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Infelicità: i 4 errori che stai commettendo se ti senti infelice
Ti sei detto recentemente frasi come “non sono felice“, “sono infelice” e così via?
Siamo convinti che essere infelici sia qualcosa che ci accada. In realtà scegliamo di esserlo ogni volta che commettiamo questi 4 errori.
“Niente e nessuno può renderti infelice, a meno che tu non glielo permetta.”
E. Roosevelt.
Sei infelice? No, sei un salame!
Oh, cicciobello! Non siam mica qui a farci il vento in faccia con lo stuzzicadenti! Sì è vero, in questo periodo non sprizzo gioia da tutti i pori, ma salame lo dici a qualcun altro! Capito mi hai?!
Se può consolarti, allora siamo due salami.
Anche per me queste ultime settimane sono state dettate da frustrazione, delusione ed insoddisfazione.
In poche parole: infelicità.
Ma la sostanza non cambia: siamo entrambi dei salami, perché essere infelici è una nostra scelta.
Sì, hai letto bene.
Siamo noi a scegliere, più o meno consciamente, felicità o infelicità; ed ogni volta che commettiamo uno dei 4 errori di cui ti parlerò in questo post, di fatto stiamo dicendo a noi stessi: “voglio essere infelice“.
Nello specifico, in questo articolo vedremo:
Cos’è il modello ERE e perché siamo noi a scegliere di essere infelici.
Come le nostre aspettative siano alla base della nostra infelicità.
Perché frignare ci rende infelici.
In che modo una scarsa autostima può influire sulla nostra infelicità.
Come rimandare continuamente i nostri impegni ci rende infelici.
Bene, partiamo!
Prima di vedere le 4 trappole dell’infelicità (e come evitarle), vorrei convincerti del fatto che l’infelicità non è qualcosa che ci accade, ma piuttosto qualcosa che scegliamo.
Il modello ERE: ovvero perché scegliamo di essere infelici
Scommetto che se ti chiedessi perché sei infelice, sapresti esattamente che risposta darmi:
magari è per via dei soldi.
magari il problema è il lavoro frustrante (o peggio assente).
forse hai problemi con lo studio e sei rimasto indietro con i tuoi esami universitari.
ah no, aspetta, ho capito: problemi di cuore!
Soldi, lavoro/studio e amore sono generalmente al centro dei nostri pensieri e sono spesso causa della nostra infelicità: o almeno è quello di cui siamo convinti.
Sia mai che le cose vadano storte a causa nostra! Naturalmente è sempre colpa (in ordine): della crisi, del professore/capo bastardo, di quello str**zo/a del mio/a ex. Giusto?! Sbagliato…
Siamo convinti che ad ogni evento segua inevitabilmente una nostra emozione.
Ma non sono gli eventi a scatenare le nostre emozioni… sono le nostre personali reazioni ad essi a determinare cosa proveremo.
Il modello ERE dice esattamente questo: ogni evento origina una reazione; ogni reazione dà vita ad una determinata emozione.
MODELLO ERE
Se vogliamo avere il controllo sulle nostre emozioni, in primis la felicità, dobbiamo innanzitutto prendere consapevolezza delle nostre reazioni (rileggiti il post sulla consapevolezza).
Uhm… interessante questo modello ERE. Devo ammettere, André, che non mi suona del tutto nuovo, ma così è spiegato molto bene. Solo una domanda: ma che min**ia sono queste reazioni?!
Le reazioni sono l’insieme dei pensieri e delle azioni con cui rispondiamo ad un determinato evento esogeno (ahhh! che soddisfazione, erano almeno 5 post che volevo utilizzare il termine “esogeno“! Il prossimo articolo è il turno di “sinergia” :-D).
Tornando a noi, se sei infelice dipende dai tuoi pensieri e dalle tue azioni.
In definitiva, come ti dicevo, è una tua scelta.
Esistono, in particolare modo, 4 reazioni errate alla base dell’infelicità. Se le conosci, le eviti.
Le tue aspettative non sono in linea con la realtà
“Felicità = Realtà – Aspettative.”
Tom Magliozzi.
Gran parte della nostra infelicità è legata alle aspettative.
C’è chi sostiene che per essere felici dovremmo abbassare le nostre aspettative.
Non sono d’accordo.
Preferisco portare la mia realtà allo stesso livello delle mie aspettative; o meglio, preferisco che la mia realtà superi di gran lunga le mie più rosee aspettative.
Se sei d’accordo come me, allora smettila di concentrarti sulle tue aspettative ed inizia a focalizzarti sulla realtà.
Questo significa spostare il focus dai risultati che otterrai in un ipotetico domani, alle azioni che devi compiere oggi stesso.
Non puoi avere il pieno controllo sui risultati che otterrai tra 1, 2 o 5 anni, ma puoi sempre decidere cosa farai oggi per ottenere quei risultati.
Ma vediamo la motivazione/re-azione #2:
Sei un frigno-frignonis
“Se hai tempo per lamentarti, hai tempo per cambiare ciò di cui ti lamenti.”
A.J. D’Angelo.
Scegliamo di essere infelici ogniqualvolta ci comportiamo da frigno-frignonis.
Lamentarci continuamente, infatti, non fa altro che accrescere il nostro senso di insoddisfazione e frustrazione.
Pensi davvero di poter cambiare il tuo stato d’animo focalizzandoti continuamente su ciò che non funziona?
In bocca al lupo…
Io ti propongo un approccio più efficace: ricordi quando ti ho detto che la vita è un’arancia?
Se in questo momento uno degli spicchi è fonte di frustrazione, smettila di accanirti su di esso.
Lascialo da parte per qualche settimana, concentrati su quegli “spicchi” che stanno andando alla grande: quando tornerai ad occuparti dello “spicchio problematico“, lo potrai fare con nuove energie (e nuove idee).
Hai l’autostima di un bradipo nano
“Credi nei tuoi sogni per realizzare te stesso. Credi in te stesso per realizzare i tuoi sogni.”
Anonimo.
Non è un caso che chi ha scarsa autostima tenda anche ad essere infelice.
Gli insicuri, più di chiunque altro, mettono in atto reazioni errate di fronte agli eventi esterni:
Si preoccupano ossessivamente di ciò che pensano gli altri.
Sono terrorizzati dai fallimenti.
Ripensano continuamente ai loro errori del passato e ai pericoli del futuro.
Gran parte della tua felicità deriva dalla capacità di credere in te stesso; ed ancora una volta, credere di più nei tuoi mezzi è una tua responsabilità.
Molti sono convinti che l’autostima si accresca con il successo ed il denaro: io ho parlato di autostima, non di palloni gonfiati.
La vera autostima non deriva infatti dagli status symbol, ma da una radicata convinzione di poter affrontare qualsiasi situazione ti si presenti.
Questo tipo di sicurezza la si può maturare solo grazie alla pratica quotidiana: perché non inizi ad applicare almeno una di queste 16 strategie rafforza-autostima?
Sei un procrastinatore seriale
“Se oggi non stai vivendo i tuoi sogni è perché ieri hai deciso di rimandare a domani.”
Andrea Giuliodori.
Ammettilo, in questo post speravi di cavartela senza un accenno alla procrastinazione?!
Mi spiace deluderti, ma se dopo più di un anno di bombardamento continuo non hai ancora capito che smettere di rimandare a domani è la chiave di volta del tuo percorso di crescita personale, beh… dovrei darmi seriamente all’ippica :-D
Siamo infelici, eppure non siamo minimamente sfiorati dall’idea che forse (dico forse) solo grazie all’azione possiamo davvero cambiare la nostra attuale situazione.
Ci ritroviamo così a procrastinare bellamente, indulgendo in distrazioni e falsi piaceri.
Sai che ti dico, se vuoi continuare a raccontarti balle, accomodati: è la tua vita.
Se invece sei stanco di buttare le tue giornate nel cesso, se ne hai le scatole piene di infelicità, frustrazione e insoddisfazione, insomma, se vuoi davvero dare una svolta alla tua vita: impara, una volta e per tutte, come smettere di procrastinare.
Conclusioni
Ogni volta che ti sentirai frustrato, demotivato ed infelice, spero ti ricorderai di questo articolo, ma soprattutto spero ti ricorderai che puoi avere il controllo delle tue emozioni, che puoi scegliere le tue reazioni e prendere in mano il timone della tua vita.
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10 domande per capire cosa fare nella vita
“Non so cosa fare della mia vita.”
“Non so che lavoro fare per sentirmi realizzato.”
“Vorrei essere felice davvero.”
Sono questi i crucci che ti affliggono?
Allora appoggia la valigia e lascia stare i viaggi spirituali: inizia oggi a realizzare la vita che ti aspetta dando una risposta a queste 10 domande. Ti aiuteranno a trovare il tuo scopo.
Avere uno scopo nella vita è come disporre di una bussola interiore: ti permette di superare qualsiasi ostacolo, ti aiuta a capire cos’è importante e cosa ti sta rubando tempo ed energie. Ti consente di ritrovare la motivazione anche nei giorni più bui, quando ti senti paralizzato dall’apatia.
Puoi imparare tutte le tecniche anti-procrastinazione, gli stratagemmi di produttività personale e i trucchi per la gestione del tempo che vuoi, ma se non hai la più pallida idea di cosa fare nella vita queste tecniche sono purtroppo inutili.
Già in passato ti ho proposto due esercizi pratici per trovare il tuo scopo. Questo è fondamentale per capire come essere se stessi nella vita di tutti i giorni.
Oggi condividerò con te 10 domande, domande che mi sono posto nel corso degli anni e che mi hanno aiutato (e mi stanno aiutando) a dare la giusta direzione alla mia esistenza. Mi auguro che possano dimostrarsi altrettanto potenti per te.
Nell’articolo troverai anche un approfondimento per capire nello specifico come trovare la tua strada lavorativa.
Partiamo.
Cosa voglio fare nella vita?
Magari è successo poco prima di scegliere l’università, forse è stato alla fine di quella storia d’amore importante, oppure lo fai ogni mattina prima di rinchiuderti in ufficio per un lavoro che odi.
Poco importa.
Molti di noi si sono posti almeno una volta la fatidica domanda: “cosa voglio fare nella vita?“.
Il mitico Corrado Guzzanti direbbe:
“La risposta è dentro di te, epperò è sbagliata.”
Quelo.
Io sono un po’ più ottimista: se ancora non hai trovato la risposta a questa domanda è perché non hai cercato abbastanza bene.
Le 10 domande per capire cosa vuoi fare nella vita servono proprio a questo.
Prendi carta e penna o apri lo spazio note nel tuo smartphone.
Ricorda: non esistono risposte giuste o sbagliate, esistono solo le tue risposte.
Scrivile di getto, non permettere alla tua parte razionale di prendere il sopravvento.
Alcune delle risposte che troverai non saranno una novità per te, ma altre potrebbero davvero accendere una lampadina.
Ecco le 10 domande che ho preparato per te.
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Le 10 domande per trovare la tua strada
1.Per cosa sei disposto a soffrire?
Ammettilo, non te lo aspettavi un inizio così. I para-guru ci chiedono sempre di pensare a cosa ci renderà felici, a cosa ci farà stare bene, a cosa ci darà piacere. Queste sono domande semplici. Chiediti invece per cosa sei disposto a soffrire, a fare sacrifici, a lottare con le unghie e coi denti, perché sono queste le cose davvero importanti nella tua vita.
2.Come immagini la tua vita tra 5 anni?
Siamo così presi dalle nostre routine quotidiane che non ci concediamo mai il tempo per visualizzare (e costruire) il futuro dei nostri sogni. Prenditi 5 minuti e scrivi nei minimi dettagli quella che sarà la tua vita tra 5 anni.
-Chi sei?
-Quali obiettivi hai raggiunto?
-Quali ostacoli hai superato?
-Chi c’è al tuo fianco?
-Dove vivi?
-Che emozioni provi?
-Com’è la tua giornata tipo?
Definisci la tua nuova realtà e poi, ogni giorno, visualizza te stesso mentre la raggiungi.
“Se non sai dove stai andando, non ci arriverai mai.”
Lewis Carroll.
3.Cosa faresti se non avessi paura?
La paura è un meccanismo evolutivo che ci ha salvato le chiappe più e più volte nel corso dei millenni; ma oggi, che non dobbiamo più lottare contro bestie selvagge o altri pericoli della natura, la paura si dimostra spesso un freno irrazionale che non ci consente di vivere appieno la nostra vita.
Se vuoi capire cosa fare nella tua vita, togli la variabile della paura dall’equazione: un ottimo modo per farlo è utilizzare la tecnica del “come se“.
4.Cosa faresti se fossi sicuro di avere successo?
Tra le paure che ci paralizzano, la paura del fallimento è una delle più potenti: in cosa ti lanceresti, oggi stesso, se fossi certo di non poter fare fiasco?
5.Quali sono i tuoi 3 più grandi talenti?
“Guadagna grazie alle tue passioni“, “Trasforma ciò che ami nella tua fonte di reddito“, “Fai soldi con i tuoi hobbies“: internet è tappezzato di annunci di questo tipo, io stesso ho scritto un articolo in cui spiego come creare un reddito passivo grazie alle proprie passioni.
In quel post però dico anche una cosina che molti dimenticano: “lo scopo della tua vita è il punto di intersezione tra le tue più grandi passioni e i più grandi bisogni del mondo“.
Non basta essere appassionato di qualcosa per farne lo scopo della propria vita, devi anche dimostrare un oggettivo talento in ciò che vuoi fare.
Chiediti allora quali sono i tuoi talenti più grandi, in cosa gli altri ti riconoscono capacità inusuali, per quali tue abilità uniche una persona sarebbe disposta a tirare fuori dei soldi dal portafoglio.
6.Se ti rimanesse un’ora di vita, come la spenderesti?
Scrollando il feed di Instagram? Seriously?
Ti auguro una vita lunga e piena di soddisfazioni (e dai, smettila di ravanarti!), ma la verità è che ognuno di noi se ne va in giro con un’etichetta invisibile in cui è stampata la propria data di scadenza. Forse è un’immagine sgradevole, ma per quanto tu possa esserne infastidito, non potrai mai cambiare questa semplice verità. Prenderne consapevolezza, al contrario, può aiutarti a comprendere cosa vuoi davvero fare della tua vita.
Se ti serve un’altra spintina, ti consiglio di leggere la lettera di Seneca a Lucilio.
7.Quando è stata l’ultima volta che ti sei sentito vivo?
Riesci a ricordare cosa stavi facendo l’ultima volta che hai provato un’irrefrenabile sensazione di felicità?
Se non hai ancora trovato la tua direzione nella vita, questi momenti di puro entusiasmo sono le “molliche di pane” che ti aiuteranno a trovare la giusta strada. Un consiglio: nel mio diario personale ho una pagina speciale in cui da anni raccolgo i momenti più felici della mia vita. Rileggerli di tanto in tanto mi ha aiutato a capire cosa davvero volessi fare negli anni a venire.
Ps. se non riesci a ricordare l’ultima volta che sei stato felice, forse dovresti iniziare ad applicare un po’ più spesso la Legge del Camion della Spazzatura.
8.Quali sono le 5 cose più importanti per te?
Hai presente quei film post-apocalittici in cui la Terra è stata colpita da un virus/asteroide/attacco alieno ed i pochi sopravvissuti si ritrovano a vivere come ai tempi dei cavernicoli? Bene, se accadesse davvero, quali sarebbero le 5 cose che ti mancherebbero di più?
Queste 5 cose sono molto probabilmente le costanti della tua vita: qualunque cosa deciderai di fare, tienile bene a mente.
Ps. No, la Nutella non è tra le risposte accettabili.
9.Chi è la persona che ammiri di più al mondo?
Ognuno di noi ha i suoi modelli di riferimento, ovvero persone la cui vita rappresenta una continua fonte di ispirazione. Questi modelli possono dirci molto su chi siamo e su chi vogliamo diventare. Cerca di capire cosa ammiri così tanto di questa persona e capirai cosa vuoi davvero raggiungere nella tua vita.
10.Quale lavoro saresti disposto a fare anche gratis?
Per 2 anni e mezzo ho dedicato gran parte del mio tempo libero ad EfficaceMente, senza guadagnarci un euro: questo perché i soldi, per quanto possa adorare farli, non sono l’unica motivazione che mi ha spinto a creare il blog.
Oh, ma che buon samaritano che sei André: mi è scesa una lacrimuccia. Te lo scordi che io lavori a gratise!
Tu quale lavoro saresti disposto a fare ogni giorno, con sacrificio, se sapessi che non c’è nessuno stipendio che ti aspetta a fine mese?
Questa domanda è la migliore risposta che posso dare a tutte le persone che sono tormentate dal famigerato: “non so che lavoro fare”. Stesso discorso vale se sei uno studente e non sai che università scegliere: chiediti per quali materie sei disposto a studiare 10 ore al giorno, nei weekend e quando i tuoi amici se la spassano al mare. Beh, a dirla tutta, applicando il metodo Sm2 potresti riuscire a preparare il doppio degli esami in metà del tempo, ma anche il migliore dei metodi di studio richiede impegno e pratica costante: per quale corso universitario sei disposto a mettere questo impegno?
A proposito di lavoro: la tua difficoltà è precisamente capire qual è la tua strada professionale?
Continua a leggere. C’è un approfondimento dedicato a questo.
Come capire che lavoro fare nella vita
Ti stai chiedendo come capire qual è il lavoro adatto a te? Ecco i miei suggerimenti per capire cosa fare ‘da grande‘ e trovare il lavoro giusto.
Nella vita, ognuno di noi può fare diversi tipi di lavoro.
Ce ne saranno alcuni per cui siamo portati ma che magari non ci piacciono, altri che vorremmo fare ma per cui non abbiamo le capacità, altri ancora che ci soddisfano abbastanza ma che non valorizzano a pieno le nostre doti.
Parlando attraverso percentuali, possiamo dire che ci sono lavori che ti permettono di usare le tue doti al 90% e altri solo al 50% o ancora meno.
L’obiettivo è quindi quello di trovare un lavoro che ti permetta di utilizzare i tuoi talenti almeno al 75%. In questo modo riuscirai a sentirti felice e realizzato.
La formula della vocazione nel lavoro è infatti questa:
Vocazione=Talenti+Passione
Ovvero, si tratta di trovare un lavoro in cui utilizzi i tuoi talenti al servizio di qualcosa che ti appassiona.
Per esempio: se il talento di Marco è quello di essere bravo nella vendita e la sua passione sono i libri, una buona carriera per lui può essere quella dell’agente letterario. Se Carla è portata per la ricerca e l’insegnamento e la sua passione è il Giappone, può diventare una professoressa di cultura orientale.
Quindi, la prima cosa da fare è prendere consapevolezza di quali siano le tue doti e le tue passioni autentiche, senza filtri esterni.
Ecco alcune domande significative per tornare a ‘sentire‘ i tuoi veri talenti.
1.A cosa eviti di pensare?
La maggior parte delle attività che facciamo rispondono a un imperativo esterno, non più a uno interiore. Pensa solo a quante volte mangi non per vero appetito ma per convenzione sociale. Per questo può succedere che la tua vera voce interiore sia nascosta. Devi allenarti a risentirla. Prenditi del tempo vuoto, tutto per te, e rifletti. Cosa riempie i tuoi pensieri? Cosa cattura la tua immaginazione? Quale sogno ricorrente tendi a respingere ma continua a ripresentarsi?
2.Per cosa provi invidia?
Ti capita di percepire una stretta al cuore al pensiero che una persona abbia percorso una data strada? Molto probabilmente, è un segnale che è quello che vuoi fare anche tu.
3.Che cosa fai per puro egoismo?
Immagina di avere una giornata tutta per te, senza obblighi sociali di nessun genere. Come riempiresti quelle ore? Scrivi tutte le idee che ti vengono in mente.
Sei riuscito a dare una risposta a queste domande? Mi auguro di sì, ma se anche non ci fossi riuscito subito, spero che le risposte che troverai ti aiutino finalmente a capire cosa desideri davvero, perché quando lo capirai diventerai inarrestabile.
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5 Azioni pratiche per sviluppare l’autostima di un supereroe
Aumentare l’autostima e la fiducia in sé stessi non ci rende automaticamente dei supereroi, ma rappresenta il primo passo per affrontare al meglio le sfide di tutti i giorni e i nostri obiettivi più ambiziosi.
Una bassa autostima può rappresentare un enorme ostacolo nel percorso verso i nostri sogni ed obiettivi. Quando smettiamo di credere in noi stessi, nelle nostre potenzialità e nelle nostre capacità, il mondo esterno e chi ci circonda inizia a prendere decisioni che spetterebbero soltanto a noi.
La buona notizia è che il nostro livello di autostima non è scritto nei nostri geni. Non puoi scegliere di che colore sono i tuoi occhi o i tuoi capelli, ma puoi sempre imparare a rispettarti maggiormente, a riconoscere i tuoi limiti e ad apprezzare i tuoi pregi. Proprio così, si può imparare ad accrescere l’ autostima.
Già in passato ti ho parlato di 5 lezioni per accrescere la fiducia in te stesso; questa volta voglio parlarti di 5 azioni pratiche che, nel mio caso, si sono dimostrate particolarmente efficaci per aumentare l’autostima:
Cura il tuo aspetto.
Ho sempre preferito l’essenza all’apparenza, ma curare se stessi, migliorare il proprio aspetto fisico e il modo in cui ci vestiamo può avere un importante impatto sulla nostra autostima. A volte, quando ci sentiamo giù di corda e fuori forma, un po’ di attività sportiva, una bella doccia ed il nostro capo di vestiario preferito sono un toccasana per aumentare la fiducia in noi stessi.
Ripensa il modo in cui ti pensi.
Curare il proprio aspetto non solo ci fa sentire meglio, ma ci aiuta a creare una nuova immagine di noi stessi. Gran parte del nostro livello di autostima è legato all’immagine che proiettiamo di noi stessi nella nostra mente. Non sempre questa immagine è reale e spesso tendiamo a dare maggior peso ai nostri difetti piuttosto che ai nostri pregi e ai nostri punti di forza. Questa immagine non è scolpita nella pietra: per scoprire come avere autostima, modificala come se avessi a disposizione uno di quei programmi di ritocco digitale. Non si tratta di mentire a se stessi, ma al contrario di equilibrare i nostri pregi e difetti per una maggiore stima di sé e del proprio valore.
Impara a definire i tuoi obiettivi.
Un’altra importante componente della nostra autostima è legata agli obiettivi che riusciamo a centrare.
In alcuni periodi la nostra vita sembra costellata da continui fallimenti che ci fanno perdere autostima; le cause possono essere molteplici: la dannata sfortuna (molto meno di quanto crediamo), la nostra mancanza di auto-disciplina (spesso, ma non sempre), la procrastinazione continuargli inevitabili ostacoli che non avevamo preventivato.
Eppure, spesso non riusciamo a centrare i nostri obiettivi a causa di come li definiamo. Obiettivi migliori possono condurci a risultati migliori e di conseguenza ad una maggiore autostima.
Scrivi un diario personale.
Il più delle volte ricordiamo benissimo i nostri fallimenti e tendiamo a dimenticare i nostri successi e i nostri punti di forza; per questo motivo un diario personale, in cui raccogliere quotidianamente i nostri pensieri e le nostre esperienze (positive e negative), può aiutarci ad avere un’immagine più oggettiva dei risultati che abbiamo raggiunto nel passato e ad avere una percezione diversa della stima di sé e del proprio valore.
Conoscere te stesso, quello che hai già affrontato ed il modo in cui ne sei uscito, può essere una spinta fondamentale per aumentare la fiducia in te stesso.
Parla lentamente.
Non smetterò mai di sorprendermi di come il nostro corpo e la nostra gestualità influenzino la nostra mente e viceversa. Un famoso detto americano dice “fake it till you make it” (fai finta, finché non ci riuscirai): questo significa che ancor prima di avere un’elevata autostima dovresti fingere di comportarti come qualcuno molto confidente.
Qualche esempio pratico? Prova a parlare lentamente: chi parla in modo fermo e pacato dimostra di avere piena padronanza dell’argomento e di non doversi precipitare per esprimere la propria opinione.
“Quando crediamo in noi stessi possiamo sperimentare la curiosità, la felicità, la sorpresa e tutte quelle emozioni che ci rendono profondamente umani.”
E.E. Cummings.
Nella tua esperienza, quali azioni ti hanno permesso di aumentare la fiducia in te stesso? Se ti va, condividile nei commenti, beh… sempre se credi di esserne all’altezza! ;-)
Ps. Mi auguro che le strategie che ti ho proposto ti aiutino davvero a riconquistare un po’ di “centimetri” per i tuoi livelli di autostima. Vorrei però essere estremamente chiaro su un punto: l’autostima non è una torta preconfezionata che possiamo preparare in un quarto d’ora mescolando 3-4 ingredienti.
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Come Imparare l’Inglese Senza Studiare
I corsi tradizionali di inglese ti hanno fatto venire l’orchite?
Ecco come puoi imparare l’inglese senza studiare nel 2021 (anche se parti da zero!) e divertendoti.
Qualche giorno fa ho postato un simpatico video, in lingua inglese, sulla pagina Facebook di EfficaceMente.
Beh, indovina qual è stato il primo commento che ho ricevuto?
“Bellissimo, peccato sia… incomprensibile”.
Non è la prima volta che capita e sicuramente non ne faccio una colpa a chi ha lasciato il commento: il nostro sistema scolastico ha da sempre relegato lo studio della lingua inglese al penultimo posto, subito prima dell’educazione civica.
Ma prendersela con la scuola è riduttivo: molti di noi sono convinti che imparare l’inglese sia solo un’inutile scocciatura.
Qualcosa che dobbiamo fare per superare uno stupido test o per abbellire il nostro curriculum vitae. Niente di più sbagliato. Oggi l’inglese non è più un vezzo: se non lo conosci, sei fuori dai giochi.
Sì, ho capito Andre’, ma io non posso spendere 1.000 euri per un corso intensivo di inglese e poi non c’ho tempo per imparare tutte quelle regolette di grammatica: du balle!!!
La verità è che puoi imparare l’inglese senza studiare (beh, perlomeno non nel modo classico).
In uno dei primi post di EfficaceMente, ti ho raccontato le 4 azioni che ho adottato nel corso degli anni per perfezionare il mio inglese.
Nell’articolo di oggi voglio proporti un metodo alternativo.
Ho chiesto a Stefano Mini di raccontarci i trucchi che ha utilizzato per imparare l’inglese e che lo hanno aiutato a trovare un lavoro stagionale negli Stati Uniti.
Stefano ci parlerà:
Della sua storia.
Del perché l’inglese (in fondo) sia una lingua facile.
Di come puoi impararlo (senza studiare).
Del suo metodo.
Vediamo quindi con Stefano come imparare l’inglese velocemente.
La storia di Stefano
Quando guardo fuori dalla finestra vedo una palma, le foglie mosse dal vento accarezzano il balcone del mio appartamento.
Poco più avanti una piccola fattoria con una manciata di mucche che ruminano l’erba, sotto il caldo sole primaverile della Florida.
Ancora più in là, coperto da una pineta, si nasconde Lake Bryan.
Ripenso al 10 aprile dell’anno scorso. Le feste, gli abbracci, i saluti. Salgo sul Boeing 747 dell’American Airlines: scalo a New York, arrivo a Orlando.
Questo anno è passato troppo velocemente.
Nuovo lavoro, nuovi amici, nuova vita.
Il contratto con l’azienda che mi ha assunto scade fra due settimane, poi un mese da turista in giro per gli States, e si ritorna alla cara vecchia Brescia.
Tornerò dai vecchi amici, nella mia vecchia casa, nel vecchio continente.
Questo mi ha fatto ripensare all’inizio del mio percorso.
Un percorso iniziato quasi dieci anni fa, quando per la prima volta ho deciso di imparare l’inglese.
Che sia chiaro fin da subito: non ho mai amato studiare l’inglese, anzi, a dirla tutta non ho mai amato studiare nessuna lingua.
Ma oggi posso dire di padroneggiare l’inglese e mi piacerebbe condividere con te il metodo che ho adottato.
Iniziamo mettendo i puntini sulle “i”.
L’inglese è una lingua facile
Alle elementari avevo l’insufficienza in inglese, alle medie avevo l’insufficienza in inglese, alle superiori ero il migliore in inglese.
Sì, hai letto bene.
E sai quando sono diventato il migliore?
Quando ho smesso di raccontarmi queste balle:
“Non sono portato per le lingue.“
“Ma sì, alla fine vivo bene anche in Italia.“
“Il prof. d’inglese non è capace.“
“Ho quattro lavori, tre fidanzate e un cane: non ho tempo!“
Molte di queste convinzioni le hai probabilmente maturate a scuola…
Secondo i canoni tradizionali puoi imparare una lingua solo studiando sui libri, apprendendo la grammatica o traducendo i poeti classici.
Eppure i conti non tornano.
Ti sei mai chiesto come cavolo riuscivi a parlare a 5 anni, pur non avendo imparato mezza regola grammaticale?!
La verità è che…
Impara l’inglese (senza studiare)
Ti racconto la mia storia.
Ero un adolescente pigro, Andrea non aveva ancora pubblicato la sua guida per studiare il doppio in metà del tempo, ed io mi applicavo il minimo indispensabile per non essere bocciato.
Eppure ho imparato l’inglese e l’ho fatto… divertendomi.
La verità è che lo studio, inteso in senso tradizionale, è il metodo meno efficace per apprendere.
Per millenni la nostra mente ha appreso grazie ad una semplice strategia: l’esperienza diretta.
I banchi di scuola, le lavagne e i prof. noiosi sono venuti dopo, e hanno fatto un mezzo disastro con i loro metodi per imparare l’inglese!
Se vuoi imparare l’inglese in modo efficace, non puoi utilizzare i metodi tradizionali. Devi utilizzare tecniche non ortodosse.
Il mio metodo per imparare l’inglese
Nel mio metodo il punto di partenza è l’inglese scritto, non quello orale.
Molti suggeriscono di guardare film, magari sottotitolati.
Altri suggeriscono di tradurre il testo delle canzoni.
Sì, ma:
In un film di 2 ore non sempre il dialogo è la parte predominante.
I testi delle canzoni hanno spesso un linguaggio particolare.
Immagina un americano che impari l’italiano guardando Fantozzi o ascoltando Vasco Rossi:
“E…
Vuoi da bere
Vieni qui
Tu per me
Te lo dico sottovoce […]”
Insomma, ci siamo capiti!
E poi scusa, che senso ha partire dall’inglese orale, e in particolare modo dalla pronuncia, che è sicuramente una delle cose più complesse da imparare?
Ecco perché non ti dirò “impara l’inglese ascoltando”.
Iniziamo dai fondamentali: la parola scritta.
Sì, ma come?!
C’è un bacino quasi infinito di scritti inglesi. Scritti contemporanei, scritti che riguardano qualsiasi argomento: Internet.
Oggi puoi usare la rete per imparare l’inglese, magari approfondendo le tue passioni. Ecco come:
Trova la tua passione. Ce l’hai una passione, vero? Qualcosa che ti brucia nel petto, qualcosa che faresti per ore senza sentire la stanchezza. Questa passione sarà la tua chiave per imparare l’inglese. Vai su Google.com (in inglese, mi raccomando!) e inizia a cercare blog, forum e siti che parlino di ciò che ti appassiona. Sei appassionato di criptozoologia?! Nessun problema: 100 euri che c’è un sito anche su questo argomento. Una volta trovati i tuoi siti di riferimento, non devi fare altro che iniziare a leggere, leggere ed ancora… leggere. Non ci capisci un’acca?! Utilizza un dizionario online per aiutarti.
Partecipa alla comunità. Come detto in precedenza, per apprendere, devi fare esperienza diretta. Leggere non basta, devi partecipare e contribuire alla comunità di appassionati di cui ormai fai parte. Lascia commenti nei forum, nei blog o nelle pagine Facebook. Non devi scrivere trattati, è sufficiente che tu scriva brevemente la tua opinione: “sì, sono d’accordo”, “mi piace”, etc. Frasi semplici, che ti aiutino però a sbloccarti. Non far caso agli errori che commetterai sicuramente: lanciati. Questo è fondamentale: nel momento in cui da spettatore, diventi attore, costringi te stesso a partecipare e crei dentro di te il bisogno di imparare la nuova lingua per comunicare sempre più efficacemente con i tuoi interlocutori.
Ripeti. Continua ad esplorare la rete e a condividere la tua passione con gli altri. Non hai bisogno della grammatica. Puoi non essere d’accordo con me su questo punto, puoi insultarmi, ma la verità non cambia: la grammatica non è essenziale per conoscere una lingua. Tantomeno per una lingua come l’inglese che ha 4 regole in croce! Avrai sempre tempo per perfezionarti, ma adesso è il momento di badare al sodo, di imparare l’inglese divertendoti e per farlo le regolette grammaticali sono solo una perdita di tempo.
Tutto qui Stefano?! Imparare l’inglese è facile come leggere qualche sito web?!
Sì, puoi davvero imparare l’inglese da auto-didatta seguendo queste semplici regole, ma soprattutto seguendo il tuo istinto e le tue passioni.
Non fraintendermi, io ho impiegato 9 anni per arrivare a conoscere l’inglese ad un livello tale da poter lavorare negli Stati Uniti.
Ho fatto i miei errori (un sacco di errori), ho intrapreso strade sbagliate, ma queste strade mi hanno permesso di accumulare molta esperienza, che oggi condivido nel mio blog.
Se vuoi ricordare una cosa soltanto di questo post, ricorda questa:
Non credere a quello che ti raccontano: l’inglese è facile e lo puoi davvero imparare senza studiare, ma soprattutto divertendoti e coltivando le tue passioni.
Ulteriori consigli per imparare l’inglese in poco tempo
Per imparare l'inglese in poco tempo serve un metodo ma anche seguire alcuni consigli utili
Chi non vorrebbe imparare a parlare fluentemente una lingua straniera e, soprattutto, riuscire a farlo velocemente? La risposta è scontata: chiunque.
Tuttavia, imparare una nuova lingua richiede tempo perché ci sono regole da interiorizzare, un infinità di parole da apprendere, nonché gli esercizi per affinare la pronuncia.
Eppure, lo abbiamo visto, modi per imparare in fretta l’inglese, proprio come ci ha raccontato Stefano, ci sono.
Ecco alcuni consigli e trucchi che ho raccolto per aiutarti ad apprendere questa lingua in poco tempo e, soprattutto, efficacemente e senza troppo sforzo.
10 consigli per imparare bene l’inglese
Apprendi dall’ascolto: ascoltare anche distrattamente in sottofondo e di continuo una conversazione in inglese è un modo di apprendere ortodosso ma efficace, che la scienza chiama implicito o inconscio (Arthur S. Reber, 1989);
Impara le parole per associazione di idee: associare una nuova parola da apprendere ad un’immagine non è solo un modo efficace per velocizzare l’apprendimento, ma anche estremamente divertente;
Parla con persone reali: esercitati nella conversazione, meglio se con un madrelingua, senza avere paura di sbagliare una parola o la pronuncia, acquisirai scioltezza e padronanza senza neppure accorgertene;
Ripeti allo specchio: in assenza di qualcuno con cui fare conversazione, esercitati da solo ripetendo allo specchio regole e parole nuove che hai imparato o, più semplicemente, raccontando qualcosa di te come fosse un compagno immaginario;
Iscriviti a canali YouTube o podcast (in inglese): Iscriviti a un canale tematico di un argomento che ti piace e inizia ad ascoltare mentre guidi o vai a scuola. La tua comprensione migliorerà ogni giorno di più;
Impara i suoni separatamente: la grammatica è obbligatoria da conoscere, ma prima di questo devi imparare a riconoscere i suoni. Parti dalla fonetica e concentrati sui suoni per te più difficili. Così imparerai a parlare inglese (e a farti capire) e, soprattutto, a comprendere gli altri quando parlano;
Utilizza il metodo del pappagallo: in inglese si dice “Shadowing” (“fare l’ombra”), ma in pratica significa ripetere “a pappagallo”, cioè fedelmente, le parole che si ascoltano di una conversazione;
Esercitati tutti i giorni: dedica ogni giorno un po’ del tuo tempo a imparare l’inglese, falla diventare un’abitudine. Un’assimilazione graduale è sempre più efficace di una sessione di studio concentrata;
Cambia la lingua del tuo smartphone: usando tablet o smartphone in inglese puoi migliorare il tuo livello della lingua e il tuo vocabolario, memorizzando ogni giorno nuove parole da associare alle varie funzioni del tuo dispositivo;
Lega l’apprendimento a uno scopo: prima di ogni altro consiglio che hai letto devi trovare la motivazione giusta per imparare l’inglese, che sia una passione da seguire, il piacere di viaggiare o, un nuovo lavoro all’estero. Se sei motivato i tempi necessari all’apprendimento si riducono.
Conclusioni
Spero che tu abbia trovato utili i suggerimenti di Stefano.
Anche se io e Stefano proponiamo approcci in parte differenti, su una cosa ci troviamo assolutamente d’accordo: se hai tempo da dedicare all’inglese, non sprecare soldi in costosi corsi d’inglese intensivi o peggio ancora nelle famigerate vacanze studio.
Leggi ciò che ti appassiona in lingua inglese, partecipa alle discussioni di coloro che condividono le tue passioni e soprattutto concediti la possibilità di sbagliare.
Solo superando questi blocchi guadagnerai quell’autostima necessaria per parlare la nuova lingua.
Ps. Le strategie di Stefano sono ideali per quei principianti che si avvicinano alla lingua. Se invece hai già delle basi d’inglese e vuoi passare al livello successivo, hai probabilmente bisogno di qualcosa di diverso.
Negli ultimi mesi, insieme a Fluentify (una delle più dinamiche start-up londinesi specializzate nell’apprendimento delle lingue online) abbiamo realizzato un nuovissimo corso di inglese interattivo finalizzato proprio a garantirti l’esperienza di apprendimento più coinvolgente e completa di sempre.
Il nome del Corso è YES! Inglese e include decine di video-lezioni, strategie di meta-learning (tecniche per velocizzare l’apprendimento) e sessioni live in cui potrai parlare direttamente con un Tutor madrelingua certificato, dedicato esclusivamente a te.
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Metterà in luce le tue lacune principali e ti permetterà di individuare su quali aree dovrai lavorare con più intensità.
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Come studiare bene e velocemente: 5 strategie infallibili
Vuoi scoprire come studiare bene e velocemente?
Sei arrivato nel posto giusto.
In questo articolo troverai alcune delle migliori strategie per imparare a studiare meglio e portare a casa quegli agognati 30 e lode.
A volte vengo contattato da studenti universitari che mi chiedono come studiare bene e più velocemente.
No, ho mentito: quello che mi chiedono davvero è qualche trucchetto per studiare male e senza perderci troppo tempo!
Certo non sono così diretti e spudorati, ma la sostanza non cambia:
“Andrea, tra 3 giorni ho un esame universitario e devo memorizzare 1.600 pagine, come posso fare: il tuo metodo di studio può aiutarmi?!“
No cocco mio, il mio metodo per studiare non può aiutarti.
Se ti sei grattato la uallera finora, non può aiutarti neanche San Gennaro!
Studiare bene e velocemente richiede impegno
“Non amo studiare. Odio studiare. Amo apprendere. Apprendere è meraviglioso.”
Natalie Portman.
Inutile girarci intorno, se vuoi ridurre drasticamente le tue ore di studio non puoi continuare ad affrontare l’università “à la cazz di can”.
Studiare bene e velocemente significa innanzitutto aumentare in modo vertiginoso la qualità delle (poche) ore che trascorrerai sui libri.
Diciamocelo, leggere svogliatamente un capitolo rispondendo nel frattempo ai messaggi di WhatsApp, Facebook o dei piccioni viaggiatori è molto più comodo del doversi concentrare unicamente sui propri libri di testo.
Ripetere meccanicamente una definizione con l’entusiasmo di un bradipo nano delle Ande è molto più facile del dover riflettere su quanto si sta studiando.
Evidenziare indiscriminatamente l’intero paragrafo come farebbe un imbianchino fatto di LSD è molto più banale del dover sottolineare unicamente i concetti chiave.
Studiare bene e velocemente richiede impegno.
Se stavi cercando metodi per studiare più velocemente con qualche soluzione fast-food per i tuoi problemi, mi spiace ma sei nel posto sbagliato: per le pillole magiche o le promesse sensazionalistiche, devi provare il secondo blog a destra.
Se al contrario hai finalmente deciso di impegnarti per dare una raddrizzata al tuo percorso universitario e capire una volta per tutte come si studia in maniera efficace, continua a leggere.
In questo articolo scoprirai 5 tecniche di studio infallibili:
Studiare più velocemente grazie alla pre-lettura.
Studiare meglio grazie alla tecnica sniper.
Imparare velocemente con le mappe concettuali
Non dimenticare più nulla grazie alla regola della scuola materna.
Memorizzare qualsiasi cosa con la tecnica dei Loci di Cicerone.
Come studiare bene e velocemente con la pre-lettura
Se i tuoi esami universitari prevedono tomi da 500, 800 o addirittura 1.000 pagine, riuscire a raddoppiare o triplicare la tua velocità di lettura ti consentirebbe di risparmiare parecchie ore di studio.
Il problema è che c’è molta confusione (e molte leggende metropolitane) su cosa sia davvero la lettura veloce e su come si possano studiare tante pagine in poco tempo.
Per quella che è la mia esperienza, raggiungere le 600-800 parole al minuto (un lettore medio arriva a 200-250 pam), con il 100% di comprensione del testo, richiede innanzitutto tanta, ma davvero tanta, pratica.
Per iniziare puoi partire da queste 3 tecniche di lettura veloce (nel post linkato trovi anche una nuova applicazione per divorare gli articoli online).
Non è il caso però di scoraggiarsi.
Esistono infatti strategie di lettura veloce che ti aiuteranno a migliorare la qualità (e la rapidità) del tuo studio fin dalla loro prima applicazione: sto parlando della pre-lettura.
Ecco come funziona:
Ancora prima di iniziare a studiare, cerca di familiarizzare con il libro di testo (o con gli appunti del libro):
Leggi rapidamente l’indice del capitolo.
Sfoglia le pagine del capitolo cercando semplicemente di prendere dimestichezza con la struttura delle sezioni.
Leggi i titoli delle sezioni principali e il primo e l’ultimo paragrafo di ogni sezione (max 2-3 righe di testo).
Poniti poi queste 2 semplici domande:
Quali sono i concetti chiave che voglio apprendere grazie a questo capitolo? (se hai letto l’indice e le sezioni principali, ti saranno abbastanza chiari).
Questo capitolo è fondamentale per la mia preparazione, oppure no? (questa domanda ti aiuta a fare chiarezza sul livello di dettaglio con cui dovrai studiare).
That’s it.
Inizialmente potresti considerare la pre-lettura un’inutile perdita di tempo: in realtà ti porterà via al massimo 5-7 minuti per ogni capitolo, ma applicandola costantemente scoprirai come il tuo studio diverrà molto più scorrevole arrivando a farti risparmiare più di 1 ora del tuo tempo, ma soprattutto sarai in grado di assorbire i diversi concetti con maggiore facilità, sfruttando ad esempio il principio della Piramide dello Studio.
Bonus: vuoi preparare il doppio degli esami nella metà del tempo? Fai il Test sugli "Stili Cognitivi" e scopri subito le tecniche di studio più adatte a te!
FAI IL TEST
Vediamo ora la tecnica #2:
Come studiare bene e più rapidamente grazie alla tecnica sniper
Tecnica di studio sniperI tiratori scelti (i cosiddetti sniper) e i gamers di mezzo mondo, utilizzano spesso l’espressione:
“One shot, one kill. No luck, just skill.”
Che tradotto significa: “Un colpo, un bersaglio. Niente fortuna, solo abilità” (tu, giocatore di CoD, smetti di galvanizzarti! ;-).
Citazioni belliche a parte, c’è un atteggiamento mentale che ti sta costando fin troppe ore di studio: la convinzione che per essere davvero preparato devi leggere e ripetere meccanicamente il tuo materiale di studio fino alla nausea. Si tratta di una cavalfiorata!
In uno dei contenuti bonus della mia guida APP – Autostima Passo Passo ho inserito un semplice test che dimostra come la nostra autostima (quello che crediamo di noi stessi) possa influenzare profondamente le nostre capacità di studio.
Non fraintendermi, non ti sto suggerendo di diventare un pallone gonfiato per eccellere all’università.
Il messaggio che vorrei trasmetterti è che devi iniziare a fidarti delle tue abilità mentali.
Registrare le lezioni del Prof., scrivere riassuntini ultra-dettagliati o ripetere a pappagallo il materiale di studio fino allo sfinimento, sono tutte strategie di studio fallimentari.
La ragione è molto semplice: più “stampelle mentali” fornisci al tuo cervello e più il tuo cervello si impigrisce.
La nostra mente è infatti uno degli strumenti più efficienti inventati dalla natura, questo significa che non è disposta a sprecare attenzione, memoria o energia a meno che non sia assolutamente indispensabile.
In fondo, perché dovrebbe ricordare una definizione al primo colpo se l’abbiamo abituata ad avere altre 178 occasioni per memorizzarla?!
Questo comportamento è legato in parte al famoso effetto Zeigarnik: il tuo cervello si dimentica automaticamente di qualcosa a meno che non abbia un motivo davvero importante per ricordarlo.
Se continui ad utilizzare degli “aiutini”, la tua mente non saprà mai come apprendere e come memorizzare velocemente.
Ok André, ho capito: cosa devo fare per stimolare la mia memoria e “tenerla sulle spine”?!
Chiediti… con quanta attenzione leggeresti il capitolo del tuo libro di testo se avessi un’unica possibilità irripetibile di visionare quel materiale?
Intendiamoci bene, non ha senso estremizzare.
Probabilmente una sola lettura non ti sarà sufficiente, anche se la pre-lettura ti aiuterà molto in questo senso, ma se vuoi imparare a studiare bene e velocemente devi adottare la filosofia “One shot. One kill“.
Le tue risorse mentali sono preziose, ogni volta che ti siedi di fronte ad un libro di testo devi farlo come se fosse per te l’unica occasione per apprendere quello che stai studiando.
Elimina le distrazioni, assumi l’atteggiamento dello sniper ed inizia ogni sessione utilizzando una di queste 5 tecniche di concentrazione.
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Come imparare meglio grazie alle mappe concettuali
Se vuoi davvero apprendere come studiare bene e velocemente devi stamparti a fuoco in fronte che la rielaborazione è la fase cruciale dello studio.
Senza rielaborazione non c’è vero apprendimento e senza apprendimento la memorizzazione diventa un’attività meccanica, alquanto inutile e dispendiosa.
Tra i migliori strumenti di rielaborazione vi sono senza dubbio le mappe concettuali.
La tecnica di studio delle mappe mi è stata insegnata per la prima volta alle scuole medie, dal mio insegnante di musica.
Da allora sono state le mie fedeli compagne di studio riuscendo a farmi studiare senza ripetere troppe volte.
Se non le hai mai utilizzate puoi trovare indicazioni semplici e pratiche per capire come studiare più velocemente con le mappe concettuali in questo post.
Come ripetere seguendo la regola della scuola materna
Oggi voglio però parlarti di un’altra strategia di rielaborazione estremamente efficace e che può essere utilizzata sia prima di redigere le tue mappe, sia in fase di ripetizione: la regola della scuola materna.
“Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna.”
A. Einstein.
Se solo metà delle citazioni attribuite ad Einstein fossero vere, il Fisico tedesco doveva saperla davvero lunga.
Continuare a ripetere meccanicamente un paragrafo nella speranza che rimanga “appiccicato” alla tua memoria, come una pallina da tennis lanciata contro un muro, è un’impresa vana.
Per apprendere (e memorizzare) un concetto devi essere in grado di rielaborarlo a parole tue. Meglio ancora: devi essere in grado di spiegarlo ad un bambino della scuola materna (o alla nonna di Einstein).
L’idea di fondo è quella di riuscire a ridurre un concetto complesso ai suoi minimi termini, comprendere insomma quali sono gli ingredienti essenziali e come interagiscono tra loro: questo vale per una formula di chimica, come per un teorema di matematica, per un principio giuridico, come per un concetto medico.
Per applicare nella pratica la regola della scuola materna, ti consiglio di utilizzare le similitudini.
Secondo il dizionario della lingua italiana:
“Una similitudine è una figura retorica che consiste nell’instaurare un paragone, un rapporto di somiglianza fra due cose o concetti.”
Utilizzando in modo appropriato le similitudini per rielaborare ciò che studi, riuscirai a collegare concetti nuovi ad idee a te familiari, ovvero idee che hai già appreso in passato e le cui strutture neurali sono ben consolidate nel tuo cervello.
Sfruttare questa figura retorica per studiare nuovi concetti è un po’ come andare a vivere all’estero e trovare finalmente un ristorante che cucini il tuo piatto preferito: ti senti un po’ più vicino a casa e ciò che ti sembrava fino a quel momento alieno, inizia a sembrarti più familiare.
(Indovina un po’?! Ho appena utilizzato una similitudine…).
Come ricordare ciò che studi con la tecnica dei loci di Cicerone
Cicerone, il più grande oratore della storia antica imparava i suoi celebri discorsi a memoria. Difficile da credere, vero?
Eppure, il suo metodo è ancora oggi una delle mnemotecniche più note ed efficaci per schematizzare ed imparare in poco tempo concetti e nozioni, e ricordarli in un ordine ben preciso.
Ti sei mai chiesto, ad esempio, perché quando si parla spesso utilizziamo espressioni come “in primo luogo” o “in ultima instanza”?
Bene, queste erano espressioni usate dallo stesso Cicerone per memorizzare in fretta i suoi pensieri con la tecnica dei loci, anche detta Palazzo della Memoria.
Luoghi, stanze, palazzi. Ma che c’entrano con le infallibili tecniche di studio di cui stiamo parlando in questo articolo? C’entrano, eccome. Vediamo in che modo.
Cicerone scriveva nel paragrafo XXXIV del “De Oratore”, che nell’esercizio di imparare a memoria
“non mi dispiace affatto che voi usiate, (…) anche codesto metodo che (…) cerca di legare la memoria a immagini e luoghi determinati”.
La mnemotecnica di Cicerone consiste, quindi, nel trasformare ogni concetto e nozione che vuoi memorizzare, ad un’immagine. Per poi, associarla ad immagini di luoghi che per te sono familiari (stanze, strade, piazze o qualsiasi altro luogo ti pare).
Il grande Cicerone, ad esempio, quando doveva ricordare le sue celebri orazioni, era solito assegnare ad ogni colonna dell’edificio in cui avrebbe parlato una parte del suo discorso che già era collegata ad un’immagine esistente nella sua memoria.
In questo modo, al momento di parlare, avrebbe guardato in direzione di questa o quella colonna, per ricordare ciò che doveva pronunciare.
Ora, a te sicuramente non servirà per proferire lunghe orazioni in senato come faceva Cicerone, ma ti potrebbe tornare utile per tenere a mente i concetti del tuo prossimo esame di giurisprudenza o se devi ricordare le formule per una verifica di matematica.
Fidati di me! Già dalla prossima sessione di studio che affronterai, inizia a mettere in pratica tutto quello che hai imparato con le tecniche di memoria presenti in questo articolo e vedrai che i risultati non tarderanno ad arrivare.
Studio efficace e rapido: risposta alle domande comuni
Molti utenti scrivono o lasciano commenti chiedendo consigli e trucchi per riuscire a passare un compito in classe, un’interrogazione o un esame universitario. Ecco alcune risposte alle domande più comuni:
Quale metodo mi consigli per studiare per una verifica?
Sintetizza i concetti che hai appreso nelle settimane precedenti alla verifica con mappe o riassunti. Ma sforzati di creare anche dei collegamenti concettuali tra i vari argomenti, senza limitarti all’apprendimento mnemonico.
Credi che possa prepararmi in 3 giorni per un esame?
Dipende. Dal tipo di esame, innanzitutto. Se speri di passare l’esame di diritto penale studiandolo in 72 ore, rischi una cocente bocciatura. Per esami più piccoli e semplici, in tre giorni potrebbe essere fattibile.
Queste strategie per tutte le materie e corsi di studio?
Certo! Queste tecniche di memoria ti saranno utili per qualsiasi cosa tu intenda studiare, che sia matematica, storia, filosofia, geografia o per la preparazione degli esami di medicina o giurisprudenza. Ma, è necessario che tu abbia un metodo di studio valido. Se ti manca quello, anche la più efficace tecnica di studio non ti aiuterebbe.
Consigli Finali
Per studiare bene devi eliminare ogni distrazione e seguire uno stile di vita equilibrato
Prima di concludere questo nostro articolo sulle tecniche per studiare bene e più velocemente, vorrei lasciarti altri preziosi consigli per uno studio efficace e proficuo.
Ma ricorda: è sempre l’organizzazione del tempo che dedichi allo studio ad essere fondamentale. Con una tabella di marcia precisa e tanta buona volontà, sarai in grado di raggiungere gli obiettivi di studio che ti sei prefissato. Ma, ecco quello che puoi fare in più:
10 consigli finali per studiare bene
Elimina le distrazioni: metti lo smartphone in modalità aereo o spegnilo del tutto, così non avrai la tentazione di controllare notifiche e social;
Leggi ad alta voce: come dimostra uno studio di MacLeod e Ozubko del 2010 secondo cui può “aiutare gli studenti ad apprendere più velocemente della lettura silenziosa”.
Prendi appunti a mano: scrivere a mano invece che col proprio computer (fonti: Mueller, Oppenheimer, 2014) aiuta ad elaborare, riformulare e fissare meglio le informazioni;
Spiega l’argomento che studi a qualcuno che non lo conosce: usa parole semplici, così sarà più facile ricordarlo poi;
Fai i riassunti: riassumendo in concetti elementari quello che hai appena sottolineato sarà molto più semplice riuscire a memorizzarli;
Studia più argomenti al giorno: distribuisci più materie o argomenti durante la giornata, così il tuo cervello si allenerà ad apprendere e memorizzare meglio e più velocemente, dedicando ad esempio 1 ora a studiare fisica, 1 ora a filosofia e 1 a storia dell’arte;
Crea un gruppo di studio: il lavoro in gruppo è sempre molto produttivo per l’apprendimento, purché ti scelga compagni di studio motivati nello studio quanto te;
Fai pause regolarmente: staccare per un po’ dai libri migliora la produttività e aumenta la concentrazione;
Scegli un ambiente di studio illuminato e areato, per facilitare la concentrazione;
Non fare le ore piccole davanti ai libri: un sonno regolare aiuta ad essere più riposati al mattino.
Conclusioni
Mi piacerebbe salutarti con un altro concetto davvero importantissimo: tutte le tecniche di miglioramento dello studio, di memorizzazione e di lettura veloce che imparerai, potranno esserti estremamente utili durante tutto il tuo percorso accademico ma, senza un metodo chiaro e comprovato, difficilmente riuscirai a ottenere il cambiamento sostanziale che vorresti.
So a che stai pensando: “ Andrè, è da sempre che sento parlare di questo fantomatico metodo di studio ma, a dire il vero, mi sembra tutto un pò troppo fumoso…”
Non ti sto parlando di un metodo generale, ma di quel metodo calibrato sul tuo stile cognitivo!
“Come? Stile Cognitivo?
Proprio così, ognuno di noi ha le proprie predisposizioni e credere di poter imparare tutti nello stesso modo è a dir poco insensato.
Il primo passo per migliorare la qualità del tuo studio è quello di individuare il tuo stile cognitivo e, sulla base di questo, adottare poi le migliori tecniche di studio per te.
Se vuoi individuare il tuo stile cognitivo, le tecniche di studio più adatte a te e capire come sviluppare il tuo personale piano di apprendimento, ho preparato un test gratuito. Lo puoi completare in meno di 5 minuti cliccando il pulsante nel box qui sotto.
Buon Test!
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Benvenuti nella società rettiliana
In questo intervento d’eccezione, lo psicologo e professore Pietro Trabucchi approfondisce per i lettori di EfficaceMente i rischi di una società, quella moderna, che rincorre continuamente le gratificazioni immediate e ha ormai perso la capacità di autoregolazione, fondamentale per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo degno di tale definizione.
Introduzione
(a cura di Andrea Giuliodori, fondatore EfficaceMente)
Fine 2010. Avevo da poco completato la lettura di uno dei migliori libri letti fino a quel momento sul tema della resilienza e della forza di volontà: “Resisto dunque sono“, dello psicologo e professore universitario specializzato in prestazioni sportive, Pietro Trabucchi.
Quel libro non solo ha migliorato la mia vita, facendomi scoprire risorse interne che non sapevo neanche di avere.
La sua lettura ispirò, infatti, anche la stesura di uno degli articoli di EfficaceMente più letti di sempre.
Ho dunque un debito di riconoscenza nei confronti di Pietro Trabucchi e averlo oggi ospite sulle pagine del blog, con un suo intervento per i miei lettori, è un piccolo, grande sogno che si realizza.
Nello specifico, qualche settimana fa, dopo aver completato la lettura del suo ultimo manuale, “Nelle tempeste del futuro” (straconsigliato!), sono entrato in contatto con lo psicologo, scelto da numerose squadre olimpiche italiane, per “strappargli” un intervento qui sulle pagine di EfficaceMente.
Devi sapere infatti che, coerente con i principi di cui parla nei suoi libri, Trabucchi non ha profili social e i suoi interventi e interviste si misurano con il contagocce.
Ma ce l’abbiamo fatta.
Passo dunque la parola al Prof. Trabucchi, che in questo articolo ci parlerà della “società rettiliana“, dei suoi rischi e quali abilità e competenze dobbiamo allenare per non esserne vittime.
Buona lettura.
Andrea Giuliodori.
Il combattimento senza quartiere che si consuma ogni giorno dentro di noi
Nessuno è libero se non è padrone di sé stesso.
Epitteto (I secolo d.C.)
Dovendo attribuire un nome alla società contemporanea, la chiamerei “rettiliana“. Sebbene la mia definizione possa apparire vagamente ironica (e in un certo senso lo è), origina da qualcosa di molto serio.
L’aggettivo “rettiliano” per indicare le strutture più arcaiche del nostro cervello venne utilizzato per la prima volta dal neurologo americano del secolo scorso Paul MacLean, nella sua teoria del cervello tripartito. MacLean descriveva un network cerebrale comparso per la prima volta nei rettili, da cui originano le nostre più potenti spinte istintive.
Il concetto di cervello rettiliano fornisce una base neuroscientifica a una verità millenaria, narrata attraverso le religioni, i miti e molte opere letterarie:
in ogni essere umano si svolge un combattimento senza quartiere tra i suoi impulsi emozionali profondi e il tentativo di controllarli.
Questa lotta interiore appartiene all’umanità fin dalle origini: non a caso la storia della nostra civiltà incomincia proprio con un fallimento nel controllare l’impulso a mangiare una mela proibita.
Il cervello rettiliano innesca risposte emotive velocissime, automatiche, potenti ma rigide.
L’impulsività rappresenta la soluzione più efficace se abitiamo nella giungla. Se scappare o aggredire sono i nostri strumenti quotidiani, allora dobbiamo essere fulminei: più saremo riflessivi e più rischieremo di perdere la vita.
Se invece l’ufficio ha sostituito la savana, i vecchi metodi non vanno più bene.
Controllare la bestia fremente
bestia fremente
Le spinte rettiliane in gran parte dei contesti sociali attuali devono essere mediate e ammortizzate dai centri cerebrali superiori.
La bestia fremente e sbavante dentro di noi va educata e ingentilita. Non per moralismo, ma per un motivo ben più profondo: se non riuscissimo a tollerare le frustrazioni, a controllare la rabbia, a posticipare la soddisfazione immediata del piacere in un contesto complesso qual è il mondo attuale, la nostra sopravvivenza sarebbe a rischio.
La psicologia descrive questa capacità di controllare gli impulsi emotivi e posticipare la soddisfazione del piacere con il termine self-regulation (autoregolazione o autocontrollo).
Da un punto di vista neurocognitivo l’autoregolazione si basa sull’azione modulatrice svolta dalle aree prefrontali sui network più antichi sottostanti, quelli che appunto McLean definiva “rettiliani”.
L’autoregolazione è così importante oggi (e lo sarà sempre di più in futuro) perché gli obiettivi che ci poniamo, e i contesti in cui operiamo, sono oggi sempre più complessi, incerti e frustranti.
Questo ci richiede di sviluppare e allenare una serie di competenze che derivano dall’autoregolazione:
saper dilazionare la gratificazione
sapersi concentrare
saper tollerare la frustrazione
saper tollerare l’incertezza
In particolare, saper rimandare la gratificazione è fondamentale per inseguire mete lontane nel tempo.
L’importanza della gratificazione dilazionata
Dipendenza da smartphone
Il principio della gratificazione dilazionata rappresenta uno dei pilastri fondamentali di ogni attività tipicamente umana.
Pensiamo, per esempio, al processo dell’allenamento: mi alleno duramente oggi, rinunciando al piacere immediato, per risultati che giungeranno soltanto domani.
In sostanza, se ci si pone qualsiasi obiettivo che non sia la mera sopravvivenza economica, bisogna crederci e tenere duro. Eppure, oggi siamo di fronte a un paradosso.
Questa capacità autoregolativa di cui abbiamo così bisogno è sempre più carente: se la difficoltà a controllare gli impulsi ha accompagnato il genere umano fin dagli albori, ora il problema è diventato un’emergenza collettiva.
La società rettiliana è una società in cui le persone sono sempre più impulsive, fanno fatica ad autodisciplinarsi, riescono a perseguire solo gratificazioni istantanee (vogliono “tutto e subito“) e spesso soffrono di disturbi dell’attenzione.
È la struttura della società attuale a plasmare i nostri cervelli con caratteristiche a bassa autoregolazione.
In altre epoche la sopravvivenza richiedeva concentrazione continua (pensiamo a cos’era la caccia per gli uomini primitivi), pazienza, pianificazione.
Oggi, utilizzando semplicemente il nostro smartphone possiamo ottenere informazioni su qualsiasi argomento; possiamo accedere a film, libri, giochi e contenuti musicali; fare nuove conoscenze oppure ordinare prodotti di ogni genere. Il tutto istantaneamente e senza alcuno sforzo.
L’autocontrollo viene disimparato perché la nostra esistenza si compie in contesti che premiano le risposte impulsive, la ricerca di gratificazioni immediate e la continua distrazione.
Oggi, l’ambiente in cui viviamo brulica di stimoli gratificanti e quindi potenzialmente distraenti.
Per esempio, il suono della notifica di un messaggio sullo smartphone provoca il rilascio di dopamina nel cervello rettiliano perché ci siamo abituati ad associare quello stimolo con una novità potenzialmente più piacevole del noioso qui e ora.
La tecnologia, aumentando esponenzialmente i margini di ricompensa nascosti in ogni attimo della nostra vita, ha reso l’istante presente insopportabilmente privo di interesse. E, per riuscire a rimanere concentrati sul monotono “qui e ora”, trascurando questi stimoli che promettono una pronta gratificazione, bisogna saper esercitare molto autocontrollo.
Come allenare l’autoregolazione
Per quanto oggi gli individui della nostra società siano mediamente molto poco allenati all’autoregolazione, intorno a noi non mancano casi di eccellenza.
Un ottimo esempio del livello di auto-controllo che si può raggiungere con il costante allenamento io l’ho rinvenuto nelle Forze Speciali dell’Esercito italiano, un contesto che ho descritto nel mio ultimo libro “Nelle tempeste del futuro”.
L’allenamento dell’autoregolazione si realizza a partire dalla vita quotidiana, limitando i poteri di quella “macchina del piacere immediato” che è il cervello rettiliano.
Il passo fondamentale per farlo è quello di inserire un endoscheletro di autodisciplina nella nostra esistenza: il che significa costruirsi una routine di abitudini efficaci, saper organizzare il proprio tempo, evitare di procrastinare, resistere alle tentazioni.
Alla base di tutte queste azioni c’è quel fenomeno che una volta i filosofi definivano la “forza di volontà”; e che invece oggi – grazie alle neuroscienze- sappiamo essere l’influenza regolatoria delle aree prefrontali della nostra corteccia sull’antico network rettiliano. Da un punto di vista neuroscientifico, “forza di volontà” e “autoregolazione” coincidono.
Molti autori hanno paragonato la forza di volontà ad un muscolo, ed il paragone mi pare assolutamente calzante.
Ogni volta che ci imponiamo qualche piccolo passo in avanti, non otteniamo solo un progresso nell’attività in cui eravamo impegnati: rinforziamo anche la competenza generale, l’autoregolazione, rendendola più pronta e potente per i successivi balzi in avanti che ci aspettano.
Pietro Trabucchi.
Ringrazio nuovamente il Prof. Trabucchi per il suo intervento e lancio una sfida a te che ci stai leggendo:
Cosa farai, oggi, per allenare il tuo muscolo della forza di volontà?
Quale passo compirai, tra quelli che hai per troppo tempo rimandato?
A quali tentazioni resisterai?
Che la forza… di volontà, sia con te!
Buon allenamento.
Ps. All’inizio dell’articolo ti ho detto che i libri di Trabucchi hanno avuto un impatto estremamente positivo sulla mia vita.
Un esempio concreto?
I numerosi racconti ed esempi riportati nei suoi manuali sono veri e propri “integratori” per l’anima e la mente.
Leggendoli sei ispirato a diventare una migliore versione di te stesso, a superare i tuoi limiti e a sviluppare quella forza di carattere che permea in ogni pagina dei suoi libri.
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I 5 linguaggi dell’amore (e come miglioreranno le tue relazioni)
Sapevi che le persone esprimono il proprio amore in maniere diverse, con linguaggi diversi? Questo articolo dedicato proprio ai 5 linguaggi dell’amore ti aiuterà ad avere migliori relazioni con il tuo partner e, in generale, tutte le persone a cui tieni (anche quelle che vuoi conquistare).
Hai mai sentito o detto queste frasi?
“Non mi sento amata/o”.
“Non capisco cosa vuole!”
“Non fa mai qualcosa per me!”
“Non ti basta mai niente!”
“Che cosa ti devo dimostrare?”
Eh già.
A chiunque è capitato nel corso delle proprie relazioni: sapere che l’altra persona ci vuole bene ma non sentirlo fino in fondo, oppure amare tanto qualcuno ma accorgersi di non riuscire a farglielo percepire.
Può essere successo con il proprio partner, come anche con un amico o un membro importante della propria famiglia.
Da lì, pensieri, incomprensioni, discussioni.
Se ti sei chiesto almeno una volta nella vita come riuscire a superare questi scogli e relazionarti con gli altri in maniera efficace, il celebre consulente relazionale Gary Chapman ha avuto un’intuizione che ha aiutato moltissime persone ad avere relazioni più felici.
Sto parlando dei linguaggi dell’amore. Scopriamoli…
Chapman e i 5 linguaggi dell’amore
Nei suoi anni di attività, Chapman ha osservato questa realtà semplice ma decisiva:
persone diverse, con personalità diverse, ricevono ed esprimono amore in modi molto diversi.
Secondo lo studioso, esistono complessivamente 5 linguaggi o modalità per comunicare l’amore, che si tratti di sentimento per il partner, per la propria famiglia o per il proprio figlio.
Li ha raccolti nel suo bestseller “I 5 linguaggi dell’amore“, un libricino che consiglio a chiunque voglia migliorare le proprie relazioni (amorose e non solo).
Eccoli i 5 linguaggi individuati da Chapman:
Affermazioni verbali.
Tempo di qualità.
Contatto fisico.
Atti di servizio.
Regali.
Naturalmente tutti noi apprezziamo tutti e 5 i linguaggi dell’amore (sempre meglio di niente 😅), eppure, ognuno di noi ha un suo linguaggio preferito, un linguaggio che, se utilizzato dal partner e dagli altri, ci fa sentire davvero amati e apprezzati.
Ti faccio un esempio.
Una persona che utilizzerà in prevalenza il canale del contatto fisico per dimostrare il proprio affetto sarà caratterizzata da una spiccata espansività, abbraccerà e accarezzerà con entusiasmo chi ama e a sua volta sarà più gratificata da una persona incline ad abbracciarla spesso e a confermarle il proprio amore attraverso carezze e coccole fisiche più che da una che la riempia di regali.
Conoscere il tuo linguaggio dell’amore predominante e quello del tuo partner ti permetterà di migliorare le tue relazioni, facendo stare meglio la persona che ami e sentendoti meglio in prima persona.
Vediamo dunque subito insieme, in dettaglio, quali sono i 5 linguaggi dell’amore individuati da Chapman.
I 5 linguaggi d’amore: le AFFERMAZIONI VERBALI
“Ti amo”.
“Sono davvero orgoglioso/a di te.”
“Sei bellissimo/a.”
“Sei la persona che vorrei al mio fianco per il resto della mia vita.”
“Sono sicuro/a che andrà tutto bene.”
“Grazie per aver portato fuori la spazzatura.”
Questi sono solo alcuni esempi di parole d’amore che possiamo rivolgere ai nostri cari.
Affermare il proprio affetto a parole, che si tratti di frasi esclamate, sussurrate all’orecchio o scritte via whatsapp, rappresenta proprio uno dei 5 linguaggi dell’amore.
Si tratta di dichiarazioni, complimenti, attestati di stima, come anche di parole d’incoraggiamento, semplici apprezzamenti per un aiuto pratico o commenti gentili.
Insomma, tutte le volte che decidiamo di esprimere il nostro sentimento utilizzando le parole, impieghiamo questo tipo di linguaggio dell’amore.
Le persone che lo apprezzano particolarmente saranno le prime a usarlo come canale comunicativo primario e si sentiranno comprese e amate ogni volta che riceveranno questo tipo di esternazioni.
CONSIGLI:
Se il tuo partner, o una persona a cui tieni particolarmente, ha come linguaggio dell’amore predominante quello delle affermazioni verbali, allora…
Raccogli delle citazioni che possono essere significative per chi ami (se sei in cerca di ispirazione, qui trovi quelle che ho raccolto personalmente 😉 )
Fai notare al tuo partner un suo talento, una cosa che è bravo a fare.
Incoraggialo.
Ringrazialo se fa qualcosa di gentile per te.
Ma vediamo il secondo linguaggio individuato da Chapman.
TEMPO DI QUALITÀ
Immagina di iniziare una conversazione importante con il sottofondo di una serie Netflix, mentre il tuo partner si distrae a guardare le notifiche del suo smartphone e magari si mette pure a rispondere.
E ora immagina di fare la stessa cosa mentre lui o lei ti guarda negli occhi con attenzione e interesse sincero, senza distrazioni esterne, facendoti sentire compreso e importante.
C’è una bella differenza, vero?
Questo è un esempio di “tempo di qualità” che una coppia si può dedicare. Ascolto attivo, conversazioni significative, presenza sono tutte declinazioni tipiche di questo linguaggio dell’amore.
Così come lo è prendersi una giornata per fare un’esperienza piacevole per entrambi o condividere attività ricreative.
La persona sensibile a questo linguaggio dell’amore apprezzerà soprattutto la tua attenzione e il fatto che tu ti concentri su di lei. Darà più peso alla qualità che alla quantità. E sarà bravissima a dedicarti tempo e attenzioni assolute.
CONSIGLI:
Metti da parte lo smartphone e dedica dei momenti di attenzione completa al tuo partner.
Quando ci parli, cerca di guardarlo negli occhi (non fissarlo però continuamente… è roba da sociopatici 😅).
Evita di dover dare sempre consigli (questo vale soprattutto per noi maschietti): cerca semplicemente di ascoltarla/lo e apprezza quanto ti sta dicendo.
Se la persona che ami è lontana, ricavati del tempo per farle una telefonata con tutta calma.
CONTATTO FISICO
Abbracci, carezze, baci, contatto sessuale, ma anche e semplicemente la vicinanza fisica con la persona amata: questo è ciò che importa di più a chi ha come linguaggio dell’amore prevalente quello del “contatto fisico“.
Queste persone soffrono più di tutte la distanza dal partner e si sentono bene anche semplicemente guardando un film seduti sul divano abbracciati alla loro dolce metà.
Apprezzano in particolare la sensazione di calore che deriva dal tocco fisico, che probabilmente viene dalla loro infanzia, quando i genitori trasmettevano loro amore attraverso le coccole.
Sono particolarmente espansivi, e anche quando si tratta di relazioni superficiali, come quelle tra colleghi di lavoro, non fanno mai mancare una pacca sulla spalla d’incoraggiamento o un buffetto sulla guancia.
CONSIGLI:
Tieni per mano la persona che ami.
Offrile un massaggio rilassante
Cogli ogni occasione per comunicare il tuo amore attraverso il tuo corpo: anche un tocco sul braccio in senso di stima o una carezza tra i capelli.
Se la persona è lontana, dille che la vorresti abbracciare/baciare/tenerla forte accanto a te. Questo può far sì che il suo cervello produca le stesse endorfine di un vero e proprio contatto piacevole.
Vediamo il prossimo linguaggio dell’amore tra i 5 individuati da Chapman…
ATTI DI SERVIZIO
Hai presente quando arrivi a casa distrutta dopo un’intensa giornata di lavoro e il tuo partner si offre di cucinarti la cena mentre tu puoi prenderti mezz’ora per rilassarti sul divano?
Questo tipo di linguaggio dell’amore è connesso ai gesti e alle azioni concrete, piccole o grandi che siano, che mirano ad alleggerire la vita della persona amata.
Aiutarti nel tuo lavoro, fare la spesa per conto tuo, portarti la colazione quando sei ammalato sono tutti “atti di servizio” che ti migliorano la vita e ti fanno sentire compreso, sostenuto, appoggiato.
Tra i 5 linguaggi dell’amore, questo è il più apprezzato dalle persone che danno più peso alle azioni che alle parole (tipo un ingegnere capricorno come me 😅) e si sentono amate da chi dimostra nei fatti quanto loro siano importanti.
A loro volta, naturalmente, dimostreranno il proprio amore preferibilmente così.
CONSIGLI:
Se il tuo partner è stanco, pensa a cosa gli pesa fare in quel momento e offriti di aiutarlo.
Chiedigli di tanto in tanto se gli serve qualcosa.
Sii proattivo: guardati intorno e previeni qualche suo bisogno.
Bastano anche piccole attenzioni per rendere meno stressante la vita quotidiana di una persona a te cara.
REGALI
Stai lavorando nel tuo ufficio quando, improvvisamente, citofona il corriere per consegnarti proprio il libro introvabile che desideravi da un po’.
È stato tuo fratello che, dopo una ricerca tenace, l’ha scovato e te l’ha fatto spedire.
Che bella sensazione, eh?
Questo è ciò che si prova quando si ricevono regali significativi.
Se i “regali” sono il tuo linguaggio dell’amore preferito, ti sentirai particolarmente amato quando qualcuno ti dedicherà dei doni.
Non importa che siano chissà quanto costosi o appariscenti: ti colpirà il tempo e l’impegno dedicati a sceglierli o realizzarli, sarai commosso da tutto quello che sta dietro l’oggetto ricevuto, da come abbia centrato bene i tuoi gusti.
Naturalmente, se questo è il tuo linguaggio dominante, sarai bravissimo a fare regali alle persone che ami e ti piacerà particolarmente impiegare il tuo tempo in questa occupazione.
CONSIGLI:
Presta attenzione a quello che la persona che ami ricerca o dice di desiderare, alle sue passioni.
Metti da parte i tuoi gusti: il regalo deve riflettere le preferenze di chi lo riceverà.
Il prezzo è un dato puramente indicativo: entusiasma di più un regalo che costa meno ma che è più studiato rispetto a uno più costoso e generico.
Non aspettare compleanni, anniversari e ricorrenze varie: regala quando ti senti di farlo.
Esprimi gratitudine quando ricevi regali.
Usa i 5 linguaggi dell’amore per migliorare le tue relazioni
Conoscere i 5 linguaggi dell’amore e comprendere quali siano più efficaci per noi e per le persone a noi care ci aiuta a…
A) Aumentare la nostra intelligenza emotiva e il nostro altruismo
Per cercare di andare incontro alle esigenze del tuo partner ti ritroverai a prestargli molta più attenzione.
In più, una volta scoperte le preferenze del tuo partner, dovresti divertirti a sperimentare linguaggi dell’amore diversi per andargli incontro. Proverai nuovi modi di comunicare il tuo amore, così come anche lui farà con te.
Ciascuno imparerà a mettere i bisogni dell’altro al di sopra dei propri.
Questo circolo virtuoso di empatia e altruismo contribuirà a rendere più ricco e soddisfacente il vostro rapporto.
B) Mantenere l’intimità di coppia
Imparare a comunicare meglio, parlando regolarmente delle proprie necessità, genera maggiore comprensione, connessione e intimità.
C) Promuovere la crescita personale
Abbandonare il proprio egoismo, cercando la comprensione profonda di un’altra persona, ti porterà facilmente a uscire dalla tua zona di comfort e a coltivare una mentalità dinamica.
In questo modo, ti troverai a modificare alcuni atteggiamenti e a crescere a tutto tondo.
I miglioramenti quindi si vedranno non solo nella sfera personale ma pure in quella lavorativa.
E a tal proposito…
Utilizza i 5 linguaggi dell’amore in ogni sfera della tua vita
Considera che i 5 linguaggi individuati da Chapman caratterizzano gli esseri umani in varie situazioni, non solo quando si trovano in coppia con il partner.
Ad esempio, per una persona che avrà come linguaggio d’amore preferenziale quello delle affermazioni verbali il fatto di non ricevere mai attestati di stima sul posto di lavoro sarà doloroso, e alla lunga potrebbe cercarsi un altro impiego.
Così come potrai conquistare un cliente anche solo dedicandogli una perfetta attenzione quando ti spiega le sue esigenze, lasciandolo parlare senza interruzioni.
Insomma, puoi sperimentare e spaziare attraverso i 5 linguaggi, utilizzandoli come nuovi strumenti preziosi per dare una nuova forza a tutti i tuoi rapporti umani.
E tu…
E tu, hai già capito qual è il tuo linguaggio dell’amore preferito e quello delle persone a te care?
Quali sono tra questi 5?
Affermazioni verbali.
Tempo di qualità.
Contatto fisico.
Atti di servizio.
Regali.
E cosa farai ora che li conosci?
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