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Non complicarti la vita nel tentativo d'essere te stesso con tutti.
Ci sono persone a cui questo non piace, e dà fastidio. È una superstizione di cattivo gusto quella che esige che tu sia te stesso a ogni istante, in ogni circostanza della vita.
Al contrario, impara l'arte d'essere uno qualsiasi per il maggior numero di gente possibile: anche nella vita sociale c'è una legge della resistenza dei materiali.
Nella tua negoziazione con gli uomini rispettala al massimo... solo così realizzerai qualcosa di proficuo, di organico, dotato di un suo proprio stile.
Così come uno scultore tiene conto della resistenza dei materiali a seconda se lavora il legno, il marmo o l'argilla, allo stesso modo impara a rispettare materiali umani che hai davanti, e, vedrai, otterrai un rapporto molto più umano e organico che se trascurassi chi hai di fronte e tenersi conto solo di te.
Quando la maggioranza degli uomini sono di argilla, non cercare di agire con loro come se fossero di pietra: non riusciresti a realizzare né una statua di pietra né una bella forma di argilla.
Impara che il grande segreto della vita sociale risiede nella tua capacità di confessare i tuoi peccati a tutti e di conservare le tue qualità per pochi.
Il tragico risiede nel fatto di non poter più seguitare una certa vita, nel bisogno scuro di dimenticarla, di sfuggirvi e nel ritornare senza tregua a quella precedente. Dimentichiamo una vita, una maniera di vivere e di intendere il mondo, per ritrovarla l'indomani. Ci dibattiamo in continuazione tra due mondi, viviamo due vite, completamente separate tra loro, ci svegliamo di volta in volta in ciascuna di esse, e ci ride stiamo nell'una scordando l'altra, ma senza mai dimenticarla una volta per tutte.
Il tragico non risiede in questo dualismo, ma nel suo periodico ritorno, nel destino dell'uomo di non poter chiudere in modo definitivo con una delle due personalità. Il protrarsi del dualismo produce il tragico e lo protrae a sua volta fino a quando s'identifica con il destino.
... A contare in una discussione non erano né le verità né idee; era la tensione psichica!
M. Eliade
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