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Fonte degli articoli -> http://www.erks.it
di RAM
Chi
è sulla Via viene sempre perseguitato. Nerone docet: “In bene o in male
purché si parli”. Nerone è l’Operatore in Magia, ovvero l’Iniziato che
conosce bene nell’Intimo le Leggi Universali. Il mondo lo perseguita,
gli altri continuano a parlare male di lui, “sei uno stupido!” gli
dicono, ma egli dentro di sé gioisce. Costoro non possono comprendere il
motivo della sua gioia poiché sono solo intenti a criticare la sua
attività esteriore.
Egli
è come NEROne, cioè il Nero, Colui che lavora nel Buio, che si mescola
con quel Buio Primordiale da cui tutto ha avuto Origine. Qualcuno lo
chiama “essere oscuro” ma Egli sa bene che quel Nero in cui lavora non
ha nulla a che vedere con l’oscurità. Pertanto l’Iniziato ai Misteri è
realmente imprevedibile, qualcuno getta fango su di lui e lui che
conosce i misteri del Fuoco opera un coagula a quel fango cosicché
ottiene un mattone che utilizzerà per il suo Tempio. Tutti i suoi sforzi
sono volti verso un unico Fine, la Costruzione di quel Tempio che dovrà
ospitare il Re.
L’Iniziato
non deve dimostrare niente a nessuno, giacché l’unico a cui deve dare
conto è l’Intimo che lo ammaestra. Egli non può sprecare tempo né
impiegare la sua energia a far cambiare l’opinione che gli altri hanno
di sé, giacché questi vedono solo la sua maschera e quella giudicano non
conoscendo Colui che ci sta dietro. Se la Forza Eterna permette che la
rabbia si manifesti attraverso di lui perché qualcuno dovrebbe giudicare
quella rabbia “poco spirituale”? E se quella Forza Inconoscibile
permette che venga percepita superbia in lui, perché qualcun altro
dovrebbe etichettare il veicolo come “presuntuoso”? Tutto è giusto e
perfetto, e nessuna energia è buona o cattiva, ognuno riceve
dall’esterno l’esperienza che nel proprio Intimo ha chiesto. Ecco perché
l’Iniziato è RESPONSABILE ovvero ha l’ABILITA’ DI RISPONDERE delle
proprie AZIONI.
Egli
NON si considera un Maestro, non cerca discepoli, il suo Cammino è una
questione tra sé e Sé. E poiché per fare un passo verso il Sé egli deve
frantumare il sé, si trova sempre all’INIZIO, poiché l’Insegnamento è
una Scuola senza fine alcuna. Aperto al NUOVO, ricettivo alla Voce
dell’Intimo e disposto a distruggere ogni giorno una parte della sua
falsa identità, l’Iniziato si trova nell’Iniziazione. Nessuno lo ha
Iniziato, poiché l’Iniziazione non è una Meta ma il Sentiero che si sta
percorrendo. INIZIATO non è un titolo onorifico da sfoggiare come fosse
un premio, esso è uno STATO DI COSCIENZA, una CONSAPEVOLEZZA SOTTILE,
colui che conosce il significato reale di questa parola, dichiarandosi
Iniziato è come se dicesse di sé: “Sono un niente, sono solo all’Inizio,
poiché nella Mente di Dio, non v’è fine!”.
Qualcuno
mi rimprovera che uso la parola Iniziato con troppa facilità, ma io non
bado alle voci da corridoio, potrei parlare di albicocche, di nuvole,
di case abbandonate, di una canna da pesca, qualsiasi parola può usare
colui che è consapevole di ciò che dice, e se colui che parla ha
CONSAPEVOLEZZA allora ogni parola diviene una PAROLA DI POTERE!
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DESERTO E SENTIERO INIZIATICO
di Eleazar
Ogni giorno siamo chiamati a mettere in gioco le nostre scelte, rivalutandole ed eventualmente modificandole a seconda delle nostre aspirazioni e bisogni.L’uomo profano è senza dubbio condizionato da ogni tipo di impulso esterno che quotidianamente bombarda la sua psiche e personalità.
Lo vediamo ogni giorno attraverso i Media.
L’iniziato
è anch’esso soggetto ad ogni tipo di “tentazione”, ma, a differenza
del primo, che agisce secondo gli impulsi e gli umori del momento,
esercita la propria volontà nell’intento di rendersi ”libero” da ogni
condizionamento subliminale e reale rifiutando compromessi con il
“mondo”, aspirando ad essere nel mondo, ma non del mondo.
Ma
non si fraintenda, non si tratta di agire contro corrente per finalità
edonistiche ed elitarie; si tratta di violentare la propria anima,
esercitando la volontà, per sfuggire alla morsa delle “leggi” metalliche
planetarie” che governano i nostri istinti.
Ma perché distinguersi e violentarsi?
Ma perché distinguersi e violentarsi?
Perché
un iniziato è essenzialmente un “trasmutatore”, colui, cioè, che esce
dal giogo degli elementi e ne diventa padrone. Trasmutatore e non
manipolatore.
L’alchimista predispone gli elementi in modo che essi possano accogliere la Luce dello Spirito, perché la materia si spiritualizzi nella materializzazione dello Spirito.
L’alchimista predispone gli elementi in modo che essi possano accogliere la Luce dello Spirito, perché la materia si spiritualizzi nella materializzazione dello Spirito.
Scrive
S.Giovanni nel prologo al Vangelo: “La luce entrò nelle tenebre, ma le
tenebre non l’accolsero….”. Per questo, trasmutando questi elementi è
possibile compartecipare alla realizzazione della creazione permettendo
alla Luce di essere accolta e di diffondersi nella manifestazione.
Gesù nel Deserto
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E’ il luogo dove la terra e il cielo sono “nudi”, uno davanti all’altra, e dove unendosi all’orizzonte compiono l’atto creativo:
NEL DESERTO.
E’ nel deserto che l’uomo si guarda e ascolta le proprie forze.
E la forza più potente che custodisce è senza dubbio quella del Fuoco sessuale.
In questo luogo dell’anima ognuno di noi è chiamato ad un cambiamento nel rapporto con la propria sessualità.
Non si tratta di castrazione, ma di castità, che non significa astinenza, ma sacralizzazione dell’impiego di quella stessa Forza.
In questo luogo dell’anima ognuno di noi è chiamato ad un cambiamento nel rapporto con la propria sessualità.
Non si tratta di castrazione, ma di castità, che non significa astinenza, ma sacralizzazione dell’impiego di quella stessa Forza.
Ma cosa significa sacralizzare?
Riconoscere la vera natura delle cose e rispettarne lo spirito che le incarna.
Il mondo, ogni giorno, ci indica l’”USO” caotico e irrispettoso di questa Forza Sacra. Esempi di degenerazione e ignoranza sono continuamente davanti ai nostri occhi. Il messaggio è di un uso arbitrario del proprio corpo fino al massimo godimento fine a se stesso.
Riconoscere la vera natura delle cose e rispettarne lo spirito che le incarna.
Il mondo, ogni giorno, ci indica l’”USO” caotico e irrispettoso di questa Forza Sacra. Esempi di degenerazione e ignoranza sono continuamente davanti ai nostri occhi. Il messaggio è di un uso arbitrario del proprio corpo fino al massimo godimento fine a se stesso.
L’iniziato non è un moralista , un “bacchettone”, è soltanto, come già detto prima, un ricercatore e un operatore di Verità.
Sacralizzare il proprio corpo e quindi la propria sessualità è il centro dell’esperienza nel Deserto di trasformazione.
Si tratta di ascoltare, di regolare il ritmo biologico ed energetico del proprio Eros e gestirlo nell’armonia e nell’operatività creatrice di se stessi.
Sacralizzare il proprio corpo e quindi la propria sessualità è il centro dell’esperienza nel Deserto di trasformazione.
Si tratta di ascoltare, di regolare il ritmo biologico ed energetico del proprio Eros e gestirlo nell’armonia e nell’operatività creatrice di se stessi.
Questo
lavoro, non è nient’altro che un lavoro di distillazione di questa
Forza creatrice che non può che portare ad un’accellerazione
vibrazionale e di espansione di coscienza finalizzata alla realizzazione
del Regno secondo lo Spirito.
Quello
che nella Cabala è il ristabilimento della linea diretta tra la corona
(Kether) e il regno (Malkuth), tra il Padre e il Figlio, tra la testa
(Philòs) ed il sesso (Eros). La quadratura del cerchio.
Sia ben chiaro quindi che operare per mezzo della sessualità è un mezzo e non un fine.
La stessa frase è ribaltata per la maggior parte dei profani.
Sia ben chiaro quindi che operare per mezzo della sessualità è un mezzo e non un fine.
La stessa frase è ribaltata per la maggior parte dei profani.
Eros alato
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Per
questo il Deserto è una dura prova. E’ una morte a tutti quei
condizionamenti che la società e il vivere comune ci propinano ogni
giorno.
E’ una lotta eroica in cui l’Ercole che vive in noi (la Forza e la Volontà) vince le dodici prove legate alle forze dello zodiaco e, quindi, alla materia cosmica, liberando l’Anima, Prometeo, da quella stessa condizione di schiavitù della materia a cui è incatenato.
E’ una lotta eroica in cui l’Ercole che vive in noi (la Forza e la Volontà) vince le dodici prove legate alle forze dello zodiaco e, quindi, alla materia cosmica, liberando l’Anima, Prometeo, da quella stessa condizione di schiavitù della materia a cui è incatenato.
E’ difficile unire il vivere quotidiano, carico di impegni e di problemi a questa visione altamente ambiziosa.
Spesso ci si domanda se tutto ciò non possa isolarci dai semplici rapporti di tutti i giorni, se mai sarà possibile trovare ed incontrare una possibile compagna con cui condividere questo cammino parallelamente ad una vita”normale”.
Spesso ci si domanda se tutto ciò non possa isolarci dai semplici rapporti di tutti i giorni, se mai sarà possibile trovare ed incontrare una possibile compagna con cui condividere questo cammino parallelamente ad una vita”normale”.
Per
esperienza, alcuni affermano che, se non subito, presto la persona con
cui condividiamo amore e progetti di vita, anche se ancora esterna
all’esperienza iniziatica, verrà poi attratta da questa se la coppia
vibra sulla stessa frequenza e lunghezza d’onda.
Ma come?
Tutto dipende dal lavoro che uno dei due compagni avrà fatto su se stesso.
Ma soprattutto da quanto Amore vi sia e scaturisca per e dall’esperienza del percorso iniziatico.
Ma come?
Tutto dipende dal lavoro che uno dei due compagni avrà fatto su se stesso.
Ma soprattutto da quanto Amore vi sia e scaturisca per e dall’esperienza del percorso iniziatico.
Perché
ciò accada, quindi, vi dovrà essere stretta corrispondenza tra il
vivere e il dimostrare e ciò che verbalmente si comunica.
Vi è poi, altresì, una trasmissione indiretta su piani diversi della propria esperienza di percorso.
L’altro si accorgerà, comunque, di un cambiamento sostanziale della natura intima del compagno o della compagna anche soltanto attraverso un’interazione del campo aurico, proprio perché la trasmutazione è la naturale conseguenza di un’alchimia energetica e fisica tra Amore, Pensiero, Volontà, Forza, Emozione, Azione e Verbo.
Vi è poi, altresì, una trasmissione indiretta su piani diversi della propria esperienza di percorso.
L’altro si accorgerà, comunque, di un cambiamento sostanziale della natura intima del compagno o della compagna anche soltanto attraverso un’interazione del campo aurico, proprio perché la trasmutazione è la naturale conseguenza di un’alchimia energetica e fisica tra Amore, Pensiero, Volontà, Forza, Emozione, Azione e Verbo.
E’
importante, quindi, non aver paura dell’ignoto, ma procedere nella Via
ascoltando il cuore e la Forza che lo spinge oltre il buio.
Il Deserto amplifica, quindi, tutto ciò, azzerando il frastuono ed il caos del mondo esterno e profano ed evidenziando ed esaltando i ritmi sacri di quello interno.
Si arriverà a ricevere le risposte alle domande del mondo esterno dal nostro stesso Io interiore e superiore.
Il Deserto amplifica, quindi, tutto ciò, azzerando il frastuono ed il caos del mondo esterno e profano ed evidenziando ed esaltando i ritmi sacri di quello interno.
Si arriverà a ricevere le risposte alle domande del mondo esterno dal nostro stesso Io interiore e superiore.
L’Eremita
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Si
raggiungerà il ritmo giusto di ogni cosa realizzando il dischiudimento
del nostro occhio interiore sul mondo esterno fino alla centratura
dell’Essere, alla realizzazione del nucleo aureo e alla sua naturale
manifestazione nel mondo esterno.
Tale manifestazione porterà al riconoscimento di una reale Maestria nello Spirito e nel Corpo.
Tale manifestazione porterà al riconoscimento di una reale Maestria nello Spirito e nel Corpo.
Il mondo ti riconoscerà Maestro. Ma tu non dimenticare di continuare ad essere discepolo.
Essere maestri non significa portare al Bene il proprio discepolo con la propria Forza, ma stimolare emozionalmente, mentalmente e spiritualmente la sua persona perché lui stesso liberi la propria Forza e ne faccia buon uso.
Essere maestri non significa portare al Bene il proprio discepolo con la propria Forza, ma stimolare emozionalmente, mentalmente e spiritualmente la sua persona perché lui stesso liberi la propria Forza e ne faccia buon uso.
Riconoscere
un Maestro significa anche riconoscerne la propria tradizione
iniziatica, riconoscerne la Scuola. Per questo è anche necessario
adeguarsi alla Scuola e non viceversa.
Entrare in una Scuola iniziatica non è come entrare in una scuola profana.
Non si entra soltanto per ricevere, ma anche per ridare.Ognuno deve dare il suo generoso apporto, per non “rubare” energia e forza dall’egregoro e dal Maestro che lo rappresenta.
Il Maestro non lavora per se stesso, ma per il bene universale.
Anche lui ha ricevuto e quindi deve ridare.
La
forza e il potere se non si immettono nuovamente nel Bene Comune
logorano e corrompono chi li detiene. Stesso discorso vale per il
discepolo.
Non sempre, però, è giusto elargire la conoscenza allo stesso modo per tutti.
La Verità è qualcosa di molto prezioso e, quindi, ha bisogno di un “luogo” adeguato per essere accolta e compresa.
E’ chiaro che chi non avrà preparato il suo luogo interiore in accordo con tale trasmissione riceverà in maniera adeguata al proprio livello.
Non sempre, però, è giusto elargire la conoscenza allo stesso modo per tutti.
La Verità è qualcosa di molto prezioso e, quindi, ha bisogno di un “luogo” adeguato per essere accolta e compresa.
E’ chiaro che chi non avrà preparato il suo luogo interiore in accordo con tale trasmissione riceverà in maniera adeguata al proprio livello.
Spesso
il Maestro scandalizza l’allievo con atteggiamenti rigidi e
inaspettati, ma è anche compito del discepolo non giudicare, poiché
spesso è solo attraverso un shock che può arrivare un’illuminazione.
Il Maestro è un’entità mercuriale fecondante.
L’abito bianco indica, oltre allo stato e la disposizione di purezza, anche la missione mercuriale fecondante di cui l’iniziato è portatore.
E’ forse per questo che gli adepti di primo grado portano spesso l’abito nero, simbolo della nera terra, materia vergine da fecondare.
L’abito bianco indica, oltre allo stato e la disposizione di purezza, anche la missione mercuriale fecondante di cui l’iniziato è portatore.
E’ forse per questo che gli adepti di primo grado portano spesso l’abito nero, simbolo della nera terra, materia vergine da fecondare.
Chi
attraversa il Deserto, attraversa la Vita, morendo come uomo profano e
rinascendo a Uomo nuovo, pronto a procedere sicuro sul cammino della
Verità.
L’iniziato diventa così partecipe della creazione in comunione con la divinità che regna ormai in sé.
Fecondatore nel buio, del buio, con la luce dello Spirito.
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Colui che percorre il Sentiero Iniziatico
L’iniziato diventa così partecipe della creazione in comunione con la divinità che regna ormai in sé.
Fecondatore nel buio, del buio, con la luce dello Spirito.
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Colui che percorre il Sentiero Iniziatico
di RAM
Verrà il giorno in cui il tuo Uomo interiore rivendicherà se stesso e ti chiederà: “Perché ancora devi morire?”.
E solo allora ti accorgerai che hai già perso tanto tempo e che avresti
dovuto tagliare molte cose dalla tua vita ma rimandavi sempre a farlo
perché non volevi morire a te stesso. Ti ritrovi così a non aver tempo,
né scelta, dopo aver già rallentato troppo e che ormai le sfide in cui
il mondo desidera trattenerti non ti servono più.
Lo sai e lo senti che servire Lui è l’unico desiderio reale verso cui l’anima tua anela, e non c’è modo migliore di servirlo che realizzarlo anzitutto in se stessi.
Tuttavia a volte neanche messi alle strette riusciamo a tagliare, a
rompere, a distruggere, ad andare avanti lasciando indietro colui che
eravamo, e se non lo facciamo personalmente allora la Vita se ne
incaricherà al posto nostro.
Così ti ritrovi immerso in quel vuoto, in quel nulla, costretto a camminare da solo, perché l’Iniziato è anzitutto l’Eremita. Tuttavia in quella solitudine non c’è affatto sofferenza perché l’Iniziato è anche il Matto, nulla può turbarlo né portarlo lontano dal suo percorso.
La Libertà è il dono che puoi avere solo nella SOLITUDINE,
non ci sono altre vie, non ci sono vie più brevi, esiste una Porta
molto stretta attraverso la quale devi passare, e come disse Lui: “Pochi sono quelli che vi entrano“. Anche il “Paradiso” è poco affollato, è come un DESERTO che si può raggiungere solo passando per un altro deserto. Ti amo Padre perché nella solitudine del Cammino non mi lasci mai solo.
Un
Iniziato gioisce sempre quando la Vita gli apre una Porta, ma mai,
nemmeno per un istante, prova attaccamento per la stanza in cui è
entrato, che si tratti di una persona, di una situazione o di un
oggetto. Così è il mio cammino, non conosce tregua, e chi entra deve
sapere che presto mi dovrà salutare, NON ho risposte posso solo offrire
la sete, con cui cominciai a ricercare. Buon Cammino
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IL TEMPIO VIVENTE
di Eleazar
«Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere»
Gv 2,19 |
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L’essere
umano, nel corso della sua storia, ha sempre cercato di rendere
manifesto e materiale tutto ciò che, al di là dei sensi, del visibile e
del razionale, ha percepito come soprannaturale.
Per
dare forma a tutto ciò, ha circoscritto, all’interno di spazi deputati e
in manufatti scultorei o pittorici, la dimensione divina, eterna e
incorruttibile verso cui l’anima tendeva.
Tali
creazioni si fondano sui principi della geometria sacra che replicano,
nelle forme, gli equilibri, le armonie e le leggi che sono alla base
della manifestazione divina nell’Universo e nell’uomo, macrocosmo e
microcosmo.
Le
forze occulte, evocate nella materia attraverso la forma, agiscono,
quindi, per “simpatia”, sull’uomo e sull’ambiente che lo circonda,
dall’interno e dall’esterno, trasformandolo.
Circoscritto
nella forma, in uno spazio “sacro”, quel luogo diventa, perciò,
inevitabilmente, un magnete geometrico, atto ad accogliere, per le
adatte condizioni ambientali, le vibrazioni più sottili delle alte
dimensioni, diventando a tutti gli effetti un ponte tra la sfera divina e
quella umana.
Per
questo, tale luogo è chiamato Tempio, che significa, etimologicamente,
luogo recintato e, quindi, circoscritto, separato dal resto.
Con il tempo, però, come spesso è accaduto, tutto ciò è andato perduto.
Mentre,
infatti, in origine, tali spazi furono realmente luoghi magici, di
iniziazione e di trasformazione, dove il sacerdote, separato dalla
profanità, nella cella più interna del Tempio, sacralizzava l’ambiente e
con coscienza operativa creava i presupposti per la discesa e
l’incontro col soprannaturale, oggi tutto questo è venuto meno in quanto
l’accesso al “sancta sanctorum” è consentito a tutti.
In
origine tutti coloro che non avevano ricevuto un’iniziazione reale, e
non avevano quindi avuto accesso ai Misteri, rimanevano fuori dal Tempio
e per questo erano chiamati profani, dal latino “pro-fanum”.
Oggi
gli spazi sacri sono diventati “luoghi di culto”, dove la qualità
dell’energia catalizzata, piuttosto che avere una direzione verticale è
di natura orizzontale.
L’esigenza
delle religioni di fare proseliti e di radunare le masse intorno al
proprio “credo”, rafforzandolo tramite l’apporto
psico-energetico-emozionale dei fedeli, ha fatto sì che i sacramenti
fossero ufficiati pubblicamente, riservando, però, l’esclusiva
dell’operatività ai soli sacerdoti, e rilegando la massa a pura e
semplice fonte di energia.
Infatti,
oggi, i “luoghi di culto” non sono altro che simulacri magnetici,
catalizzanti psichismi di massa di natura emozionale, in quanto le
intenzioni della gente e le preghiere che vi si recitano producono, in
massima parte, energie di natura proiettiva, di qualità passiva,
generate dall’aspettativa della soluzione “divina” ai problemi della
vita profana o di una “salvezza” dalla condanna eterna, generata dai
peccati, con l’adesione ai dogmi stessi della religione.
I
luoghi di culto diventano, in sostanza, enormi antenne, raccoglitori di
energia psichica, che servono ad aumentare la forza e il volume
dell’egregora della propria religione.
Tutto
ciò non fa altro che bloccare l’evoluzione dell’uomo, in quanto non
permette di prendere direttamente contatto con ciò che realmente agisce
sul piano verticale, identificando, al contrario, la sfera divina su un
piano orizzontale, umanizzandone i contenuti.
La “democratizzazione” del Tempio a fatto sì che esso perdesse, in sostanza, la sua reale funzione.
La presenza profana durante un “sacro ufficio” compromette alla radice l’esito di tale operazione.
Il
rito deve compiersi, invece, in maniera “sigillata”, allo stesso modo
di un processo alchemico in cui l’ampolla di lavoro deve essere
ermeticamente chiusa per permettere il buon esito dell’operazione.
Per
questo la cella interna del Tempio era esclusivamente accessibile al
sacerdote e alle vestali, che vi mantenevano acceso il fuoco.
Vestali che dovevano esser “pure”, proprio poiché diventavano parte integrante del sacro ufficio.
Lo stesso accade per l’ovulo fecondato, quando riceve il seme.
Esso
si richiude ermeticamente per permettere il processo di trasformazione
del germe, escludendo ogni tipo di interferenza esterna di natura
“profana”.
Ma
ciò, che è ancora più vero, è che il Tempio, inteso generalmente come
architettura di pietra, che circoscrive lo spazio sacro, è solamente
l’immagine riprodotta di qualcosa che già esiste in natura.
Il vero Tempio, dove dimora la divinità, è l’uomo stesso, ponte tra cielo e terra, tra Spirito e Materia.
Non
a caso i templi antichi avevano, in pianta, i rapporti geometri del
corpo umano; non a caso il “santa sanctorum” si trovava realmente al
centro del corpo dell’edificio, corrispondente all’altezza del cuore,
nel corpo dell’uomo.
E non è un caso che, in greco, la cella del Tempio si chiamava “Naos” e il nucleo divino nell’uomo è chiamato atomo “Nous”!
Gli
antichi riprodussero in terra quello che “il cielo” aveva prodotto
nell’uomo, con le stesse proporzioni e gli stessi principi aurei.
Lo
stesso sacerdote agiva nella cella interna del tempio, operando sul suo
corpo e, di conseguenza, ripercuoteva gli effetti di tale operazione
sull’intero edificio sacro, connettendolo alla Terra e a tutto
l’Universo, formando, quindi, un tutt’uno con l’intero Cosmo.
Diventava così il fulcro della croce, operante e radiante, sia sul piano verticale che su quello orizzontale.
In
lui si risolvevano le distanze dimensionali e da lui, verticalmente,
partiva il seme informativo verso l’Universo che, successivamente,
avrebbe manifestato, nel quaternario, il programma in esso contenuto.
Il
sacerdote diventava, quindi, ente attivo nell’atto creativo,
spersonalizzando la sua forma profana e temporale e assumendo un ruolo
divino in terra.
Essere
sacerdote significa non solo essere pontefice tra cielo e terra, ma
essere in possesso di una dote sacra che identifica nello stesso “ente”
l’officiante e il tempio stesso.
Non tutti gli uomini, sebbene siano potenzialmente dei “templi”, in realtà, lo manifestano.
Il Tempio dell’uomo, perché passi da potenza ad atto, deve necessariamente passare attraverso varie fasi “costruttive”.
Molti rimangono al progetto, pochi alla posa della prima pietra, pochissimi arrivano alla realizzazione finale.
Il processo realizzativo è arduo e pieno di insidie.
A volte si riesce a concepire il tempio, ma poi lo si riempie di mercanti, di ladri e di falsi profeti.
A riguardo, cito un passo significativo del vangelo:
“
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel
tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i
cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori
del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei
cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse:«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»…
- E ancora -
…«Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. »
Gv 2,13-21
E’ chiaro, quindi, di quale Tempio parlasse Gesù.
Ma, alla luce di questa citazione, a cosa corrispondono i mercanti e i loro prodotti?
Sicuramente
a tutto ciò che nel nostro corpo rallenta e contrasta la realizzazione
del Tempio: i nostri vizi, rappresentati dalle forze istintive animali,
nella figura delle pecore, dei buoi e delle colombe e dai cambiavalute
che incarnano tutti i sentimenti di quelli che sono definiti i sette
vizi capitali.
Chi sarà all’interno del nostro corpo a compiere la cacciata di questi vizi?
La
forza mercuriale, che armata di una frusta, il “flagellum”, flagellerà
il corpo dei vizi, preparandolo alla fase di morte dell’Opera al Nero.
Anche Gesù fu flagellato prima di morire e risorgere in Cristo!
Spesso
questa forza dissolutrice, solvente e acida, che tutto corrode, è
simbolicamente chiamata, in questa fase dell’Opera, “Leone Verde” o
“Vitriol”.
Questa
operazione è inevitabile per la preparazione del corpo alla
realizzazione del Tempio, come luogo che accoglierà il corpo di Luce.
La fase al Nero è solo la prima delle tre parti dell’Opera alchemica.
Questa, sarà seguita dalle fasi al Bianco e al Rosso.
Non
è un caso se nella seconda parte della citazione, sopra indicata, Gesù
dichiara la distruzione del Tempio e la sua ricostruzione in tre giorni e
quindi in tre fasi.
Il
Tempio che sarà ricostruito, non sarà più edificato con materiale
corruttibile, ma con qualcosa che resisterà anche al Fuoco: la Pietra
dei filosofi.
Da quest’unica pietra si realizzerà, per accrescimento, l’intero corpo architettonico.
Dal seme cristico, nascosto al centro del nostro essere, nella grotta della natività, si realizzerà la resurrezione nella Luce.
Ma come trovare questa famosa pietra?
Abbiamo parlato precedentemente del Mercurio sotto forma di “Vitriol”.
Ebbene, è proprio grazie e soltanto a questo “Vitriol” che riusciremo a trovare la pietra nascosta.
Non
è un caso che proprio dietro questa “arcana” parola si nasconde un
famoso acronimo alchemico: V.I.T.R.I.O.L. ossia, Visita Interiora Terrae
Rectificando Invenies Occultum Lapidem, che significa: “Visita
l’interno della terra e rettificando scoprirai la pietra nascosta”.
La
qualità “corrosiva”, che il Mercurio acquista in questa prima fase,
serve necessariamente a sciogliere il pesante “piombo” che nasconde al
suo interno il seme aureo, attraverso cui, con il lavoro di nutrimento e
moltiplicazione, si giungerà alla realizzazione dell’intero corpo
adamantino.
Trovata
la Pietra, quindi, va comunque lavorata, in un processo di sgrossamento
che la trasformerà da Pietra dei filosofi a Pietra filosofale.
L’architettura del Tempio cambierà continuamente a seconda della fase raggiunta, in un’alternarsi di morte e rinascita.
Tutta la struttura sarà continuamente in movimento diventando un Tempio di “pietra” viva.
La figura del sacerdote acquista qui connotati ben diversi rispetto a quelli comuni e profani.
Il
sacerdote non è più l’intermediario tra il popolo dei fedeli e la
divinità, ma diventa in prima persona l’unico architetto del Tempio dove
opera, officiando sull’altare del suo corpo, il vero sacramento
eucaristico, dove realmente transustanzia il corpo dell’Uomo nel corpo
del Cristo.
Dove,
trasmutando i vizi in virtù, realizza lo “spazio sacro”, sede e trono
della Tinità Perfetta di Spirito, Anima e Corpo, nella figura del
Cristo.
Ogni uomo è un Tempio di carne e, potenzialmente, può diventarne il sacerdote.
Nessuno può officiare in quel Tempio se non colui che lo realizza attraverso il proprio sacrificio.
E’ tempo che l’uomo risvegli la sua vera natura e riscopri la Pietra nascosta nelle sue profondità.
Ogni uomo è chiamato a questo: discendere agli inferi, sconfiggere la morte e realizzare la propria resurrezione.
Nessuno potrà salvarci all’infuori di noi stessi.
Gesù ci ha indicato la strada, ma tocca a noi percorrerla.
Prendendo
coscienza del progetto che ognuno di noi incarna e a cosa siamo
destinati, non possiamo più aspettarci che qualcuno faccia il lavoro per
noi.
L’uomo è realmente il Tempio di Dio sulla Terra.
Ogni Pietra Occulta è il seme gettato sulla Terra dall’Agricoltore divino.
Non
tutti i semi cadono sul terreno propizio, ma spetta ad ognuno di noi
lavorare la propria terra perché questa diventi fertile e adatta alla
crescita del proprio albero della Vita.
Il Sacro Fuoco del Tempio va tenuto sempre acceso.
Senza
di esso nulla potrà trasformarsi, poiché è attraverso questo Fuoco, uno
e trino, che avviene la “cottura”del seme, in un processo del tutto
simile alla covata di un uovo.
A temperatura costante, con la pazienza e l’amore di una madre.
Un calore troppo violento, o di insufficiente intensità, comprometterebbe tutta l’Opera.
Come
vediamo tutti gli elementi presenti nella struttura macrocosmica del
tempio antico li ritroviamo in quella microcosmica dell’uomo.
Alla
base di tutto c’è la presa di coscienza della necessaria sacralità
dello spazio in cui si agisce, sia esso un’architettura in pietra o un
corpo in carne ed ossa.
Nel
passato gli antichi templi sono stati distrutti e soppiantati dai
“luoghi di culto”di carattere religioso; gli aspetti sacri,
magico-operativi, hanno lasciato il posto a mere pratiche devozionali,
relegando il ruolo sacerdotale a quello di semplice educatore di masse,
ministro di un Dio fatto a immagine e somiglianza dell’uomo.
Alla
luce di tutto questo, credo sia importante per ognuno di noi
rivoluzionare la propria visione della realtà, distruggendo, come fece
Sansone, il tempio corrotto, colmo di vizi e contraddizioni, opera dei
dogmi e delle regole profane, in cui siamo immersi dalla nascita, e
ricostruirlo nella piena sacralità dalle fondamenta, ritrovando quella
Pietra angolare intorno alla quale ricostruire il Vero Tempio Vivente,
corpo di quel Cristo che un giorno manifesteremo!
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