Oh, quanto farebbe bene a certe persone se potessero allontanarsi da se stesse! - Seneca
Per riuscire nel compito di "diventare ciò che siamo", dobbiamo imparare l'arte di osservare noi stessi, dobbiamo arrivare a guardarci come farebbe un estraneo.
Questa operazione di auto-osservazione è essenziale per fare il punto della nostra condizione interiore.
Questa "presa di distanza" è qualcosa di diverso dal classico "conosci te stesso": si tratta di un guardarsi, di uno stare attenti, di "essere presenti" a se stessi.
Non è un giudicarsi, perché qualunque giudizio sarebbe condizionato da altri valori.
L'osservazione consapevole è invece un tentativo di uscita dal mondo dei valori mentali, uno sforzo di allontanamento dal vecchio ego, un esercizio di distacco e di pacificazione.
Prendendo le distanze dalle attività mentali quotidiane, con tutto il loro stress, si lascia spazio a quel centro dell'essere che corrisponde alla nostra vera natura: una natura che è permeata di calma e di benessere.
Ecco perché il consiglio di Seneca("Oh, quanto farebbe bene a certe persone se potessero allontanarsi da se stesse!"), se ottemperato sistematicamente, si trasforma in una specie di auto-terapia mentale. "Quando la mente è immobile", leggiamo nel testo taoista del Wen-Tzu "lo spirito si troverà in uno stato di attenzione. Se ritorni al vuoto, ciò estinguerà le azioni compulsive e porrà la mente in quiete. Questa è la libertà dei saggi."
Non c'è via della serenità che non passi, inconsapevolmente o deliberatamente, per questa operazione di decondizionamento.
Afferma Bacchilide: "Una è la regola, una è la via della felicità: conservare la mente libera da preoccupazioni, crucci e angosce inutili".
Fonte ("L'arte della serenità")
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