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I rituali esteriori ("pillole rosse", simboli, mantra, mudra, asana, preghiere, invocazioni, sacrifici, etc.) non sono di alcun vantaggio se il loro significato intimo non viene compreso in profondità e se la loro funzione simbolica non corrisponde a un'attività interiore della coscienza individuale.
I processi (inconsci) interni che corrispondono all'atto cerimoniale (rito esteriore) devono essere compresi e padroneggiati dal puro soggetto, non devono essere reiterati in automatico per offrire servigi alle brame egoiche. Di per sé non fa alcuna differenza l'esecuzione di un gesto (rituale esteriore) in un modo piuttosto che in un altro; a dire il vero tutte le attività della vita quotidiana sono parte del grande rito cosmico che la coscienza esegue per se stessa, dentro se stessa in quanto autentico luogo sacro di adorazione. Il mestolo cerimoniale è l'autoconsapevolezza, l'oggetto di contemplazione o venerazione è la realtà, la verità, la vita.
(Rivisitazione di un intervento di Mark S.G. Dyczkowski - La dottrina della vibrazione)
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