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LEO - AFORISMI




Giovani Colazza:

Questi aforismi, ho cercato di ricavarli dal contenuto dei miei precedenti scritti, e nello stesso tempo, gioveranno per una comprensione ed una penetrazione più intima di essi, ognuno di questi si presenta come un tema di meditazione, così essi potranno dare dei risultati in forma di conoscenza.



La certezza dell’irrealtà dei limiti del nostro corpo e della nostra attività interiore è il primo passo verso l’estensione della coscienza.
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Estendere il senso della realtà esteriore ai più sottili mutamenti della coscienza, affina l’attività interiore.
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Il senso di potenza deve essere proiettato in un moto verso l’avvenire. Sentirlo nel presente è un arrestarsi.
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L’uomo si continua nel cosmo e il cosmo nell’uomo.
Non è possibile sentire realmente se stessi, se non ci si sente estesi al di fuori; non è possibile penetrare spiritualmente nel mondo senza partire dal centro del nostro essere e continuarsi verso il mondo.
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L’uomo sintetizza in se ciò che nel mondo si è svolto nel tempo. La sintesi degli eventi in lui, si raccoglie e diventa un fatto attuale nella sua coscienza – vince così la limitazione del tempo.
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L’uomo ha dei rapporti perenni con il mondo: in fondo al proprio essere egli può trovare le fila che gli provano la continuità di tali rapporti e la realtà spirituale di ciò che lo circonda.
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L’entità umana è anche un’entità cosmica – astraendo dal mondo sensibile e mantenendo la pienezza della coscienza, attraverso il silenzio essa può giungere alla conoscenza dell’essenza cosmica.
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Una esperienza cosmica è la realizzazione del senso di durata del proprio essere in una compartecipazione al divenire cosmico sub specie aeternitatis.
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In tutto ciò che si muove, germoglia, cresce, muta e muore, bisogna presentire una forza invisibile. Nessun evento della natura comincia o finisce per cause intrinseche alla natura stessa.
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Nella contemplazione della natura il senso della bellezza è un presentire ancora unito ad un meravigliarsi ed ignorare: Più innanzi si completerà con la conoscenza.
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Il ritmo è una legge universale.
Il senso dei ritmi nell’uomo e nel mondo, armonizzarli, produce un risveglio della coscienza e rivela l’occulto della vita.
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Non ci si può avvicinare freddamente all’occulto – tutta l’anima deve essere pronta a vibrare, ammirare, gioire – solo nella pienezza può fiorire la conoscenza.
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L’infinito e il senso di sviluppo devono divenire qualità insite della nostra coscienza: non ci si può accostare al mondo senza questo senso vivente in noi. Senza questo senso di crescenza, di movimento ascendente, di ritmo, noi restiamo indietro rispetto al nostro problema. La rivelazione dell’invisibile può essere ricevuta solo da esseri eterni: chi sente se stesso con un principio e una fine non potrà mai conoscere.
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Il nostro corpo e il nostro cervello sono dei « cattivi conduttori » rispetto alle esperienze spirituali. Dobbiamo realizzare la loro qualità di ostacoli e vincerla con un atto interiore. Quando il cervello comprende, capta e intercetta ciò che gli si presenta e impedisce che esso entri in comunicazione con i centri sottili: soltanto ciò che è ripetuto o ritmatizzato può passare alla coscienza spirituale supercerebrale.
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Il senso di libertà nel corpo è relativo e illusorio: non si può sperimentare la libertà se non nella coscienza che dimentica il corpo , che non sente il corpo.
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L’immaginazione non è, nel nostro campo, autosuggestione. L’immaginare è creare. Quando si può prevedere o cogliere uno stato di coscienza, e fissarlo nell’immaginazione, si ha il primo passo della realizzazione – l’immaginazione e la realtà si incontrano allora e coincidono nei centri della conoscenza occulta.
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Gli organi del corpo fisico hanno una funzione fisiologica accessibile in parte all’indagine scientifica, ed una funzione di rapporti con un corpo sottile, veicolo della vita. Attraverso di esso, un altro ordine di rapporti con un terzo corpo, di natura superiore. Queste vie sono percorse dalla percezione sensoria e dall’estrinsecazione motoria degli impulsi. La coscienza normale riceve e dà  solo quel tanto che il cervello può trasmettere: l’attività spirituale evita invece il cervello e passa per altri organi, in cui la coscienza dell’uomo normale non può ancora stabilirsi.
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Quando nell’uomo normale la coscienza del cervello stanco passa in altri organi, essa si oscura e si produce il sonno. Contemporaneamente la polarità del corpo di vita (corpo sottile) e del corpo spirituale si muta.
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L’iniziato può mantenere la coscienza nel suo passaggio dal cervello in un altro organo; allora diventa cosciente di mondi supersensibili che l’uomo normale riveste di sogni. Se riesce a mantenere la polarità dei corpi ed impedire il distacco, ha una visione di quei mondi allo stato di veglia.
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La riparazione delle forze nel sonno non è solo dovuta al « riposo » - ma a due altri fattori: l’uno è il cessa della tensione della coscienza di veglia di fronte al mondo materiale; l’altro è il contatto con forze occulte creatrici, con cui rientriamo in rapporto durante il sonno.  Sono le forze che ci hanno organizzato il corpo materiale e che sole sono capaci di tenerlo insieme e di riparare alle sue perdite.
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Sulla via iniziatica accanto ai grandi misteri ci sono delle piccole verità, dei semplici metodi di affinamento interiore che possono condurre molto lontano.
Molti hanno la possibilità di acquistare la conoscenza spirituale e non se ne accorgono perché cercano delle vie sensazionali e troppo lontane dalla loro attività quotidiana. Cono ciò che è stato comunicato finora si può procedere di un buon tratto verso la realizzazione esoterica. Si tratta di usare pazienza, perseveranza e acutezza di osservazione. Molti passano vicino a delle rivelazioni capaci di trasformarli profondamente, ma non se ne accorgono, perché guardano troppo lontano, in cerca di fantasmi sensazionali.
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La coscienza spirituale è perenne, continua e sempre attiva – bisogna sentire l’oscurazione del sonno come una pausa dovuta ad una limitazione temporanea.
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Ogni atto umano deve essere  una preparazione o un avviamento verso una coscienza superiore: è questa la base cui l’uomo deve organizzare la sua vita normale.
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L’uomo è composto: di un corpo materiale che egli vede, sente, percepisce; di un corpo  vitale che lo tiene insieme; di un corpo sottile per mezzo del quale vede, sente, percepisce; di una essenza spirituale, centro di tutto il suo essere. Di questa composizione deve tener conto quando dice « Io ».
Ogni volta che dice « Io » come l’immagine subcosciente del solo corpo materiale, imprigiona sé stesso e oscura il mondo esterno.

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