;
Il maestro è una sorta di istituzionalizzazione (formalizzazione) della figura più originariamente conosciuta come « buon amico »
“Buon amico” è la descrizione interiore della guida, una descrizione tramandata sin dai tempi antichi che mette in risalto l'atteggiamento spirituale, non il ruolo mondano. È del tutto normale che con il “buon amico” non vi sia per nulla una relazione di amicizia. Anzi, nel caso preesistesse, questa deve prima perire o farsi da parte, per poter rinascere trasformata: essere amici, compagni nel dharma non è lo stesso che essere amici d'infanzia.
In origine, per riferirsi a qualcuno che condivideva un certo insegnamento non si usava il termine "maestro" , bensi si parlava unicamente di “buon amico”.
In seguito, quando la possibilità di una chiara comprensione si destò in altri, quell'espressione fu usata per tutti i membri virtuosi della comunità, giovani e anziani. Ma a poco a poco, mentre si istituzionalizzò una figura dell'anziano che si occupava dell'istruzione religiosa dei novizi, in quasi tutte le traduzioni - soprattutto occidentali - si è preferito tradurre questo termine con "guru" o “maestro”. Contribuendo così a radicalizzare un aspetto operativo, funzionale, a discapito di altri più sottili e più appropriati a significare la vera natura della relazione.
Non si tratta di un problema filologico ma di continuità di un significato: ad esempio nel buddismo, da sempre, la vera guida è il buon amico. E il buon amico, per essere davvero tale, un amico spirituale, non può che essere un sincero praticante della via, dal cuore nobile, assiduo nella disciplina, che si pone come compagno su questa strada, senza altri obiettivi, intendimenti o mascheramenti.
« Se uno incontra un amico premuroso, un compagno ben disposto, virtuoso, superando tutti i rischi, insieme con lui proceda, lieto e consapevole » (Buddha)
(di Oriella Orazi)
Commenti