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L'uomo ha la necessità imprescindibile di esprimersi ma sempre in modo altrettanto imprescindibile sente che proprio nell'atto di farlo inizia a tradire l'essenza palpitante, multiforme e sostanzialmente indefinibile della cosa in sé.
Ma se l'universo è movimento e non in riposo, se è una forma di attività e non una massa di materia, se è infinito e non finito, se è costantemente mutevole e mai stabile, mai lo stesso, se è un'onda che non si posa mai... come potremmo anche solo tentare di descriverlo?
Eppure non possiamo non cercare di descriverlo, perché questo significherebbe cessare di esprimersi e cessare di esprimersi equivale a cessare di vivere.
Jung insegnava che l'avvicinarsi di un archetipo crea vortici di simmetrie fra mondo interiore e realtà esterna, crea sincronismi... e nel sincronismo l'accadimento si produce qui e ora: passato e futuro sono simmetrici sull'asse del presente. Passato e futuro girano sull'asse, sul perno del presente.
Soltanto per allusioni celate nel reale si manifesta il mistero. Dunque occorre saper abitare la contraddizione, il confine, la soglia. Amarli persino, perché certo le aporie, i paradossi si possono sciogliere nel pensiero razionale, oppure nella retorica della lingua e dello stile, ma l'ambivalenza del cuore o le 1000 ragioni dell'anima sono proprio un'altra cosa. forse sono la cosa a cui non si può rinunciare per dirsi umani.
(Carla Stroppa)
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