AGGUATO A SE STESSI – Manuale di Autoliberazione – Ebook gratuito di ZeRo:
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Una delle ragioni per cui questo gioco ha funzionato così bene è a causa della ben-conosciuta realtà del sognare. Se tu credi che i Voladores esistano, il tuo cervello può crearli nel sogno ed essi sembreranno totalmente reali per te. Se credi che esistano gli "esseri inorganici" che possono portarti in un altro mondo, beh....questo può facilmente accaderti per davvero. - David Worrel
I quaderni del guru di Joel Kramer e Diane Alstad
Sesso, bugie e scappatelle da guru: Approfondimenti da "I quaderni del guru"
di Corey Donovan Corey@sustainedaction.org
Traduzione da Stefano Pravato
Uno dei libri che alcuni di noi hanno trovato utile nell’analizzare e mettere nella giusta prospettiva il modello di comportamento di Castaneda e dei suoi circoli interni concentrici, che stanno assumendo forte rilievo nelle ultime settimane, è "I quaderni del guru: maschere del potere autoritario" di Joel Kramer e Diana Alstad (1993). Riportiamo qui di seguito alcuni estratti dal libro che aiutano a collocare il comportamento di Castaneda in un contesto assimilabile a quello di altre figure "autoritarie". Per prima cosa, tuttavia, sarà utile rivedere alcuni aspetti del comportamento di Castaneda che sono rilevanti per quest’analisi.
In termini astratti, stiamo trattando di un uomo che si è presentato come maestro con un ruolo e con capacità uniche: ha affermato di essere l’ultimo di un antico lignaggio che probabilmente ha mantenuto i segreti, non solo per viaggiare materialmente in altri mondi o dimensioni, ma che ha anche offerto la promessa di una forma di immortalità - evitando la morte tramite l’intatta conservazione della consapevolezza del singolo. Ha affermato di avere una peculiare "configurazione energetica"- che egli e i suoi colleghi dichiaratamente non avevano visto in nessuna delle migliaia di persone con le quali avevano interagito nelle ultime decadi - che gli hanno conferito particolari capacità come "Nagual". Aveva anche un circolo interno che comprendeva donne che si supponeva potessero confermare molti dei suoi racconti sul suo ideale, mitico maestro, e che ha anche caratterizzato l’attuale insegnante come "privo di ego", "vuoto", " non più uomo" e "proprio come era don Juan".
A causa della sua posizione unica e delle sue singolari capacità - che si suppone includessero l’essere capace di "vedere" la vera natura e i segreti più intimi degli altri - questo insegnante era virtualmente indiscutibile come autorità sugli insegnamenti che affermava aver ricevuto e sui modi in cui la gente doveva cambiare e comportarsi se voleva sperimentare i fenomeni che il suo lignaggio aveva a suo dire sperimentato. Si suggeriva anche - in qualche misura nei workshop pubblici, ma maggiormente nei piccoli gruppi e tramite i membri di questo "circolo interno" del maestro - che questi "poteri speciali" del maestro comprendessero la capacità di accelerare lo sviluppo di analoghe capacità nei suoi "studenti" e che egli potesse addirittura "riparare" vari problemi, situazioni difficili e ostacoli "energetici", soprattutto in donne, attraverso quello che sarebbe stato descritto in altri contesti come sesso casuale...
Siccome una delle prime direttive di questo supposto lignaggio era quella di "cancellare la storia personale", il fatto di dubitare o investigare sulla buona fede e "oggettività" delle relazioni di questo maestro e dei suoi colleghi più stretti è stata aspramente criticata e condannata, anche se questo stesso maestro ha raccontato storie infinite su ciò che probabilmente era successo a lui e ai suoi colleghi in vari momenti della loro vita. E siccome "l’agguato"- assumere di proposito determinati ruoli allo scopo di suscitare reazioni particolari o "spostamenti del punto d’unione ", in se stessi o altri - fu probabilmente una tecnica apprezzata del lignaggio del suo insegnante, fu semplicemente un aspetto della loro "abilità" se le loro relazioni e attività interpersonali erano avvolte in strati di segretezza e di false storie.
A causa della singolare posizione, delle abilità e della "mancanza di ego" di questo maestro, non fu quindi "abuso" quando egli attaccò regolarmente, umiliò pubblicamente, accusò falsamente o iniziò a "scansare" i suoi "discepoli" e colleghi. Al contrario, tutti questi comportamenti furono fatti passare come esempi delle tecniche di insegnamento del maestro, disinteressate e "impeccabili".
Penso che per adesso questo ripasso sia sufficiente. Prima di ritornare all’estratto, tuttavia, è importante notare che il termine "guru" è usato nel libro solamente in un senso funzionale, cioè come qualcuno che ha raggiunto una particolare capacità o livello di consapevolezza che gli permettono anche di poterla replicare su altre persone e su cui egli è l’unica o primaria autorità. Similmente, il termine "culto" è usato nel libro " in modo specifico per riferirsi a gruppi con una struttura autoritaria dove il potere del leader non è vincolato da scritti, dalla tradizione, o da qualsiasi altra "autorità superiore". p. 32.
Gli autori distinguono tra "culti" e "religioni" nel modo seguente: "Probabilmente tutte le religioni con un fondatore individuale si sono originate come culti, diventando religioni organizzate quando, tramite accettazione generale, la struttura stessa e i suoi simboli sono diventati più importanti dei leaders individuali che sono succeduti al fondatore. I culti diventano religioni ogni volta che essi costituiscono delle tradizioni, un corpo di miti, parabole, scritture e dogmi che sono interpretati e protetti da specialisti (preti, etc.) che vedono loro stessi come guardiani della verità, non come portatori di essa." Id. In un culto, viceversa, "l’autorità assoluta risiede in un leader che ha poche, se non nessuna, costrizioni esterne. Ciò significa che il leader (che è generalmente il fondatore) non è semplicemente l’interprete, ma anche il creatore della verità e ha via libera in ciò che propone." pp. 33.
I seguenti estratti sono presi dalla Parte 1 della parte analitica del libro, dal titolo "Maschere personali":
"Come le religioni, i culti offrono significato, identità, e comunità. Ma il sentimento di unità è più intenso nei culti, poiché la loro coesione interna dipende dal proteggere la purezza del gruppo dagli esterni. C’è quindi un’implacabile pressione del gruppo per la lealtà e la conformità. In quanto animali sociali, molti dei nostri più forti sentimenti provengono proprio dall’allineamento al gruppo. I culti offrono una potente matrice che rompe i confini individuali e amplifica l’energia. Spesso ciò che afferra la persona non è un leader specifico o una ideologia, ma piuttosto la configurazione emozionale parte dello stato di abbandono stesso. I Guru possono suscitare emozioni intense in quanto c’è una passione straordinaria nell’abbandonarsi a ciò che uno percepisce come un Dio vivente.... Dovesse il guru diventare paranoico, avido, o semplicemente annoiato, come succede a molti, possono indurre i loro discepoli a fare qualsiasi cosa.
. . . . La maggior parte dei guru si presenta come se fossero oltre le debolezze derivanti dall’ego." (pp. 33-34).
"Abbandonarsi a un guru, sebbene sia un modo di riempire un vuoto spirituale, è anche una delle forme più potenti di controllo mentale ed emozionale al mondo al giorno d’oggi. Particolarmente insidiose sono le immagini di superiorità legate alla presunzione di una maggiore saggezza, purezza morale, o a uno stato illuminato. Si può discutere a lungo sul fatto se ci sia o no una qualche realtà dietro a queste proiezioni. Il punto per noi non è chi abbia più saggezza o intuito, ma piuttosto come questa presunta saggezza sia utilizzata. Affermare che un essere umano conosca fondamentalmente ciò che è meglio per un altro, è autoritario. Se ciò è accettato, provoca una catena di inevitabili modelli relazionali che sono dannosi per tutti i partecipanti al gioco.
. . . . Noi non mettiamo in dubbio il bisogno della gente di mettersi in contatto con qualcosa di più profondo dei loro drammi personali.
Mettiamo in dubbio la vitalità di religioni che presentano questo mondo come un gradino verso qualche altro regno più importante. Una volta ciò accade, è inevitabile che esperti di religione delineino come raggiungere quest’altro regno, e cosa deve essere sacrificato in questo mondo per farlo. Ciò include sempre il rinunciare all’egocentrismo - un compito infinito.
. . . .
Siccome il potere delle religioni tradizionali proviene dal fatto di fornire risposte incontestabili sull’ignoto, queste sono intrinsecamente autoritarie. Le religioni deviano l’analisi santificando fede e credenza che devono essere sacre, mentre postulano che nessuna persona comune possa saperne abbastanza da discutere delle credenze che sono emesse. Un ulteriore intralcio all’analisi intelligente della tradizione religiosa è il tabù sociale a fare quest’analisi. " (pp. 36-37)
"La necessità di apparire in modo corretto quando ci si presenta come sapienti spirituali è la cosa più importante che non in qualsiasi altro ambito, perché è proprio il sapere ciò che rende uno essenzialmente diverso dai ricercatori. Ammettere una qualsiasi fallibilità, non solo rimuove da quel posto esaltato, ma rende difficile competere con altri presunti sapienti che affermino la loro infallibilità. Parte dell’essere un sapiente è anche sapere che i ricercatori sono alla ricerca di certezza, e che se non la si offre, lo farà qualcun altro.
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. . . . Nella struttura tradizionale guru/discepolo, ci si aspetta che i discepoli abbandonino la loro volontà al guru. Viene presentata come cosa necessaria per permettere al guru di guidare il discepolo alle realizzazioni che possono essere conseguite solo rinunciando agli affetti mondani precedentemente accumulati. Ciò, naturalmente, include gli affetti materiali; ma, cosa più importante, l’abbandono è presentato come mezzo per perdere anche gli affetti psicologici più profondamente situati, che includono la reale struttura della personalità e dell’identità (quello che è chiamato ego).
Siccome l’abbandono ad un guru è una parte integrante dell’essere un discepolo, ciò offre un paradigma per esaminare i bisogni che l’abbandono colma, le emozioni che genera e perché appaia offrire un rapido accesso al cambiamento. Secondo il nostro punto di vista, si può decifrare il meccanismo dell’abbandono solo vedendolo in tandem con quello del controllo" (pp. 47-48)
"L’abbandono è una delle forze e degli stati emozionali più potenti con cui un essere umano possa venire in contatto. Passione significa letteralmente abbandono, il lasciarsi andare; quindi l’abbandono è una via per la passione. E’ possibile abbandonarsi a molti aspetti della vita: ad una persona, all’arte di qualcuno, ad una religione, ad un sistema politico, alla rivoluzione, e addirittura all’istante presente. L’abbandono è così potente esattamente perché trasferisce il controllo in un ambito che è libero, o più libero, dai drammi interni di ciascuno e dai conflitti implicati nelle decisioni personali. Se io abbandono il mio cuore a te, allora l’essere con te diventa una cosa centrale nella mia vita. . . . L’abbandono è una parte basilare della vita, come lo è il controllo. Ciò che sta per essere esaminato e di cui iniziamo a discutere è l’abbandono come parte del controllo autoritario.
In Oriente, un guru è più di un maestro. E’ un varco che permette di entrare in relazione più profonda con lo spirituale. Diventa un passo necessario riconoscere l’essere speciale e la maestria del guru su ciò che si desidera conseguire. Il messaggio è che per essere uno studente veramente serio, la realizzazione spirituale deve essere la preoccupazione principale. Perciò la relazione con il guru deve, col tempo, diventare il legame emozionale primario, rendendo secondari tutti gli altri. Infatti, altre relazioni sono tipicamente riferite in modo peggiorativo come "attaccamenti".
Una volta stabilito il legame primario con il guru, entra in gioco una potente configurazione di fattori.
La ragione apparente del nutrire l’abbandono è che esso libera i seguaci da certi condizionamenti profondi che si presume siano ostacoli sul sentiero spirituale. Ma non li stacca da uno dei condizionamenti più insidiosi e potenti: la predilezione per la ricerca di un’autorità a cui uno possa credere più che a se stesso. Al contrario, i guru lasciano felicemente intatto quel condizionamento di base. Essere l’autorità di qualcuno vuol dire essere impiantati saldamente al centro di un'altra persona. Così sebbene la maggior parte dei guru predichi il distacco, i discepoli diventano attaccati al fatto di avere il guru come loro centro, mentre il guru diventa attaccato al potere dell’essere il centro per altri. Questi attaccamenti reciproci sono ignorati in quanto l’attaccamento al guru è considerato spirituale; e il guru, che si presume sia illuminato, è ritenuto per definizione essere al di sopra di tali attaccamenti." (pp. 49-50)
[Gli autori quindi procedono ad elencare alcuni tipi di scandali che tendono ad emergere in queste circostanze: (1) abuso sessuale, (2) abuso materiale, (3) l’abuso di potere e (4) l’auto-abuso. Sotto la categoria dell’abuso sessuale, essi notano "l’inganno apparentemente innocuo per qualcuno, che coinvolgendo una parvenza di celibato o monogamia permette l’attività sessuale clandestina." Sotto la categoria dell’"auto-abuso," essi notano la contraddizione comune che, sebbene il messaggio sia che "il corpo è il tempio dello spirito e deve essere trattato come tale; un corpo sano è il risultato di una mente e di uno spirito sani; la tranquillità, la compassione, e il controllo emozionale sono segni dell’arrivo…" molti leaders mostrano l’opposto: ubriachezza, obesità, vendetta, rabbia, e malattie fisiche che in altri sarebbero definite psicosomatiche, quali le allergie, le ulcere, o l’alta pressione sanguigna. Infatti, un attento esame della storia, passata e presente, di molti leaders religiosi mostra un’alta incidenza di ciò che potrebbero essere definiti indicatori auto-distruttivi". p.51]
"Quando gli abusi sono denunciati pubblicamente, il leader nega o giustifica i comportamenti affermando che "i nemici della verità" o "le forze del male" stanno cercando di rovesciare il suo vero messaggio. I membri del nucleo del gruppo hanno un alto interesse acquisito a credergli, in quanto la loro identità è coinvolta nel credere nella sua rettitudine. Coloro che cominciano a dubitare di lui, inizialmente diventano confusi e depressi e più tardi si sentono traditi e arrabbiati. I modi in cui la gente nega o giustifica sono simili: poiché si suppone che nessuno che non sia illuminato possa veramente capire i motivi di uno che lo è, qualsiasi critica può essere ridimensionata come proveniente da una prospettiva limitata. Inoltre, qualsiasi comportamento del guru, per quanto ignobile, può essere spiegato come un insegnamento segreto di qualche tipo o un messaggio che necessita di essere decifrato.
Ritenere i guru perfetti e quindi oltre le spiegazioni comuni, il loro presunto essere speciali, può essere usato per giustificare qualsiasi cosa. Una qualche ragione più profonda, occulta, può sempre essere ascritta a qualsiasi cosa il guru faccia . . . . Egli punisce coloro che gli disubbidiscono non per rabbia ma per necessità, come farebbe un buon padre. Egli usa il sesso per insegnare l’energia e il distacco . . . .
Perché, dopo tutto, "una volta illuminato, uno può fare qualsiasi cosa". Credere a quest’affermazione rende giustificabile ogni azione.
La gente giustifica e razionalizza nei guru ciò che in altri sarebbe considerato inaccettabile, perché hanno un enorme investimento emozionale nel credere che il loro guru sia puro e giusto. Perché? Perché la gente ha bisogno di immagini di perfezione ed onniscienza? Questo riporta all’intera relazione guru/discepolo che è stata impostata sull’abbandono. Un abbandono in misura elevata richiede un corrispettivo in grandi immagini di perfezione. Sarebbe difficile abbandonarsi ad uno i cui motivi non fossero considerati puri, cosa che è arrivata a significare incontaminato dall’egocentrismo. Come può uno abbandonarsi a una persona che potrebbe mettere innanzi tutto il proprio interesse? Quindi, è difficile abbandonarsi a qualcuno che può commettere errori, specialmente errori che potrebbero avere un impatto significativo sulla vita di una persona. Di conseguenza, il guru non può mai sbagliarsi, commettere errori, essere egocentrico, o perdere il controllo emozionale. Egli non si arrabbia, egli "usa" la rabbia per insegnare." pp. 52-53.
. . . . L’abbandono a Cristo e al guru hanno dinamiche simili, poiché entrambi causano sensazioni di passione, un senso di proposito, e l’immediata riduzione di conflitto e tensione. E’ difficile per i discepoli evitare la trappola di usare i loro buoni sentimenti recentemente trovati e uno stato emozionale relativamente tranquillo come verifica del fatto che il guru e la sua visione del mondo siano essenzialmente corretti. Come fanno molti, usano "il sentirsi meglio"come loro test al tornasole per la verità.
Il potere delle religioni Orientali e dei guru che le rappresentano è che essi offrono una figura vivente simile a Cristo da adorare [per esempio, "don Juan"], e danno anche la promessa che chiunque segua le pratiche adeguate potrebbe lo stesso, ragionevolmente, raggiungere quello stato elevato." p.54.
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Il Non-Guru del Non-Culto
Di David Worrel
Traduzione di Nadia Fabbri
Di David Worrel
Traduzione di Nadia Fabbri
Castaneda era un artista. Lui, il guru che non era un guru,
il creatore di "gruppi non-gruppi" e altre anomalie del genere, forse
ha dato risalto a quello che può essere definito un non-culto.
Doveva proprio essere un non-culto perché....era quasi
impossibile entrare a farne parte. Tradizionalmente le "sette"
accettano qualsiasi persona ( o quasi ) e cercano di evitare che queste
abbandonino il gruppo. Castaneda e compagni invece diedero al non-culto un senso
talmente esclusivo che la gente voleva disperatamente farne parte.
Di Castaneda : implicitamente noi ci rapportavamo a Castaneda
comea ‘uno’ ma egli perloppiù agiva , come se fosse uno . Ogni
settimana egli arrivava e faceva il suo grandioso monologo . Di tanto in tanto
accettava la discussione, tuttavia il suo approccio era un qualche cosa di ben
diverso da quello che comunemente può essere definito " dialogo ".
Egli era il maestro e noi eravamo gli allievi che non prestavano attenzione a
quello che egli diceva.
Castaneda era solito focalizzarsi senza sosta sui problemi e
sulla stupidità della vita. " Nessuno vi ama; ognuno cerca di controllarvi
e manipolarvi; la gente è alienata; ognuno di loro invecchia. Volete davvero
rimanere in un ufficio per sempre?" E noi pensavamo : " Diavolo, nooo,
naturalmente no." J ( Esattamente come una
presentazione di marketing ad alto livello ).
Castaneda era parziale verso le donne ; si circondava di un
intimo cerchio di donne e il sistema in cui andavano le storie le storie
si sviluppavano ( così come è stato raccontato da alcune di queste donne)era
più o menbo il seguente : occasionalmente egli attirava nel suo cerchio donne
nuove; stravedeva per loro; le coinvolgeva emozionalmente e sessualmente, spesso
dicendo loro che esse erano " eccitanti guerriere" ( a quanto pare lo
disse a diverse donne); dava loro l’impressione di volerle accogliere nel suo
non-gruppo. Poi le scaricava rompendo ogni tipo di relazione con loro - compresa
quella verbale. Nell’opinione di diverse persone, Castaneda eseguiva questa
schiacciante manovra allo scopo di aumentare la sua propria energia. Io stesso
devo ammettere che tale spiegazione sembra plausibile o, forse, dovrei dire che
è possibile che Castaneda credesse che questo facesse aumentare la sua
energia.
Agli uomini non è mai stato permesso di addentrarsi nel
cerchio più intimo di Castaneda. I più intimi erano Tracy e Bruce, ma perfino
loro sembrava fossero tenuti ad una certa distanza .
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