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Castaneda, punto di unione/assemplaggio, oscuro mare della consapevolezza

- Dato che alcuni mi contattano per informazioni sull'insegnamento di Castaneda faccio qualche chiarimento riguardo il punto di unione. Si chiama cosi perché è ciò che ci unisce all'oscuro mare di consapevolezza, all'universo, all'infinito, alla totalità, all'assoluto. Oscuro mare di consapevolezza è un'espressione usata da Carlos per definire quel mare di energia che allo stato puro può essere percepito come filamenti luminosi. Il punto di unione viene chiamato anche punto di assemblaggio perché consente la conversione delle emanazioni energetiche in dati sensoriali (sensazioni, emozioni, sentimenti, pensieri, intuizioni). Quei campi energetici possono essere convertiti in qualsiasi cosa. La conversione tipica dell'uomo comune è quella sotto forma di sterili ragionamenti, emozioni corrosive, rabbia, paura. Il  logorroico dialogo interno è un esempio di pessima e insensata conversione dei campi energetici o dei filamenti luminosi dell'infinito. A cosa se

Pronti a sfatare i falsi maestri e sfidare i parenti serpenti?

Conoscete la Bhagavad Gita? Non importa, non è fondamentale e non mi interessa. Mi serviva solo per fare il seguente paragone. A Krishna (protagonista assoluto) non fregava un cazzo di Arjuna (protagonista relativo), non si serviva di lui per interessi personali bensì lo usava solo per impartirgli una lezione impersonale, mentre l'autore Vyasa usava entrambi (Krishna e Arjuna) per insegnare qualcosa al lettore (voi). Proprio ora, mentre leggete, sta accadendo la stessa cosa. Voi siete come la versione immatura di Arjuna, quella che si rifiutava di dichiarare guerra ai parenti serpenti, mentre il sottoscritto è quel bastardo di Krishna che vi insegna che i vostri dispiaceri (e i vostri piaceri) sono un'allucinazione dopo l'altra, e l'unica via d'uscita è il potere di penetrare (vedere attraverso) quelle allucinazioni.  Ovviamente il sottoscritto si trova anche nei panni dell'autore (Vyasa), il che fa sorgere l'annosa questione "chi ha fatto chi?", m

I malfamati Malamati, gli avversari dell'avversario... i sufi che disprezzavano il loro ridicolo personaggio

Circa mille anni fa in Persia si aggirava una banda di malfamati ricercatori spirituali che seguivano "La via del Biasimo" per apparire insignificanti e degni di disprezzo agli occhi dei profani. La radice del loro nome è la parola araba malāmah (ملامة) "biasimo". I Malamatiyya credevano nel valore dell'auto-biasimo, che la carità dovesse essere una questione privata (nascere da dentro) e che la ricerca dell'autostima esteriore avrebbe portato ad attaccamenti mondani. Nascondevano la loro conoscenza esoterica e si assicuravano che i loro difetti fossero noti, ricordando agli altri la loro imperfezione. I Malamati erano ciò che oggi chiameremmo "anti-eroi" (tipo Saitama di One-Punch Man, Deadpool, Tyler di Fight Club, Robin Hood, Lupin III, Venom, V for Vendetta, Light Yagami di Deadh Note, Punisher, Batman, John Constantine, Jason Bourne, Jack Sparrow). Le storielle di Nasrudin Mulla (spesso narrate da Gurjieff, un esempio recente di malamato) sono

Più nego l'ego, più mi lego all'ego

- Tanti cacciatori spirituali, a un certo punto della loro caccia spirituale, soprattutto in periodi di magra, gettano tutte le armi (riti, mantra, asana, invocazioni), incrociano le dita e puntano tutto sulla via apofatica, giocandosi la carta della negazione o il jolly del neti neti, al fine di sbarazzarsi anche del loro stesso ego. Ma quella negazione, in quel modo, è davvero una buona giocata? No. Se nego l'ego, l'ego non scompare. Nei fatti, se nego l'ego mi lego all'ego. Ma più mi lego all'ego e più mi nego, cioè nego ciò che sono davvero. Il rimedio? Non nego l'ego, e non lo affermo neppure. Semplicemente faccio una sincera auto-indagine non in base a ciò che viene affermato o negato dall'intelletto ma in base a ciò che riconosco per davvero: e se riconosco che ci sono degli strati di egocentrismo allora li dovrò strappare via uno ad uno, farmi numerosi bagni d'umiltà, versarmi litri di  acido, senza stupidi giochetti filosofici per salvare la fac

La vera via d’uscita dall'egosistema non prevede altre vie d'uscita: la verità fa male perché te lo mette dritto nel culo (senza lubrificante e senza preservativo)

Il paradosso è che per imboccare la via d’uscita non avete vie di uscita. La via d’uscita dalla prigionia dell’egosistema non è un’autostrada dove potete correre quanto vi pare o una rotonda multidirezionale dove potete prendere l’uscita che preferite. L’intelletto vorrebbe imboccare la via d’uscita e al contempo prendere altre vie, sentieri più allettanti, logici, semplici, vantaggiosi. Ma la vera via d’uscita non prevede altre vie d’uscita: in questo caso una via non vale l’altra e qui non è vero che le vie dello Spirito sono infinite… Qui c’è solo una via d’uscita. La via d’uscita è un vicolo cieco che incastra il vostro fottuto ego: se vi sentite incastrati è perché la via d’uscita incastra la vostra persona. In questo percorso di liberazione state fottendo il vostro stesso personaggio… e se tentate di fottere la vostra persona o il vostro intelletto poi è normale che il vostro organismo senta un lieve bruciore al buco del culo. Sintetizzo con la mia solita finezza: Cari lettori, l

Se volete tutto, patirete di tutto...

- Forse aveva ragione quel buontempone di Karl Schwab quando diceva che non avrete nulla e sarete felici. Non avere nulla è il segreto della felicità. Ovviamente non è esattamente lo stesso nulla di cui parlano i saggi auto realizzati e non ha lo stesso significato:  non avere nulla nel senso di non avere nessun attaccamento. Una re-interpretazione che mi sento di dare a quel messaggio è il seguente: Se volete tutto, patirete di tutto... Se non volete niente, non patite niente... Ma anche prendendolo in senso letterale quel messaggio (avere tutto, perdere tutto) potrebbe essere convincente: se avete di tutto potete perdere tutto, ma se non avete niente non potete perdere niente. Per cui che ne dite di donare una buona parte dei vostri averi al sottoscritto? In fondo vi faccio un favore e vi libero dai vostri pesanti fardelli mondani... Inoltre se siete dei bravi ricercatori spirituali dovreste sapere che l'attaccamento ai beni materiali è un ostacolo alla vostra elevazione e purifi

Trattoria del Risvegliato (Menù per provetti illuminati, Guru e cacciatori di discePolli)

 - In onore del buon smoderatore ( https://ilcredino.blogspot.com ), il cui blog è inattivo, riporto un menù per provetti illuminati, fulminati, fuoriusciti (non dal corpo ma di testa)... insomma un classico menù per cacciatori spirituali, discePolli, aspiranti Guri (cioè cacciatori di discePolli). ANTIPASTI Aria fritta e rifritta Zucca vuota Cervello in pappa Congetture della casa Raziocinio strapazzato Capesante illuminate Acume mantecato da mentecatto Ignoranza a volontà - PRIMI Passato di Presente Riti ripieni Brodo di giuggiole Miraggi all'esperienza Linguine biforcute Nel nome del Padre, Ramen - SECONDI Pasticcio di coscienza immutabile Rinconiglio alla ricercatora Sermone in crosta Polpettone spirituale Calzone calato Filetto di attenzione divisa Fritto mistico Pesce moltiplicato del giorno Uova al terzo occhio di bue Coniglio in asceta balsamico Sant'in bocca Fonduta di mente Animelle al ricordo di sé Stinco di santo al rogo - CONTORNI Consapevolezza saltata Frottole mi

Super poteri spirituali?

- ZeRo:  https://payhip.com/ZeRoVe _ Avrò avuto poco più di 20 anni e gestivo soltanto un blog di crescita personale, alchimia, esoterismo spiccio. All'epoca ero soprattutto fissato con i sogni lucidi, viaggi astrali e compagnia bella. La quantità e qualità di sogni lucidi dipendeva dalla mia quantità e qualità energetica: se di giorno dissipavo l'energia allora non ne avevo a disposizione per gli esperimenti notturni, dunque mi sottoposi a un regime di purificazioni, diete, test, prove. Ma per quante purificazioni facessi arrancavo nel padroneggiare i sogni e soprattutto uscivo sempre sconfitto dalle sistematiche lotte che avvenivano sui piani sottili. Quasi ogni notte c'era il bullo astrale di turno (mago nero, volador, essere inorganico, hatman, etc.) che mi sfidava e - vista la mia stupida presunzione - me le dava di santa ragione: al mattino mi svegliavo coi lividi che probabilmente si condensavano dal piano eterico a quello fisico. Casualmente uno degli articoli sui s

Risveglio dall'incubo planetario

  Forse, anziché parlare di Risveglio dal sogno planetario avrei dovuto parlare di Risveglio dall’incubo collettivo. Sembra che in molti casi la sofferenza, la crisi, il fallimento, siano ottimi antidoti all’ego, antidoti nel senso di strumento per ridurre l’orgoglio, l’egoismo, la vanagloria, la superbia dell’essere umano. Mi viene in mente un vecchio aneddoto. Un uomo in profonda crisi non sa più a chi rivolgersi e per la prima volta in vita sua chiede aiuto a Dio, pur non credendoci. Uomo: Dio, ho bisogno di aiuto. Dio: Cosa c’è? Uomo: Non vedi quanto soffro, perché non sei intervenuto prima? Dio: Perché prima tu non mi hai mai interpellato… infatti l’unico momento in cui mi invochi è quando soffri. – Questo aneddoto su Dio è semplicemente un modo per dire che di solito l’uomo si affida sempre a se stesso, alla volontà personale, al proprio ego, alla propria persona, al proprio ridicolo personaggio, e quasi mai a qualcosa di impersonale, imparziale o superiore al proprio limitato in
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