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[…] Decidete una volta per tutte di non servire più, e sarete liberi.
… quel che avviene in tutti i paesi, ogni giorno, fra tutti gli uomini, ossia che uno solo ne opprima centomila privandoli della libertà, chi potrebbe mai crederlo se ne sentisse soltanto parlare e non ne fosse testimone? Se accadesse soltanto in paesi stranieri e in terre lontane, e ce lo venissero a raccontare, chi di noi non penserebbe che si tratta d'invenzione, di una trovata, e non della verità? Per di più, non c'è bisogno di combattere questo tiranno, né di toglierlo di mezzo; si sconfigge da solo, a patto che il popolo non acconsenta alla propria servitù. Non occorre sottrargli qualcosa, basta non dargli nulla […] Sono dunque i popoli stessi che si lasciano incatenare, perché se smettessero di servire, sarebbero liberi. È il popolo che si fa servo, che si taglia la gola da solo, che potendo scegliere tra servitù e libertà, rifiuta la sua indipendenza e si sottomette al giogo; che acconsente al proprio male, anzi lo persegue.
… i tiranni quanto più saccheggiano tanto più esigono; quanto più devastano e distruggono tanto più ottengono, quanto più li si serve tanto più diventano potenti, forti, per tutto annientare e distruggere. Ma se non si dà loro più niente, se non si presta loro obbedienza, senza bisogno di combatterli e di colpirli rimangono nudi e sconfitti, ridotti a un niente, proprio come il ramo che, non ricevendo più linfa e alimento dalla radice, inaridisce e muore.
... come possiamo dubitare di essere tutti liberi per natura, dato che siamo tutti uguali?
Ne consegue quindi che la libertà è un diritto naturale, e a mio avviso bisogna aggiungere che siamo nati non solo padroni della nostra libertà, ma anche inclini a difenderla.
Ebbene […] quale sventura ha potuto snaturare tanto l'uomo […] e fargli perdere il ricordo del suo stato originario e il desiderio di riacquistarlo? […] Certamente tutti gli uomini, almeno finché hanno in sé qualcosa di umano, per lasciarsi assoggettare hanno bisogno o di esservi stati costretti o di essere stati ingannati.
Per sua natura l'uomo è e vuole essere libero; ma la sua natura è anche fatta in modo tale da prendere facilmente la piega che le viene data dall'educazione. Diciamo allora che tutte le cose diventano naturali per l'uomo quando vi viene educato e vi si abitua, ma che gli è propriamente connaturato solo ciò a cui lo colloca la sua indole semplice e non alterata. Quindi la causa prima della servitù volontaria è l'abitudine.
Così il tiranno assoggetta gli uni servendosi degli altri, e viene difeso da uomini da cui dovrebbe difendersi, se valessero qualcosa.
[…] Eppure, vedendo questi individui che servono il tiranno per trarre vantaggio dal loro potere e dalla servitù del popolo, spesso mi stupisce la loro malvagità e talvolta mi fa pena la loro stupidità; perché, a dire il vero, avvicinarsi a un tiranno cos'altro significa se non allontanarsi dalla propria libertà e afferrare, per così dire, a due mani e abbracciare la propria servitù? […] Non è sufficiente che gli obbediscano, devono compiacerlo rompendosi le ossa, tormentandosi e distruggendosi per curare i suoi interessi; devono amare ciò che egli ama, sacrificare i propri gusti ai suoi, violentare la propria indole sino a spogliarsi della propria personalità […] Quale condizione è più miserabile del vivere così, senza avere nulla di proprio, dipendendo da un altro per il proprio benessere, la propria libertà, il proprio corpo, la vita stessa?
In effetti questa è la tendenza naturale della plebaglia […] Non vi è uccello che si lasci più facilmente prendere nella pania, o pesce che per ingordigia del verme abbocchi all'amo più prontamente di quanto tutti i popoli si facciano adescare dalla servitù, solo che ne abbiano il minimo sentore. È sorprendente come cedono sull'istante alla minima lusinga. Teatri, giochi, commedie, spettacoli, gladiatori, animali esotici, medaglie, esposizioni di dipinti e altre droghe di questo genere costituivano per i popoli antichi l'esca della servitù, il prezzo della libertà, lo strumento della tirannide. Con questi mezzi, questi sistemi, questi allettamenti, gli antichi tiranni stordivano i loro sudditi sotto il giogo. Così quei popoli inebetiti, trovando gradevoli simili passatempi, divertiti dai vani piaceri che venivano fatti balenare davanti ai loro occhi, si abituavano a servire in modo sciocco
Non sono gli squadroni a cavallo né le schiere di fanti, né le armi a difendere il tiranno. Da principio si fa fatica a crederlo, ma è così […] È accaduto sempre che cinque o sei uomini siano diventati i confidenti del tiranno, o perché si sono fatti avanti da soli o perché sono stati chiamati da questi per diventare complici delle sue crudeltà, compagni dei suoi piaceri, ruffiani della sua lussuria, soci nello spartirsi i frutti delle sue ruberie. […] Questi sei profittatori ne hanno altri seicento sotto di loro, che si comportano nei loro riguardi come essi fanno col tiranno. A loro volta i seicento ne hanno sotto di loro altri seimila […] Dietro costoro la fila prosegue interminabile, e chi volesse divertirsi a dipanare questa matassa vedrebbe che non sono seimila, ma centomila, milioni le persone che rimangono legate al tiranno con questa fune e si mantengono ad essa […] Insomma, tra favori e vantaggi, protezioni e profitti ottenuti grazie ai tiranni, si arriva al punto che quanti ritengono vantaggiosa la tirannia sono quasi altrettanto numerosi di quelli che preferirebbero la libertà.
Impariamo dunque una buona volta, impariamo a far bene, leviamo gli occhi al cielo, sia per il nostro onore, sia per amore della virtù...
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