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Ormai su internet si possano trovare risposte a innumerevoli quesiti.
Oppure basterebbe ritagliarsi 30 minuti e leggersi un buon libro per comprendere la maggior parte dei meccanismi del comportamento umano.
Ad ogni modo è naturale che alcuni dubbi e perplessità rimangano in sospeso per parecchio tempo, ma questo fa parte dei misteri di questa esistenza. Ogni vissuto è unico e irripetibile e viene giustamente interiorizzato in maniera del tutto particolare a seconda del soggetto.
Le parole hanno i loro limiti e per quanto ci si possa sforzare non si potrà mai spiegare il significato di un sentimento , un'emozione, una relazione, un processo. L'unico modo per esprimere qualcosa è lasciar vivere quel qualcosa in noi, viverla in prima persona.
Il logocentrismo imperante sancisce che il dire (il conoscere "discorsivo") sia più importante del sentire immediato. Il sentire invece non è dicibile per definizione, o meglio, per evidenza sensoriale.
Volendo usare un approccio epicureo si potrebbe dire che la vita è soltanto una successione di sensazioni piacevoli o spiacevoli; il tuo compito è vivere quante più sensazioni gradevoli possibili, senza tuttavia denigrare o affossare quelle spiacevoli.
Questo vuol dire che la ricerca edonistica del piacere debba essere l'unico scopo della vita?
Certamente no, non si intede questo.
La maturità sta anche nel capire cosa sia lecito o meno fare. L'osservazione epicurea, per quanto banale, se venisse accolta col buon senso porterre giovamento a molti adulti che non sanno letteralmente ciò che vogliono né da loro stessi né dagli altri; per sopperire a questa lacuna producono delle questioni secondarie poi terziarie, poi quaternarie , e così via all'nfinito per colmare buchi virtuali.
Epicuro a molte domande esistenziali avrebbe risposto che esse sono delle inutili preoccupazioni non primarie, non prioritarie, superflue, cioè non direttamente collegate alla felicità immeditata, l'unica che forse possiamo cogliere con le nostre stesse mani. Se vivesse al giorno d'oggi si chiederebbe: Perché la gente si dispera con questioni così tremendamente astratte e insensate quando abbiamo a portata di mano un mondo di opportunità e di esperienze concrete ?
C'è un ritornello che fa :
"certi problemi non sono un dramma perché è la vita che li programma".
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