Il compito principale nella vita di un uomo è dare alla luce se stesso - Erich Fromm
Quando nasciamo siamo eredi di un complesso patrimonio genetico, non solo per quanto riguarda i caratteri fisici, ma anche per quanto riguarda le tendenze psicologiche. Se per esempio siamo portati per la musica o per la matematica, questa predisposizione ci viene tramandata da qualche progenitore.
All'inizio siamo soltanto un "mosaico" di caratteri, di tendenze, di potenzialità.
La nostra vera nascita e il conseguente "risveglio" non sono ancora avvenuti:
siamo stati scelti, ma non ci siamo scelti.
Il nostro compito - diventare noi stessi, diventare ciò che siamo potenzialmente - non è dei più facili, e rappresenta il lavoro e il senso di tutta una vita.
Come dice un proverbio talmudico: "Se io non sarò me stesso, chi lo sarà per me? E, se non ora, quando?".
Non basta nascere: occorre dare un senso alla propria vita, occorre "scegliersi". E, per realizzare questo compito, bisogna prendere le distanze da ciò che ci è stato tramandato, dai valori e dai comportamenti che abbiamo ereditato dal passato.
Che cosa fa parte della nostra vera natura? Che cosa ci viene imposto?
Per rispondere a queste domande, per avere un criterio direttivo dobbiamo riuscire a distinguere ciò che ci fa sentire sereni e realizzati da ciò che ci opprime: ecco la regola prima.
Anche se sacrifici e adattamenti sono necessari, il criterio della felicità, o almeno della serenità, non può essere a lungo disatteso:
"DARE ALLA LUCE SE STESSI"
Ciò significa innanzitutto ritrovare la propria natura e stabilire con essa un rapporto di piacevolezza, di benessere; significa stare bene con se stessi.
"Che cosa dice la tua coscienza?" scrive Nietzsche.
"DEVI DIVENTARE QUELLO CHE SEI"
(Fonte: "L'arte della serenità - il potere terapeutico della saggezza")
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