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Opere di ZeRo: https://www.animalibera.net/p/il-mio-libro.html
Nulla più la impaccia.
È liberata da ogni servizio,
poiché vive di libertà.
chi vuole, è mendico,
chi è mendico ha mancanza
di divino appagamento.
[...]
Fui un tempo rinchiusa nel servaggio d’una prigione,
Quando il desiderio mi serrava nella volontà d’affetto.
Là mi trovò la luce dell’ardente amore divino,
Ed ecco uccise in me il desiderio, la volontà e l’affetto,
Che m’impedivano di seguire l’impresa del divino amore.
[...]
Ora la luce divina mi ha liberata dalla prigione,
E per gentilezza m’ha unita alla divina volontà d’Amore,
Questo dono nessuno conosce,
Finché serve ancora alla virtù,
O serve a sentimento di natura con l’uso della ragione.
[...]
La verità dichiara al mio cuore
Che sono amata da uno solo,
E dice che senza ritorno
Egli mi ha dato il suo amore.
Questo dono uccide il mio pensiero
Con le delizie del suo amore,
Delizie che m’innalzano e con l’unione mi trasformano
- l’ Anima «caduta dall’amore nel nulla» è «messa in possesso d’uno stato di libertà che le dà riposo da ogni cosa, con la sua eccellente nobiltà»
- Io mi riposo “tuttissima” in pace, sola e nulla e tutta nella cortesia della sola bontà di Dio, senza muovermi minimamente... È la/il fine della mia opera, un sempre voler-niente... Quest’Anima non compie più opere – ossia: non si attiva, non agisce – né per Dio né per sé né per il suo prossimo (se vuole, le faccia Dio che le può fare e se Dio non vuole, a lei non importa)... Quest’Anima ha il suo vero nome dal niente in cui sta. E poiché è niente, non le importa niente né di sé né del prossimo e neanche di Dio
-> l’anima riposa e gode, Dio opera in lei, per lei, senza di lei, tanto meglio quanto più lei è assente.
-> il niente pensare (che coincide con il tutto pensare) indica la suprema attività dell’intelletto che ha dissolto tutti i contenuti
-> LAMPO o BUCO NERO?! -> quinto stato in cui l’Anima dimora dopo l’azione del Lontanovicino (sempre vicino e sempre lontano) che la rapisce, e che noi chiamiamo lampo, come un’aprirsi e un sùbito richiudersi
- Da allora cominciai a uscire dall’infanzia, e il mio spirito a divenire antico: da quando la mia volontà fu morta, e le mie opere finite, e finito il mio amore, che mi faceva baldanzosa. Infatti l’espandersi del divino amore, che si mostrò a me nella luce divina d’un lampo altissimo e penetrante, mi mostrò d’improvviso e sé e me. Ovvero, lui altissimo e io così in basso, che non potei più risollevarmene, né aiutarmi da me stessa; e là nacque il mio meglio.
- bisogna macinare se stessi, dissodandosi e frantumandosi, per fare più ampio il luogo nel quale Amore vorrà essere; e bisogna impacciarsi passando attraverso molti stati, per liberarsi da se stessi e giungere al proprio stato»
- L’anima annientata è questo: la possibilità che Dio venga a questo mondo, che passi dalla nostra parte, il passaggio da cui passa per stare a questo mondo.
-> l’Anima affrancata non ha volontà di volere né di rifiutare, può soltanto volere la volontà di Dio, e di soffrire in pace le disposizioni divine... se n’è andato via da lei il volere, che la rendeva spesso, per sentimento d’amore, fiera e orgogliosa e minacciosa verso gli altri... Ora si vede da sé e conosce la Bontà divina, questi due vedere le tolgono volontà e desiderio e opere di bontà, e perciò è interamente in riposo, messa in possesso d’uno stato di libertà che le dà riposo da ogni cosa, con la sua eccellente nobiltà
- è morta la volontà che le dava desideri
- L’anima annichilita può prendersi un definitivo congedo dall’esercizio delle virtù...
L’anima annientata non ha neanche più necessità di ricevere consolazioni e doni da Dio, avendo Dio in sé stessa
- La morte al peccato, la morte alla natura, la morte della volontà… ma anche della volontà di fare il bene, di migliorarsi, di giungere a Dio
( --> occorre dare alla natura ciò che chiede, perché il percorso proposto è di annientamento anche della volontà di perfezione, di miglioramento, di ascesa. Al contrario l‟anima deve tendere ad un annientamento della volontà: di fare, di sapere, di credere, di dovere)
- Il libro è rivolto a chi DIMORA IN VOLONTA‟ E DESIDERIO al fine di aiutarlo a superare questa fase del percorso nella quale si perdono le Anime che cercano la perfezione proprio perché non riescono ad annientare la loro volontà e desiderio di perfezione che coltivano con opere
... Anime smarrite sono coloro che dediti alla vita dello spirito, (attivi o contemplativi) si “ perdono nelle opere
-> la Gioia dimora in lei; è gioia essa stessa, in virtù della Gioia, che l’ha trasformata in se stessa... uota nel mare della gioia, ovvero nel mare di delizie fluenti e scorrenti dalla Divinità
--> Avere tutto e niente = quest’Anima ha Dio per grazia divina, e chi ha Dio ha tutto; e tuttavia non ha niente di suo (personale, individuale), perché tutto ciò che quest’Anima ha in sé è in verità di Dio
-> Colui che arde non ha freddo, e colui che annega non ha sete. Ora, tale Anima arde talmente nella fornace del fuoco d’amore, che è divenuta propriamente fuoco, per cui non sente affatto il fuoco, poiché è fuoco in se stessa, per la virtù d’Amore che l’ha trasformata in fuoco d’amore
-> piuttosto è Amore a dimorare in lei, e ha imprigionato la sua volontà, e perciò è Amore a compiere in lei la volontà di lei, e dunque Amore opera in lei senza di lei, e quindi non c’è niente di spiacente che possa rimanere in lei.
-> L’anima, «rimanendo nulla nel proprio intelletto, scopre il proprio statuto ontologico assolutamente indipendente dai contenuti mentali... essa guarda il mondo con gli occhi di Dio
l’amore di tale Anima è così congiunto alle ricchezze che fluiscono dal più di quell’Amore ultra-divino... entrata nell’affluente abbondanza, viene saziata di nutrimento divino, adorna degli ornamenti dell’estrema pace nella quale vive, dura, ed è, fu e sarà...
l’Anima, nel sesto stato, è liberata da tutte le cose, pura e chiarificata, non bada più alla guerra della natura; infatti il suo volere è nudamente rimesso nel luogo dove fu preso (essa ebbe sempre guerra, fintantoché trattenne in sé il proprio volere, al di fuori del proprio essere)... ma la glorificazione è al settimo stato, e l’avremo nella gloria, e di questo nessuno sa parlare... è caduta dall’amore nel nulla... essa non può più risollevarsi da un tale abisso; e del resto non lo deve fare, anzi in esso deve dimorare... (Ora con la caduta nel nulla di quest’Anima, niente impedisce «all’essere divino di fluire attraverso quella definitiva e incolmabile lacuna d’essere che ora è lei. Non per colmarla: non sarebbe possibile, poiché l’amore e la libertà (la libera accettazione del fallimento del suo amore) hanno fatto di lei una assolutamente mancante, ed è questa specie di buco ontologico (che lei chiama «niente», «mancanza», «abisso») che infinitamente chiama e fa nascere essere e amore senza fine)...
nel quarto vede che da sé non può avere alcun profitto, se non si separa dal suo proprio volere... vede questa inclinazione e questa perdizione del niente della sua natura e del suo proprio volere, e vede anche, con la luce, che il Volere deve volere soltanto il divino volere, senz’altro volere, e che per questo tale volere le fu dato
--> di Dio non si può davvero dire nulla che non sia mentire più che dire il vero
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