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di Alessandro Faustini
Indagare se stessi è una lotta senza un attimo di tregua.
Su un fronte c'è da difendersi dai pensieri collettivi; se ci riesci scopri delle piccole verità che gradualmente, ma in modo inesorabile, ti renderanno alieni i tuoi simili e intollerabili i loro comportamenti dettati da meccanicità e fini assolutamente aleatori. Ciò ti causerà un infinito senso di solitudine e anche molta frustrazione poichè, per molto tempo ancora, vedrai quegli stessi controproducenti comportamenti anche in te. Se, invece, non riesci a superare il modo di pensare collettivo, resti vittima dell'inconsapevolezza e agisci, nel branco, come un automa soffrendo di frustrazioni per i desideri non realizzati, inutili ambizioni, entusiasmi da nulla.
Beato chi alla scoperta di Sè non ci pensa affatto, e più beato chi, infine, l'ha ottenuta, ma poveri diavoli quelli che stanno in un qualsiasi punto intermedio tra queste due condizioni.
Sull'altro fronte dovrai trovare, dentro di te, la misura della "giusta via di mezzo" tra poli estremi che in ogni frangente ti si pongono innanzi e non avrai nessuno a consigliarti, sostenerti o guidarti.
Leggerai moltissimo, cercherai maestri e compagni di viaggio e alla fine ti renderai conto che nessuno sa nulla e che nessuno può saper nulla che non riguardi unicamente la propria Via individuale. Non maestri, non compagni di percorso, non regole prestabilite e dogmi e tabù, sarai libero di fronte alla Totalità, piccolo nelle capacità e incommensurabile nelle possibilità e così combinato ti incamminerai su una corda, sottile e tagliente come la lama di un rasoio, tesa sull'abisso. Mentre procedi terrorizzato, sentendo la follia che preme sul tuo povero cervello per impossessarsene, dalla realtà materiale ti arrivano bordate di consensi e dissensi che cercano di farti perdere l'equilibrio e in più di un'occasione ti ritrovi appeso alla corda con le mani sanguinanti e l'abisso che affamato brama la tua essenza.
In tutto questo dovrai pure subire lo sberleffo di quei tanti che entusiasmati dal lato estetico del tuo percorso si masturbano intelletto e sentimento con frasettine da cioccolatini, dichiarazioni d'amore alla vita, alla luce, al sole, alle stelle, ai fiori, alle farfalline e che nulla sanno del giusto ma dolorosissimo e spesso insopportabile rodimento interiore che ti deve consumare i difetti fino a renderti trasparente e luminoso.
Amo le farfalline, i fiorellini, il sole, la luna e tutte queste buone cose, sono sicuramente manifestazioni "luminose" della Verità che vado cercando, ma isolate dal resto diventano menzogne spudorate. La Vità non è solo bella, è anche terribile, non è solo amore, luce e cose belle, è anche odio, buio e cose orrende.
Il torto della New Age è che ha banalizzato cose di cui che per millenni non si osava nemmeno parlare. C'è differenza tra l'immagine della Via, con le meditazioni di gruppo immaginando cuoricini volanti, Cristi redentori e Buddha assonnati e l'essenza del percorso fatta di fuoco e trasformazione, di gravidanza e parto.
"La Verità fa male" è di per se stessa una verità, forse la prima verità che si incontra sul cammino.
Non è una strada di acquisizione ma di perdita. Non si comprende meglio l'esistenza, si comprende meglio e definitivamente solo la propria nullità e l'assurdità di ogni desiderio, speranza, ambizione. Eppure intuisci che alla fine di questa abissale perdita troverai un guadagno che è quella perdita stessa.
Ogni cosa è volutamente messa li per confonderti, farti inciampare, farti perdere la strada. La Realtà non vuole essere vista ma una volta che hai cominciato a cercarla non ti permetterà più di volgerle le spalle venendoti a cercare e stuzzicandoti per poi, ogni volta, negarsi senza pietà.
Arrivi a maledire la tua stessa esistenza e immagini con sollievo quel pensiero del nulla che da bambino ti terrorizzava pensando alla morte ma al tempo stesso non arretreresti di un passo perchè contemporaneamente senti una spinta a procedere verso quel fuoco che bruciandoti ti renderà a Te stesso.
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