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Capitolo XI, dal libro -> Considerazioni sull'iniziazione - R. Guenon --> www.gianfrancobertagni.it/materiali...iniziazione.pdf
Per finirla con la magia e con le altre cose dello stesso ordine, dobbiamo trattare anche
un'altra questione, quella dei pretesi « poteri » psichici, che d'altronde ci riconduce
direttamente all'iniziazione, o piuttosto agli errori commessi a tal soggetto, poichè vi sono
alcuni, come abbiamo detto al principio, che assegnano esplicitamente a quest'ultima lo
scopo dello « sviluppo dei poteri psichici latenti nell'uomo ». Ciò che chiamiamo in tal
modo non è in fondo che la facoltà di produrre « fenomeni » più o meno straordinari, ed
infatti la maggioranza delle scuole pseudo-esoteriche o pseudo-iniziatiche dell’Occidente
moderno non si propone altro; si tratta di una vera ossessione per la gran maggioranza dei
loro aderenti, che s'illudono a tal punto sul valore da attribuirsi a questi « poteri » da
prenderli come il segno di uno sviluppo spirituale ed altresì del suo scopo, mentre, anche
quando non sono un semplice miraggio dell'immaginazione, appartengono unicamente al
dominio psichico, che in realtà non ha niente da vedere con lo spirituale, e spesso non sono
che un ostacolo all'acquisizione di ogni vera spiritualità.
Questa illusione sulla natura e la portata dei « poteri » in questione è sovente associata
all'interesse eccessivo per la « magia » che ha anche per causa, come già abbiamo fatto
notare, la stessa passione per i « fenomeni », tanto caratteristica della mentalità occidentale
moderna; ma qui s'introduce un altro equivoco che è bene segnalare: la verità è che non vi
sono « poteri magici », quantunque s'incontri ad ogni istante questa espressione, non
soltanto da parte di coloro cui alludevamo, ma anche, per un curioso accordo nell'errore, da
parte di coloro che si sforzano di combatterne le tendenze, pur non essendo in fondo meno
ignoranti di quelli. La magia dovrebbe essere trattata come la scienza naturale e sperimentale
che è in realtà; per quanto bizzarri od eccezionali possano essere i fenomeni di cui
si occupa, essi non sono per tal motivo più « trascendenti » di altri, ed il mago, quando li
provoca, lo fa semplicemente applicando la conoscenza che ha di certe leggi naturali, quelle
del dominio sottile cui appartengono le forze che mette in gioco. Non v'è dunque in ciò
alcun potere » straordinario, come non ve n'è in colui che, avendo studiato una scienza
qualsiasi, ne mette in pratica i risultati; si dirà ad esempio, che un medico possegga dei
«poteri » perchè, sapendo quale è il rimedio conveniente a tale o tal'altra malattia, la
guarisce mediante il rimedio in questione? Fra il mago e il possessore di « poteri » psichici,
v'è una differenza abbastanza paragonabile a quella esistente, nell'ordine corporeo, fra chi
compie un certo lavoro con l'ausilio di una macchina e chi lo realizza solo mediante la forza
o l'abilità del suo organismo; entrambi operano proprio nello stesso dominio, ma non in
pari modo. D'altra parte, si tratti di magia o di « poteri », non v'è in ogni caso, lo ripetiamo,
assolutamente niente di spirituale nè d'iniziatico; se notiamo la differenza fra le due cose,
non è dunque perchè l'una valga più dell'altra dal nostro punto di vista; ma è sempre
necessario sapere esattamente di che cosa si parli e dissipare le confusioni che hanno corso
su questo soggetto.
I « poteri » psichici sono, per alcuni individui, qualche cosa di spontaneo, l'effetto di una
semplice disposizione naturale che si sviluppa da se stessa; è evidente che, in questo caso,
non v'è affatto da trarne un vanto, come non ci si può vantare di un'altra attitudine qualsiasi,
poichè essi non testimoniano di alcuna « realizzazione » voluta; ed altresì, colui che li
possiede può non sospettare l'esistenza di una tale cosa; se non avesse mai sentito parlare
d'« iniziazione », non gli verrebbe certo in mente di credersi « iniziato » per il fatto che vede
cose che non vedono tutti, o perchè ha talvolta sogni « premonitori », o perchè gli capita di
guarire un malato con semplice contatto, e senza che egli stesso sappia come ciò avvenga.
Ma v'è anche il caso per cui simili « poteri » sono acquisiti o artificialmente sviluppati,
come risultato di certi « allenamenti » speciali; si tratta allora di qualche cosa di più
pericoloso, poichè raramente ciò non provoca un certo squilibrio; e, in pari tempo, è in
questo caso che l'illusione si produce più facilmente; vi è gente persuasa di aver ottenuto
certi « poteri », perfettamente immaginari di fatto, sia semplicemente sotto l'influenza del
suo desiderio e d'una specie di « idea fissa », sia per l'effetto di una suggestione che esercita
su di essa qualcuno di quegli ambienti dove si praticano d'ordinario « allenamenti » del
genere. È soprattutto in tali ambienti che si parla a casaccio d'e iniziazione »,
identificandola più o meno con l'acquisizione di questi troppo famosi « poteri »; non è
dunque da stupirsi se certi spiriti deboli o certi ignoranti si lascino in qualche modo
affascinare da simili pretese, pretese che la constatazione dell'esistenza del primo caso di
cui abbiamo parlato è sufficiente per ridurre al nulla, poichè in esso si trovano « poteri n
del tutto simili, se non anche spesso più sviluppati e più autentici, senza che vi sia la
minima traccia d'« iniziazione >> reale o supposta. Forse è più singolare e più difficilmente
comprensibile il fatto che i possessori di questi « poteri » spontanei, se loro capita d'entrare
in contatto con questi stessi ambienti pseudo-iniziatici, siano talvolta condotti a credere
anch'essi di essere degli « iniziati »; essi dovrebbero sicuramente meglio sapere a che
attenersi sul carattere reale di queste facoltà, che del resto s'incontrano, ad un grado o ad
un altro, in certi fanciulli d'altronde molto ordinarii, benchè spesso, in seguito, spariscano
più o meno rapidamente. La sola scusa a tutte queste illusioni è che nessuno di coloro che
le provocano e le mantengono in se stessi o negli altri ha la minima nozione di che cosa sia
la vera iniziazione; ma evidentemente ciò non ne attenua affatto il pericolo, sia in riguardo
ai turbamenti psichici ed anche fisiologici che sono l'abituale accompagnamento di queste
specie di cose, sia in riguardo alle conseguenze più differite, ma anche molto più gravi, di
uno sviluppo disordinato di possibilità inferiori che, come d'altronde abbiamo detto, va
direttamente all'inverso della spiritualità
È particolarmente importante notare che i « poteri » di cui si tratta possono benissimo
coesistere al fianco della ignoranza dottrinale più completa, come non è che troppo facile
constatarlo in riguardo alla maggioranza dei « chiaroveggenti » e dei « guaritori »;
basterebbe soltanto tale esempio per provare sufficientemente che essi non hanno il
minimo rapporto con l'iniziazione, il cui scopo non può essere che pura conoscenza. Ciò
dimostra contemporaneamente come l'ottenimento dei « poteri » sia sprovvisto di qualsiasi
interesse vero, poichè il possessore di essi non è per tal fatto più avanzato nella
realizzazione del proprio essere, realizzazione che è una cosa sola con la conoscenza
effettiva stessa; tali « poteri » non rappresentano che acquisizioni del tutto contingenti e
transitorie, esattamente paragonabili allo sviluppo corporeo, che almeno non presenta gli
stessi pericoli; ed anche i pochi vantaggi pure contingenti che possono risultare dal loro
esercizio, non compensano certamente gli inconvenienti cui abbiamo alluso. Inoltre, tali
vantaggi non consistono forse troppo spesso che nel meravigliare gli sciocchi e nel farsi così
ammirare, o in altre soddisfazioni non meno vane e puerili; e fare sfoggio di questi « poteri
» è già dar prova di una mentalità incompatibile con ogni specie di iniziazione, fosse pure
al grado più elementare; che dire allora di coloro che se ne servono per dirsi « grandi iniziati »?
Non insistiamo poichè non si tratta più in ciò che di ciarlatanismo, anche se i «
poteri » in questione sono reali nel loro ordine; non è in effetti la realtà dei fenomeni come
tali che qui interessa in maniera speciale, ma invece il valore e la portata che conviene
attribuire ad essi.
È, indubbio che, anche per coloro la cui buona fede è incontestabile, la parte da farsi alla
suggestione è in tutto questo sempre grandissima; per convincersene, non v'è che da
considerare il caso dei « chiaroveggenti », le cui pretese « rivelazioni » sono il più lontano
possibile dall'accordarsi, ma invece sono sempre in rapporto con le loro proprie idee o con
quelle del loro ambiente o della scuola cui appartengono. Supponiamo tuttavia che si tratti
di cose del tutto reali, é ciò ha d'altronde più probabilità di prodursi quando la «
chiaroveggenza » è spontanea che quando è stata sviluppata artificialmente; anche in tal
caso, non si capisce come quel che è visto o udito nel mondo psichico abbia, in modo
generale, più interesse o importanza di ciò che capita di vedere o udire, nel mondo
corporeo, passeggiando per strada: gente la maggior parte della quale è sconosciuta o
indifferente, incidenti che non interessano per nulla, frammenti di conversazioni incoerenti
od anche inintelligibili, e così via; questo paragone dà certamente l'idea più giusta di ciò
che si presenta infatti al « chiaroveggente » volontario o involontario.
Il primo è più scusabile se s'inganna, nel senso che deve provare qualche riluttanza per
riconoscere che tutti i suoi sforzi, perseguiti a volte durante degli anni, non hanno dato
infine che un risultato così derisorio; ma, la cosa dovrebbe apparire al « chiaroveggente »
spontaneo del tutto naturale, come è in effetti; se, come avviene troppo spesso, non Io si
persuadesse che essa è straordinaria, egli non penserebbe indubbiamente mai a
preoccuparsi di quel che incontra nel dominio psichico più di quanto non lo preoccupi il
suo analogo nel dominio corporeo, nè a ricercare significati meravigliosi o complicati per
cose che, nell'immensa maggioranza dei casi, ne sono sprovviste del tutto. In vero, tutto ha
una ragione, anche il fatto più infimo e in apparenza più indifferente, ma essa ci interessa
tanto poco da non tenerne alcun conto e non proviamo menomamente il bisogno di
ricercarla, per lo meno quando si tratta della cosiddetta « vita ordinaria », vale a dire in-
somma degli avvenimenti del mondo corporeo; se la stessa regola fosse osservata in
riguardo al mondo psichico (che in fondo non è meno ordinario in se stesso, se non per le
percezioni che ne abbiamo), quante divagazioni ci sarebbero risparmiate! È vero che allora
occorrerebbe un grado di equilibrio mentale di cui disgraziatamente i « chiaroveggenti »,
anche se spontanei, non sono che molto raramente dotati, e che a maggior ragione manca a
coloro che hanno subito gli « allenamenti » psichici di cui abbiamo parlato. Comunque,
questo « disinteresse » totale in riguardo ai fenomeni non è meno strettamente necessario
per chiunque, trovandosi fornito di facoltà del genere, voglia, malgrado ciò, intraprendere
una realizzazione d'ordine spirituale; per chi non ne è fornito naturalmente, lungi dallo
sforzarsi per ottenerle, deve invece stimare che questo fatto è per lui un vantaggio molto
apprezzabile, in vista di questa stessa realizzazione, nel senso che avrà così minori ostacoli
da evitare; ritorneremo presto su quest'ultimo punto.
Insomma, la parola stessa « poteri », quando è usata in tal modo, ha il grave torto
d'evocare l'idea di una superiorità che queste cose non comportano menomamente; se la si
può tuttavia accettare, non può essere che come semplice sinonimo di « facoltà », che del
resto etimologicamente ha un senso quasi identico; sono in vero possibilità dell'essere,
ma possibilità che nulla hanno di « trascendente », poiché sono interamente nell'ordine individuale,
e queste, anche in tale ordine, sono lungi dall'essere le più elevate e le più degne
d'interesse. Il voler accordar loro un qualsiasi valore iniziatico, non fosse che a titolo
semplicemente ausiliario e preparatorio, sarebbe proprio l'opposto della verità; e, poichè è
soltanto questa che conta ai nostri occhi, dobbiamo dire le cose come sono, senza
preoccuparci di piacere o dispiacere a qualcuno; i possessori di « poteri » psichici avrebbero
sicuramente un grande torto di essere in collera con noi, poiché essi non farebbero così che
darci ancora più interamente ragione, manifestando la loro incomprensione ed il loro
difetto di spiritualità: come si potrebbe qualificare altrimenti il fatto di tenere tanto ad una
prerogativa individuale, o piuttosto alla sua apparenza, da preferirla alla conoscenza della
verità?
CAPITOLO XXII
IL RIGETTO DEI « POTERI »
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