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Nello stesso tempo egli cessa di essere un io che si rappresenta a se stesso, per diventare il vuoto.
... Osserva ancora Jung che altrettanto fa il tantnka, ma in piena coscienza, proiettando deliberamente ciò che sa di essere, i suoi pensieri, le sue fantasie, i suoi desideri in esseri esterni che egli osserva impassibile, senza compromissione. Opera una volontaria schizofrenia, si vede agire in queste figure, ma è interiormente svuotato.
«Il lama ha una cura infinita della sua proiezione esterna, che è un’opera d’arte. Non abbiamo nulla in Occidente che possa paragonarsi a lui» ... concludeva Jung
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