in Europa da Geber, il grande saggio e filosofo arabo, nell'ottavo secolo della nostra era, ma era conosciuta e praticata molto tempo prima in Cina ed in Egitto. Sono stati scoperti, e conservati sotto il nome generico di trattati ermetici, molti papiri sull'alchìmia, ed altre prove del fatto che essa fosse lo studio favorito dei re e dei sacerdoti. L'alchìmia è studiata sotto tre distinti aspetti, che permettono molte interpretazioni differenti : il Cosmico, l'Umano e il Terrestre. Questi tre metodi sono simboleggiati da tre proprietà alchemiche - zolfo, mercurio e sale. Scrittori diversi hanno sostenuto che esistono rispettivamente tre, sette, dieci e dodici processi; ma tutti sono stati concordi nell'affermare che nell'alchìmia esiste un solo scopo, e cioè quello della trasmutazione dei metalli vili in oro puro. Comunque, cosa sia realmente quest'oro, ben poche persone lo comprendono in senso corretto. Non vi è dubbio che in natura esista qualcosa come la trasmutazione dei metalli inferiori nei più nobili, come l'oro. Ma questo è solo un aspetto dell'alchìmia, il terrestre o puramente materiale, poiché si capisce che logicamente lo stesso processo ha luogo nelle viscere della terra. Eppure, oltre ed al di là di questa interpretazione, esiste in alchìmia un significato simbolico, puramente psichico e spirituale. Mentre l'Alchimista-Cabalista ricerca la realizzazione del primo, l'Alchimista-Occultista, invece, sprezzando l'oro delle miniere, pone tutta la sua attenzione e dirige tutti i suoi sforzi solo verso la trasmutazione del quaternario inferiore nella triade superiore divina dell'uomo, i quali, quando finalmente sono fusi, diventano uno. In alchìmia i piani spirituale, mentale, psichico e fisico dell'esistenza umana, sono paragonati ai quattro elementi: fuoco, aria, acqua e terra, ed ognuno è capace di una triplice composizione: fissa, instabile e volatile. Poco o niente è conosciuto dal mondo sull'origine di questo ramo arcaico della filosofia; però è certo che esso sia precedente alla formazione di qualsiasi Zodiaco conosciuto, e poiché si occupa delle forze personificate della natura, probabilmente è anche precedente a tutte le mitologie del mondo; né vi è alcun dubbio che il vero segreto della trasmutazione (sul piano fisico) era conosciuto nei tempi antichi, e che esso fu perduto prima dell'alba del cosiddetto periodo storico. La chimica moderna deve le sue scoperte fondamentali all'alchìmia, ma trascurando l'innegabile verità di quest'ultima, e cioè che esiste un unico elemento nell'universo, la chimica ha messo i metalli nella classe degli elementi e solo ora comincia a scoprire il suo grossolano errore. Perfino alcuni enciclopedisti si sono ora visti costretti a confessare che se la maggior parte dei casi di trasmutazione sono frode o illusione, "tuttavia alcuni di essi sono accompagnati da testimonianze che li rendono probabili… Tramite la batteria galvanica si è scoperto che perfino gli alcali hanno una base metallica. La possibilità di ottenere metalli da altre sostanze che contengono gli ingredienti che li compongono, nonché la trasmutazione di un metallo in un altro deve perciò rimanere imprecisata. Tanto meno devono essere considerati impostori tutti gli alchimisti. Molti hanno lavorato con la convinzione di arrivare al loro obiettivo con pazienza inesauribile e purezza di cuore, cosa vivamente raccomandata dagli alchimisti attendibili come il più importante requisito per il successo della loro opera". ALCHIMISTI - Da Al e Chemi, fuoco, o il dio e patriarca Kham che è anche il nome dell'Egitto. I Rosacroce del Medioevo, come Robertus de Fluctibus (Robert Fludd), Paracelso, Thomas Vaughan (Eugenio Filalete), Van Helmont ed altri, sono stati degli alchimisti, che cercavano lo spirito celato in ogni materia inorganica. Alcune persone - anzi la grande maggioranza - hanno accusato gli alchimisti di ciarlataneria e di false affermazioni. Sicuramente, uomini come Ruggero Bacone, Agrippa, Henry Khunrath e l'arabo Geber (il primo che introdusse in Europa alcuni segreti della chimica) possono difficilmente essere trattati come impostori e tanto meno come pazzi. Gli scienziati che rinnovano la scienza della fisica sulla base della teoria atomica di Democrito, come fu ribadita da John Dalton dimenticano, perché fa loro comodo, che Democrito di Abdera era un alchimista, ed una mente che fu capace di penetrare così profondamente nelle operazioni segrete della natura, dovette avere valide ragioni per studiare e diventare un filosofo Ermetico. Olao Borrichio dice che la culla della alchimia dev'essere cercata in tempi molto remoti. (Iside Svelata Vol. I° pag. 42). LA SCUOLA DEGLI ALCHIMISTI (1757) - Pietro Longhi - Venezia, Ca' Rezzonico ARTE E ALCHIMIA Nella storia dell'Arte, ci sono stati numerosi artisti che hanno realizzato opere scultoree e pittoriche dedicate all'Alchimia, specialmente durante il Medioevo. Nel Rinascimento l'Alchimia fu studiata e praticata, ma la Chiesa Cattolica tenne sotto controllo il suo sviluppo, imponendo che l'unica risposta a tutte le domande dell'uomo, fosse solo la fede. Invece l'Umanesimo rispolverò la saggezza antica per adattarla al Cristianesimo e permise  la crescita di questa disciplina. Caterina Sforza, Cosimo I de'Medici, Elisabetta I d'Inghilterra e specialmente Francesco I de Medici, che fece realizzare da Giovanni Stradano all'interno dello studiolo in Palazzo Vecchio a Firenze il “Laboratorio dell'alchimista”, si interessarono molto a questa materia, al punto da ritenere i loro alchimisti personaggi degni di ricevere grandi onori. Nel 1600 però le cose inziarono a cambiare, come dimostra la pittura per mano dei pittori-testimoni, il mondo iniziò a guardare diversamente gli alchimisti, fino a quando le scoperte di Galileo Galei (1564- 1642) mutarono il modo di intendere tutte le scienze e resero superati gli alchimisti. Ecco alcune opere raffiguranti gli alchimisti ed i loro simboli. Duomo di Siena, mosaico pavimentale in pietra raffigurante Ermete Trismegisto, leggendario padre dell’Alchimia Gli alchimisti occidentali fanno risalire l'origine dell’Alchimia all'antico Egitto ed al suo fondatore, il dio Thot, chiamato Ermes-Thoth o Ermes tre volte grande, che presso i Greci divenne noto con il nome di Ermete Trismegisto (da: "très" = tre e "megistòs" = grande). Secondo la tradizione il dio Thot ha scritto i quarantadue libri della Conoscenza, che hanno coperto tutti i campi dello scibile, fra cui anche l'Alchimia. Il simbolo di Ermete era il caduceo, due serpenti che con le loro spire avvolgono un bastone e si affrontano frontalmente, che divenne uno dei principali simboli alchemici. Il più celebre lascito di Thot è la: "Tavola di Smeraldo", nota solamente attraverso traduzioni greche ed arabe, e generalmente considerata la base per la pratica e la filosofia alchemica occidentale. La Tavola di Smeraldo qui riportata è la versione latina tratta dal "De Alchimia" edito a Norimberga nel 1541. Tradotta in italiano vi si può leggere quanto segue: "E’ vero senza menzogna, certo, assolutamente veritiero. Ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto, e ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso, per fare il miracolo di una cosa unica. E come tutte le cose sono state prodotte e sono venute da uno per la mediazione di uno, così tutte queste cose sono provenute da questa cosa unica per adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il vento l’ ha portato nel suo grembo; la terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il telesma di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se è convertita in terra. Tu separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente, con grande industria. Esso sale dalla terra al cielo, e di nuovo ridiscende in terra, e così riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Tu avrai per questo mezzo la gloria di tutto il mondo e per questo ogni oscurità fuggirà da te. E’ la forza forte di ogni forza perché essa vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa spessa. Così il mondo è stato creato. Da questa nasceranno mirabili mutamenti, il mezzo dei quali è qui. E’ per questo che sono stato chiamato Hermes Trismegistos, colui che possiede le tre parti della Filosofia del mondo intero. Ciò che ho detto dell’operazione del Sole è perfetto. È compiuto." Non possiamo sapere con precisione quando sia stato composto questo testo; i primi accenni, risalgono al secolo VIII, ma la sua stesura, come il suo ritrovamento e la sua diffusione sono narrati in numerose leggende. Si dice, per esempio, che Sara, la moglie di Abramo, lo abbia trovato in una grotta vicino ad Hebron; oppure che Alessandro Magno lo abbia rinvenuto nella tomba del dio Hermes. E’ storicamente assodato invece che la città di Alessandria fu un centro di conoscenza alchemica, che conservò la propria preminenza fino al declino della cultura egiziana antica. Sfortunatamente non esistono documenti originali egizi sull'Alchimia. Questi scritti, qualora fossero esistiti, andarono perduti nell'incendio della Biblioteca di Alessandria, nel 391 d.C. L'alchimia Egiziana è quindi conosciuta attraverso le opere di antichi filosofi greci e sopravvissute solamente in traduzioni islamiche. Nell'ambiente sincretistico della cultura alessandrina gli antichi Greci si appropriarono delle dottrine ermetiche degli Egiziani, mescolandole con le filosofie del Pitagorismo e della scuola ionica. La distruzione del Serapeo e della Biblioteca di Alessandria segnò la fine del centro culturale greco, spostando il processo dello sviluppo alchemico verso il vicino Oriente. L'Alchimia islamica è molto meglio conosciuta perché meglio documentata e molti dei testi antichi giunti sino a noi si sono preservati come traduzioni islamiche. Glossario illustrato di antichi simboli alchemici Il globo crucigero e il serpente crocifisso, da "Zoroaster", manoscritto del XVII secolo Alchimista, XVI secolo, di David Teniers il Vecchio (Anversa, 1582 – 1649) Quadro di Giovanni Stradano (1523-1605) Il gabinetto dell'alchimista, di David Teniers il giovane (1610 - 1690) L'alchimista (1649) di David Teniers il giovane (1610 - 1690) L'alchimista nel suo laboratorio, del 1650, di David Teniers il giovane (1610 - 1690) Un altro quadro di David Teniers il giovane raffigurante un alchimista del XVI secolo Quadro di David Teniers il giovane (1610-1690) Un alchimista nel suo Studio, di David Teniers il giovane (1610 - 1690) Altri due quadri con il tema dell'Alchimia, di David Teniers il giovane Altri due quadri con alchimisti, di David Teniers il giovane L'alchimista, di Adriaen van Ostad (1610-1685) L'Alchimista, di Thomas Wijck (1616 – 1677) L'alchimista e il suo laboratorio, olio di Thomas Wyck (1616-1677) Quadro di Cornelis Pietersz Bega(1620-1664) Mattheus van Helmont (1623-1679) L'Alchimista scopre il fosforo cercando la Pietra Filosofale, di Joseph Wright of Derby (1734-1797) Il laboratorio dell'alchimista, di Eugène Isabey (Paris, 1803 - Montévrain, 1886) L'Alchimista, di William Fettes Douglas (1822-1891) Quadro d William Fettes Douglas (1822-1891) L'incantesimo, 1864, di William Fettes Douglas (1822-1891) Il gabinetto dell'alchimista, quadro di Lois-Gabriel-Eugene Isabey, datato 1841


Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem “Se non ti fai simile a Dio, non potrai capire Dio; perché il simile non è intelligibile se non al simile. Innalzati a una grandezza al di là di ogni misura, con un balzo liberati dal tuo corpo; sollevati al di sopra di ogni tempo, fatti Eternità: allora capirai Dio. Convinciti che niente ti è impossibile, pensati immortale e in grado di comprendere tutto, tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni essere vivente. Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso della più abissale profondità. Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che è creato, del fuoco e dell’acqua, dell’umido e del secco, immaginando di essere dovunque, sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato, poi di trovarti nel grembo materno, di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là della morte. Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme, tempi, spazi, qualità, quantità, potrai comprendere Dio. “ Ermete Trismegisto Regressus ad Uterum Muori, risorgi, vivi. Che si chiami URANOS e CRONOS, che si chiami SHIVA e SHAKTI, siamo frutto del compostaggio di due energie: una immobile ed una mobile. La seconda plasma la prima e ci dona la nostra essenza ancora oggi. Agrippa, Bardon, Blawatsky, Gurdjieff, Levi, Kremmerz, Evola hanno  approfondito questo tema. Dalla notte dei tempi l’UOMO sa che può manipolare le energie che lo circondano attraverso la triplice: coscienza, pensiero e verbo. Conosce l’energia che compone il TUTTO e gli ha dato persino un nome: QUINTESSENZA. L’UOMO sa che, nella sua esistenza, dovrà essere parte di tanti TUTTO differenti che lo sovrasteranno con le loro leggi onnipresenti (Karma e Dharma) perché ha compreso che fa parte di un gioco più ampio (CAOS) ed è proiettato all’interno di una realtà (COSMOS). Però sa che, evolvendo, può condizionare la maggior parte di queste leggi sfruttandole a proprio vantaggio invertendo il gioco. L’UOMO che comprenderà questo non sarà più spettatore della sua vita (subendo) ma attivo protagonista, questa è la Nuova Alchimia Esoteria. Alchimia Esoterica Blavatsky Alchimia Esoterica Gurdjieff Alchimia Esoterica Kremmerz La Nuova Alchimia Esoterica Rune, la cabala runica, l’albero della vita e i suoi sentieri Rune, la cabala runica, l’albero della vita e i suoi sentieri In un passo dell’Apocalisse, 22:14, è scritto “Beati coloro che lavano le loro vesti, affinché abbiano diritto all’Albero della Vita e possano entrare nella città per le porte”. Ormai dovrebbe essere chiaro che esistono svariati strumenti per percorrere i sentieri dell’albero della cabala  e i tarocchi  possono essere un valido aiuto in questo viaggio che ci consentirà di l’accesso alla città delle porte principali, tuttavia esistono anche altre strade e oggi mi fa piacere parlarti di un altro strumento che ho sempre adorato: le rune. leggi tutto Albero della vita la Mente, l’Anima e lo Spirito: la vera formazione Albero della vita la Mente, l’Anima e lo Spirito: la vera formazione L’Albero cabalistico riesce a spiegare la formazione della Mente, dell’Anima e dello Spirito e, attraverso il glifo dell’Alberto della vita possiamo finalmente rispondere alle domande che da sempre la specie umana si pone. L’uomo della Terza Dimensione fatica a comprendere i corpi semplicemente perché ha smarrito con il tempo gli insegnamenti del passato. Oggi chiudiamo diversi cerchi, approfondendo quanto già sappiamo sull’Albero della Cabala, certi, però, che altrettanti resteranno ancora aperti e potranno solo essere chiudi definitivamente a conclusione del percorso esperienziale. Con le parole possiamo dire tutto ma è solo con fare e pratica che le nebbie si dissipano. leggi tutto La Nuova Numerologia Esoterica Animico Spirituale La Nuova Numerologia Esoterica Animico Spirituale La Numerologia Esoterica è una scienza antichissima insegnata e tramandata oralmente da Maestro ad Allievo da secoli. Com’è a molti noto, la ricerca spirituale si avvale di molteplici strumenti e, tutti i mezzi che ci sono stati concessi per Divina intercessione, si completano a vicenda. Dire che uno strumento “è più potente ed efficace” rispetto ad un altro, francamente, è un’eresia poiché ogni mezzo dovrebbe essere conosciuto ed utilizzato da un iniziato nel modo più opportuno. Ogni strumento presenta caratteristiche uniche che lo rendono adatto per determinati scopi in determinate circostanza e, se è vero che tutti gli strumenti possono portare ad un identico risultato, è altrettanto vero che per determinati fini alcuni mezzi permettono di arrivare alla conoscenza/comprensione molto più velocemente rispetto ad altri. leggi tutto Albero della Cabala, Albero della vita Albero della Cabala, Albero della vita Pretendere di parlare in modo approfondito dell'Albero della vita, l'Albero della Cabala, significa mettersi nei panni di un Muratore che vuole costruire un palazzo con uno schizzo parziale del progetto ideato dall’Architetto su dei fogli usurati… semplicemente è... leggi tutto


Mentalismo alchimia mentalismo Il TUTTO è la realtà esistenziale che sta alla base di ogni manifestazione esterna. Viene definito anche come: fenomeno vitale, materia, energia. Il TUTTO non è altro che lo SPIRITO INCONOSCIBILE, ovvero ogni cosa che noi stessi siamo in grado di percepire per mezzo dei nostri sensi materiali. Per tale ragione, il TUTTO, può essere considerato come una MENTE UNIVERSALE, VIVENTE ed INFINITA. Approfondisci Corrispondenza alchimia corrispondenza Il TUTTO è un unico insieme di legature e ogni singolo elemento (Fenomeno Vitale, Energia, Materia) è legato e correlato agli altri. Il tuo TUTTO è il riflesso di te stesso sia in astrazione Oggettiva che in astrazione Soggettiva. Approfondisci Vibrazione alchimia vibrazione Il TUTTO creato dall’Uomo e per l’Uomo  è solo ed esclusivamente energia. La Materia, le Forme Viventi sono solo energie. Le energie vibrano e asseconda della potenza con la quale lo fanno creano il TUTTO per come lo concepiamo e lo conosciamo. Approfondisci Polarità Tutto è duale; tutto ha poli; ogni cosa ha la sua coppia d’opposti. Il simile e il dissimile sono uguali; gli opposti sono identici di natura, ma differenti di grado. Gli estremi si toccano, tutte le verità non sono che mezze verità, e tutti i paradossi posso essere conciliati. Approfondisci Ritmo Ogni cosa fluisce e rifluisce; ogni cosa ha fasi diverse; tutto s’alza e ricade; in ogni cosa è manifesto il principio del pendolo. L’oscillazione di destra è pari a quella di sinistra: tutto si compensa nel ritmo. Approfondisci Causa ed Effetto causa ed effetto Ogni effetto ha la sua causa; ogni causa ha il suo effetto; tutto avviene in conformità di una legge; ‘caso’ è il nome dato ad una legge che non si conosce; pur se esistono diversi piani di causalità, niente sfugge alla legge. Approfondisci Genere alchimia principio del genere Il genere è in tutte le cose; ogni cosa ha il suo principio mascolino o femminino; il genere si manifesta su tutti i piani. Eccezion fatta per l’UNO, l’ASSOLUTO, ogni cosa è generata su qual si voglia piano. Approfondisci


Di recente ho avuto modo di leggere un articolo riguardante i rapporti fra l'esoterismo e la Libera Muratoria. In questo articolo si afferma che l'esoterismo è un metodo di ricerca interiore , ovvero, una indagine su se stessi, una sorta di cammino verso un'intima Compostella . Si tratta di impegnarsi nella ricerca del Sé per poi unirsi in una catena di continuità atemporale inconscia e collettiva. Questo uomo “ totale” , psichicamente totale , o meglio il massone in questo caso, così “ iniziato ” può assurgere a demiurgo del mondo e attraverso la “ morte rituale ” pascersi dell'inconscio oscuro. Si riprende in questo articolo, con tutta evidenza, il rapporto che si vorrebbe esistente tra la psicologia dell’inconscio , come sosteneva Jung , e la tradizione alchemica medievale e rinascimentale . << L'alchimia, nella misura in cui l'arte viene esercitata ancora nel laboratorio, si pone il compito di ottenere questo “tesoro difficile da raggiungere" e di produrlo in forma visibile, o come oro fisico o come medicina universale o come tintura dotata di forza trasformante. Ma in quanto l'attività pratica, chimica, non era mai completamente pura, ed esprimeva in sé e per sé anche i contenuti inconsci dell'operatore, era allo stesso tempo un'attività psichica, che potremmo paragonare benissimo all'“immaginazione attiva". Questo metodo ci permette di conoscere attivamente cose che si esprimono anche nella vita onirica. In entrambi i casi, il processo consiste in un'invasione della coscienza da parte dei contenuti inconsci, ed è così strettamente connesso al mondo di idee alchimistico da giustificare la supposizione che nell'alchimia si tratti di processi identici o almeno molto simili a quelli dell'immaginazione attiva e dei sogni, dunque, in ultima analisi, del processo d'inviduazione . >> Jung , Psicologia e Alchimia “L'oro o Pietra Filosofale è dunque anche un simbolo della ricchezza spirituale che l'operatore consegue, ovvero della Sapienza, della luce di rivelazione e di bellezza estratta con travaglio dalle tenebre della condizione umana “ CALVESI M. , Arte e Alchimia “ Il modello alchemico ci permette di seguire le fantasie simboliche della psiche, spiegando gli accadimenti ad un livello prepersonificato, ad un livello, cioè. neurobiologico — la psiche inconscia « all'interno del corpo » o « sotto l'lo ». In questo caso abbiamo a che fare con una situazione priva di « fatti » rispetto alle proiezioni della psiche produttrici di mito nei confronti dei fatti, condizionate dagli archetipi e dal passato filogenetico e fisiologico dell'uomo ” Robert Grinnel, L'alchimia e la psicologia analitica “È Jung stesso a spiegare il criterio di fondo della sua ricerca sul simbolismo alchimistico, fornendo al lettore un suggestivo parallelo tra il lavoro dell’alchimista e quello dello psicoterapeuta. L’alchimista, infatti, svolge la sua attività alla luce di due aspetti fondamentali: l’Opus nel laboratorium, con tutti i suoi incedenti di natura emozionale e demonica ( sic ), e la scientia o theoria, la quale da un lato predispone e guida l’Opus e, dall’altro, ne interpreta e inquadra i risultati. Il confronto con l’inconscio, ribadisce Jung, è altrettanto “duplice”, essendo sia un’esperienza irrazionale sia un processo conoscitivo.” Donato Verardi , L'albero filosofico. Ancora Donato Verardi: << Infatti,ricorda Jung,“i simboli significano molto più di quanto si possa saperne di primo acchito. Essi trovano il loro significato nel tendere, ogniqualvolta sono compresi,a compensare e a integrare nel senso della totalità un atteggiamento della coscienza più o meno inadeguato, che cioè non adempie al suo scopo. Se dunque riconduciamo i simboli a qualcosa d’altro, diventa impossibile interpretarne il senso”. È proprio per questa ragione che alcuni alchimisti posteriori, in particolar modo nel Cinquecento, “presero ad aborrire le sostanze comuni e le sostituirono con le sostanze “simboliche”, atte a lasciar trasparire la natura dell’archetipo ( sic e ancora sic ! ). Ciò non significa che l’adepto dovesse abbandonare il lavoro nel laboratorio, ma solo che ora egli prestava attenzione all’aspetto simbolico delle sue trasmutazioni” . ”. La stessa situazione si ripresenta nella moderna psicologia dell’inconscio, nella quale “la problematica personale non viene trascurata”, e tuttavia “il medico presta costantemente attenzione agli aspetti simbolici, poiché solo ciò che induce il paziente oltre se stesso e la parzialità del suo Io può arrecare la guarigione” C.G. Jung e il simbolismo alchemico rinascimentale Se «l’individuazione della nostra anima richiede il riconoscimento dell’individualità dell’anima presente nelle cose», è legittimo affiancare alla psicologia un mondo a prima vista ai suoi antipodi come l’alchimia, giacché non vi è poi grande differenza tra chi tentava di trasmutare metalli vili in oro e chi trasmuta anime sofferenti in anime rasserenate, «indorate» di pace  (  i  sic si stanno esaurendo ).” Dalla Introduzione al libro di James Hillman , Psicologia Alchemica “Grazie all'esperienza clinica di cui la psicoterapia si è arricchita nel tempo, si può dire che le quattro fasi di trasformazione psichica del processo individuativo analitico, mutuate dalla metafora alchemica, sono le seguenti: 1.la nigredo è il momento in cui il paziente scopre il disagio, percepisce il dispiegamento dell'angoscia all'interno della relazione terapeutica già percepita come sicura e accogliente  ( i sic sono terminati ! ); 2.l'albedo è la fase della scoperta, da parte del paziente e del terapeuta, delle risorse personali del paziente e dell'affacciarsi della speranza di risoluzione dei propri nodi; 3.la citrinitas è il periodo dell'acquisizione del linguaggio simbolico e della possibilità reale di trasformazione; è il momento in cui paziente e terapeuta iniziano a giocare; nella relazione terapeutica si inizia ad essere in due soggetti che comunicano reciprocamente attraverso il simbolo; 4. la rubedo segna la trasformazione e la coscienza di essa, il loro consolidamento nella nuova materia psichica, a cui seguirà il desiderio del paziente di separarsi dalla sua guida e di camminare con le proprie forze; prendendo le mosse dai quattro elementi della natura che avrà riscoperto in sé, il paziente lascia indietro l'acqua delle lacrime, affonda i piedi nella terra del radicamento in sé, si sente addosso l'aria dello spirito, si porta dentro il fuoco e la nitidezza della visione di sé.  "                              Giuliana Bitelli , Una rilettura di Jung Al di là della questione  se questi poveri alchimisti  erano o non erano consapevolmente o inconsciamente afflitti ed angosciati, Jung ignorava ,o non li aveva compresi, i fondamenti teorici dell'ermetismo quale chiave di volta dell'alchimia . A riguardo consiglio vivamente l'attenta lettura  dei seguenti saggi che sono di facile reperibilità su internet e che poco hanno a che fare con l'inconscio: 1.Alchimia ed ermetismo: i fondamenti teorici della filosofia ermetica 1 - L'anima del mondo (Paolo Lucarelli) 2. Alchimia ed ermetismo: i fondamenti teorici della filosofia ermetica 2 - Il metodo (Paolo Lucarelli) 3.Alchimia ed ermetismo: i fondamenti teorici della filosofia ermetica 3 - La cosmologia (Paolo Lucarelli) Qui voglio ricordare comunque: "Urtiamo qui contro il metodo stesso dell'insegnamento e del simbolismo alchemico, che vuole essere il più concreto possibile, mentre negli ultimi secoli gli uomini sembra siano diventati preda di una curiosa smania di astrattezza che li rende incapaci di apprezzare le 'cose' della materia. Perso nel magma pericoloso e ribollente del mentale. L'uomo contemporaneo si è staccato progressivamente dalla Natura, ed ha ridotto il proprio spazio fisico ad una corporeità ludica e sessuale che deforma le sue facoltà percettive. "Paolo Lucarelli, Alchimia ed Ermetismo: I fondamenti teorici della filosofia ermetica / 2  . Il Metodo. Concetti che Lucarelli ripropone: “ [...] la tradizione alchemica europea comincia a perdere il laboratorio in favore dell'oratorio. Inizia, cioè, una profonda trasformazione che condurrà sempre più nel tempo a leggere e interpretare gli insegnamenti ermetici in forma mistica e spirituale, sino all'ermeneutica psichica di Jung e dei suoi allievi . Di questo Jacob Böhme fu certamente il primo e più clamoroso esempio. Questo fenomeno non è solo europeo. Lo ritroviamo più o meno nella stessa epoca in India, dove l'alchimia si "spiritualizza", o diventa un fatto rituale e sessuale (vedi Gordon White, Il corpo alchemico, Edizioni Mediterranee, Roma, 2004), e ancora prima in Cina con il passaggio dal waidan al neidan, cioè dall'alchimia vera e propria a quella che si definisce alchimia interiore, cioè a una lettura mentale o erotica delle operazioni di laboratorio. Tutto ciò con gran soddisfazione degli studiosi profani, che finalmente riescono a capire i testi che leggono, e con un certo sconcerto da parte dei filosofi ermetici tradizionali. ” Paolo Lucarelli, Tre Trattati tedeschi di Alchimia  del XVII° secolo. I testi alchemici sono testi esoterici e non consentono un facile accesso. Questa oggettiva difficoltà ha generato le reazioni più diverse: disprezzo da parte di chi non ha compreso il senso (   Umberto Eco, ad esempio) , indifferenza di chi ha desistito al primo tentativo o , come Jung, interpretazione  "sui generis" degli stessi . Ci sono delle regole in alchimia che buona parte degli autori classici ricordano sovente ma che vengono pervicacemente ignorate . Una di queste regole recita che l' Arte alchemica  è cabalistica (da non confondere con la Kabalà ebraica ). Vale a dire : <<Littera gesta docet quid credas allegoria moralia quod agas quo tendas anagogia. Agostino di Aage [  La lettera insegna i fatti, l'allegoria cosa sia da credere, la morale che si debba fare, l' ( 1 ) anagogia dove si deve tendere ] Tra la tensione dell'anagogia e l'insegnamento sterile della lettera scorre l'esile filo del gioco alchemico. Pensare che il segreto, l'arcano, sia stato proposto come in un cifrario da interpretare seccamente, è cammino sterile senza fine. Credere che il testo vada letto in una speranza di umida emozione per trarne illuminazioni mistiche, conduce alla disperazione. Unire in una sacra congiunzione mente e cuore, scienza e fede, attenzione e intuizione, secco e umido, può risolvere l'enigma "se Dio lo vuole". Insegnano gli antichi maestri, Artefio con più durezza di altri, che l'Arte è cabalistica, solo a quelli della nostra setta riservata. Due i modi per giungervi. Per illuminazione divina o per insegnamento magistrale, il che avviene molto di rado>> Paolo Lucarelli,prefazione al Dizionario dell'Alchimia. Quanto sopra trova la sua sintesi nel celebre apoftegma : " La lettera uccide e lo spirito vivifica " Infine, mi permetto di ricordare che lo scopo che si ripromette la Libera Muratoria non è la ricerca del Sé “totalizzante” ma è la ricerca della Parola perduta dei framassoni medioevali, del Verbum dimissum del Trevisano che indica il segreto materiale dell'Opera . ( Fulcanelli, Le Dimore Filosofali ) " Pensiamo veramente che tutto il rituale massonico sia di origine alchemica, ed abbia come scopo la trasmissione di insegnamenti ermetici operativi? Diciamo subito che se abbiamo qui spesso usato l’opera maggiore di Eireneo Filalete, ad esemplificare alcune affermazioni, è proprio perché sappiamo che l’Adepto che operò in Inghilterra nella prima metà del XVII secolo ebbe rapporti e contatti con alcuni dei primi massoni «speculativi». In altra sede abbiamo già detto e cercato di dimostrare la nostra opinione, sempre fondata su documenti, che il movimento Rosacrociano tedesco sia stato all’origine dell’esoterismo massonico quale lo conosciamo oggi. Infine, e crediamo di averlo indicato con questo breve studio, la successione ci sembra al di là di qualunque probabilità casuale. E, per brevità, non ci siamo soffermati su tutti i punti del rituale, come sarebbe stato possibile. Dunque, potremmo rispondere affermativamente, ma preferiamo attendere, con la massima disponibilità, che qualcuno ci dia di tutto ciò un’esegesi altrettanto completa, ma difforme. Sino ad allora, ma è evidentemente un valore personale, restiamo nella convinzione che ancora una volta sia confermato il vecchio assioma della Scienza Sacra, da Eliopoli ai giorni nostri: «Quod ubique, quod ab omnibus, quod semper>> Paolo Lucarelli, Muratoria e Arte Regia In un secondo momento Paolo Lucarelli mitiga le conclusioni di cui sopra ...nelle forma ma non nella sostanza. Resta comunque il fatto che non ci è dato di sapere se esiste una esegesi difforme del rituale massonico da quella pazientemente documentata in Muratoria e Arte Regia. gdg (1)Anagogia . Termine che nel tardo latino medievale sostituisce (per probabile influenza di allegoria e tropologia) il precedente anagoge. Il gr. ἀναγωγή nel linguaggio logico di Aristotele significa induzione (➔); quindi, con il sign. di ‘ascesa’ verso l’universale, indica – soprattutto nel linguaggio neoplatonico – il processo attraverso i gradi della realtà, dal sensibile all’intelligibile. In relazione a questo significato, nell’ermeneutica biblica patristica l’anagoge è intesa come uno dei metodi interpretativi della Bibbia che permetteva di leggere nella ‘lettera’ la presenza di ‘realtà’ intelligibili e future (di qui il legame dell’anagoge con l’escatologia: per es., la resurrezione di Cristo è ‘modello’ della resurrezione futura dei fedeli). Nell’esegesi medievale, una volta fissata la teoria dei quattro sensi (letterale, allegorico, morale e anagogico), anagoge e poi a. indica l’interpretazione spirituale della ‘lettera’, distinta da allegoria e tropologia perché tesa verso il superiore ‘intelletto’ di realtà spirituali e divine. Enciclopedia Treccani


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