L'essere umano è la cosa più strepitosa del mondo, ma è altrettanto vero che siamo veramente buffi e che dobbiamo riscoprire l'arte di saper ridere. Sì, dopotutto facciamo cose buffe.
Volete un esempio? Abbiamo creato il tempo, dopo di che ne siamo diventati schiavi.
... Come ora, poniamo. Può darsi che sotto sotto pensiate di non avere più di dieci minuti di tempo prima di dover fare questo o quello. Può essere che vi troviate in un luogo purchessia dove sta succedendo qualcosa di veramente incredibile; ma sono le dieci e sette minuti, è ora di andarsene e quindi dovete sbrigarvi. Le campane suonano. Le campane, già. Ogni qual volta si fanno sentire, noi ci precipitiamo, pronti alla chiamata.
Ci dicono che dobbiamo esser qui, ci ingiungono di correre là. Abbiamo creato il tempo e ora ne siamo asserviti.
Ci dicono che dobbiamo esser qui, ci ingiungono di correre là. Abbiamo creato il tempo e ora ne siamo asserviti.
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Apparteniamo a una cultura in seno alla quale una persona è giudicata non per chi o per cosa è, ma in base a ciò che ha. Se un uomo possiede molto, è un grand'uomo. Se possiede poco, non può che essere una nullità.
Circa sette anni fa, ho deciso di fare una cosa veramente strampalata, o che allora quantomeno era considerata tale: vendere tutto ciò che possedevo, la mia casa, la mia auto, la mia polizza assicurazione-vita, tutte le cose reputate «importanti» per andarmene via un paio d'anni, «staccare» da tutto e da tutti e badare solo a me stesso. Buona parte di quel periodo l'ho trascorso in Asia, perché conoscevo il continente asiatico meno di ogni altro territorio del globo. Si tratta, pensavo, di paesi sottosviluppati. Hanno ben poco da offrire, e di conseguenza non stento a credere che siano del tutto privi di interesse. Ho avuto modo di constatare, invece, che le cose sono diametralmente opposte. Chi è stato in Asia o ha studiato a fondo le culture asiatiche non può non concordare sull'erroneità di questo luogo comune di stampo prettamente occidentale. In Asia ho imparato innumerevoli cose, che ho riportato con me e sono valse a portarmi su tutt'altra strada. Non saprei dire se si tratta di una strada principale; ma un fatto è indubbio: è diversa, esaltante, sparsa di sorprendenti, emozionanti sorprese.
... In Cambogia ho fatto una scoperta molto interessante:
i fenomeni naturali sono molto violenti, in Cambogia e tutti gli anni i monsoni scaraventano ogni cosa nei laghi, nei fiumi, nei torrenti. Non è il caso pertanto di innalzare grandi edifici a carattere stabile, giacché l'esperienza insegna che la natura non tarderà a spazzarli via. Gli indigeni costruiscono semplici capanne. Ed ecco il commento dei turisti: «Sono brava gente, i cambogiani, ma così strani! Chissà perché si rassegnano a vivere in abitazioni tanto squallide». Ma non si tratta per niente di squallore. Siamo noi a interpretarlo in questa chiave. Al contrario, i cambogiani amano le loro case, tanto confortevoli quanto adatte al clima del paese e alla loro cultura. Così sono andato al lago. In quel momento la popolazione si stava radunando preparandosi all'arrivo dei monsoni.
In altre parole, erano impegnati nella costruzione di grandi chiatte comuni. Quando i monsoni sopravvengono e smantellano le loro case, parecchie famiglie si raccolgono su una di queste sommarie imbarcazioni e quivi coabitano per sei mesi filati, o press'a poco. Non sarebbe bello vivere fianco a fianco con i nostri vicini? Provate a immaginarlo:
costruire uno zatterone e camparci tutti insieme sei mesi all'anno!
In altre parole, erano impegnati nella costruzione di grandi chiatte comuni. Quando i monsoni sopravvengono e smantellano le loro case, parecchie famiglie si raccolgono su una di queste sommarie imbarcazioni e quivi coabitano per sei mesi filati, o press'a poco. Non sarebbe bello vivere fianco a fianco con i nostri vicini? Provate a immaginarlo:
costruire uno zatterone e camparci tutti insieme sei mesi all'anno!
Con ogni probabilità, cosa succederebbe? Di punto in bianco, scopriremmo ex novo l'importanza di avere un vicino. Oggi ho bisogno di te perché sai pescare e così mangeremo tutti. Oppure: tu mi piaci perché quando mi sento solo posso sedermi accanto a te e chiacchierare, o imparare da te tante cose che ignoravo e capire un mondo diverso dal mio. Poi, quando le piogge cessano, le famiglie riprendono a vivere come altrettante unità autonome e a sé stanti.
... Desideravo aiutarli a fare il loro momentaneo trasloco, sicché mi sono avvicinato e a gesti ho fatto capire che di buon grado volevo dar loro una mano. Un paio di stuoie, tre o quattro pentole, un minimo di vestiario...
Mi è venuto fatto di pensare: «Cosa farei se a Los Angeles venissero i monsoni? Che cosa diamine mi porterei appresso? Il televisore? L'automobile? Il vaso che la zia Caterina mi ha portato da Roma?». È un'ipotesi sulla quale è il caso di riflettere.
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