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« Che accadrebbe se un
giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria
delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e
l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli
volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni
piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e
grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa
sequenza e successione [...]. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!".
Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il
demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo
immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un dio e
mai intesi cosa più divina"?[6]. »
(Friedrich Wilhelm Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 341.)da http://it.wikipedia.org/wiki/Eterno_ritorno ---->
----> L'eterno ritorno, in senso generale caratterizza tutte le ontologie circolari, come quella stoica, per cui l'universo rinasce e rimuore in base a cicli temporali fissati e necessari, ripetendo eternamente un certo corso e rimanendo sempre se stesso ...
Il ragionamento che sta dietro al semplice - ma spesso incompreso - concetto di Nietzsche è il seguente:
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
Ad esempio, tirando infinite volte tre dadi a sei facce, ognuna delle 216 combinazioni potrà comparire infinite volte.
Nel caso specifico del discorso esistenziale, Nietzsche fa notare che (essendo le "cose del mondo" di numero finito, e il tempo infinito) anche nella vita umana questo concetto è applicabile:
ogni evento che possiamo vivere, l'abbiamo già vissuto infinite volte nel passato, e lo vivremo infinite volte nel futuro. La nostra stessa vita è già accaduta, e in questo modo perde di senso ogni visione escatologica.
In Così parlò Zarathustra Nietzsche mostra come il comprendere questo punto sia fondamentale nel processo di crescita spirituale che porta all'Oltreuomo. La caratteristica fondamentale dell'Oltreuomo sta proprio nella sua capacità di non pensare più in termini di passato e futuro, di principii da rispettare e scopi da raggiungere, ma vivere "qui e ora" nell'attimo presente
Ma al di là della spiegazione scientifico-essoterica che Nietzsche dà dell'eterno ritorno, ce ne era una esoterica. Conscio del supremo valore che l'uomo attribuisce a ciò che non diviene (l'essere dei filosofi o il Dio dei popoli) e la cui negazione porta al nichilismo, volle creare una nuova fede adatta all'Oltre Uomo. "Imprimere al divenire il carattere dell'essere, è questa la suprema volontà di potenza. Che tutto ritorni, è l'estremo avvicinamento del mondo del divenire a quello dell'essere: culmine della contemplazione."
[...]
Secondo una chiave di lettura vicina alla psicologia l' "eterno ritorno" dell'uguale è visto come una trappola statica alla quale è sottoposto il destino umano, che nel suo movimento apparente tra passato, presente e futuro, è necessariamente immobilizzato dalle "scorie indigeste" della propria storia personale, dal proprio substrato psichico, che rallenta e alla fine impedisce ogni progresso o cambiamento
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« La misura della forza del cosmo è determinata, non è “infinita”: guardiamoci da questi eccessi del concetto! Conseguentemente, il numero delle posizioni, dei mutamenti, delle combinazioni e degli sviluppi di questa forza è certamente immane e in sostanza “non misurabile”; ma in ogni caso è anche determinato e non infinito. È vero che il tempo nel quale il cosmo esercita la sua forza è infinito[8], cioè la forza è eternamente uguale ed eternamente attiva: fino a questo attimo, è già trascorsa un’infinità, cioè tutti i possibili sviluppi debbono già essere esistiti. Conseguentemente, lo sviluppo momentaneo deve essere una ripetizione, e così quello che lo ha generato e quello che da esso nasce, e così via: in avanti e all’indietro!
Tutto è esistito innumerevoli volte, in quanto la condizione complessiva di tutte le forze ritorna sempre »
(Friedrich Wilhelm Nietzsche, Frammenti postumi, 1881-1882, 11[316])
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