il Retto pensiero consiste nell'eliminazione del pensiero INVOLONTARIO NEGATIVO e nella costruzione del pensiero VOLONTARIO POSITIVO
SVILUPPA IL NON ATTACCAMENTO, CIOè IL DISTACCO E L'OSSERVAZIONE CONSAPEVOLE DELLA REALTà
Per controllare la mente è necessario osservarla. Osservare cioè le sensazioni, le proprie emozioni, i propri pensieri.
Soprattutto i pensieri irritanti perché sono la causa delle emozioni logoranti e quindi causa della sofferenza psichica.
Se penso invece a una persona cara si produce in me un'emozione che chiamo "piacere".
Ora la cosa importante da capire è che:
IL PENSIERO CHE PRODUCE SOFFERENZA NON è VOLONTARIO
Nessuno
infatti si produce intenzionalmente della sofferenza, perché ciò va
contro l'universale programma genetico di sopravvivenza.
Quante volte avremmo voluto dormire e siamo stati invece tenuti svegli da pensieri spiacevoli e addirittura dolorosi !?
Quante volte non vorremmo pensare a cose spiacevoli e siamo nella condizione di non potere farne a meno!
Quante
volte non vorremmo pensare alle delusioni, agli errori, nostro futuro,
alle prove che ci attendono, ai pericoli che correremo, alla fine che
potremmo fare, e non siamo capaci di sottrarci a questi pensieri... non
ci riusciamo !!
Non siamo capaci di fare a meno di avere pensieri che ci fanno soffrire !
Contro la nostra volontà !
Ma come avviene che noi ci produciamo da noi stessi la sofferenza psichica, sia pure involontariamente?
Come produciamo pensiero involontario?
Perché lo produce "automaticamente" la nostra memoria (inconscio).
Il
pensiero involontario altro non è che la manifestazione della
"tensione" derivante dai traumi (paure, ansie, aggressioni, perdite...)
registrati nella nostra memoria.
Le paure, le ansie, le perdite,
gli insuccessi, le insicurezze che abbiamo vissuto rimangono nella
memoria e si ripresentano sotto forma di pensieri che richiamano e
riproducono quelle emozioni...
La cosa che non va dimenticata è
che il pensiero che ci dà sofferenza è il prodotto automatico della
tensione registrata nella nostra memoria... una tensione elettrica che
permane nei circuiti neurali del cervello e produce pensiero in quanto
suo naturale processo di scarica...
Nella condizione di nevrosi il
pensiero che ci dà sofferenza, detto anche pensiero tensivo,
costituisce la quasi totalità della nostra attività psichica.
Come può avvenire ciò?
Perché " i PENSIERI SI "RIPRODUCONO"
....
La sedimentazione dei pensieri nella memoria avviene con tutto il loro
corredo emotivo: quindi un pensiero generante un'emozione viene
registrato insieme a essa ed è appunto quell'emozione a rievocare il
pensiero. Più forte è l'emozione più frequentemente si riproduce il
pensiero che le è correlato.
I PENSIERI SONO COME SEMI CHE PRODUCONO PIANTE.. e i pensieri negativi producono piante velenose
Queste piante velenose costituiscono la nostra sofferenza
Possiamo
definire pensieri negativi tutti quelli che portano a separazione
(agitazione, crudeltà, ira, attaccamento, libidine, odio, diffidenza,
sospetto, antipatia, rancore, ecc) e positivi quelli che portano a
unione (gentilezza, compassione, fiducia, accettazione, simpatia,
benevolenza, amore...)
OSSERVA CON DISTACCO I TUOI PENSIERI COME OSSERVI CON SITACCO IL VOLO LONTANO DEGLI UCCELLI NELLA PACE DELLA SERA
(Buddha)
L'osservazione distaccata del pensiero lo NEUTRALIZZA:
gli
toglie la sua carica emotiva e quindi spezza la catena del suo
autorafforzamento nella memoria e dunque la sua forza di riproduzione.
Ci
si vede come OSSERVATORI ESTERNI dei propri pensieri / emozioni e non
più come "Vittime-Carnefici" della nostra Dinamica Mentale
Ciò avviene attraverso un atto di disidentificazione.
Così
quel pensiero o quella paura non riguardano più il nostro Io, perché il
nostro Io si è spostato dal soggetto / autore / Attore di quel pensiero
all'osservatore / spettatore.
L'OSSERVATORE NON è IL PENSIERO...
Quindi non è coinvolto nella tensione che è presente nel pensiero...
L'energia tensiva dell'emozione viene ridotta.
Questo raffredda la paura e impedisce che essa si registri nella nostra memoria, sfavorendo così la sua riproduzione nel futuro.
Il pensiero tensivo , carico di sofferenza, viene perciò neutralizzato...
Visto che l'Io è il motore dell'energia tensiva che costituisce l'emozione, questa viene ridotta.
Supponete
che la coscienza sia la funzione con la quale più compiutamente può
identificarsi l'Io e quindi la sede naturale dell'energia psichica:
finché la coscienza è immersa, per così dire, nella mente e quindi noi
ci identifichiamo con i nostri pensieri / emozioni, questi si
manifestano in tutta la loro forza e ci travolgono: noi ne siamo
schiavi.
La coscienza dà ai pensieri / emozioni tutta la sua energia.
Quando
invece la coscienza, l'Io, si distacca dalla mente e ne esce diventando
osservatore impersonale, cioè esterno a essa, sembra portare con sé
quella stessa energia e toglierla ai pensieri / emozioni che,
rimanendone privi, lentamente scemano fino ad arrendersi del tutto.
Per attuare l'auto-osservazione del pensiero occorre diventare il Nobile Distaccato Osservatore.
E' necessario non farsi schiavizzare dall'automatismo dei propri pensieri ed esserne quindi consapevolmente distaccati.
Lo
stato di buddhità consiste più precisamente in uno stato mentale in cui
il pensiero è usato volontariamente ed è limitato alla soluzione di
problemi pratici e, quando esso travalica questa sua finalità naturale e
si produce automaticamente a causa di una spinta nevrotica, è contenuto
e attenuato, perché la coscienza, l'Io, rimane al suo esterno nella
posizione del Nobile Distaccato Osservatore.
Della
PRECAREITà, imprevedibilità, mutevolezza di ogni cosa, ogni aspetto
della vita, devi essere CONSAPEVOLE sempre ! ... Devi Prenderne
Coscienza !!!
.... Non c'è nulla di fisso a cui possiamo attaccarci
( G. C. Giacobbe , Come diventare Buddha in 5 settimane)
SVILUPPA IL NON ATTACCAMENTO, CIOè IL DISTACCO E L'OSSERVAZIONE CONSAPEVOLE DELLA REALTà
Per controllare la mente è necessario osservarla. Osservare cioè le sensazioni, le proprie emozioni, i propri pensieri.
Soprattutto i pensieri irritanti perché sono la causa delle emozioni logoranti e quindi causa della sofferenza psichica.
Se penso invece a una persona cara si produce in me un'emozione che chiamo "piacere".
Ora la cosa importante da capire è che:
IL PENSIERO CHE PRODUCE SOFFERENZA NON è VOLONTARIO
Nessuno
infatti si produce intenzionalmente della sofferenza, perché ciò va
contro l'universale programma genetico di sopravvivenza.
Quante volte avremmo voluto dormire e siamo stati invece tenuti svegli da pensieri spiacevoli e addirittura dolorosi !?
Quante volte non vorremmo pensare a cose spiacevoli e siamo nella condizione di non potere farne a meno!
Quante
volte non vorremmo pensare alle delusioni, agli errori, nostro futuro,
alle prove che ci attendono, ai pericoli che correremo, alla fine che
potremmo fare, e non siamo capaci di sottrarci a questi pensieri... non
ci riusciamo !!
Non siamo capaci di fare a meno di avere pensieri che ci fanno soffrire !
Contro la nostra volontà !
Ma come avviene che noi ci produciamo da noi stessi la sofferenza psichica, sia pure involontariamente?
Come produciamo pensiero involontario?
Perché lo produce "automaticamente" la nostra memoria (inconscio).
Il
pensiero involontario altro non è che la manifestazione della
"tensione" derivante dai traumi (paure, ansie, aggressioni, perdite...)
registrati nella nostra memoria.
Le paure, le ansie, le perdite,
gli insuccessi, le insicurezze che abbiamo vissuto rimangono nella
memoria e si ripresentano sotto forma di pensieri che richiamano e
riproducono quelle emozioni...
La cosa che non va dimenticata è
che il pensiero che ci dà sofferenza è il prodotto automatico della
tensione registrata nella nostra memoria... una tensione elettrica che
permane nei circuiti neurali del cervello e produce pensiero in quanto
suo naturale processo di scarica...
Nella condizione di nevrosi il
pensiero che ci dà sofferenza, detto anche pensiero tensivo,
costituisce la quasi totalità della nostra attività psichica.
Come può avvenire ciò?
Perché " i PENSIERI SI "RIPRODUCONO"
....
La sedimentazione dei pensieri nella memoria avviene con tutto il loro
corredo emotivo: quindi un pensiero generante un'emozione viene
registrato insieme a essa ed è appunto quell'emozione a rievocare il
pensiero. Più forte è l'emozione più frequentemente si riproduce il
pensiero che le è correlato.
I PENSIERI SONO COME SEMI CHE PRODUCONO PIANTE.. e i pensieri negativi producono piante velenose
Queste piante velenose costituiscono la nostra sofferenza
Possiamo
definire pensieri negativi tutti quelli che portano a separazione
(agitazione, crudeltà, ira, attaccamento, libidine, odio, diffidenza,
sospetto, antipatia, rancore, ecc) e positivi quelli che portano a
unione (gentilezza, compassione, fiducia, accettazione, simpatia,
benevolenza, amore...)
OSSERVA CON DISTACCO I TUOI PENSIERI COME OSSERVI CON SITACCO IL VOLO LONTANO DEGLI UCCELLI NELLA PACE DELLA SERA
(Buddha)
L'osservazione distaccata del pensiero lo NEUTRALIZZA:
gli
toglie la sua carica emotiva e quindi spezza la catena del suo
autorafforzamento nella memoria e dunque la sua forza di riproduzione.
Ci
si vede come OSSERVATORI ESTERNI dei propri pensieri / emozioni e non
più come "Vittime-Carnefici" della nostra Dinamica Mentale
Ciò avviene attraverso un atto di disidentificazione.
Così
quel pensiero o quella paura non riguardano più il nostro Io, perché il
nostro Io si è spostato dal soggetto / autore / Attore di quel pensiero
all'osservatore / spettatore.
L'OSSERVATORE NON è IL PENSIERO...
Quindi non è coinvolto nella tensione che è presente nel pensiero...
L'energia tensiva dell'emozione viene ridotta.
Questo raffredda la paura e impedisce che essa si registri nella nostra memoria, sfavorendo così la sua riproduzione nel futuro.
Il pensiero tensivo , carico di sofferenza, viene perciò neutralizzato...
Visto che l'Io è il motore dell'energia tensiva che costituisce l'emozione, questa viene ridotta.
Supponete
che la coscienza sia la funzione con la quale più compiutamente può
identificarsi l'Io e quindi la sede naturale dell'energia psichica:
finché la coscienza è immersa, per così dire, nella mente e quindi noi
ci identifichiamo con i nostri pensieri / emozioni, questi si
manifestano in tutta la loro forza e ci travolgono: noi ne siamo
schiavi.
La coscienza dà ai pensieri / emozioni tutta la sua energia.
Quando
invece la coscienza, l'Io, si distacca dalla mente e ne esce diventando
osservatore impersonale, cioè esterno a essa, sembra portare con sé
quella stessa energia e toglierla ai pensieri / emozioni che,
rimanendone privi, lentamente scemano fino ad arrendersi del tutto.
Per attuare l'auto-osservazione del pensiero occorre diventare il Nobile Distaccato Osservatore.
E' necessario non farsi schiavizzare dall'automatismo dei propri pensieri ed esserne quindi consapevolmente distaccati.
Lo
stato di buddhità consiste più precisamente in uno stato mentale in cui
il pensiero è usato volontariamente ed è limitato alla soluzione di
problemi pratici e, quando esso travalica questa sua finalità naturale e
si produce automaticamente a causa di una spinta nevrotica, è contenuto
e attenuato, perché la coscienza, l'Io, rimane al suo esterno nella
posizione del Nobile Distaccato Osservatore.
Della
PRECAREITà, imprevedibilità, mutevolezza di ogni cosa, ogni aspetto
della vita, devi essere CONSAPEVOLE sempre ! ... Devi Prenderne
Coscienza !!!
.... Non c'è nulla di fisso a cui possiamo attaccarci
( G. C. Giacobbe , Come diventare Buddha in 5 settimane)
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