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II conto corrente emozionale






 --> dal libro "Leader di Te stesso" di Roberto Re 




Una delle metafore che più amo relativa ai rapporti umani è quella del «conto corrente
emozionale», ideata da Stephen Covey e illustrata nel suo splendido libro I sette pilastri del successo


Immagina di poter avere in dotazione un conto corrente dove versare e prelevare emozioni.
Tutti sappiamo come funzioni un normale conto corrente bancario: si può prelevare solo se
prima si è versato, perché altrimenti «si va in rosso» e arriva immediata una telefonatina della banca che ti informa dell'accaduto. A meno che tu su quel conto non possieda un «fido», che implica ovviamente la «fiducia» nel fatto che tu sia in grado di far rientrare quei capitali che ti son stati concessi (in genere con un tasso d'interesse solitamente non proprio «amichevole»), fiducia basata su un passato in cui hai dato inconfutabili prove del fatto che sei solvibile.

Prova a pensare che con la gente funzioni allo stesso modo.
 
Ogni persona con cui intrattieni un rapporto di qualunque tipo è come se fosse una filiale di
banca dove hai aperto un conto corrente: ma non si versa e preleva denaro, bensì emozioni.

Versiamo sul conto corrente emozionale dando attenzioni, facendo un complimento, una
cortesia, una buona azione, mostrando sincero interesse nei confronti di qualcuno. Preleviamo, invece, ogni qual volta siamo irrispettosi, sgarbati, scostanti, tradiamo la fiducia accordataci, rubiamo energia, assumiamo atteggiamenti di superiorità. Per poter prelevare, ovvero avere l'attenzione, la pazienza e l'affetto di una persona, tu devi avere prima versato attenzione, pazienza e affetto per lei.

Se il conto corrente emozionale è ben rimpinguato, la persona con la quale intratteniamo il
rapporto sarà disposta a passare sopra a un nostro «prelievo», memore del fatto che quella situazione non rappresenta la normalità. Ma non si può pensare di «pre-levare» sempre. Ci sono certi che sono continuamente centrati su se stessi, vedono tutto solo dal loro punto di vista, chiedono attenzione e non ne danno mai, chiedono calore, amicizia, devozione senza mai concederne a loro volta. In questo modo il tuo con-to corrente emozionale nei loro confronti va in rosso e prima o poi si «esaurisce il fido» e cessa l'erogazione.

Se la tua compagna da un po' di tempo è particolarmente scostante o indisponente nei tuoi
confronti, è una possibile indicazione del fatto che il conto corrente emozionale sia in perdita e che, a sua volta, si senta a credito di attenzioni. Se il tuo compagno non ti «coccola» più da tempo o non si dimostra più attratto da te come una volta, forse è perché da mesi lo soffochi con i tuoi problemi di lavoro e le tue lamentele la sera a tavola oppure per-ché ti dimentichi di essere attraente e di aver cura del tuo aspetto per piacergli.

Più il conto «piange», più la relazione ne soffre e, alla lunga, ne verrà compromessa.

 Fate un «check» della situazione dei conti correnti emozionali delle persone accanto a voi
e, se 1'«estratto conto» risulta in passivo, cercate di versare subito dando semplicemente qualche sincera attenzione in più e facendo quindi sapere loro che per voi e sono davvero importanti.


Ricordati che mai come nei rapporti umani è vera la frase «ciò che semini, raccogli»!
Al di là delle intenzioni conta la realtà di come tratti le persone e, soprattutto, la loro
percezione di tutto questo: non è detto in-fatti che il modo in cui tu effettui un «versamento», venga percepito come tale dagli altri. Se, per esempio, il tuo modo per far sa-pere a tuo figlio che lo ami è allungargli qualche soldo extra o tanto, ma ciò che lui vorrebbe è solo un po' più del tuo tempo per giocare insieme, tutto l'oro del mondo non potrà mai valere  emozionalmente tanto quanto una giornata dedicatagli. Se non comprendi queste sfumature corri il rischio di vanificare rapporti che possono essere fondamentali e importantissimi per la tua vita e per la tua crescita.

Se vuoi avere un buon rapporto con gli altri ricordati che a tut-ti piace essere considerati e
apprezzati, esattamente come a te. E devi essere tu a versare per primo, così da poter prelevare nel ca-so possa rivelarsi necessario.



Come mantenere il conto corrente emozionale in attivo.

La metafora del conto corrente emozionale si riferisce alla sensazione di sicurezza che si prova
nei confronti di un altro essere umano, alla quantità di fiducia che si è venuta a creare in un rapporto.

Vediamo insieme i modi principali nei quali possiamo versare in un conto corrente emozionale.

1. Comprendere la persona.
Mettersi nei suoi panni o, come dicono gli indiani d'America, «camminare nei suoi mocassini»,
cercare di capire quali sono le motivazioni che l'hanno spinta a dire o fare qualcosa, prima di giudicare o di sentirsi feriti e offesi. Visto dall'altro punto di vista, il gesto che tanto ci ha infastiditi e minacciati, può sembrare assolutamente giustificabile o del tutto legittimo.


«Grande Spirito, aiutami a non giudicare un altro
se prima non ho camminato nei suoi mocassini per due settimane.»

Antico detto Sioux.

Dice Covey, sempre restando nella metafora del conto corrente, che comprendere una persona
è uno dei «depositi» più impor-tanti che si possano effettuare, anche perché ci garantisce che in futuro, quando saremo noi ad avere problemi, con tutta probabilità quella stessa persona sarà disponibile ad accettare di buon grado qualche nostro «prelievo».


2. Ascoltare attivamente.
Poche cose come la mancanza di attenzione ci fanno sentire poco considerati dal prossimo,
azzerando il livello di soddisfazione del nostro bisogno di importanza.

Ma ascoltare non è sufficiente: per ottenere risultati positivi bisogna ascoltare attivamente.
Cosa distingue l'ascolto attivo da quello normale? È la stessa differenza che c'è tra osservare e
guardare solamente: mentre gli occhi guardano o le orecchie ascoltano, la nostra mente è focalizzata e attenta alle informazioni che sta incamerando.

 
Fondamentalmente ci sono quattro diversi livelli di ascolto che puoi utilizzare con un
interlocutore:

a) non ascolto: le tue orecchie ascoltano, ma la tua mente pensa ad altro. Non saresti in
grado di ripetere quasi nulla di ciò che ti è stato detto, se non le ultime cinque o sei parole la cui eco ancora ti gira nella scatola cranica.

b) ascolto centrato su se stessi: ascolti ciò che ti viene detto inter-venendo costantemente
per dare riferimenti sul tuo punto di vi-sta, su tue esperienze simili, su come ti saresti comportato tu. «Io», «a me», ((secondo me» sono i termini che immancabilmente utilizzi nelle tue frequenti interruzioni. Alla fine della conversazione sei stato tu il protagonista.

c) ascolto centrato sull'altro: a questo livello ascolti attivamente l'altra persona mostrando
interesse per il suo racconto. Il tuo corpo è proteso verso l'interlocutore, lo guardi in faccia e accompagni la sua narrazione con domande di approfondimento e chiarificazione.

d) ascolto globale: non ti limiti ad ascoltare le sue parole, ma presti attenzione alla sua
«metacomunicazione». Intuisci le sue credenze, i suoi valori, osservi ciò che nel frattempo comunica il suo linguaggio non verbale. Tutta la tua acutezza sensoriale è attivata per incamerare ogni informazione che ti viene passata «tra le righe».

Solo gli ultimi due livelli di ascolto rappresentano un ascolto attivo che verrà percepito come
un sincero interesse nei confronti dell'interlocutore. Al contrario, essere ascoltati al primo o al secoli., do livello, ha, per la nostra controparte, l'effetto di un prelievo


3. Essere attenti alle piccole cose.
A volte siamo così presi da noi stessi, dai nostri progetti e problemi da dimenticare che le
piccole cose hanno una grandissima importanza. Una frase gentile, una gratificazione, il riconosci: mento di un lavoro fatto bene, un ringraziamento sentito fanno la differenza nei rapporti.


4. Chiarire bene le aspettative.
«Dovevi farlo tu...»
«Ma guarda che non avevo detto questo!»
«Ma io aspettavo che tu mi dicessi che eri pronto...» «L'accordo era che...»
«Sono sicuro che avevamo stabilito che invece...» «lo ero stato chiaro sul fatto che...»
Quante volte abbiamo pronunciato e sentito simili frasi? Poca chiarezza nella comunicazione,
eccessive aspettative, difficoltà o imbarazzo a essere precisi sui ruoli provocano situazioni di mal-contento e fraintendimento che possono minacciare anche il rap-porto più saldo.

In questo caso il «deposito» consiste nell'essere estremamente chiari, anche a costo di
sembrare sgarbati o cinici, su ciò che è il compito proprio e ciò che ci si aspetta dal partner.

Lasciare una parte nel dubbio causerà sicuramente malintesi e ritardi nel pro-getto, oltre a un
enorme dispendio di energia.

Non si può sperare che «le cose si sistemino da sole»: se c'è una carenza nella comunicazione
ognuno si crea aspettative circa il ruolo dell'altro e questo porterà il «conto» in rosso.


5. Fare ciò che si dice!
A volte la coerenza è un concetto che può essere confuso con la rigidità. Quante persone si
rinchiudono in ruoli e copioni che so-no evidentemente inadeguati alla loro situazione solo perché «sono coerenti» con quanto avevano promesso a qualcuno anni prima. Questa non è coerenza ma è rigidità, mancanza di flessibilità mentale e di capacità di adattamento.

Tuttavia impegnarsi per primi a fare ciò che si dice è sicura-mente la maniera migliore di
guadagnarsi la stima e il rispetto degli altri . Se le persone sanno che ciò che tu hai detto farai, ti riterranno affidabile e degno di stima.


6.Saper chiedere scusa quando si sbaglia.
Nella «storica» serie di telefilm Happy Days, il grande Fonzie aveva enormi difficoltà ad
ammettere i suoi errori, tanto da non riuscire a pronunciare la frase «Ho sbagliato», che puntualmente gli si strozzava in gola. Molte persone hanno la stessa incapacità, e vivono l'ammettere i propri sbagli e lo scusarsi come una terribile debolezza.

Ci comportiamo in maniera sgarbata o aggressiva con chi amiamo, magari solo perché
abbiamo avuto una giornataccia, ce ne rendiamo conto e, invece di scusarci per questo, rincariamo ulteriormente la dose, diventando ancora più aggressivi in cerca di una giustificazione al nostro comportamento assurdo.

Anche se chi ci ama è di solito disposto a perdonarci spontaneamente, trovando da sé una
giustificazione al nostro comportamento, quando non chiediamo scusa il nostro conto subisce un «addebito». Scusarsi sinceramente e onestamente, invece, è il modo migliore per ripagare immediatamente il debito e, anzi, tende a far aumentare la stima che quella persona nutre per noi.


7. Essere disponibili.
L'essere disponibili nei confronti di qualcuno è uno dei principali modi per dimostrare
fattivamente che per noi quella persona è importante. Infatti, quel piccolo extra spesso è più apprezzato di un impegno molto grande, che in qualche modo era dovuto.

Fai attenzione a non confondere l'essere disponibile con l'essere a disposizione: nel primo caso
scegliamo indipendentemente di fa-re qualcosa per qualcun altro, nel secondo, invece, siamo incapaci di dire «no» alle richieste altrui (quindi finisce che ne subiremo in continuazione, perché daremo noi stessi l'opportunità agli altri di approfittare di noi e del nostro bisogno di sentirci amati).


8. Dimostrare sincero interesse.
Il deposito più cospicuo si ottiene interessandoci agli altri sinceramente e senza aspettarci
nulla in cambio. Anche le critiche più feroci saranno accettate positivamente, se la persona sentirà da parte nostra un reale interesse al suo miglioramento, se avvertirà che abbiamo detto quelle cose non tanto per il gusto di criticare, ma per dare un nostro contributo totalmente disinteressato alla sua crescita.


E una forma di amore incondizionato che diamo al nostro interlocutore, che ci sentirà
automaticamente più vicini. Al contrario, l'interesse «interessato», con un secondo fine, verrà facilmente avvertito, quanto meno a livello inconscio e sortirà l'effetto di un «prelievo» dal conto.


«Se volete convertire qualcuno alla vostra causa
dimostrate innanzi tutto di essergli sinceramente amico.»

Abraham Lincoln.


Fondamentalmente ricorda sempre che ogni individuo ha necessità di soddisfare i suoi bisogni
fondamentali. Tutti i comportamenti che vanno incontro ai bisogni altrui sono dei «versamenti» sul conto corrente emozionale. E se stare con te permetterà alle altre persone di soddisfare i loro bisogni, avrai fatto in modo che accada ciò che Madre Teresa raccomandava: le persone andranno via sentendosi meglio di quando si sono avvicinate.

 

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